CIVILTA’ CANNIBALISTICA E PROCURATORI DI CANCRO

LETTERA

 

Vegana, crudista e dietista professionale

 

Ciao Valdo, voglio darti appositamente del tu perché ti leggo ormai da tanto tempo.

Ti stimo e ti apprezzo tantissimo. Ogni riga, ogni pensiero, ogni battuta che tu scrivi vorrei averla scritta io. Sei i miei pensieri che si trasformano in parole. Nero su bianco.

Sono da anni vegana crudista.

Da quando ti leggo ho iniziato anche a fare qualche piccolo digiuno di uno-due giorni.

La mia professione è fare la dietista, e qui sta il punto.

Autrice di “La Dieta Comica”, un libro che è andato a ruba

Due anni fa ho scritto un libro.

Un libro volutamente frega-onnivori, dal titolo “La Dieta Comica”, e dal sottotitolo “Infatti riderete per tutte le corbellerie che vi hanno raccontato finora!”

Nella prima parte racconto come dimagrire, lasciando da parte tutti i cibi sbagliati, insegnando come la masticazione e le buone combinazioni portino non solo al dimagrimento ma anche a far sparire gastriti, ulcere e reflussi vari.

Riesco a farmi leggere dagli onnivori

Pian piano che il lettore si inoltra nella lettura, comincio a parlare degli effetti delle proteine animali.

E comincio a dire come questi meravigliosi esseri innocenti vengano accoltellati, sbollentati e massacrati.

Morale? La gente si ritrova fregata.

Mai un onnivoro acquisterebbe un manuale su come diventare vegano.

Così invece la maggior parte di chi legge si convince ad abbandonare il cannibalismo, o perlomeno a ridurre drasticamente i veleni proteici.

Centri di dimagrimento efficaci per la linea, ma con risultati salutisticamente aberranti

Lavoro in tre centri di dimagrimento, per cui vedo le persone a catena di montaggio.

Spiego poche cose e, a chi è più ricettivo, insegno come stare in salute eliminando sempre più la componente cibaria animale e i suoi derivati.

Purtroppo queste persone sono poi seguite da specialiste nei trattamenti di estetica.

Le estetiste però, non conoscendo nulla di alimentazione, pensano solo a far dimagrire velocemente la gente, prescrivendo diete iperproteiche.

In questo modo, non solo avvelenano le clienti, ma si uniformano pure a tutti quegli istituti che promuovono diete carnee con catastrofici risultati a lungo termine.

Ed in più vanificano i miei sforzi di condurre la gente ad un percorso più salutare e naturale.

Tante persone dimagrite e in forma smagliante, ma scarsa riconoscenza

In altri due laboratori, per fortuna mi muovo al meglio.

Al primo approccio racconto come dimagrire imparando a digerire bene.

Poi pian piano passo a togliere carni, pesce, uova e formaggi, spiegando loro gli effetti nefasti sulla salute, sulla mente, sugli equilibri naturali del pianeta.

Sai cosa mi fa rabbia?

Non capisco perché manchi spesso un minimo di riconoscenza.

Io ho curato tante persone che oggi non solo sono dimagrite, ma stanno pure in forma fisica smagliante, e non hanno più gonfiori, bruciori di stomaco, cefalee, reflussi vari.

Le fortune dei medici spacciatori di diete alto-proteiche

Conosco invece dei medici capaci di imporre solo carne per mesi, se non per anni, aggiungendo regolarmente delle pasticche non bene identificate, utili però a fare soldi.

Hanno centinaia di clienti, specie donne, anche se poi più di qualcuna finisce per andare sotto i ferri.

Come una mia amica che, dopo l’asportazione di un nodulo al seno, ha pensato bene di ritornare dal medesimo spacciatore di dieta-alto-proteica dottor P., assiduo seguace della dieta Lemme.

Ovviamente non sono riuscita a dissuaderla dall’ulteriore avvelenamento.

Il mercato premia spesso gli avvelenatori di regime

Perché sono arrabbiata? Perché amo il mio lavoro, amo far capire alla gente come curarsi con la frutta, la verdura, i cereali e i legumi.

E bisogna anche vivere.

Mentre i dottori, i procuratori di tumori vivono alla grande, e possono permettersi di continuare legalmente a rovinare ancora più gente, io ho in questo periodo troppe ore libere.

Una seconda edizione del libro, curata da Stampa Alternativa

La prima stampa del libro è stata fatta da me in proprio, con 1000 copie, sparite in tre mesi.

Ora ci sarà una nuova ristampa, a cura dell’editore Stampa Alternativa.

Vorrei inserire alcune tue citazioni. Posso?

Se ti va, provvedo ad inviarti il libro ancora senza editing, però con già inseriti alcuni tuoi scritti.

Non ne posso più del mio stesso ambiente

Che dire, avevo troppa voglia di scriverti. Vorrei conoscere più gente come te.

