La telenovela interminabile della Ricerca sul Cancro
Cosa c’è al mondo di più noioso e nauseante di una storia che si ripete da mille e più puntate, ridicendo le stesse cose trite e ritrite, sapendo per giunta che si tratta di concetti pieni di ipocrisia e di falsità?
E’ un genere questo nel quale si distinguono e brillano da sempre gli americani.
Basta la parola Beautiful, per capirci!
Ma se la telenovela rimane comunque una fiction di cui ti liberi facilmente spegnendo il televisore,
La Ricerca sul Cancro invece no. Quella nessuno la spegne e continua imperterrita a consumare risorse e capitali senza apportare nulla di utile.
In tempo di vacche magre, si sopportano sempre meno i perditempo e le sanguisughe
Il mondo deve far fronte alla fame e alla sete, ma le sanguisughe e i perditempo continuano ad abbondare e a trovare ospitalità. Si accontentassero almeno di pane e lattuga.
No, questa gente si tratta a bistecche e champagne, a sostegno dell’agroalimentare mondiale, e ad hamburger e patatine, a sostegno delle catene McDonald’s e Burger King.
Ed in più manda giù pastiglie a ripetizione, altrimenti non riuscirebbe nemmeno a partorire tante sciocchezze nel giro di un paio di pagine.
Le sostanze magiche per risolvere il rebus del cancro
Già negli anni ’60 Herbert Shelton aveva stigmatizzato il fenomeno, notando che non passava giorno senza che qualcuno avesse trovato la sostanza magica nella cacca di un millepiedi, o nel prepuzio di un coccodrillo.
Non sapeva ancora della Guerra al Cancro che il presidente Richard Nixon avrebbe lanciato nel 1962, quando in America morivano 277000 persone/anno, sfidando il male a suon di miliardi versati generosamente nelle tasche della voracissima Sanità americana, per ritrovarsi vent’anni dopo, nel 1982, con una cifra di 434000 morti/anno, a conferma di un clamoroso fallimento dei suoi piani, tanto ambiziosi quanto dissennati.
Più mangia-pane-a-tradimento che operatori di scienza
Uno potrebbe pensare che, dopo tanti fallimenti e dopo tanti miliardi buttati alle ortiche, la medicina, e soprattutto chi la sostiene finanziariamente, avranno imparato finalmente qualcosa.
Niente affatto.
Il 1° dicembre 2010 è aparso sul quotidiano International Herald Tribune un articolo di Andrew Pollack, dal titolo Trying again to kill off the cancer cells (Cercando ancora di eliminare le cellule cancerogene), dove già dal titolo si evince che siamo di fronte non a degli scienziati seri che stanno cercando di promuovere il sapere o la salute, ma ai soliti mangia-pane-a-tradimento che, ignorando, o facendo finta di ignorare ogni criterio scientifico, continuano a parlare di cellule cancerogene, ribadendo concetti obsoleti, superati e smentiti dalle ricerche più avanzate e trasparenti.
Appetito per il glucosio
Ma lasciamo parlare l’articolo.
Nell’ultimo decennio, i produttori di farmaci anti-cancro hanno cercato di premere l’acceleratore che causa la crescita dei tumori. Ora invece vogliono bloccare il circuito di alimentazione della benzina che li fa crescere.
Le cellule cancerogene, per il loro rapido sviluppo, hanno un forte appetito per il glucosio, il maggiore nutrimento umano usato per produrre energia.
I tumori spesso usano il glucosio in modo diverso dalle cellule sane, osservava ancora nel 1920 un biochimico tedesco.
Il taglio dei rifornimenti
Questa osservazione viene sfruttata già per scoprire tumori nel corpo usando PET scans. Si inietta una forma radioattiva di glucosio nel sangue ed essa va ad accumularsi nei tumori abbozzati, facendo così illuminare i punti critici di prossima formazione tumorale.
Attualmente la tendenza è quella di distruggere lo speciale meccanismo metabolico di crescita delle cellule cancerogene, tagliandole i rifornimenti e privandole di energia.
