LETTERA
Una domanda sul consumo di frutta in stato di candidosi
Stimatissimo dr Vaccaro. So che non è medico, e oserei dire per fortuna!
La chiamo quindi dottore nel senso più alto e originale del termine, e cerco di rubarle il minor tempo possibile, visti i suoi gravosi e meritori impegni. Avrei una domanda e un’osservazione da farle.
La domanda riguarda il consumo di frutta in chi è affetto da candidosi.
La tipica nefandezza medica di confondere in continuazione lo zucchero morto in commercio con lo zucchero vivo della frutta
In vari forum ho cercato di spiegare, coi miei poveri mezzi, che la frutta non ha controindicazioni per qualsivoglia patologia, e tanto meno per la candidosi.
Ma un suo parere in merito avrebbe un peso e un’autorevolezza decisamente superiore.
La medicina ufficiale, fra le altre infinite nefandezze, sostiene che gli zuccheri, compresi quelli della frutta, nutrirebbero la candida, per cui ne sconsiglia il consumo a chi ne è affetto.
I nutrizionisti ufficiali non conoscono, come ben sappiamo, le differenze enormi fra lo zucchero raffinato morto e gli zuccheri vivi della frutta.
Non hai nemmeno il tempo di morire in santa pace, che ti saltano addosso col bisturi
L’altra osservazione che volevo fare riguarda l’argomento espianti-trapianti d’organo.
Argomento tabù per i grandi mezzi d’informazione, è praticamente impossibile trovare voci fuori dal coro in proposito.
Sono colpito dal numero sempre crescente di giovani, dichiarati morti clinicamente, a cui vengono espiantati gli organi.
Sarà una mia impressione, ma mi pare che di futuri casi Englaro ce ne saranno sempre meno, e questo ovviamente non perché si siano risolti i problemi di quelle circostanze o perché venga adottato il testamento biologico, ma semplicemente perché oggi, chi viene definito in coma farmacologico, o in morte cerebrale, è subito preparato per l’espianto.
Demoliamo un muro di omertà sulla raccapricciante pratica del trapianto
E’ un argomento che mi piacerebbe molto venisse trattato da lei, caro Valdo, anche per provare a demolire il muro di omertà che circonda questa raccapricciante e sempre più diffusa pratica medica.
La saluto e la ringrazio infinitamente.
Sergio S.
RISPOSTA
La frutta è il cibo umano per elezione, e non un cibo opzionale o di contorno
Ciao Sergio, entrambe le osservazioni che fai sono centrate e mi trovano d’accordo.
La frutta è il cibo umano per eccellenza.
Nessuna teoria demenziale medica o non-medica sarà mai in grado di provare il contrario, o di mettere la frutta sul banco degli imputati come causatrice di qualche patologia, o anche come cibo incapace di riequilibrare il corpo.
Non esistono alternative cibarie serie alla frutta e alla verdura
La frutta, assieme alla verdura cruda e ai semi, è il cibo.
Senza di essa il corpo deperisce e muore, oppure va avanti fin che può per stimoli e per drogaggi, con stampelle liquide (acque, tisane, bevande alcoliche e nervine), stampelle solide (cadaveri, cibi in scatola, cotti, devitalizzati, salati e zuccherati), stampelle chimiche e farmaceutiche (integratori vari e farmaci).
Dire che la frutta provoca danni a chi soffre di candida, o di qualsiasi altra malattia, è ipocrisia bella e buona, oltre che segnale di incompetenza assoluta in fatto di nutrizione umana.
Alla deficienza culturale e scientifica pare non esistano limiti.
Non aria e ossigeno per i nostri polmoni, e non frutta e verdura crude per i nostri intestini.
E’ come se uno venisse a dirti che l’aria fa male e che pertanto bisogna smettere di respirare a pieni polmoni e ricorrere alla sigaretta, senza considerare che noi siamo forniti di polmoni e bronchi che funzionano ad ossigeno e non a ossido di carbonio e nicotina.
Siamo dotati infatti di un sistema gastrointestinale fruttariano, di un sangue fruttariano, di un sistema immunitario fruttariano e di un’anima fruttariana, e la frutta ci farebbe male.
Ma si può essere più deficienti di così?
Ogni aggiustamento e ogni modulazione va trovata all’interno dei carboidrati vivificanti e mai lontano da essi
Al massimo, per riequilibrare il corpo, occorre cercare la giusta modulazione tra carboidrati a rapido assorbimento (vedi frutta acquosa, acidognola o dolce), carboidrati a medio assorbimento (vedi frutta amidacea e le verdure amidacee), e carboidrati a lungo assorbimento (vedi tuberi e frutta da guscio per i crudisti, e vedi cereali e paste-pani-pizze-gnocchi per gli amanti del cotto e del concentrato).
Spostarsi dal carboidrato vivo ovvero dal cibo facilmente disgregabile ed assimilabile, per finire sulla proteina e sul cotto, in fondo alla scala delle tabelle vibrazionali di Simoneton, quelle che segnalano colorazioni grigie e a raggi X, preludendo a malesseri e malattie, è davvero materia da clinica psichiatrica, o da campionato olimpico autolesionistico.
