DUBITO SU TUTTO, MA NON SUL VACCINO

DUBITO  SU  TUTTO,  MA  NON  SUL  VACCINO      

 

Il messaggio amichevole al vetriolo

 

Buon pomeriggio.

Avevamo in classe alle superiori ITC Zanon di Udine un ragazzo colpito dalla polio.

Secondo te, se fosse stato vaccinato?

Convengo che prima di seguire l’indicazione dell’ASL e vaccinare mio nipote, nutrivamo qualche incertezza sul da farsi, ma poi abbiamo seguito quanto indicato dalle istituzioni.

Se gli Indios d’America si fossero vaccinati (non esisteva il vaccino, ma supponiamo), si sarebbero salvati dall’ecatombe che li colpì, a parte gli omicidi perpetrati dagli invasori spagnoli.

Ma i virus, esistono o no?

Mi sembrava di aver letto un tuo precedente articolo dove ne negavi l’esistenza.

Condivido in pieno le tue convinzioni sulla sana alimentazione e sulla vita sana, che seguo con scrupolo, ma anche con alcune eccezioni, che riempiono di gioia sia la pancia che lo spirito.

Mandi. Renato da Tricesimo (Udine).

 

Impariamo ad essere più franchi e diretti, senza tergiversare troppo, come si fa coi clienti da mettere a proprio agio e poi stangare a proprio piacimento

 

Tempo fa, un mio lettore continuava  a farmi complimenti posticci e a dire che era d’accordo qui e d’accordo là, anche se non era vero affatto.

Anche lui un ex-bancario come te.

Nessuna intenzione da parte mia di fare delle insinuazioni o delle ipotesi negative sulla categoria ragionieristica e creditizia, che comprende tra l’altro fior di cervelli, nonché diversi cari amici che mi seguono con genuino interesse.

Ma può anche essere che la dedizione eccessiva alle cifre, ai fondi, ai capitali e agli interessi, comporti talvolta, per reazione naturale, una sorta di allineamento freudiano, fideistico e preconcettuale alle verità istituzionali, una scarsa disponibilità a concedere spazio alle verità scomode, inconsuete e antagonistiche.

Alla fine gli dedicai una tesina che gira tuttora su Internet, dal titolo  Sono d’accordo, in linea di minima (che ti mando in allegato).

 

 

 

Un’amichevole strigliata per delle inesistenti o precarie condivisioni

 

D’accordo che hai sempre coltivato il gusto della provocazione.

D’accordo poi che agli amici, per principio, non si concedono sconti e tappeti rossi.

D’accordo che Nemo propheta in patria, ma dal mio ex-compagno di banco alle superiori, pur non aspettandomi lo zuccherino, non avrei previsto il vetriolo e l’esca avvelenata.

La prossima volta, cerca solo di essere leggermente più chiaro con me, e di non dire con la tipica diplomazia commerciale Condivido in pieno le tue convinzioni, mentre non le condividi per niente.

Fatta questa piccola amichevole strigliata, veniamo al dunque.

 

Argomentazioni da partita a briscola

 

Col se e col ma non si fa la storia.

Non sono nemmeno sicuro se quel nostro compagno di classe fosse o non fosse stato vaccinato, né conosco quali abitudini comportamentali e nutrizionali avessero avuto i suoi genitori e lui medesimo nei tempi precedenti alla crisi poliomielitica.

In ogni caso non si fanno affermazioni di quel tipo, pensando di usarle come prova scientifica di quello che si vuole sostenere.

Quello è un metodo da osteria, non da argomentazione scientifica.

 

Una fedele radiografia del cedimento all’imposizione vaccinatoria

 

Molto più franca e comprensibile la tua ammissione sul come si arriva alla scelta di vaccinare.

Avevate dei dubbi per vostro nipote, ma alla fine, lo spaventapasseri agitato dalle ASL in concomitanza con ogni evento vaccinatorio, vi ha portato a cedere e a dire Vuoi che non sappiano quello che fanno? Vuoi che sbagli l’America, lo stato, il governo, il ministro, il medico, l’infermiera e tutto l’apparato sanitario?

