Naturopatia

Naturopatia: potenzialità di una branca in espansione.

Molti non sanno neppure di cosa si tratta o perlomeno hanno una serie di pregiudizi ed idee sbagliate in merito. La Naturopatia, infatti, viene spesso inserita vagamente in quel gruppo eterogeneo che comunemente identifichiamo con il nome di “Medicina Alternativa”, il che non è sbagliato, certo, ma neppure propriamente tale.

In realtà la questione è molto più complessa di quanto sembri e troppo spesso sminuita da chi non la conosce bene o da chi confonde la professionalità del naturopata con quella dell’erborista o dell’omeopata. La sempre maggiore diffusione e richiesta di tale professionalità, però, lascia nello stesso tempo intuire come tale branca della medicina oggettivamente arrechi un vantaggio in chi la prova, beneficio che ha il suo fondamento nel non considerare l’individuo come suddiviso in corpo, mente ed anima ma nel trattarlo e pensarlo non solo in senso olistico ma soprattutto in rapporto ad una dimensione più ampia, che è quella in cui ci troviamo a vivere e ad operare ogni giorno.

Il concetto di malattia, infatti, in Naturopatia non esiste, ma sarebbe più corretto parlare di rottura di un equilibrio in seguito a critici fattori ambientali, psicologici, emotivi, alimentari e molto altro.

Il compito di tali cure, che non a caso si basano sui primi concetti di Ippocrate, padre della Medicina, è spingere l’individuo ad un’auto-guarigione senza ricorrere ad aiuti chimici o fisici esterni, ma facendo unicamente leva sulla capacità di auto-rigenerazione presente in ciascuno di noi.

Cosa non da poco, questa, in un periodo in cui si è sentita l’esigenza di invitare i medici per così dire “tradizionali” alla frequenza di corsi tenuti da professionisti delle humanae litterae per spingerli a considerare i loro pazienti non come “macchine” in cui aggiustare l’ingranaggio non funzionante, ma piuttosto come individui nella loro complessità e sensibilità.

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La figura del Naturopata oggi: una professionalità nuova e sempre più richiesta.

Quella del Naturopata è una professione arrivata ad affermarsi in Italia soltanto in anni recenti, nonostante in paesi come gli Stati Uniti d’America, la Germania e il Belgio sia stata da tempo legalizzata con la nascita di uno specifico percorso di formazione. Non è pertanto facile stabilire quale sia la sua effettiva posizione in campo sociale, anche se in alcune ASL tale figura è già operativa e molte sono le persone che si rivolgono a cliniche private che offrono tale professionalità.

Come spesso accade in Italia, anche su questo versante ci troviamo quindi in una situazione di relativo ritardo, quasi sicuramente causato da quella tradizione semplicistica che vede da un lato la figura del medico tradizionale e dall’altro quella del dottore che propone rimedi naturali o alternativi, secondo le credenze non altrettanto efficaci.

In realtà, queste due professionalità sono entrambe importanti e se possibile complementari, non escludendosi affatto a vicenda ma piuttosto ottenendo i maggiori risultati con la loro integrazione.

Mentre infatti il medico tradizionale tende a curare il sintomo il più rapidamente possibile, il naturopata compie un lavoro molto più sofisticato e delicato, in quanto non agisce in prima persona, ma cerca di fornire al paziente stesso gli strumenti per vincere la sua lotta.

La sua funzione, non a caso, è in primo luogo preventiva, mirante cioè ad insegnare come vivere in modo salutare ogni giorno, nel rispetto in primo luogo di noi stessi, e come trarre i maggiori benefici da ciò che è dentro di noi e da ciò che ci circonda, eliminando invece ciò che nuoce al corpo, alla mente e allo spirito.

Un’arte senza dubbio complessa, ma, in un contesto sempre più soffocante e in un clima costantemente meno salutare, naturalmente preziosa.

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Da Ippocrate alla Naturopatia moderna: nuovo termine, antica tradizione.

“Ci deve esssere un modo giusto, sobrio di vivere che, se seguito dall’uomo, lo fa stare bene e in salute”, scriveva Luigi Corsaro (1475 – 1566) ne “Intorno alla vita sobria”: questa è la concezione ancora oggi alla base della Naturopatia, come è evidente dalla stessa etimologia del termine, che può essere chiaramente scomposto in natura e pathos, cioè sofferenza.

In realtà, nonostante questo vocabolo sia relativamente recente, la pratica di quelle cure che noi oggi definiremmo naturopatiche era già presente nelle società umane fin dagli albori. Basti pensare alla tradizione egiziana, cinese e greca, la cui filosofia di vita viene perennemente ricordata insieme alla loro grandezza nei secoli.

Già allora Ippocrate diceva che non esistono malattie, ma piuttosto il malato, la cui instabilità interiore o con il mondo che lo circonda si esteriorizza con gli aspetti sintomatici più disparati. Si tratta di una presa di consapevolezza sicuramente avanzata per quei tempi, ma probabilmente una frase del genere susciterebbe parecchio scalpore e risentimento anche ai nostri giorni, quando per interessi economici e personali si preferisce ostracizzare alla maniera di Aristide il diverso o colui che propone soluzioni innovative, scientificamente provate e degne di essere ascoltate.

La certezza che molte pratiche della medicina tradizionale non arrecassero effettivamente giovamento, ma piuttosto svantaggi, fu propria anche di molti altri medici e studiosi nel corso dei secoli: Samuel Hahnemann, Vincent Priessnitz, Sylvester Graham, Benedict Lust, tanto per citarne alcuni.

Il termine di Naturopatia fu comunque ufficialmente coniato nel 1892 da John Scheel, in USA, e fece ben presto il giro del globo, arrivando fino in Europa e venendo addirittura accettato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) che oggi riconosce l’esistenza della figura del naturopate in ambito medico.

Un passo senza dubbio importante, che speriamo conduca finalmente al suo effettivo apprezzamento in Italia anche in ambito ufficiale.