ALIMENTARE IL CANCRO

ALIMENTARE  IL  CANCRO          

 

La differenza tra illuminare ed oscurare, tra insegnare e diseducare

 

C’è gente al mondo che si propone di illuminare e invece oscura.

Si propone di informare e invece disinforma.

Pretende di educare mentre in realtà diseduca.

Annuncia la sua ferma determinazione a sgominare il cancro, o almeno a contrastarlo con diete avanzate, e invece lo prolunga, lo promuove e lo moltiplica mediante la riproposizione dei soliti errori  e degli usuali  dogmi dietetici che portano da sempre alle acidificazioni del sangue, alle iperossidazioni scatenanti radicali liberi, alle putrefazioni intestinali, alle accumulazioni di acidi urici, ai processi leucocitosici del sistema immunitario, insomma ai tipici fenomeni precursori del cancro.

Noi vorremmo sempre pensar bene e non fare delle antipatiche dietrologie.

Ma, in casi come questo, non si sa bene dove finisce l’errore e la distrazione, commessi in buonafede, e dove comincia l’eventuale perfidia.

Non è la prima volta che qualcuno crede di essere all’avanguardia, mentre non è nemmeno all’avanguardia della retroguardia, e bazzica davvero nelle retrovie della nutrizione.

Ma qui siamo di fronte a un colosso del settore, e non ad una strampalata agenzia di piazzisti e promotori votati ai polli allo spiedo, alle bistecche di struzzo, ai salmoni affumicati ed alle braciole di maiale.

 

Un Ente Pubblico radicato sul territorio e dedito da 85 anni alla lotta contro il cancro

 

Se pensiamo che la LILT (Lega Italiana per la Lotta Contro i Tumori), si qualifica come l’unico ente pubblico che, da oltre 85 anni, opera senza fini di lucro su tutto il territorio nazionale, collaborando con lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni e con ogni ente operante in campo oncologico.

Se pensiamo che è membro della ECL (European Cancer League) e della UICC (Unione Internazionale Contro il Cancro).

Se pensiamo che in passato è stata insignita di medaglia d’oro al merito della Salute Pubblica dall’allora presidente Carlo Azeglio Ciampi.

Se pensiamo che può contare su 103 sezioni provinciali, 20 comitati regionali e 800 delegazioni comunali, e che si contraddistingue per un formidabile radicamento sul territorio, offrendo un servizio che autodefinisce  prezioso, grazie ai suoi 350 ambulatori, allora si capisce quanto siano gravi le affermazioni e le filosofie che si ricavano dal suo pregiato opuscolo, a diffusione nazionale, giuntomi gratuitamente da parte della Onlus, Sezione Friulana Provinciale di Udine della stessa LILT.

 

 

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Promuovere il cancro anziché la salute non deve scandalizzare nessuno, è diventato sport nazionale

 

Non si scandalizzi troppo la LILT per la titolazione dell’articolo, anche se tra  Alimentare la Salute, che è il titolo vero dell’opuscolo, e Alimentare il Cancro, la dissonanza è totale.

Non si scandalizzi perché dopotutto essa è in linea ed in armonia perfette con tutto il resto, col sistema Italia, col Ministero della Salute, col Ministero dell’Economia, col Ministro delle Politiche Agricole, col Governo, col Parlamento, col Presidente della Repubblica (persona di cui abbiamo un grande rispetto non solo formale), coi Sindacati, con le Scuole di ogni ordine e grado, con le Televisioni statali e private, con tutte le testate giornalistiche e le 200 riviste varie che vengono alla luce periodicamente nelle edicole.

Come si suol dire, Mal comune mezzo gaudio.

Più che il gioco del calcio, la promozione del cancro, la gara a chi lo moltiplica meglio, pare essere diventato lo sport preferito nel paese dello stivale.

Però, gli autori di questo libello luccicante ed ambizioso, Carla Favaro (specialista in Scienza dell’Alimentazione e docente all’Università degli Studi di Milano) e Giorgio Donegani (dottore in Scienze Alimentari e docente di merceologia e legislazione igienico-sanitaria presso il Policlinico del Commercio di Milano), se coltivavano l’ambizione di dare un taglio scientifico e coerente, avanzato ed innovatore, a questo loro lavoro, sappiano che hanno totalmente fallito il loro obiettivo, avendo alla fine offerto al pubblico italiano un’emerita opera  di diseducazione alimentare.

Tanto che, se a scrivere questo trattatello fossero stati chiamati non due docenti del loro calibro, ma gli scagnozzi della Kraft, della Simmenthal, della Findus, della Danone, dei Consorzi di Parma e San Daniele, avremmo probabilmente ottenuto una guida alimentare più vera, equilibrata, trasparente e genuina.

