Una sospensione carica di ipocrisia
Ciao Valdo, sicuramente avrai sentito della sospensione di Bigazzi dalla trasmissione La prova del cuoco.
A quanto pare, avrebbe decantato le qualità gastronomiche della carne di gatto, scatenando ovviamente un piccolo putiferio, col Sottosegretario alla Salute dottoressa Marini che parla di episodio inaudito e tale da ledere la sensibilità dei cittadini nei confronti degli animali, e con le proteste in coro dei cosiddetti animalisti.
Beh, sinceramente, io mi sentirei di dare la mia solidarietà al povero Bigazzi.
Per lo meno, lui riesce ad essere il più coerente, dal momento che non va a fare razzistiche distinzioni fra le carni dei diversi animali.
Gli animalisti che hanno protestato dovrebbero invece andare a ripassarsi i testi di zoologia, e così magari arriverebbero a capire che non esistono differenze in natura, e allargherebbero il loro concetto di animali anche ai vitelli, ai maiali, ai polli e ai conigli.
Un abbraccio.
Peppe dalla Sicilia
Piena solidarietà a Bigazzi e voltastomaco per tutto il resto
Condivido in pieno il tuo messaggio.
Non vorrei arrecare offesa a nessuno personalmente.
Magari la dr Francesca Martini può essere nel suo intimo tra le anime più gentili ed animaliste del mondo.
Però, non possiamo ignorare che appartiene alla struttura pubblica chiamata governo in carica.
E se qualcuno del governo, incluso il Sottosegretario alla Salute, si fa oggi vivo per gridare allo scandalo e all’anatema in un’occasione del genere, mi viene il voltastomaco.
Un provvedimento allucinante a favore dei cacciatori
Mi risulta che, 2 settimane fa, il Senato Italiano abbia votato una legge mostruosa, un emendamento inviso ed osteggiato dal popolo, e persino da parte degli stessi cacciatori.
Una legge balorda di ulteriore liberalizzazione della caccia, che si traduce in milioni di creature uccise in più, rispetto alle solite quote da normale sterminio stagionale.
Una legge che, al posto di racchiudere in un ghetto sempre più angusto e limitato chi non sa svilupparsi e uscire dalla sua ottusa e maledetta insensibilità, ha premiato con un provvedimento allucinante i massacratori seriali di tortore, quaglie, pernici, fagiani, conigli, cinghiali e caprioli.
Voto unanime dei partiti di governo. Il PDL l’ha fatta davvero grossa.
Cos’è accaduto il 28 gennaio, nella seduta N. 323?
Erano presenti 254 senatori. Sei si sono astenuti, 108 contrari (95 del PD e 9 Italia dei Valori) e 139 a favore.
Che colore politico avevano questi amici per la pelle dello sport-venatorio-col-fucile, ovvero dello sport meno sportivo che esista sul pianeta?
I 139 voti a favore erano: 111 del PDL, 19 della Lega Nord e 6 dell’UDC.
Non ne faccio una questione di destra e sinistra.
Non credo affatto che la sinistra sia composta da tanti angioletti e che nessuno di essi adoperi lo schioppo contro le inermi e magnifiche creature della selva.
E’ probabile anzi che, se il PD fosse stato al potere, avrebbe votato compatto in favore di quel vergognoso provvedimento, sotto le solite pressioni di certe lobby industriali.
Un partito che disprezza la vita e disprezza la natura
Però, in questa occasione, serviva dimostrare in qualche modo le qualità intrinseche e gli attributi.
Il Centrodestra ha dato la sua dimostrazione, si è cioè smutandato al pari di ogni re privo della foglia di fico.
Si è rivelato cioè per quello che è nella realtà dei fatti, ossia un partito politico che parteggia all’unanimità per le doppiette e per le fabbriche di fucili e di munizioni.
Un partito a totale favore di una lobby declinante di 765 mila cacciatori.
Un partito che disprezza gli animali e la natura.
Un partito che disprezza persino l’inequivocabile verdetto del popolo sull’argomento caccia, dove il 74% della gente è contraria ad ogni tipo di attività venatoria, l’82% è contraria a ogni ulteriore liberalizzazione, e il 95% è contraria alle doppiette facili, ai figli di 16 anni.
Uno sputo in faccia ai cittadini
Questa legge è qualcosa che fa vergognare ogni italiano di essere tale, anche di fronte agli altri cittadini europei, che da sempre guardano all’Italia come a un bel paese in termini di monumenti, di arte, di mare e di monti, ma anche a un paese di vandali e cafoni, di gente insensibile che scarica le sue incongruità, i suoi pruriti, le sue voglie di eroismo e di erotismo, le sue tensioni e le sue debolezze, sulla classe dei più deboli e dei più indifesi, ovvero sulle persone più educate, quelle con le piume e col pelo.
Uno sputo in faccia ai cittadini italiani da parte della colonna infame, come l’ha chiamata con proprietà di linguaggio Paolo Ricci.
Un premier filo-macellaio al pari di Mortadella Prodi
Uno sputo in faccia da un paese il cui premier si è fatto fotografare nell’atto di abbuffarsi con gioia di prosciutto e mortadella, dimostrandosi filo-macellaio non meno del suo oppositore bolognese Mortadella Prodi.
Da un paese il cui uomo di punta Fini, nonostante la sua eleganza e la sua ottima educazione, risulta essere un cacciatore patentato.
