ANCHE PER IL CIBO E’ TUTTA UNA QUESTIONE DI FONDAMENTALI

 

Cosa sono i fondamentali

In ogni attività umana che si rispetti, sia essa un’arte, una professione, uno sport, un qualcosa dove sia necessario dimostrare qualche abilità o qualche conoscenza approfondita, esistono delle norme basilari, dei trucchi del mestiere, delle regole e delle doti tecniche senza le quali è impossibile emergere ed eccellere, ma persino muoversi agevolmente e sapere con chiarezza quello che si sta facendo.
E’ un po’ quello che viene generalmente chiamato l’ABC di qualsiasi specializzazione e di qualsiasi lavoro.
Prendendo ad esempio il calcio che è lo sport più popolare e conosciuto nel mondo, si usa dire che un giocatore è dotato di ottimi fondamentali quando ha un rapporto ottimo e disinvolto col pallone, quando non ha paura del medesimo, quando sa andargli incontro e toccarlo in modo felpato, quando lo sa addomesticare e smorzare a terra e stoppare senza lasciarselo scappare, quando sa colpirlo con entrambi i piedi di interno ed esterno, di piatto e di punta, di collo e di tacco, di ginocchio e di testa. Se si tratta di un attaccante, deve saper dribblare e superare l’avversario, deve sapersi smarcare agevolmente senza cadere nella trappola del fuorigioco, deve essere potente e veloce e deve sempre vedere la porta, saper cioè inquadrare pali e traversa per non sprecare le rare occasioni che capitano nella partita.

I fondamentali nell’alimentazione

Se nello sport i fondamentali consistono essenzialmente in gesta fisiche e ripetitive, in movimenti osservabili e giudicabili tutto sommato in modo oggettivo, nella scienza della nutrizione  subentrano altri fattori esterni ed altre interferenze a rendere le cose più complicate e meno ovvie.
Quando ci sono incertezze e punti scuri sul cibo, si ha paura del cibo stesso, si evita di sperimentare e di approfondire l’argomento con idee proprie, si ha timore di cambiare o di cercare nuove vie. Si preferisce copiare passivamente dagli altri.
Qualcuno che si metta poi a parlare di cibi, di nutrizione, di salute, può suscitare pareri e commenti diversissimi a seconda dei mezzi cognitivi, dei metri di giudizio, delle ideologie, delle convinzioni e delle abitudini di chi lo ascolta.
Questo sta a dimostrare che siamo passati da una situazione chiara, oggettiva condivisibile, quale quella dello sport, a una situazione opinabile, complessa e controversa quale quella della nutrizione, dove la gente è il più delle volte priva di fondamentali. E si è lasciata plasmare e condizionare dalle solite fonti inaffidabili di massa, per cui pensa e agisce in modo passivo e ripetitivo conformemente agli schemi adottati dalla maggioranza.
Compra il pane che le piace, o quello che costa meno. Non si pone il problema di come è fatto e di cosa contiene. E usa lo stesso criterio selettivo per tutte le altre cose.
La mamma tipica sa che a casa i suoi ragazzi hanno sete, e sa pure che l’acqua viene accolta senza entusiasmo, mentre la bottiglia della bibita dolce con le bollicine si esaurisce in un baleno. Ecco dunque che provvede a riempire mezzo carrello con aranciate e cole. Perché lei vuole molto bene ai suoi pargoli, e li vuole vedere pasciuti e contenti. Nessuno va a dirle che li sta in realtà rovinando. Così va il mondo.
Eppure la verità univoca e incontrovertibile esiste sempre in tutte le cose e in tutte le circostanze, indipendentemente dai dibattiti e dalle posizioni di parte di chi parla e di chi ascolta. Ciò significa che qualcuno tra i contendenti sta sostenendo a spada tratta delle tesi sbagliate.
Per fare un discorso chiaro, veritiero e scientifico, e quindi alla fine necessariamente condivisibile, occorre muovere passo dopo passo assieme nel ragionamento, occorre usare gli stessi termini, occorre interpretare le parole in modo preciso attribuendo il medesimo significato ad ogni singola espressione.
                                                                   