Non avete fatto altro che ragionare come il gregge, come la maggioranza, che fa magari qualche piccolo giro mentale di valzer con le teorie strampalate dell’opposizione al sistema, ma alla fine si sbaciucchia e amoreggia col maschio e solido potere costituito, si accoppia, gode e si gratifica con le garanzie scientifiche offerte dall’apparato burocratico, e dà piena e cieca fiducia ai poteri della Repubblica.

 

Dalla sindrome del fascio alla sindrome della giustificazione scientifica.

La storia viene sempre scritta dai vincitori, dagli autori dei misfatti.

 

La storia non finisce lì.

Chi subisce la sindrome del fascio e le imposizioni del potere, chi si piega e si offre alle sicurezze istituzionali, suffragate dalle martellanti campagne terroristiche, pretende anche di giustificare le proprie scelte con motivazioni scientifiche.

Non ammette che si è spaventato, che è troppo pigro per leggersi qualche libro approfondito sull’argomento, che lo ha fatto per amore del quieto vivere, che dopotutto i rischi e i danni finiscono sulla groppa del bambino piccolo e ignaro, sottoposto alla vile ed ignobile aggressione del vaccino.

Ecco allora che va in cerca di scuse inconsistenti e di alibi raccogliticci.

Ecco allora che salta fuori dalla memoria il caso individuale di Pinco Pallino, e le teorie inaffidabili e falsate di qualche libro di storia, che attribuiscono la scomparsa di una civiltà millenaria a malattie di comodo e non ai genocidi ed alla violenza perpetrati dai Conquistadores, autori dei misfatti e redattori  nel contempo di tali ipocrite versioni storiche.

L’istruttivo esempio della brutalizzazione dei Pima in Arizona

 

L’annientamento e la brutalizzazione degli Indiani d’America da parte dell’immigrazione europea, va letta sulla stessa falsariga.

Gli stessi Pima dell’Arizona, che oggi sopravvivono come la tribù più obesa, diabetica, drogata, malsana del pianeta, erano cento anni fa una popolazione straordinariamente sana, attiva, operosa, dedita all’agricoltura in mezzo a canali e rigagnoli baciati dal sole.

Gli americani deviarono il corso dei fiumi e trasformarono la regione da fertile paradiso terrestre in bollente ed inospitale deserto, costringendo i suoi abitanti originari a dimenticarsi dei propri meloni e delle proprie angurie, degli orti e dei frutteti di un tempo, e a diventare clienti fissi dei supermercati, della Coca-Cola, della Kraft, della Marlboro e della Pfizer.

 

I virus esistono o no? La sclerosi gira da altre parti.

 

Ma i virus esistono o no? Mi sembrava di aver letto in un precedente articolo che ne negavi l’esistenza.

Non so se devo prenderti sul serio o a calci nel sedere, come è opportuno fare con chi hai in confidenza e ne approfitta, divertendosi a bersagliarti con dei sassolini.

E’ come se venissi a chiedere a te, eminente dirigente bancario, Esistono o no i soldi e le banconote? visto che in una tua relazione passata avresti espresso dei dubbi in proposito.

Siccome non sono bevitore, e siccome tengo il cervello irrorato in continuazione dal suo cibo preferito, che non è il fosforo dei pesciolini, ma il succo zuccherino naturale disciolto in acqua biologica, la sclerosi gira da altre parti.

 

Hai sempre rivelato temperamento artistico, cadendo spesso dalle nuvole

 

Sia ben chiaro, non sto dicendo che giri dalle tue parti. La mia alimentazione garantisce un sangue libero dai veleni, e le allusioni venefiche non appartengono al mio repertorio.

So benissimo quanto sveglio e vivace eri allora, e so quanto ti sei poi affinato in quella direzione.

Ricordo però che ti distraevi spesso, ti assentavi, cadendo a volte dalle nuvole, come del resto fanno tutti i veri artisti.

 

Pensare alla fica, soprattutto in certi frangenti, è titolo di merito

 

Pensare alla fica mentre il professore di matematica finanziaria spiattella sulla lavagna una delle angoscianti e noiosissime formule legate alla tecnica bancaria, è titolo di merito e di sana vitalità, più che indice di debosciatezza.

Nulla di strano che tu abbia letto il titolo, più una riga a caso e le ultime tre, di ciascun articolo.

Ho scritto almeno una decina di tesine sull’argomento virus, che rappresentano l’equivalente di un libro monografico.