Da un paese che non produce più grandi artisti, ma emeriti ed osannati scannatori
Da un paese il cui Ministro dell’Agroalimentare viene ritratto orgoglioso e gongolante a fianco del più emerito esecutore europeo di animali, di quel Cremonini che sta diventando il simbolo della nuova Italia dinamica, moderna e prestigiosa, che va a costruire il più grosso macello d’Europa in terra russa, con tanto di bandiere italiane piantate sul cuore di milioni di vittime predesignate e predestinate.
Da un paese le cui televisioni tempestano la gente di messaggi filo-carnivori, non solo negli spot pubblicitari, ma in ogni trasmissione culturale e culinaria, nel tentativo evidente di far passare la sua grande offensiva macellatoria.
Nel tentativo folle e rovinoso di normalizzare e canonizzare il consumo di carne, di renderlo cibo-del-popolo-senza-stupide-riserve e senza pregiudizi etico-salutistici.
Nel tentativo di equiparare alle arance ed alle mele, al pane e al vino, pure il sangue delle persone decapitate, siano essi vitelli e suini e quant’altro, e siano balene, tonni e delfini.
Le carogne e i briganti dalla faccia di bronzo
Da un paese così becero, spietato, cinico e malmesso, non era lecito aspettarsi almeno la composta coerenza del colpevole, che se ne sta buono e mogio a riflettere sulle sue magagne etiche e professionali.
Provo ancora della pietà e della comprensione per qualche amico macellaio, che continua a farlo per necessità e opportunismo, ma che almeno prova un minimo di imbarazzo e di vergogna.
Sappiamo benissimo di trovarci in una società fatta di carogne e briganti.
Ne abbiamo persino fatto un certo callo e una certa abitudine. Ma quando le carogne e i briganti hanno pure la faccia di bronzo, anche noi perdiamo la pazienza, e non le sopportiamo più.
Che c’è di orripilante nel mangiare un gatto?
Ed è così che, in questo paese di merda di cui è giusto vergognarsi, c’è gente che si scatena contro l’innocente Bigazzi, perché -cosa orrenda e insopportabile- ha osato mangiare carne di gatto.
Sarà opportuno allora cancellare dalla carta geografica Vicenza e dintorni, che per decenni si è guadagnata la nomèa, non si sa poi quanto veritiera, di vicentini magnagatti.
Cosa c’è mai di scandaloso e di orripilante nel mangiare un gatto? Oppure un cane, come fanno spesso in Cina?
Che c’è di male a mangiarsi la propria consorte?
Dirò di più.
Cosa c’è di immorale e triviale nel mangiare la coscia della propria consorte?
Un aborigeno australiano venne arrestato qualche anno fa in zona Melbourne. Era stato sorpreso nel rosolare allo spiedo le gambe e altre parti della propria moglie.
La sala del tribunale era strapiena e rumorosa. Il giudice suonò la campanella per ammonire il pubblico a fare silenzio.
Imputato si alzi. Cosa ha da dire a sua discolpa? Perché lo ha fatto?
L’uomo lo guardò. Non volava una mosca. Avevo fame Signor Giudice, ed in più era molto saporita.
Ci ho messo pure la salvia e il rosmarino!
Le carni morte sono tutte identiche. Nessuna differenza organolettica.
Siamo seri, onorevole Francesca Martini.
Siamo seri, animalisti scandalizzati per il fatto.
Siamo seri, amici dei cani e dei gatti.
C’è forse qualche differenza organolettica, etica od estetica, tra le carni di Fido e di Miao, confrontate con quelle della stalla, del pollaio, del porcile o dell’appartamento?
Andate allora a rileggere qualche testo di zoologia e di anatomia, come dice con arguzia e realismo l’amico siciliano Peppe.
Vi accorgerete che non esiste alcuna differenza sostanziale. Carne morta e identica in tutti i casi.
Stesse preghiere, chi col segno di croce e chi col chicchiricchì
Siamo identici e sovrapponibili, sia da vivi che da morti.
Stesso cuore, stessa anima, stesso sangue rosso, stessa voglia di mangiare, stesso desiderio di vivere senza essere torturati da nessuno, stessa voglia di copulare, di parlare, di esprimersi.
Stessa tendenza a pregare, chi col segno della croce e chi col chicchirichì, a ringraziare il creatore per avergli mandato le galline al naturale, cioè senza mutande.
Ce l’ho con chi si mostra sensibile, mentre è razzista nel cuore e nell’anima
Non ce l’ho contro i cani e contro i gatti. Sono creature magnifiche.
Ma non hanno niente di più e niente di meglio degli altri.
Ce l’ho semmai contro certi bipedi, apparentemente gentili ed apparentemente timorati di Dio, ma razzisti e cinici nel cuore e nell’anima, che pretendono di atteggiarsi a persone civili e sensibili, a persone colpite nel profondo del cuore dal gatto allo spiedo, mentre non battono ciglio sulla fettina di vitello, sul salame e la gamba di maiale appesa in cantina, sul pollo, l’anatra e il pesce che tengono in frigorifero.
E anche su quelli che si asciugano gli occhi per le stragi di delfini e di balene, ma che poi tengono in dispensa il tonno, le sardine e il pesce azzurro.
Niente è peggiore delle lacrime di coccodrillo
Se fossimo qualche secolo addietro, questi bipedi non esiterebbero a tenere nel frigo cosce e polpacci di schiavi, e brandelli dei loro figli.
Il cinismo e la cattiveria sono una brutta cosa.
Ma le lacrime di coccodrillo sono ancora peggio.
E’ per questo che, da animalista vero e convinto, non solo do la mia solidarietà a Bigazzi, ma lo proporrei come eroe e martire della televisione italiana.
Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma e ABIN-Bergamo