Ma la cosa più importante di tutte è che ci sia una autentica volontà di essere onesti e trasparenti, e di puntare alla verità.
Se qualcuno nasconde dei preconcetti inamovibili o peggio dei secondi fini non dichiarati, non può esserci dialogo e non si può raggiungere alcun obiettivo veritiero.
L’argomento salute e nutrizione è uno dei più travisati, dei più politicizzati e dei più manipolati.
L’uomo infatti mangia almeno tre pasti al giorno, e mille produttori di mille cibi diversi sono in corsa per dargli la loro merce piuttosto che un’altra. Se le cose sono così complicate e opinabili, è giusto chiedersi a questo punto se sia o no possibile stabilire dei fondamentali corretti, chiari, trasparenti, universali, validi cioè per tutti gli uomini in modo univoco e sicuro, o se invece siamo di fronte a una situazione incerta, intricata e infida, dove tutti possono comodamente dire la loro.
In altre parole dobbiamo capire se esiste la possibilità di dare una risposta scientifica, priva di pregiudizi e priva di interessi ideologici o commerciali di parte, a domande semplici e importantissime del tipo:
– Il latte di mucca fa bene o fa male all’organismo umano?
– La carne fa bene o fa male all’organismo umano?
– Il cibo cotto fa bene o fa male all’organismo umano?
– I minerali inorganici e le vitamine sintetiche fanno bene o fanno male all’organismo umano?
Chiaro che quando riusciremo a rispondere di sì o di no a tali domande, dovremo spiegare, sempre in modo chiaro, dettagliato e scientifico,  anche i perché e i percome delle nostre risposte.

Il 90 percento della popolazione è priva dei fondamentali

Da un’indagine statistica condotta a livello europeo sugli studenti delle scuole medie, è risultato un dato incredibile per non dire agghiacciante. Quasi la metà degli studenti non è stata in grado di dare una spiegazione soddisfacente al quesito  Cos’è che determina il giorno e la notte sulla Terra?
Questo sta a significare che la gente non è abituata a pensare e a riflettere sui fenomeni naturali che ci toccano da vicino, e tanto meno sulle cose intime che riguardano il nostro corpo e la nostra anima. Esiste una pigrizia mentale per cui ognuno naviga a vista, ognuno si fa i fatti suoi più urgenti e indispensabili, ognuno guarda fino alla punta del proprio naso, ognuno cerca di pensare allo stesso modo degli altri, ognuno si allinea e copia le cose che vede fare agli altri o le cose che gli vengono propinate dal televisore di casa.
A uno che non sa nemmeno perché dopo il giorno viene la notte, come si fa  poi a chiedergli perché un minerale inorganico non è assimilabile, o perché un cibo crudo è meglio di un cibo cotto, o perché l’acidificazione del sangue porta all’osteoporosi?
Siamo nell’anno 2008, cioè nel Terzo Millennio dopo Cristo. Aviogetti e stazioni spaziali sopra le nostre teste, auto che sfrecciano velocissime nelle autostrade, antenne e telefonini che regnano incontrastati, con onde sonore che si diramano in ogni spazio libero intorno a noi, le meraviglie dell’elettronica miniaturizzate all’inverosimile collocate in ogni computer casalingo.
Eppure permane e regna incontrastata l’ignoranza più nera e il disinteresse più assoluto verso quelle che dovrebbero essere le cose più importanti, quelle che ci riguardano e ci toccano da vicino, quelle che stanno addirittura all’interno di noi. In altre parole, il nostro corpo, soprattutto il suo interno, è argomento tabù. I cibi si conoscono limitatamente al tratto che va dal piatto di partenza alla bocca  di arrivo. Quello che avviene poi al di dentro sono affari strani che non ci riguardano. Tanto, se arriva un mal di testa, una indigestione, una intossicazione, c’è sempre pronta la cassetta medicinali.
Se gli studenti che vanno a scuola sono così, è logico pensare che i genitori che stanno a casa non possono essere granché diversi. I figli sono assorbiti dai compiti da fare, dai computer e dai videogiochi, o dai cartoni animati  e dalle  scemenze propinate incessantemente dal televisore, mentre padri e madri
                                                                   