Per la medicina tutto fa brodo, purchè danneggi la salute e produca ulteriore business
Il nutrizionismo medico invece, folgorato da qualunque cosa assurda appaia all’orizzonte, resta ipnotizzato dalle diete low-carb e dalle diete a zona, al punto che molti medici le prescrivono in lungo e in largo, o al limite dalle diete Montignac e Lemme, così generose in fatto di proteine animali e di caffè, anche se poi essi si nascondono dietro il comodo paravento-standard del mangiare un po’ di tutto.
Qualungue cosa va bene per la medicina, purchè danneggi stabilmente la salute umana e produca ulteriore business.
Mai succederà che un medico parli bene della frutta e della verdura cruda senza riserve e senza remore.
C’è più differenza tra il saccarosio in libero commercio e il fruttosio vivo degli alberi di quanta ce ne sia tra un pollo spennato e un rinoceronte vivo
Come dici bene, la medicina ufficiale, tra le sue tante perle ideologiche, equipara in continuazione lo zucchero iperconcentrato-ipermorto-ipercotto-iperdevitalizzato, con lo strabiliante fruttosio dei pomi.
Lo fa anche per semplice pigrizia mentale, visto che, di nome, si chiama sempre zucchero, senza considerare che c’è più differenza tra il saccarosio e il fruttosio vivo di quanta ce ne sia tra un pollo spennato e un rinoceronte vivo.
I due vezzi caratteristici della medicina
La medicina ha come primo vezzo quello di far ammalare le persone di diabete, di insufficienza renale, di epatiti, di sbalzi endocrini e di candida, grazie alle sue diete cotte ed alto-proteiche, grazie al suo strampalato dogma del mangiare-un-po’-di-tutto. E poi, come secondo vezzo, quello di curarle con le stesse diete oscene, sorrette ovviamente da dopanti grucce ormonali, minerali e vitaminiche.
Da cosa dipende la candida se non da continue bancarotte digestive, seguite da fallimentari cure mediche?
Sulla candidosi ho tre tesine fondamentali come Una inestricabile candida, del 23/2/10, Candida Albicans e tonsillite cripto-caseosa, del 25/7/10 e Candida vaginale e cambiamenti alimentari, dell’11/8/10, dove ci sono indicazioni igienistiche risolventi e di provata efficacia. La candida non è un mostro, come non sono mostri il batterio e il virus. Si sviluppa a causa di uso di antibiotici, corticosteroidi, profilattici e pillole. La candida non è una malattia ma il bianco e visibile sintomo di una serie annosa e ininterrotta di cattive digestioni, seguite da intempestive ed inappropriate cure mediche.
E’ verissimo che il troppo zucchero inutilizzabile nel sangue indichi dissesti diabetici e dissesti micotici, ma confondere il veleno zuccherino con il cibo vitale dell’uomo, è una colossale balordaggine.
L’era dell’espiantazione e della trapiantazione
Il secondo argomento propostomi è quello dei trapianti.
Viviamo non solo nell’era della medicalizzazione forzata e della vaccinazione forzata, ma anche in quella della espiantazione e della trapiantazione forzata.
La medicina, incapace di risolvere le cose più semplici ed elementari, quali il raffreddore e il mal di gola, incapace di dare un vero sollievo alla sofferenza umana, incapace di svolgere a regola d’arte il proprio dovere istituzionale ed esistenziale, che è quello di non nuocere e di insegnare alla gente la via della guarigione, va a cercare soddisfazione e onore nelle cose complicate, negli interveti spettacolari, nelle operazioni plateali, dove le uniche trionfatrici sono la vanità e la presunzione del chirurgo.
Un incontro casuale ma significativo con Christian Barnard
Incontrai di persona nel 76 il dr Christian Barnard a Città del Capo, quando era all’apice della sua fama, avendo appena realizzato pochi mesi prima i suoi primi storici trapianti di cuore.
Fu assai generoso e disponibile e facemmo pure delle foto che ancora conservo, non prima di essersi rassicurato che non ero un giornalista e che avrei rispettato con discrezione quanto mi diceva.
L’oggetto della discussione era di tipo decisamente umoristico, e nasceva dalla richiesta di un ultra-anziano ma arzillo e spassoso componente della missione economica in Sud-Africa e Mozambico, organizzata a quel tempo dall’ICE, Istituto di Commercio con l’Estero.
Un irresistibile industriale siculo-lombardo di nome Turiddo
Se trovo Barnard, continuava a bofonchiare lo spilungone ed emaciato Turiddo, stimolato da tante belle ragazze che circolavano all’Herengracht Hotel, gli chiedo un trapianto d’organo. Non del cuore. Quello ce l’ho buonissimo. C’è qualcos’altro di idiota e penzolante che mi assilla, e che vorrei cambiare con quello di acciaio al nickel-cromo di un muscoloso nero della Namibia.
Gli regalo all’istante fabbrica, macchinari, con inclusi tutti gli operai, le maestranze e i sindacalisti che ci stanno dentro e, ciliegina sulla torta, ci aggiungo anche mia moglie e i miei figli, che tifano in coro perché finisca al più presto in un loculo cimiteriale lombardo, con tanto di foto e di ebete sorriso per i posteri.