Per quanto scalcinato e imbecille possa essere, mai avrei potuto fare un’affermazione del genere.

 

Il termine friulano rudinàz, come ogni addetto edile sa, significa detrito, cioè virus

 

Non ti dovrei nemmeno rispondere su questo.

Ma lo faccio per chiarezza nei confronti di chi me la richiede.

Dire che non esiste il virus significa dire che non esiste la cellula.

Dire che non esiste il virus significa dire che non esiste il catabolismo.

Dire che non esiste il virus significa dire che non esiste la vita e la cessazione della vita.

Tu sai cosa vuol dire la parola  rudinàz, in lingua friulana?

Sta per detrito.

 

I frammenti di una casa demolita portano con sé il codice di riconoscimento, il loro grezzo Dna

 

Quando demolisci un caseggiato, si forma un cumulo di detriti polverosi.

Se li vai a raccogliere, a prenderne qualche manciata, riesci a riconoscere l’organo o la ghiandola di provenienza, visto che ogni residuo della demolizione porta con sé il marchio di origine, il Dna generazionale.

Il frammento rosso deriva dal mattone, quello grigio dal calcestruzzo, quello biancastro dalla malta, quello giallo dall’intonaco, quello marrone dal legno, quello metallico dalla serratura, quello plastico dalla tenda veneziana, quello ceramico dai servizi igienici, e così via.

 

Le cellule morte e demolite del nostro corpo costituiscono il materiale virale

 

Negli esseri viventi succede la stessa cosa.

Solo che fabbricazione e demolizione avvengono a ritmo continuo, secondo dopo secondo.

La nutrizione dà luogo alla fase costruttiva, chiamata anabolismo cellulare, e l’esaustione delle cellule, per tempo fisiologico raggiunto o indebolimento, dà luogo al processo opposto, al catabolismo cellulare, con una moria di miliardi di cellule per ogni minuto che passa.

Miliardi di cellule morte che arrivano a getto continuo e vengono scaricate nei capillari, nel sangue,

nelle urine, nel sudore, nel respiro, da ognuno di noi. Cellule morte equiparabili a detriti cellulari, e definite genericamente virus, che in latino significa letteralmente veleno.

I virologi, pur provenendo dalla scienza della vita, dovrebbero chiamarsi in realtà necro-biologi.

 

Noi umani siamo la fabbrica dei virus, e viviamo sommersi ed incollati ai nostri stessi virus

 

Aver paura, timore e schifo di tutto questo, significa aver paura, timore e schifo della vita stessa, di chi l’ha creata, e di tutto il percorso noto ed ignoto che gli esseri umani sono destinati a compiere.

Volersi liberare dei virus, significa volersi liberare di noi stessi, dei nostri figli cellulari.

L’essere umano è un’autentica fabbrica di virus.

E sono i suoi virus interni ad avvelenarlo mediante eccessiva ed ingombrante accumulazione, ogniqualvolta i suoi comportamenti e le sue scelte nutrizionali si mettono di traverso, si mettono di impaccio e di impedimento alla pacifica e ritmata espulsione delle particelle virali interne, le quali sono innocue fin quando defluiscono in buon ordine, e diventano tossiche quando non trovano la loro libera evacuazione.

 

Virus uguale pulviscolo morto, non replicabile e non moltiplicabile

 

Attribuire poi vita, carattere, intenzioni, pensieri, azioni, a del pulviscolo morto e defunto, è un’altra perla della decadenza intellettuale e morale dell’uomo.

Attribuire replicazioni e moltiplicazioni, e non semplici sommatorie e semplici mescolazioni inquinatorie ai virus, è il massimo della demenza scientifica dei giorni in cui viviamo.

Ai virus non si possono attribuire scelte comportamentali.

Il loro movimento è di tipo meccanico e automatico, paragonabilissimo a quello della polvere che si deposita e si accumula negli angoli trascurati di una casa, e che viene magari trasportata dall’aria o dagli insetti in altri punti e in altri anfratti dell’abitazione.

I nostri preziosi collaboratori chiamati batteri

 

Quanto ai batteri, pure essi esistenti e provati, pure essi utili ed indispensabili come i virus, differiscono per essere molto più grandi del pulviscolo virale e sottovirale, ma soprattutto per essere vivi e vegeti. Sono i nostri soci in affari.