sono a maggior ragione presi dal lavoro, dal far quadrare il bilancio, dal pagare l’ICI e le altre odiate tassazioni.
La vita moderna ci sta prendendo tutti per il collo e non c’è davvero tempo per pensare, per riflettere, per dare delle risposte a dei quesiti fondamentali, per impostare razionalmente la propria nutrizione.
Che senso ha dunque fare a questo tipo di gente delle domande o delle proposte sui cibi, sull’essere vegetariani o carnivori? Vegetariano? Perché, esiste anche della gente che riesce a vivere senza mangiare carne? Deve sicuramente trattarsi di persone strambe o, peggio ancora, gravemente malate, è una delle risposte che ti puoi attendere.
In altre parole, la gente è priva di fondamentali. Parlare di cibo e di salute in questi casi fa quasi sorridere. E’ come andare fuori tema. Ci sono i supermercati, e offrono davvero di tutto. Quello che c’è sulle scansie esiste perché merita di esserci. Ogni cosa è persino etichettata e firmata. Cosa mai si può volere di più. Le industrie di oggi sono bravissime e meritano credito.
E se qualcosa va storto ci sono medici in gamba ed ospedali attrezzati. Di cosa andate cianciando voi igienisti e voi vegetariani? Non è piuttosto che vi manca qualche proteina, o addirittura qualche rotella?
L’acqua minerale Roxy fa male? Ma se la prendono quelli della Nazionale? Il caffè è un veleno per il corpo? Ma se più lo mandi giù e più ti tira su! E poi lo apprezzano tutti, medici in testa.
Le vitamine in pillole sono da evitare? Ma se le prescrivono i migliori dottori! Il latte che causa osteoporosi? Ma vatti a far visitare!  E via di questo passo.
Anni e anni di diseducazione e di incuria, non casuali ma pianificate e mirate, stanno producendo questo tipo di risultati, con massima gioia e conforto per le industrie della carne e del latte, degli integratori minerali e delle pseudo-vitamine, del tè e del caffè, del vino e delle bibite gassate, dei superalcolici e dei dolcificanti industriali.
Una massa amorfa e obbediente che si fida dei fornitori e non crea alcun problema.
Una massa dotata beninteso di fondamentali. I fondamentali deviati che fanno comodo alle industrie alimentari sbagliate. Esattamente come previsto nei loro piani mefistofelici.

Le divergenze relative al motore umano

Ma se parli invece di software o di motoristica, ti ritrovi circondato da tanti piccoli geni. Tanti Leonardo da Vinci e tanti Pico della Mirandola.
Nessun segreto sulla alimentazione dei motori elettrici, dei motori Diesel o a benzina, dei razzi spaziali.
Sulle benzine e sugli ottani, sugli oli e sugli additivi si conosce ogni cosa a menadito.
Si sa tutto in modo preciso, obiettivo e condiviso, senza ombra di dubbio. Quello che vale a Tokyo, vale anche a Detroit, a Stoccarda e a Modena. Un buon meccanico motorista giapponese non ha bisogno nemmeno di imparare la lingua italiana per trovare occupazione in Italia, e viceversa. L’importante è che si parli la lingua dei motori.
E’ giusto chiedersi a questo punto come mai non si riesca a trovare un accordo valido pure sul motore di gran lunga più importante, che è quello umano, e sul carburante ideale per farlo funzionale al meglio.
Qualcuno dirà che ciò è impossibile perché ogni uomo è diverso dall’altro, o perché il motore umano non è un meccanismo standard. Esso sta all’interno di un organismo soggetto a voglie, gusti, ragionamenti, pregi e difetti, abitudini e convenzioni, all’interno di un soggetto pensante che fa uso e consumo di se stesso e del suo motore a suo piacimento.
Sembra quasi che il libero arbitrio, l’intelligenza umana, più che servire alla giusta causa della buona carburazione, sia invece strumento di malfunzionamento. Un motore umano che funziona male, va a tre, batte in testa, si surriscalda, si grippa, si brucia, smette per sempre di funzionare e ti lascia per strada, proprio a causa della intelligenza umana usata male.
                                                                       

L’intelligenza sconfitta dalla saggezza istintuale? Sembra proprio di sì.

