Non sempre tecnologia significa evoluzione e progresso
Gentilissimo dr Vaccaro, mi trovo pienamente d’accordo con le sue considerazioni e, quando non lo sono, rispetto la competenza e il cuore che lei mette nei suoi articoli che leggo sempre con piacere.
Penso che occorrerebbe rivedere il concetto di evoluzione della specie (umana ovviamente) perché, essere tecnologicamente avanzati, non significa affatto essere evoluti.
L’equazione tecnologia uguale sempre progresso, sembra essere più che mai precaria.
Finché la società umana non diventerà più sensibile, più impegnata ad accettare filosofie, politiche e pratiche sostenibili per il pianeta Terra, finché continueremo ad assistere ad eccidi, omicidi, prepotenze e sopraffazioni, finché saremo governati da approfittatori e da incompetenti, finché non troveremo rispetto, benevolenza e fratellanza gli uni verso gli altri, rimarremo semplicemente quello che siamo sempre stati.
Rimarremo degli esseri zotici e volgari, primitivi ed ignoranti, presuntuosi ed arroganti.
Rimarremo quelli che hanno sostituito il baratto col supermarket, il pallottoliere col computer, la ruota con i giocattoli tecnologici, la fionda col fucile, la clava con la doppietta.
La saluto. Alessandra da Roma.
Mia risposta ad Alessandra.
Una lettera equiparabile a una poesia da incorniciare. L’opposto di quanto avviene in tivu.
Come non essere d’accordo con te? Ti ringrazio per questa autentica perla del tuo pensiero.
Ieri sera, dopo aver letto il tuo messaggio, ho acceso il televisore per assistere a un dibattito sulla caccia, dove c’erano ben 6 personaggi invitati, uno appartenente al gruppo abolizionista Centopercento Animalisti, uno del WWF, due teoricamente indipendenti, ma tutto sommato tolleranti verso forme di caccia più controllate, e due altri in rappresentanza legale dei cacciatori.
Anziché un dibattito duro ma civile come avrebbe dovuto essere, è successo di tutto.
Il moderatore, che stava lì più a far finta di moderare che a farlo effettivamente, richiamava in continuazione l’avvocato dei cacciatori, il più pimpante e il più dotato di oratoria, ma anche di sottile maleducazione, ma non è mai riuscito ad essere imparziale ed obiettivo, a tenere in pugno quella baraonda televisiva e quella farsa di dibattito, dove nessuno riusciva a esprimersi senza che gli altri non lo interrompessero, e dove il più bersagliato da insulti e da impedimento a parlare era proprio il malcapitato abolizionista.
Un inno all’accoppamento-animali e una ridicolizzazione del movimento vegano.
Gli abolizionisti CentopercentoAnimalisti chiamati liberamente CentopercentoCretini.
Chiamare poi sei persone a fronteggiare una sola contraria davvero alla caccia, si è tradotta in una specie di inno al mantenimento della caccia, alla ineluttabilità dei principi e delle pratiche venatorie, magari con modalità diverse, con protezione di un animale piuttosto che un altro, o con zone riservate a certi cacciatori piuttosto che ad altri.
Il malcapitato animalista, è stato dipinto dai paladini della caccia, e da diversi accoppa-animali che intervenivano telefonicamente, a volte come sbandato, a volte come un CentopercentoCretino che osava contestare quei civili cittadini che pagano le tasse e che si chiamano cacciatori, e ha finito per fare una figura piuttosto indecente e malconcia.
Nessuna meraviglia e nessuno scandalo.
Tutto secondo le previsioni.
Tutto in linea con Gusto, con Prova del Cuoco, con Uno Mattina, e con le solite tendenze carnofile, cacciofile, e tormentofile, di tutti i canali televisivi, preda e colonia del Partito della Bistecca, del Latte, della Lepre, del Fagiano e del Pesce e del Prosciutto.
Del resto come sorprendersi?
Chi sovvenziona le reti televisive coi miliardi delle sponsorizzazioni?
Non certo i produttori di pomodori, di arance e di radicchio, che hanno difficoltà a sbarcare il lunario.
Non certo noi animalisti e vegani che ci diamo da fare per pura passione, mettendo semmai a repentaglio la nostra stessa posizione sociale ed economica.
Dunque ogni cosa è andata esattamente come previsto, come doveva andare.
Federcaccia e Allevatori in festa per l’ennesima sberla agli abolizionisti del Carnelattismo.
Come si fa a teorizzare la morte di una attività sportiva onorata come quella venatoria?
Alla Federcaccia, devono essersi sbellicati dalle risate e dai battimani.
Ce ne fossero trasmissioni televisive di questo tenore, magari a cadenza settimanale.
Altre doppiette spunterebbero all’orizzonte, pronte a tamponare la presente crisi di vocazioni, che colpiscono ahimè non solo il sacerdozio, ma anche il cacciardozio.
Come si fa a chiedere l’abolizione della caccia?
Come si fa a dire certi spropositi e certe bestemmie?