Le targeted therapies e la deattivazione degli acceleratori
Il principale filone di ricerca dell’ultima decade aveva come obiettivo le cosiddette targeted therapies che interferiscono con i segnali genetici e che agiscono come acceleratori, facendo crescere i tumori.
Solo che di acceleratori ce ne sono in abbondanza, per cui, anche se ne blocchi uno o due coi farmaci, non riesci certo a bloccare tutti gli altri.
In teoria comunque, togliendo energia ai tumori, si dovrebbe rendere tutti gli acceleratori deattivati ed inefficaci.
L’intrigante connessione tra cancro e diabete
Un fattore che sta sollevando interesse nel metabolismo del cancro è l’intrigante connessione tra cancro e diabete, una malattia metabolica caratterizzata da alti livelli di glucosio nel sangue.
Il possibile legame tra le due grandi patologie ha attratto così tanta attenzione che la American Cancer Association e la American Dietetic Association hanno pubblicato l’estate scorsa una dichiarazione condivisa che sintetizza tale fatto. E cioè che i malati di diabete tipo 2 tendono ad ammalarsi di certi tipi specifici di cancro.
Metformina diabetica usabile come pillola affamatrice di cellule cancerogene
E ci sono segnali che la metformina, la più usata pillola antidiabete, potrebbe essere efficace anche contro il cancro.
Ci sono alcune prove che tale farmaco lavora in parte come inibitore del glicometabolismo nelle cellule cancerogene, affamandole.
Occorre sempre fare i conti con gli equilibri interni del corpo
Comunque, gli esperti obiettano che, anche se fosse vero che alti livelli di glucosio alimentano crescite cancerogene, abbassare il livello generale degli zuccheri nel sangue, affamando l’organismo in toto, non sarebbe una strategia percorribile ed efficace perché, almeno per le persone sane e non diabetiche, il corpo riesce a mantenere un certo livello di glucosio nel sangue, anche indipendentemente dalle fluttuazioni nella dieta.
La traccia del glucosio non porta da nessuna parte
Quando un canceroso viene caloricamente contenuto e dimagrito, l’ammontare di glucosio nel sangue rimane vicino alla normalità fino alla morte, sostiene Michael Pollack, professore di medicina alla McGill University di Montreal.
Pertanto gli sforzi non sono di operare sui livelli di glucosio, ma di interferire specificamente sul come i tumori usano il glucosio stesso.
L’effetto Worburg e l’enigma della glicolisi usata dai tumori anche in presenza di abbondante ossigeno
E questo ci porta all’Effetto Worburg, che prende il nome dal biochimico Otto Worburg, premio Nobel, che fu il primo a notare il particolare metabolismo dei tumori nel 1920.
La maggior parte delle cellule sane brucia prevalentemente glucosio in presenza di ossigeno, per generare ATP, sostanza chimica che serve come sorgente energetica cellulare.
Ma, quando l’ossigeno è basso, il glucosio può essere trasformato in energia da un altro processo vicario chiamato glicolisi, che sviluppa acido lattico come sottoprodotto.
I muscoli sotto strenuo esercizio usano infatti la glicolisi e sviluppano acido lattico.
Quello che Warburg notava è che i tumori tendono a usare glicolisi persino in presenza di abbondante ossigeno. E questo è un fatto enigmatico, visto che la glicolisi è molto meno efficiente nel creare ATP.
Concetti cervellotici e contradditori su cancro e glicolisi
La teoria dice che le cellule cancerogene hanno bisogno di materia prima per costruire nuove cellule, oltre che per sviluppare ATP. E la glicolisi può aiutare a provvedere a tali mattoni costruttivi.
Ma resta il fatto che, come ogni cosa concernente il cancro, siamo di fronte a un metabolismo complesso.
Non tutte le cellule tumorali usano la glicolisi, mentre esistono pure alcune cellule normali che la usano.
Ecco allora che sarebbe interessante sviluppare dei farmaci in grado di colpire i tumori senza toccare le cellule sane.
I tentativi falliti della Threshold Pharmaceutical
Due precedenti tentativi della Threshold Pharmaceutical di interferire col metabolismo del glucosio non hanno funzionato nei test clinici.