Questo non succede affatto con gli altri esseri viventi.
Gli animali hanno da sempre raggiunto una unanimità di opinioni circa il proprio motore.
La mucca giapponese, la renna lappone, il bisonte americano, il bue argentino, il bufalo asiatico, pur non potendo usufruire di interscambi di opinioni, pur non avendo frequentato alcuna università nutrizionistica, pur non potendo chattare per Internet, sanno a memoria cosa va bene e cosa non va bene per il proprio organismo, conoscono alla perfezione quale è il carburante adatto a far funzionare i loro meccanismi interni. In più non sono soggetti a influenze culturali e propagandistiche perniciose.
Non esistono dei gruppi di bovini interessati a far lievitare il consumo di un certo cibo rispetto a un altro. Gli animali sono esseri semplici, precisi, affidabili, sinceri. Non tradiscono, non imbrogliano, non tirano bidoni.
L’intelligenza e il libero arbitrio sconfitti e surclassati dalla saggezza istintuale? Sembra proprio di sì.
Se l’intelligenza non si usa, o se si usa male, anziché portarci a comportamenti onesti e cristallini, anziché condurci a una migliore comprensione della vita, a una lettura e a una interpretazione creativa della realtà, essa ci porta regolarmente alla scemenza, alla dabbenaggine, alla credulità da un lato, e al trionfo della furbizia, dell’opportunismo, dello sfruttamento ideologico e materiale dall’altro. Sfruttamento dell’uomo sull’uomo, e di conseguenza, a maggior ragione, dell’uomo sull’animale e sulla natura in genere.
Perché la società umana, diversamente da quella animale, non è composta da tanti singoli che si fanno pacificamente i propri affari, o pensano a saziarsi del cibo a disposizione per far trascorrere la giornata, per riposare la notte e rifare poi la medesima cosa il giorno dopo.
La società umana è composta da consumatori disordinati e influenzabili, e da venali fornitori di cibo-carburante. E’ organizzata in gruppi e coalizioni dedite alla accumulazione egoistica della ricchezza. Gli umani vivono circondati da condizionamenti, da informazioni capziose, da insegnamenti poche volte giusti e troppe volte sbagliati. Nessuno ha interesse a vendere verità o almeno lembi di verità.
Perché la verità nella stragrande maggioranza dei casi non conviene e non ripaga.

Gli insegnamenti buoni esistono, ma bisogna andarseli a cercare.

Non tutto è imbroglio e perversione a questo  mondo. Se l’uomo si accontenta di vivere da pecora e di seguire semplicemente il gregge, lo può anche fare. Ma se decide invece di armarsi di senso critico e di cercare il vero per conto suo, lo può trovare senza alcun dubbio.
Il genere umano ha dalla sua la fortuna di saper leggere e scrivere, di poter lasciare i suoi messaggi scolpiti sui libri e sulle opere d’arte.
Abbiamo alle spalle civiltà splendide come quella egiziana, quella greca, quella romana, ma anche le grandi civiltà asiatiche e latino-americane. Abbiamo una fila di autori prestigiosi che hanno lasciato il segno in ogni momento della storia.
Da Pitagora a Platone, da Ippocrate a Galeno, da Leonardo a Rousseau e Voltaire e a tantissimi altri.
Se ci sono dubbi su chi ha torto e chi ha ragione, esistono studi irreprensibili di gente che si è dedicata vita natural durante alla cernita della verità. Esistono prove, dimostrazioni, esperimenti, da parte dei migliori ricercatori in campo medico e nutrizionistico.
Ci sono le scuole igienistiche-naturali americane e le scuole di  Arnold Ehret, ma anche gli esperimenti  memorabili di Kauchakoff, il quale fu capace già nel 1930 di dimostrare scientificamente, cioè con tanto
                                                                