Come si fa a teorizzare la morte di una attività venatoria rispettabile ed onorata?
Non sai che ci sono fior di cacciatori tra i deputati e i senatori?
Non sai che esistono pure dei preti cacciatori?
Come si fa a contestare l’amore per la natura degli impallinatori della domenica?
Come si fa a contestare gente che rispetta la natura e che tiene i boschi belli e puliti, attivando sentieri in mezzo a tante spine, creando zone in cui gli animali possano pascolare ed alimentarsi in pace, selezionando e sfoltendo quelle bestiacce che osano correre libere per i campi provocando danni agli agricoltori, diradando quegli uccelli fastidiosi che si permettono di canticchiare e cinguettare allegramente sugli alberi disturbando gli armoniosi suoni degli spari che rintronano deliziosi e suadenti nelle orecchie della gente di campagna.
Come si fa ad essere così retrogradi ed incivili da contestare la sportività e l’amore per la natura di questi atleti della domenica che, doppietta in spalla, passeggiano a pochi metri dalle silenziose e mortuarie case tra i boschi e le periferie?
Come si fa a criticare questi adepti della dea Diana che vanno portando la civiltà e la vivacità dei pallini, offrendo la musica del bum-bum a gente annoiata dal silenzio sepolcrale dei boschi, attentando alla incolumità di chi fa una corsa all’aria aperta, di chi raccoglie verdure di bosco, di chi va per funghi o per castagne?
Una scelta etica tra caccia ed abolizione-caccia che diventa invece trasmissione di appoggio e di normalizzazione a favore dell’attività venatoria
Come si fa ad essere così crudeli e antidemocratici da voler negare a questi artisti del tiro al volo, la gioia di vedere il loro cane stanare il volatile e poi riportarglielo bello ed impallinato, caldo e morente, tremante o fulminato, tra le mani ansiose ed eccitate dal sangue?
Quella trasmissione, grazie a una formula perversa di par-conditio e di democrazia televisiva, si è trasformata da quello che doveva in realtà essere, ovvero un forum di scelta etica tra caccia e anticaccia, in una rubrica di appoggio incondizionato alla caccia, in una trasmissione di normalizzazione della crudeltà istituzionalizzata e legalizzata.
Il problema è essenzialmente di tipo culturale e formativo.
La caccia è come la febbre e il mal di pancia, è un sintomo. La malattia vera è un’altra.
Serve l’impatto sul cervello e sull’anima.
Come giustamente osservi, Alessandra, il problema non è quello di eliminare la violenza e la sopraffazione, e nemmeno quello di eliminare la maleducazione e la cialtroneria chiamata caccia.
La caccia è come la parolaccia e la bestemmia, la caccia è come la febbre e il mal di pancia.
Si tratta di sintomi negativi che devono essere aboliti, ma non intervenendo direttamente su di essi.
Occorre andare più a fondo, più alla radice.
Serve l’impatto decisivo sul cervello e sull’anima.
Quello che serve eliminare è primo l’ignoranza e l’insensibilità, secondo l’odio e la sopraffazione verso il debole e il diverso, terzo l’istinto bestiale che porta l’uomo alla sopraffazione e alla crudeltà.
In altre parole, serve l’abitudine alla bontà ed al rispetto.
Esistono cacciatori pentiti che si sono trasformati in tiratori scelti al piattello.
Anche dentro il cacciatore più convinto alberga un cuore umano.
Servirebbe anche deporre tutte le armi di offesa, e impedire alle fabbriche di continuare con le doppiette e le cartucce, proponendo loro di fabbricare cose più utili ed innocenti.
Conosco però diversi ex-cacciatori, che tengono con religiosa cura diverse doppiette, ma che hanno tuttavia imparato a rispettare gli animali, decidendo di smetterla e di rispettarli.
Al massimo vanno con il loro armamentario al campo di tiro al piattello.
Del resto, per quanto una persona che ammazza si trasformi in bruto sistematico, non dimentichiamo che anche dentro il cacciatore più convinto alberga un cuore umano.
Tutto sta a parlargli nel modo giusto.
Tutto sta nel proporgli un premio, un incentivo ed un’alternativa. Un regalo statale tipo fotocamera e macchina fotografica, contro ogni doppietta consegnata allo stato.
O un abbonamento gratuito annuo a una casa di massaggi.
Finché c’è gente che pensa di arricchirsi in salute e vitalità col cadaverino del fagiano.
Che serve poi demonizzare il cacciatore finché la gente mastica sangue da mattina a sera?
Fin quando c’è gente al mondo che pensa di arricchirsi in salute e in vitalità mangiando carne selvatica, perché ritenuta migliore di quella di allevamento, ignorando che si tratta sempre e comunque di una povera salma da obitorio e da cimitero delle vittime innocenti, resterà inutile contestare pescatori e cacciatori, onesti o di frodo che siano.
Serve insegnare alla gente che ognuno di noi è un zoticone ed un maleducato, un mangiatore abusivo e di frodo, ogniqualvolta porta alla bocca un pezzo di carne, un hamburger e un uovo.