 

Un magnifico inno ai colori ed alla natura, e nemmeno una singola immagine dei cari maialini impalati

 

Non mi riferisco certamente alle foto colorate, sapientemente distribuite su ogni singola pagina.

Se togliessimo gli scritti e lasciassimo le foto soltanto, uno penserebbe di trovarsi addirittura di fronte al catalogo promozionale di un grande distributore ortofrutticolo.

Un magnifico inno alla natura, ai suoi colori, alle banane, agli ananas e alle noci di cocco.

Probabilmente il ministro Luca Zaia avrà storto il naso nello sfogliare questo libercolo, trovandovi le foto di tanta bontà tropicale, e nemmeno un’immagine dei soliti accattivanti maialini impalati, delle solite carcasse bovine appese, e dei tradizionali salami affumicati pendenti dal soffitto di una cantina.

Pazienza gli irresponsabili importatori che fanno affluire navi cariche di ananas e banane in Italia, togliendo spazio alla mortadella, allo zampone e alla trippa, ma adesso ci si mettono pure quelli della LILT  a remare contro le mie direttive, avrà bofonchiato tra sé e sé.

 

Non si può camuffare la propria incrollabile fede macellatoria e casearia mediante un libello fruttariano che sa troppo di Carnevale degli scherzi

 

Quando poi ci si danno delle arie, quando si ha la pretesa di apparire come delle autorità aggiornate che ti offrono il meglio del meglio e ti danno il non plus ultra dell’alimentazione, col nobilissimo scopo di sconfiggere il cancro e di far sprizzare salute da ogni poro della gente, non ci si può nascondere dietro la foglia di fico della brillante iconografia fotografica, o dietro le linee guida dell’American Cancer Society, prendendo da esse quello che interessa ed inserendoci a piacimento le direttive che comodano ai vari Uffici Ministeriali impegnati giorno e notte in favore della carne, del pesce, del latte, delle uova e della mortadella.

 

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Non si può camuffare e contrabbandare la propria incrollabile fede macellatoria e casearia mediante un libello smaccatamente fruttariano.

I casi sono due.

O gli autori non si rendono conto che esiste totale ed insanabile incompatibilità tra carni macellate (latticini, pesci, uova) e frutta-verdura, oppure hanno  più semplicemente depositato la loro firma a pagina 2, lasciando ad altri l’opportunità di riempire le varie pagine a loro piacimento.

 

Prevenire significa alimentarsi esattamente secondo il proprio corpo disegnato e progettato per consumare carboidrati vivi e crudi, e non alimentarsi in base ai disegni mercenari dei produttori

 

Prevenire è vivere, è il motto della LILT.

Ma cosa significa per essa  prevenire non è detto con chiarezza.

Prevenire significa forse mammografare e ospedalizzare?

Prevenire significa forse intervenire chirurgicamente, usando come accessorio la chemio e la radioterapia?

Prevenire è forse impedire all’Italia, ai cittadini di questo paese, di capire un fatto fondamentale, e cioè che l’unica strada possibile per sconfiggere il cancro e le altre malattie micidiali, è quella del veganismo, ovvero dell’alimentazione umana secondo il disegno esatto e naturale del suo proprio corpo, e non secondo le pianificazioni, le attese, i calcoli mercenari dei produttori di grana, prosciutto e trippa?

 

Dagli stadi, dalle sagre e dalle balere, ai reparti oncologici, cardiologici e terminali: davvero una bella evoluzione.

Lo stravolgimento della Dieta Mediterranea da parte del partito del sangue, del latte e della bistecca.

 

Le peggiori malattie stanno demolendo il corpo e lo spirito di una popolazione che era abituata a lavorare e a vivere, a giocare e gareggiare, a trascorrere il suo tempo libero nelle sagre, nelle bettole e nelle balere, più che nei padiglioni oncologici e cardiologici, e nei reparti terminali degli ospedali.

Sono questi i risultati della tanto conclamata Dieta Mediterranea che il mondo ci invidierebbe?

Non è invece che il Ministero delle Politiche Agricole sta usando ed abusando il termine Dieta Mediterranea come un sinistro marchio di qualità per piazzare zamponi, cotechini, mortadelle e prosciutti, vini e grappe, in lande straniere?

Vi siete forse dimenticati che la vera Dieta Mediterranea è quella dei tempi in cui su tutte le nostre terre bovini e cavalli erano animali sacri e intoccabili per legge, e il maiale viveva nei cortili assieme al cane ed alle anatre, come animale di compagnia e non come oggetto di massacro e di cannibalismo?

Non pensate forse che, a 85 anni dall’anno di fondazione, sia arrivato per voi il momento di essere più saggi, sinceri e maturi?