Legati a noi da un rapporto simbiotico, dove l’uomo guadagna da loro e loro guadagnano da noi.

Questi invisibili amici ed alleati si comportano in modo logico, lineare, programmato e prevedibile.

Più sporchi siamo internamente e più si moltiplicano, al fine specifico di liberarci dallo sporco.

Sono le nostre personali brigate di emergenza e i nostri vigili del fuoco.

 

I virus e i batteri di pertinenza altrui

 

I virus altrui, derivanti da animali sani, malati e morti, rappresentano un’ulteriore fonte di

inquinamento, di carattere esterno.

Chi sceglie di alimentarsi dei cadaveri di altre persone chiamate animali, si intasa in continuazione dei virus e dei batteri associati al metabolismo dei medesimi.

E’ nota la presenza di sangue e di urina in tutte le carni macellate, dove il metabolismo è stato drammaticamente interrotto dalla barbara esecuzione della vittima.

 

Le tossine telepatiche e spirituali.

Il rude materialista che divora la bistecca e non ci crede, salvo portarsi in tasca il talismano.

 

E’ nota pure la presenza di energie negative, di influssi patologici, di onde elettromagnetiche avverse, nelle carni degli esseri brutalizzati.

In questi casi si può parlare di tossine spirituali e di contaminazione animistica da parte del defunto.

Il rude uomo materialista nega queste eventualità, entra disinvolto nelle celle frigorifere colme di carcasse, nelle macellerie e nei luoghi di sofferenza e di morte.

Lecca il piatto insanguinato e succhia i poveri resti del pollo e del pesce.

Lui è un essere razionale che crede ai cinque sensi ma non al sesto.

Salvo poi tenersi in tasca il talismano e l’amuleto, salvo poi fare dietrofront se un gatto nero gli attraversa la strada, salvo toccare acque sante, farsi i segni di croce, e darsi agli scongiuri, salvo spaventarsi a morte se gli viene la febbre e se arriva l’influenza aviaria, o peggio quella asinina.

 

Virus e batteri accompagnano le malattie, non le determinano.

Da dove cacchio arrivano le patologie? Dalle follie nutrizionali, ambientali e comportamentali.

 

Ultimo appunto, riguarda la presenza di certi virus e di certi batteri in determinate situazioni di emergenza chiamate malattie.

Lo stesso Pasteur, autore del misfatto e della deviazione ideologica storica della medicina, si accorse tardivamente del terribile equivoco, riconoscendo che il microbo è niente ed il terreno è tutto, allineandosi con tutti i maggiori microbiologi del suo tempo, incluso il grande Robert Koch.

Virus e batteri sono presenti in massa sia in tutti i sani che in tutti i malati.

Ma le condizioni patologiche nei malati non sono mai causate dai microrganismi, in quanto essi accompagnano soltanto le malattie, con intensificazione meccanica dell’accumulo, nel caso dei microrganismi morti chiamati virus, e con moltiplicazione biologica del parco, nel caso dei microrganismo vivi ed affamati chiamati batteri.

Le malattie allora da dove cacchio arrivano? Dalle indiscrezioni e dalle follie nutrizionali, ambientali, comportamentali, le quali danno la stura allo sbilanciamento chiamato malattia.

Le eccezioni che riempiono di gioia la propria vita

 

Tornando a te, caro e simpatico amico di passate ed indimenticabili battaglie, mi regali una generosa concessione finale, dicendo che condividi in pieno le mie convinzioni sulla sana alimentazione e sulla vita, che rispetti pure con scrupolo.

Ecco però che ti accorgi subito di avermi dato troppo.

Per cui lo scrupolo diventa scrupolino, o magari scompare del tutto.

Vuoi mettere le eccezioni? Sono il sale della vita.

Sono quelle che ti riempiono di gioia. Sono quelle che appagano la pancia e lo spirito.

Peccato che ti sei ben guardato dall’elencare le eccezioni con puntiglio e meticolosità, ne sarebbero venute fuori delle belle.

 

Non mi risulta di averti chiesto o negato dei foglietti, o di averti soffiato qualche ragazza

 

Sia ben chiaro, mi sento tuttora amico per la pelle, e non potrebbe essere diversamente.

Abbiamo condiviso momenti sacri della nostra giovinezza, fianco a fianco sul banco di tortura scolastica.