Che serve poi demonizzare il cacciatore fino a quando il 90 percento della popolazione mondiale si macchia in continuazione del medesimo sopruso, masticando sangue da mattina a sera, e senza nemmeno indossare gli stivali e il giubbotto coi pallini?
Capisci quanta strada occorre dunque percorrere?
L’istruzione alternativa, sistematica e intelligente è la sola arma fondamentale.
Le grosse responsabilità dei docenti, degli artisti, dei campioni dello sport, dei governanti.
La solita inadeguatezza dei discorsi presidenziali e papali.
L’istruzione alternativa, sistematica, intelligente, è la sola arma che può smuovere il mondo.
La contrapposizione nevrotica tra animalisti e filo-cacciatori, tra animalisti e filo-allevatori, lasciata a sé e priva di supporto mediatico, scolastico ed istituzionale, non porta a una risoluzione civile e radicale del problema.
E’ per quello che gli artisti, gli insegnanti, i governanti, e chiunque abbia posizioni di rilievo e di influenza in questa società, ha grossissime responsabilità sociali, etiche e salutistiche.
E’ per questo che, nonostante abbia apprezzato l’equilibrio e la pacatezza del discorso di fine d’anno del nostro presidente della repubblica, abbia notato la solita carenza e la solita lacuna di tutti i suoi predecessori, come anche quella di tutti i papi, e quella di tutti gli enti di protezione animale.
Parole a fiumi per la povera ragazza Eluana Englaro
Parole a fiumi, lacrime e rosari, per il dramma di una povera ragazza in coma da 17 anni, di nome Eluana Englaro, dove un padre che è la persona più colpita e più qualificata per giudicare, viene addirittura spinto in una o nell’altra direzione.
Una pubblicità e un chiasso mediatico indecenti su un caso che meriterebbe invece un rispettoso silenzio e la massima riservatezza.
Cosa c’entra una ragazza in coma con gli animali che tu vuoi difendere?
Mica vorrai paragonare una persona con una mucca?
La vita e la morte sono un fenomeno che ci riguarda tutti molto da vicino.
Uomini e animali parte della stessa anima e della stessa sorte: qualunque cosa accade agli animali, accadrà poi anche agli uomini, usava dire il selvaggio Indiano d’America ai conquistatori del Far-West, che facevano strage di bisonti.
Uomini e animali concepiti e fabbricati entrambi dallo stesso creatore, o se vuoi dagli stessi meccanismi evolutivi.
Eppure mai una singola parola circa il dramma che si gioca quotidianamente sulla testa e sul sangue degli animali in stalla e di quelli perseguitati nei boschi.
Piangiamo di fronte a un autentico dramma personale umano, singolo, il che va bene.
Ma se poi ci laviamo le mani, e non battiamo ciglio per un dramma planetario che accade nelle immediate vicinanze di dove viviamo, il nostro senso di pietà e amore per gli altri diventa assai poco credibile.
L’atteggiamento comodo ed ipocrita della Chiesa
Cerchiamo di essere più lineari e più coerenti.
Come mai la Chiesa, che ha pianto così poco, nella storia e nel presente, per i milioni di gente che essa ha mandato disinvoltamente ai tribunali dell’Inquisizione ed al rogo nel suo truce passato, si commuove adesso così facilmente?
Come mai la Curia Romana, che non ha mai versato una singola lacrima per miliardi di anime di quadrupedi e piumati, passate indecorosamente sui propri piatti e su quelli dei fedeli da lei manovrati, oggi si batte il cuore e si dispera tanto per l’anima di una ragazza tenuta in bilico e in vita da un filo che da 17 anni non si spezza?
L’amore per la vita è sempre rispettabile e condivisibile, questo è poco ma sicuro.
Quando si piange però a ordinazione e a comando, quelle lacrime sanno molto di posticcio e di coccodrillo.
La Eluana pare deglutire in modo autonomo, dimostrando nonostante tutto concreti segnali di vitalità.
La somministrazione del cibo non appare dunque forzata al punto di apparire quale accanimento terapeutico.
Volendo decidere cosa sia giusto fare e non fare, non è cosa semplice.
Ci siamo evoluti. Rispettiamo il moribondo e il quasi morto.
Ma, per piacere, impariamo a non dimenticare il vivo bipede e non bipede.
La civiltà greca, soprattutto quella spartana, lanciava i piccoli lungo i dirupi per fare la selezione naturale della specie guerriera.
Ci siamo evoluti e rispettiamo anche il moribondo e il quasi morto.
Ma, per piacere, non dimentichiamo il vivo, bipede e non bipede.
Non dimentichiamo gli esseri che stanno in sala di attesa per passare al reparto legalizzato e benedetto dello scannamento.
E non dimentichiamo gli esseri che cantano e coniugano in piena libertà il loro amore e il loro inno di ringraziamento al Dio che li ha creati, e che stanno per passare al reparto sportivo e civile dell’impallinamento.
Valdo Vaccaro
Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)
Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)
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