Vorrei più contatti qui a Bologna, con gente che la pensa come noi.

Vorrei più amici che non pensino solo a mangiare mortadella e salame, compresi i miei familiari e il mio fidanzato. Sono sempre più stanca di stare con sta gente, anzi mi sono proprio rotta.

Con quei sorrisini e quelle frasi: “Mirna, lo puoi mangiare il pesce? E ti andrebbe un po’ di pollo?

Ma come mai, poverina?”

La fiera campionaria delle malattie

Il bello è che sono tutti malati! Obesi, operati al cuore (però prendono i farmaci per fluidificare), come mio padre, operato già due volte. O come mia cognata, che sembra uno zombie talmente soffre, con i reni a pezzi. Eppure continua a dire “Che male vuoi che faccia?”, mentre fa una grattatina di grana sui tortellini. Il male poi lei lo ha nel sangue. Glielo ha detto dio, cioè il medico.

O come mia sorella, asmatica. O come mia madre, diabetica.

Ma non mi crede, anche se mi ha vista coi suoi occhi guarire dalle artriti che, fin da bambina, mi avevano procurato tanto dolore.

Forse serve tunica bianca, occhi azzurri e lunghi capelli biondi per essere creduti.

Nessun profumo di fragole e di mele, ma abbondanti miasmi di sangue rappreso e di cadaverina

Bella famiglia, eh?

A casa dei miei, non trovi cassette di mele, di arance o kiwi, tutte cose che fanno malissimo.

Trovi però freezer colmi di poveri conigli, con pezzi di cadavere assortiti un po’ ovunque, pendenti dal soffitto, nei frigoriferi o sull’affettatrice.

Non abbiamo messo in conto il masochismo, la voglia della gente di autopunirsi e di farsi del male

Scusa lo sfogo. A volte cerco di dare a mia madre qualche tua tesina, ma non le legge.

E comunque le sue risposte sono che, ormai, sono abituati così.

Forse ha ragione. Forse non stanno poi così male.

Non sarà che una buona dose di masochismo non aiuti a vivere meglio?

Se procurare il cancro significa far bene, mettiamoci anche noi a dire Viva la mortadella, viva il grana e viva il prosciutto!

Penso addirittura che dovremmo smetterla di parlar male delle proteine e di tutto il resto.

Penso che dovremmo riciclarci e accodarci ai procuratori di cancro, e tessere una lode alla soppressa e alla mortadella, al prosciutto cotto e alla fettina, al fegato e al rognone, esaltando le loro qualità organolettiche, che stanno facendo un gran bene alla bellezza ed alla salute della gente!

Mi raccomando, se capiti a Bologna, se vieni a qualche fiera, mi farebbe piacere conoscerti di persona. Un abbraccio grande e sincero.

Mirna Visentini

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RISPOSTA

 

Non solo salutista, ma anche scrittrice talentuosa

 

Ciao Mirna.

Auguro al tuo libro di diventare best seller.

Già queste poche righe dimostrano la tua verve, non solo come dietologa ed operatrice di salute, ma anche come scrittrice di talento.

Certamente che puoi inserire parti tratte dai miei scritti. Mi farai un grande onore.

Sarò comunque a Parma il 23/2 per il Vegadinner organizzato da Luigi Boschi alle 19-21 presso la Trattoria da Romeo, Strada Trasversale 185/A, tel 0521-641167 o 333-7363604.

La mala-reputazione di una bella città italiana

Quanto alla tua famiglia, non è il caso di disperare. Ce ne sono migliaia e milioni sulla stessa falsariga.

D’accordo che c’è poco da scherzare.

D’accordo che mal comune non fa mezzo gaudio, ma non è detto che qualcuno non si ravveda.

Certo che Bologna meriterebbe una miglior reputazione in giro per il mondo.

Se uno sta a Tokyo, a Seul o a Pekino, e vuole qualche porcheria animale in aggiunta al piatto di pasta, di zuppa o di pizza che ha ordinato, non serve portare con sè l’interprete, basta dire Bologna.

L’espressione Bologna è elencata anche nei dizionari cino-giapponesi.

Come Giappone sta per balena, così Bologna sta per carne.

Il miraggio di un panino vegano

Se sei di fretta e di fame, e transiti alla stazione di Bologna, prova a cercare un panino o una piadina di tipo vagamente vegetariano, presso i tanti bar e fast food ferroviari.

Si tratterà di un’impresa improba.

Avrai pane per i tuoi denti, ma soprattutto prosciutto, salame e mortadella.

“Niente di vegano?”, mi è successo di chiedere ultimamente.

Il ragazzotto dietro il banco mi ha guardato come fossi un alieno, e ha risposto con una mezza sghignazzata.

Valdo Vaccaro – Direzione AVA-Roma e ABIN-Bergamo