La musicoterapia, come molte altre professioni praticate in Italia, si trova nel tipico invischiamento burocratico per cui ciò che è già da anni consolidato nella pratica non è stato ancora ufficializzato dal punto di vista giuridico. Questa situazione di limbo, come è prevedibile, genera purtroppo la mancanza di una precisa normativa e una chiara definizione sulle scuole di formazione per musicoterapeuti – molte, sì, ma non sempre certificate e dunque in grado di fornire garanzie sufficienti agli iscritti così come ai futuri pazienti.
Cercheremo in questo e nel prossimo articolo di districare almeno in parte questo scomodo problema.
Musicoterapista e musicoterapeuta: il dibattito
E’ necessario innanzitutto aprire una parentesi per mettere in luce l’aperto e accalorato dibattito riguardante la definizione dei professionisti che operano nel settore della musicoterapia.
Pare che la principale differenza messa in evidenza sia questa: il musicoterapeuta avrebbe, in quanto laureato in medicina, psicologia, scienze della formazione e/o diplomato al conservatorio con una specializzazione in musicoterapia, competenze specifiche, sia a livello teorico che pratico, superiori a quelle del musicoterapista. Questa seconda figura è infatti da identificarsi in un diplomato con una formazione più o meno approfondita nell’ambito della musicoterapia; in questo senso si tratterebbe dunque di qualcuno che mette in atto con le proprie competenze tecniche la terapia decisa dal musicoterapeuta, con cui collabora a stretto contatto.
La legislazione sull’Arteterapia
Ad oggi la musicoterapia, annoverata ufficialmente tra le Artiterapie, rientra ancora tra le attività professionali non regolamentate (Legge Numero 4 del 14 gennaio 2013).
Dopo l’approvazione della suddetta legge nel 2013, le associazioni di musicoterapia più significative sono state chiamate al tavolo dell’UNI (l’Ente Nazionale Italiano di Unificazione) per la discussione delle norme che definissero il profilo del musicoterapeuta.
E’ stato decretato che l’accesso alle scuole qualificate debba avvenire soltanto dopo una formazione di base con laurea triennale o equiparabile, dopo la quale occorreranno altri tre anni di studio riguardante aree didattiche precise, ossia volte a sviluppare nell’iscritto competenze musicali, mediche e psicologiche.
Le scuole riconosciute
Chi ha intenzione di lavorare in questo affascinante e sempre più popolato settore ha il dovere, non fosse altro morale, di conseguire la formazione professionale migliore che sia possibile reperire.
Questo, in Italia, significa in questo momento affidarsi e fare riferimento alle scuole riconosciute da FEDIM (Federazione Italiana Musicoterapia), AIM (Associazione dei Professionisti della Musicoterapia), CONFIAM (Confederazione Italiana Associazioni e Scuole di Musicoterapia) e ai Conservatori che abbiano ottenuto il riconoscimento ministeriale (come quelli delle città di L’Aquila e Verona).
La facoltà di Scienza della Formazione dell’Università di Roma Tre offre un Master in Arteterapia che include anche la musicoterapia.
Ad ogni modo, non esistendo ancora, come già detto, una chiara regolamentazione, i parametri di ammissione e dunque i requisiti richiesti potrebbero ancora variare da scuola a scuola, così come il costo, la durata dei corsi e le specifiche delle materie trattate.
Maurilio Di Stefano