Anche il pene è un muscolo, al pari del cuore, per cui si può fare
Fatto sta che chiesi esattamente quello al cardiochirurgo sudafricano.
Pensavo che si mettesse a ridere, e lo fece davvero.
Avevo detto qualcosa di quasi offensivo ed irriverente, al limite della barzelletta.
Invece quello, trascorso un momento di imbarazzo, mi guardò negli occhi e mi disse candidamente che, dopotutto, pure il pene è un muscolo al pari del cuore, e che già erano state fatte diverse sperimentazioni, in gran segreto, su animali, e che solo tra qualche anno, superate le ovvie difficoltà legate alla delicatezza del problema in ambito culturale e religioso, ci sarebbero stati dei riscontri pratici in campo umano.
Le prenotazioni sono sempre tante, ma nessuno va a intervistare quelli che si pentono
Pare che non siamo giunti ancora a quel punto, e pare che anche coi trapianti di cuore non si vada esattamente a gonfie vele, pur non mancando mai le solite fila di gente disperata in attesa di prendersi illusoriamente un’aggiunta di vita, in qualunque modo e metodo possibile, salvo pentirsi amaramente e voler tornare indietro a giochi fatti, quando non c’è più niente altro da fare o da sperimentare.
Certi trapianti estremi hanno più l’aspetto della persecuzione terapeutica che quello di un autentico restauro costruttivo.
Cose da brivido nel settore più lucroso e commerciale dei trapianti
Ma coi trapianti di rene invece siamo arrivati a un business mondiale lucrosissimo ed in continua espansione, con ragazzi disgraziati del Terzo Mondo pronti a farsi massacrare, e a compromettere la loro salute ancora integra, per un pugno di dollari, o con condannati a morte cinesi che si prestano alla stessa rimozione del rene un mese prima dell’esecuzione, per farsi perdonare e lasciare qualche gruzzoletto risibile e simbolico alla famiglia. Cose da far venire i brividi.
Un rene? E’ soltanto un banale ed oggettivo pezzo di ricambio.
In ogni rene confezionato ed inviato nelle banche-organi europee ed americane, c’è tutta una storia di miseria e di sofferenza. Ma chi è dentro in questo lurido business non batte ciglio. Un rene? Si tratta solo di un anonimo pezzo di ricambio. C’è un mercato e ci sono dei donatori. E il prezzo è determinato dal solito meccanismo, dalla legge della domanda e dell’offerta.
Esattamente come si trattasse di un parafanghi della moto o di un pistone del motore.
La vera soluzione non sta nei trapianti ma nel non mettersi nelle condizioni critiche
Ovvio che la soluzione non sta nei trapianti, ma sta soltanto nel non mettersi mai più nelle condizioni di finire trapiantati. Da dove arriva l’insufficienza renale, se non dalle diete alto-proteiche, se non dai cibi cotti, se non dai minerali resi inorganici dalla cottura, mentre i glomeruli renali, filtri minutissimi e super-selettivi, non sono in grado di accettarli?
Il trapianto si schiva col buon senso e con qualche attenzione in più
Segnalo alcune tesine che insegnano a schivare il trapianto con il semplice buon senso igienistico:
– Ecografare i carrelli e non i reni, del 31/3/10.
– Schivare la macrobiotica, la dialisi e il trapianto renale, dell’8/7/10.
– Insufficienza renale e dialisi, del 12/8/10
Sono sicuri i trapiantati e i trapiantandi di rene di avere la coscienza tranquilla?
Acidificazione del sangue e putro-fermentazione intestinale, questi sono i due peggiori attentati al sistema renale. Sono sicuri i clienti in attesa di trapianto renale di avere fatto tutto il possibile per non favorire l’orrendo business dei ricambi umani?
Sono sicuri di avere la coscienza tranquilla o di non essere invece entrati in un losco baratto che monetizza non più l’affitto a tempo di un organo sessuale, come nella prostituzione, ma qualcosa di ben più intimo ed organico, che viene strappato da un corpo per essere messo definitivamente in un altro?
Una sorda sensazione di angoscia e di malessere
Sono sicuri di non finire psicologicamente in un vicolo cieco, come quel francese che a due anni dal trapianto della mano se l’è fatta amputare, perché non dormiva più di notte col terrore di albergare nel proprio organismo la presenza estranea del donatore?
Il rene non è una mano, e non si vede nemmeno. Ma nessuno ti garantisce che una sorda sensazione di malessere e di angoscia provenga un giorno dall’interno del tuo stesso corpo.
Il vero nome del gioco resta quello del vile danaro
Ma, questo tipo di medicina moderna ha tutt’altro a cui pensare.
Con la salute, la moralità, la sensibilità per le sofferenze umane degli espiantati vivi o morenti, e la sensibilità per le precarie aspettative dei trapiantati, si va poco lontano.
Money, money, money, that’s the name of the game, e non penso serva traduzione.
Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma e ABIN-Bergamo