Ma Attilio Faleschini, che stava distante da noi all’ultimo banco, e che oggi è dirigente in una grossa multinazionale petrolifera, mi ha fatto nei giorni scorsi una lunga telefonata dal suo ufficio, 300 km a nord-est di Pechino, per complimentarsi con i medesimi articoli, che ha letto ed inteso punto per punto, senza chiedermi burlescamente se ho negato in precedenza l’esistenza dei virus.

Eppure non mi risulta di averti chiesto o rifiutato un bigliettino risolutivo in qualche compito in classe, né di averti fatto concorrenza sleale con qualche fanciulla del centro studi.

Valli a capire tu i vecchi amici.

 

Sono per il trionfo del piacere.

Un piacere che non passa per il macello, la trattoria, la farmacia e il bordello.

 

Per concludere, caro Renato, non sono affatto per la soppressione della gioia dei sensi, come predicava il monsignore agli esercizi spirituali di Sappada e dintorni.

Non sono per la rinuncia e la mortificazione della sensualità.

Sono per il rispetto ed addirittura per il trionfo del piacere.

Solo che il mio è un piacere educato e guidato.

Un piacere che non passa per le stalle e i macelli, e nemmeno per le cantine chiuse o aperte, per le bisteccherie e i McDonalds, ed ancor meno per tabaccherie, spaccia-droghe e farmacie.

E’ un piacere che non passa nemmeno per i bordelli.

 

Se permetti, sono ancor più gaudente di te

 

E’ un piacere che transita piuttosto per la vigna piena di grappoli maturi, se trova una bella e scherzosa donna godereccia, che butta in disparte il secchio d’uva e lo trascina nel campo di mais, non si tira indietro, non accampa scuse e non intesse pentimenti.

Non fosse altro che per ridere e dare il buon esempio, oltre che per un naturale e bucolico appagamento dei sensi.

Non puoi bacchettare e richiamare al gioioso ordine, ai bagordi del corpo e dello spirito, uno che per carattere e disposizione mentale è ancor più gaudente di te.

 

 

L’allegria e la gioia devono essere prioritarie, ma senza gravi contrasti e collisioni con se stessi e con il prossimo

 

E’ solo una questione di paletti, di prudenza, di considerazione verso se stessi, e tutti gli altri esseri bipedi e non bipedi.

L’allegria, il rilassamento, l’amore, lo scherzo, sono tutte cose sacre, da perseguire con zelo e religiosità.

Ma non devono collidere e contrastare con i pari sentimenti degli altri.

 

Spiegami quale tipo di gioia può mai derivare da un piatto insanguinato.

A meno che non ti lasci ipnotizzare dal sale, dal pepe e dalle mascherazioni di contorno.

 

Se l’uva e il nocciolo, il fico e la banana ti offrono tutto con la T maiuscola e la benedizione da parte dei rispettivi alberi, se la carota e il grano, il radicchio e la patata, il fungo e il tartufo, ti regalano tutto, sempre con la T maiuscola, ovvero con zero carenze e zero controindicazioni, con zero sofferenza e zero angoscia per gli esseri a sangue caldo, e magari con un minimo di sacrificio per le pianticelle sradicate o tagliate in anticipo, mi devi spiegare quale tipo di gioia può l’uomo derivare dal piatto insanguinato.

Non sarà che uno confonde il sapore del sale, del pepe e del ketch-up, per quello della cadaverina?

 

Spiegami il piacere derivante dall’accoltellare un innocente, finire in ospedale e macchiare indelebilmente di rosso il proprio curriculum spirituale

 

Mi devi spiegare quale tipo di piacere derivi dall’accoltellare una creatura innocente che nulla gli ha fatto, e dal masticarne le povere carni brutalizzate.

E quale bagordo sia il mandare giù dei resti carichi di miasmi cadaverico-batterico-virali mediante bevande alcoliche e nervine che gli scassano il fegato e l’apparato renale.

E quale bagordo sia il finire tra le corsie degli ospedali, o il vivere ossessionati dalla paura e dai microrganismi, o il temere il peggio anche per la propria anima, macchiata di rosso in modo indelebile da peccati imperdonabili, tanto gravi quanto assurdi ed ebeti.

 

Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)

                         – Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)