 

Il veganismo è l’idea-forza della scienza mondiale, non appartiene a sparuti gruppi di vegetariani

 

La strada del veganismo non viene indicata dalle varie Associazioni Vegetariane, ma dalla scienza mondiale non contaminata dai condizionamenti industriali e politici, dalle scuole igienistiche, dai ricercatori trasparenti, dalla American Dietetic Association, dal massimo luminare del cancro che il mondo intero ci invidia e che ben conoscete, rispondendo egli al nome di Umberto Veronesi, il quale, pur avendo la vostra stessa età è simbolo vivente di salute e di freschezza mentale.

Ma non c’è nulla di nuovo sotto il sole.

La prevenzione delle malattie mediante dieta rispettosa del nostro corpo fruttariano non è un pallino e una stranezza dell’autore di queste righe.

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Questo tipo di prevenzione, o meglio di sistema di vita, veniva insegnato da Ippocrate e Galeno, da Pitagora e Dante, da Leonardo e Raffaello, da Voltaire ed Einstein.

I biologi e gli anatomisti, gli ematologi e i gastroenterologi, tutti i liberi pensatori del mondo medico ed extra-medico stanno arrivando velocemente alle stesse conclusioni, alle medesime convergenze, ed hanno ormai ben chiara la realtà del cancro e dell’infarto, due malattie killer che continueranno ad andare a braccetto fino a quando l’umanità non metterà la testa a posto.

Trattasi di malattie da costipazione prolungata e da cronica avitaminosi C.

 

Evoluzione del cancro da putredine reale a putredine democratica e popolare

 

Il cancro è quella malattia superscorbutica che colpiva preferibilmente i re e gli  entourage di corte, tanto che veniva chiamata putredine reale.

Oggi, i milioni di persone che leggeranno l’opuscolo della LILT, dedurranno che le massime autorità italiane sul cancro consigliano di continuare con lo stesso sistema, ovvero di mescolare carni (preferibilmente non rosse) con frutta e verdura, alternando ed accavallando fatali putrefazioni con inevitabili fermentazioni all’interno del tratto intestinale.

Impareranno così a seguire il fulgido esempio dei reali di un tempo, e a fare in modo che la putredine reale diventi, ancora meglio ed ancora di più, putredine democratica e putredine popolare.

 

Un’orgia di foto fruttariane, di eccitanti frutta nude e crude, intercalate da rosari medievali inneggianti al cappone e al baccalà.

 

Come si fa ad infiorare il vostro manualetto con 61 fotografie di sgargianti frutti e verdure, dissimulando le teorie inguaribilmente macellatorie che caratterizzano e inquinano l’anima e il dna della LILT stessa?

Se qualcuno pensasse ad un’esagerazione critica, è invitato a prendere in mano la pubblicazione.

Cosa si legge tra quelle righe e quei colori trasudanti salute e natura, orti e frutteti?

Si legge di  salsine a base di aglio e cipolla da abbinare alla carne e al pesce.

Si legge che  i cavoli e le rape vanno benissimo, a condizione di essere abbinati al pesce.

Si legge che  è facile evitare carenze nutritive quando si consumano alimenti appartenenti a tutti i gruppi: latte e derivati, carne e pesce, uova e legumi.

 

Il travisamento del concetto  five per day  vi costringe nella retroguardia

 

Esiste pure qualche frase e qualche considerazione condivisibile, ovviamente, come quando si dice che

con almeno 5 pasti di frutta e verdura al giorno (frase ormai standard assimilata a livello CEE), il cancro diminuirebbe del 20%.

Qualcuno vi ha dato dunque una leggerissima spintarella verso il progresso.

Cominciate ad imparare qualcosa, ma sempre indietro rimanete.

Perché mai accontentarsi di far calare il cancro del 20% se lo si può far calare del 30, del 60, del 70 e persino del 100 percento?

Se aveste studiato un po’ meglio la lezione, avreste imparato che a Bruxelles, esasperati dalla formula  five per day, che ormai riecheggia anche tra i topi dei tombini, il Parlamento Europeo ha deciso di farla propria e di rilanciarla come frutta e verdura five per day (cinque volte al giorno), scordandosi però che il memorabile esperimento di Cambridge 2000 ha scoperto che l’eliminazione accurata del binomio cancro-infarto si raggiunge con 5 pasti di  sola frutta al giorno (sottintendendo che ai 2 pasti principali di pranzo e cena le

verdure vanno benissimo).

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Nessuno vi ha ancora insegnato qualcosa sulla assoluta incompatibilità tra frutta e proteine animali

 

Il problema irrisolto ed irrisolvibile è quello della incompatibilità.