Uno dei farmaci, chiamato 2 DG, ha la stessa formula di glucosio usato nello schema PET.
Ma, per colpa di piccole modifiche chimiche, questa forma di glucosio non può essere metabolizzata dalle cellule e così si accumula. Ma molto meno 2 DG è necessario per individuare un tumore su un video che per distruggerlo bloccandone l’operatività.
Statistiche dai dati irrilevanti
L’altro farmaco della Threshold è la glucofosfamide, glucosio misto a un agente chemioterapico standard. L’idea era che, come nel cavallo di Troia, i tumori avrebbero avidamente consumato tale glucosio e solo esso, finendo per essere avvelenati.
In un esperimento chimico che ha coinvolto oltre 300 pazienti con cancro pancreatico avanzato, il glucofosfamide ha prolungato la vita in confronto al placebo dello zero trattamento, ma non in modo statisticamente rilevante.
Nuovo tentativo sfruttando il filone del glucosio
Una nuova ditta, la Eleison Pharmaceuticals, sta pensando di rifare l’esperimento.
Il direttore della Eleison, Anthony Forres, ha dichiarato che la prova originale della Threshold avrebbe avuto successo se si fossero esclusi 43 pazienti che erano sottoposti a cura insulinica (cura che impedisce il PET scanning per i tumori).
L’insulina manda glucosio nei muscoli dello scheletro e nel tessuto adiposo, tirandone via al tumore.
Il suicidio delle cellule cancerose per il bene del corpo
Molte altre ditte e molti altri ricercatori stanno sviluppando farmaci che inibiscono gli enzimi coinvolti nella glicolisi e negli altri aspetti del metabolismo tumorale.
C’è pure un altro approccio ancora, dove non si cerca più di affamare il tumore togliendogli energia, ma al contrario dandogliene di più.
Ed è quella l’idea che sta dietro un farmaco chiamato dicloroacetato (DCA).
Evangelos Michelaikis, dell’Università di Alberta-Canada, è autore di questa idea.
Sostiene che esiste un meccanismo attraverso il quale le cellule, diventate difettose, sono in grado di suicidarsi per il bene del corpo.
Ma le cellule cancerogene usualmente non si suicidano.
E lui ribatte invece che può accadere, a patto che esse ricevano insufficiente energia.
L’uso del DCA o dicloroacetato
Il DCA, semplice sostanza chimica che si forma nell’acqua quando viene clorinata, è stata già usata per trattare malattie rare dove ci fosse accumulo di acido lattico nel corpo.
Il DCA inibisce un enzima chiamato pyruvate dehydrogenase kinase.
L’effetto di tale inibizione è di spostare il metabolismo dall’acido lattico producente glicolisi portandolo sulla normale ossidazione del glucosio.
Esperimenti coi soliti ratti
Nel 2007, il dr Michelaikis e colleghi hanno pubblicato un documento a dimostrazione che il DCA aggiunto all’acqua rallenta la crescita dei tumori polmonari provocati nei ratti.
E sembra pure che il DCA non colpisca le cellule normali.
Al punto che alcuni pazienti hanno cominciato a fare chiasso per ricevere tali cure.
In pochi giorni un chimico dilettante ha sviluppato il DCA mettendolo in vendita. E ci sono pure delle cliniche che lo propongono.
Il farmaco DCA che sarebbe in grado di provocare suicidio cellulare
Il dr Michelaikis ha invece professato cautela, perché alte dosi di DCA possono causare danni al sistema nervoso, ed anche perché servono mesi e mesi di cure, prima di poter giudicare gli effetti di un nuovo farmaco.
In primavera, nel Journal Science Translational Medicine, il dr Michelaikis ha riportato i primi test del DCA su pazienti affetti da cancro.
Quattro o cinque di essi, affetti da glioblastoma multiforme e di cancro mortale al cervello, hanno vissuto più di quanto ci si attendesse. Ma non c’era un gruppo di controllo e di riferimento, per cui il giudizio sugli effetti reali del DCA non sono validi statisticamente.
Ci sono anche le prove che il farmaco abbia provocato suicidio cellulare.