di misurazioni accurate, che ad ogni piatto di carne e di cibo cotto il sangue umano si ammala e fa scatenare immediati attacchi di leucocitosi, con leucociti che da 6000 unità per mmc di sangue (quota normale) diventano 18000 in fase di digestione proteica (con grosso dispendio energetico, ormonale ed enzimatico), mentre nel caso di piatti vegetariani non cotti la digestione leggera e semplice non produce alterazioni di sorta.
Kauchakoff non era una pecora. Andava controcorrente. Aveva tutti contro. Ma riuscì brillantemente nel suo intento. Riuscì a dimostrare che il carburante ideale per il motore umano non è di sicuro la carne.
I ricercatori dell’università di Harvard hanno pure condotto un test formidabile durato 12 anni su 78000 donne americane divise in due gruppi, dimostrando come nemmeno il latte e i prodotti caseari siano la benzina giusta. Osteoporosi e facili fratture ossee e tumori al seno hanno colpito intensamente il gruppo delle consumatrici di latte, yogurt e latticini, mentre ciò non è successo con le altre.
L’esperimento principe sui cibi, quello più completo e significativo, è stato però quello condotto dalla dottoressa anglo-cinese Khaw, coadiuvata da una grossa equipe di medici britannici, all’università di Cambridge nel 2001. Il test ha riguardato 40000 soggetti di diverso sesso ed età, suddivisi in quattro gruppi (carnivoro-onnivoro-latteovovegetariano-crudista/vegan) ed è durato la bellezza di 20 anni. I risultati sono stati straordinari e chiari. Roba da mozzare il fiato.
I primi due gruppi carnivoro e onnivoro sono stati falcidiati da cancro e cardiopatie, i latteo-ovo-vegetariani  hanno pure subito dei danni, mentre il gruppo crudista-vegetariano ne è venuto fuori intatto.
L’esperimento ha pure messo sotto accusa le tabelle della FDA americana che  stabiliscono una quota minima di 40-60 mg al giorno di vitamina C. Tale quota ridicola, esposta sulle bacheche di tutti i pediatri del mondo, non è in grado di contrastare efficacemente radicali liberi e cadute immunitarie, vale a dire i meccanismi specifici che portano al cancro. Il minimo va invece aumentato di almeno 5-6 volte, per cui si parla di almeno 300 mg di acido ascorbico al giorno (naturale e non sintetico). Da qui la necessità di almeno 5 pasti giornalieri di frutta (non cotta, non zuccherata o salata o lavorata) per ognuno di noi, se vogliamo davvero difenderci dai mali peggiori.
La formula five-a-day è infatti sulla bocca di tutti i salutisti del mondo, perché i salutisti sanno come va il mondo, e sanno con certezza che la verità bisogna andarsela a cercare.
Cambridge ha dimostrato in modo assoluto e indiscutibile alla gente, ai medici e ai pediatri del mondo intero, alle istituzioni corrotte e irresponsabili, che il carburante ideale per entrambi i sessi, per gli umani di tutte le età e di tutte le razze, è la frutta fresca e secca integrata da verdure, semi, germogli, radici.
E ha pure dimostrato con prove schiaccianti che il carburante attualmente in uso da parte del genere umano (vale a dire carne-latte-pesce-crostacei-pasta-pasticcini-pane commerciale-cibi conservati e cotti-bevande dolcificate e gassate-birra e vino-caffè e tè-farmaci e vitamine sintetiche e integratori) porta regolarmente al cancro, all’infarto, al diabete, al blocco renale.
Stiamo dunque tutti più attenti alle scelte che facciamo. Stiamo attenti a chi credere e a chi non credere. Il nostro mondo è pieno zeppo di falsi luminari e di falsi profeti, col camice e senza camice.
Fare le pecorelle e seguire la corrente può diventare un gioco estremamente pericoloso.
Salvo che uno non trovi divertente prenotarsi alle sale operatorie, ai trapianti di rene e ai trapianti di vescica, alle meraviglie della chirurgia moderna e ai farmaci antirigetto.
Paradossalmente, gli esperimenti citati, ma anche tanti altri simili che non abbiamo qui inserito per motivi di spazio, vengono regolarmente insabbiati, snobbati, ignorati, sottratti alle attenzioni del grande pubblico, proprio per le conseguenze enormi che essi potrebbero provocare sulle abitudini e sui consumi.
C’è troppa gente interessata a mantenere lo status-quo. Rivoluzionare i fondamentali e i consumi della  massa che si rivolge ai comuni supermercati, a negozi e ristoranti, significa mettere il mondo sottosopra. Molto meglio lasciare le cose come stanno, raddoppiare i consumi di carne, raddoppiare le stalle, raddoppiare i fast-food, raddoppiare i chirurghi, raddoppiare i trapianti, raddoppiare le onoranze funebri.
autore dell’articolo:
Valdo Vaccaro – 
Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)
Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)
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