Sia nei cinque canonici pasti al giorno di sola frutta stile Cambridge, sia nei 5 modesti piatti di frutta-verdura cui qualcuno vi ha trascinati, c’è da chiedersi dove mai potreste inserire tutte quelle porcherie animali che pretendete restino inalterate nelle vostre lugubri piramidi alimentari.

Nessuno pare avervi ancora insegnato che frutta e verdure allo stato crudo, l’unico stato in cui frutta e verdura danno risultati efficaci e benefici, non si possono assolutamente mescolare con le proteine animali e coi cibi cotti, pena fermentazioni e putrefazioni che alternano i processi digestivi-assimilativi ed avvelenano ulteriormente il colon.

 

La soluzione di un giorno a carne e il seguente a frutta potrebbe migliorare la digestione, ma non eviterebbe il cancro

 

Una bistecca, delle uova, dei formaggi, del pesce, tutti carichi di proteine mal disgregate

dallo stomaco fruttariano e basso-acido umano, stazionano pericolosamente nell’intestino e vanno in putrefazione per decine di ore.

L’unico accoppiamento possibile per i mangiatori di carni e formaggi e pesce, sarebbe quello di mangiare un giorno da belve assetate di sangue, senza toccare un frutto e senza toccare una verdura, e il giorno dopo trasformarsi in vegani assoluti.

Un giorno sì e un giorno no.

La cosa potrebbe anche funzionare.

Ma in quel caso verrebbero comunque a mancare gli apporti indispensabili giornalieri di vitamina C naturale e di acqua biologica naturale, per cui otterremmo migliori digestioni ma non vittorie contro il cancro e il resto.

 

Quali sono dunque i veri diseducatori di regime? Fate un po’ voi.

 

Questo vostro lavoro, signori della LILT,  mette in chiaro che i veri diseducatori di regime non sono i macellai e i casari, e nemmeno i beceri nutrizionisti che la televisione snocciola a ripetizione nelle sue rubriche del disgusto.

Quella gente le spara troppo grosse per essere credibile e seguita.

Quella gente alla fine ridicolizza se stessa e si dà la zappa sui piedi.

I veri diseducatori di regime risultano essere i nutrizionisti  apparentemente seri-illuminati-scientifici di regime, ovvero l’esatta categoria cui voi appartenete.

Quelli che si danno le arie autorevoli dei salvatori della patria e dei protettori dell’italica salute.

 

Il compito di una vera lega antitumori è spingere la gente a mangiare uva, più che a bere vino

 

Una vera lega antitumori deve insegnare alla gente a fare grandi scorpacciate di uva, e non certo a bere vino a tavola, come insegnano i vostri inguardabili e vacillanti sommelier, eleganti artisti dell’abbinamento stilistico tra il cadavere e l’alcol.

Se poi uno ha delle carenze psicologiche o liquide che vuole colmare impropriamente con una bella sbornia di vino, sono affari suoi e del suo povero fegato, purché non si metta alla guida di un mezzo.

 

 

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Una vera lega antitumori, nell’anno del Signore 2009, non può insegnare alla gente che la carne rossa fa male e che le altre carni fanno bene, mentre è risaputo che tutte le carni del mondo, dalla prima all’ultima, sono ugualmente disastranti e cancerogene per l’apparato gastrointestinale e per l’intero sistema fruttariano chiamato uomo.

 

Sperando che, alla prossima edizione, Alimentare la Salute significhi davvero Alimentare la Salute

 

Immagino che la LILT abbia distribuito all’incirca 50 milioni di opuscoli in tutta Italia.

Quarantaquattro paginette colorate e plastificate penso che possano costare, tra redazione e stampa, tra oneri distributivi e di gestione, almeno 5 €  per copia.

Un’iniziativa dunque da 250 milioni di €.

Niente male.

Non ce l’ho contro le persone, contro chi in buona fede lavora e collabora per la LILT, e non auguro a nessuno di voi un dimagrimento di stipendio o altre evenienze negative.

Spero soltanto che, alla prossima edizione, si sappia fare uso più oculato e mirato di queste importanti risorse, lasciando magari al loro posto le belle foto inserite, ma tirando via tutte le corbellerie, le incoerenze e le arretratezze che inficiano e rendono penosa la presente edizione.

 

Il compito istituzionale e morale di un ente deve essere quello di correggere gli errori della gente e non di rafforzarli

 

Un’organizzazione del vostro calibro non può accontentarsi di tirare a campare e di mettersi al traino di altri, ma deve porsi davvero all’avanguardia.

Promuovere gli errori di ieri per far piacere a certi sottosegretari e a certi esponenti politici, a certi ministri e a certi gruppi industriali, è cosa ben diversa che promuovere la scienza a favore della popolazione che sbaglia e che deve essere corretta con teorie e informazioni univoche, coerenti, scientifiche ed orientanti.

 

Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)

                         – Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)