La solita ricerca di sovvenzioni
Dal momento che il DCA non è una sostanza nuova, e che dunque non si può registrare comme marchio, nessuna compagnia farmaceutica è disposta a sovvenzionare delle prove chimiche.
Così il dr Michelaikis ha cominciato a raccogliere denaro da fondazioni private e governative al fine di condurre esperimenti di più vasta portata.
Ma non ci sono dubbi sul fatto che questa sia una nuova direzione logica ed interessante.
Giochi per bambini scemi
Giochi sciocchi per bambini immaturi è il nostro commento finale a questo articolo che pretenderebbe di essere materiale di alta ed avanzata scienza, mentre sta a testimoniare una volta di più come vengono sprecati i soldi che finiscono alla ricerca.
Vediamo di elencare le sciocchezze e gli errori fondamentali che si ritrovano nell’articolo succitato:
1) L’errore di ritenere le cellule cancerogene diverse da quelle normali, quando esistono prove schiaccianti contro tale retrograda ed obsoleta teoria. In realtà cercare l’eliminazione delle cellule cancerogene, quando le cellule sono tutte uguali, è prendere per i fondelli il mondo intero, al fine di spillare altri soldi inutilmente.
2) L’errore di inibire le funzioni normali del nostro corpo giocherellando col glucosio e con la glicolisi, quando si sa che il corpo ha un suo ordine e una sua logica, per cui appare bambinesco fare questi giochini a inibire, o a stimolare, a voler diventare per forza attori protagonisti di processi interni guidati in realtà dai meccanismi compensativi ed equilibrativi del sistema immunitario.
3) L’errore, vecchio, incancrenito ed utopistico, di sperare che una sostanza colpisca le eventuali cellule cancerogene in modo selettivo, risparmiando le cellule sane.
4) L’errore di causare effetti collaterali imprevedibili, di breve e di lungo periodo.
5) L’errore di puntare a pochi giorni di sopravvivenza col metodo dell’accanimento terapeutico, che nulla ha di interessante, di lenitivo, di guaritivo, di utile per il paziente.
6) L’errore di non considerare se esista un ordine interno governato e diretto dal sistema immunitario, per cui volersi sostituire ad esso con inibizioni, accelerazioni e frenate, è estremamente infantile.
7) L’errore di utilizzare cavie di ratti impiantando loro tumori ed altre patologie è crudele ed aberrante di per sé, ed in più non ha alcun valore scientifico.
8) L’errore di non capire che una cosa è tumore, ossia ricettacolo veleni disgregabile con digiuno, e un’altra ben differente è cancro, ossia metastasi e cachessia.
9) L’errore di non spendere una sola parola sui fattori dietologico-tossici che hanno portato alla formazione tumorale.
10) L’errore di confondere la normalissima moria fisiologica di cellule, o anche la stimolata moria di esse per via farmacologica, con un assurdo concetto di suicidio cellulare.
L’assoluta normalità delle cellule cosiddette cancerogene
Come ho scritto nella tesina Lipotoxemia ed emoviscosità, ovvero cancro, del 19/1/10, la cellula cancerogena non è che una cellula normalissima, malnutrita e malossigenata, su cui crescono e si sviluppano delle cellule normali.
Il guaio è che dire la verità non fa guadagnare soldi alla debosciata, ma tuttora imponente masnada mondiale dedita alla Ricerca sul Cancro.
Il tumore non è un mostro
Dire la verità evita che si perda altro tempo in ricerche inutili, banali ed imbarazzanti.
E c’è pure il rischio di spingere i ricercatori a non perdersi nei fronzoli, ma a ricercare una buona volta nella giusta direzione.
Il tumore non è affatto un mostro che piomba a caso e per disdetta su qualcuno, ma una costruzione organica logica elaborata sapientemente dal sistema immunitario.
Il cancro non è un mostro, ma la degenerazione di una cosa logica.
Il mostro è l’essere umano che pensa cose abominevoli, fa cose abominevoli, mangia cose abominevoli,
con la spinta e la raccomandazione di medici e nutrizionisti abominevoli.
Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma e ABIN-Bergamo