ETICITA’ SCADENTE

 

Nausea per il fascio, il sesso, e per il premier pagano

 

 Il precedente sul premier Silvio Berlusconi

 

Qualche giorno fa inviai su Internet un articolo dal titolo Dove incespica e cade Silvio il Grande, dove affermavo di non trovare nulla di particolarmente immorale o detestabile nelle avventure sessuali vere o presunte del premier con due, o quattro o dieci veline, assieme o una dopo l’altra in successione.

L’unica condizione che mi auguravo era quella che Berlusconi non usasse alcun Viagra, e che allora, quanto sopra, poteva diventare pure un titolo di merito.

In parte scherzavo, perché un premier impegnato a fondo, per quanto aitante e godereccio esso sia, non è realistico pensarlo in quel modo, dedito cioè a continue orge e bagordi.

Ma come ben sappiamo, in ogni scherzo c’è sempre mezza verità.

 

In ogni caso i motivi dell’eventuale capitombolo politico erano ben altri

 

Aggiungevo inoltre che i punti salienti di un possibile capitombolo, nonostante la sua sicura e schiacciante vittoria elettorale, erano ben altri.

Come ad esempio il comportamento irrispettoso, rozzo e grossolano del leader in occasione della recente pandemia da peste suina, quando è stato immortalato mascherina al mento, mentre distribuiva al pubblico mortadella e salame, al pari di un comune macellaio.

E soprattutto il suo appoggio alla nuova legge liberticida relativa ai nuovi regolamenti sulle notizie e le informazioni Internet.

 

La storia biblica del cammello che passa per la cruna dell’ago

 

Uno dei miei lettori, professore di filosofia, mi ha fatto pervenire un messaggio di risposta indiretta, che trascrivo letteralmente, senza togliere o aggiungere nemmeno una virgola.

Una caduta di stile che sinceramente non mi aspettavo e che richiede parecchie riflessioni, perché l’Italia è un bel paese, dove però il rischio di scivolare nell’oscurantismo e nelle tenebre della sessuofobia medievale è sempre presente anche nelle persone più preparate.

La storiella biblica del cammello che passa per la cruna dell’ago più facilmente del ricco che vuole entrare in paradiso, ed anche più facilmente del maschio che desidera o prende di mira la donna d’altri anche col consenso della stessa, è dura a morire, e rappresenta la base psicologica di quel fenomeno retrogrado e diseducativo che si chiama catto-comunismo.

 

Ciononostante, anche i peggiori pensieri più negativi, se esternati, diventano materiale educativo.

Meglio dunque sputare sempre il rospo.

 

Qui si sfiora la protervia e pure il ridicolo.

Ciononostante, non mi stanco di dire che i pensieri, anche quelli peggiori, messi nero su bianco, danno modo di essere discussi e dibattuti, mentre le sensazioni tenute al di dentro e mai espresse, mai esternate, provocano ferite interne capaci di autodistruggerti e di incancrenirti nel male.

Il cattivo pensiero portato al di fuori può essere trattato terapeuticamente e può diventare persino educativo.

In questo senso, ha fatto bene il docente a sputare il rospo.

 

Il testo incriminato, sulla falsariga di un messaggio altrettanto deprecabile di quello inviato da don Farinella a Monsignor Bagnasco

 

A me Berlusconi provoca la nausea, come persona, onestamente parlando, e lo guardo con distanziante rispetto soltanto perché ho studiato il pensiero dello psichiatra Frankl, che mi insegna a guardare gli altri anche come pazienti potenziali nella fantasia.

Lo vedo come uno dei tanti sventurati della nostra povera umanità corrotta ed arrogante, priva di fede nei 10 Comandamenti, e priva di volontà verso le giuste buone opere derivanti dalla fede sincera e attiva nell’unico Dio o Signore dell’Universo e nel suo Figlio prediletto e Maestro Universale, il messia Gesù.

Fa piacere leggere del colto sacerdote Farinella che scrive a Monsignor Bagnasco e che la pensa analogamente, e sa criticare quella chiesa che invece è poco responsabile e molto accomodante.

Invito i sinceri igienisti a riflettere sulle motivazioni inconsce che li portassero invece ad entrare nel circolo degli “affascinati” da questa personalità egolatrica, irreligiosa, del tutto pagana, buona per coloro che hanno una eticità scadente e suggestionabile.

 

Se in calce a questa missiva ci fosse la firma del Movimeno Opus Dei per il Ripristino del Rogo e dell’Inquisizione, non troverei nulla da ridire.

Siccome invece ci sta la firma di Guido Biancuzzi, sono obbligato a rispondere per le rime.

 

Tante diverse idee in circolazione, con la verità che continua a non stare mai nel mezzo

 

Le idee sono come le piante.

Ce ne sono di buone e di cattive, di eduli e di velenose, di pacifiche ed irritanti, di grette e generose, di sante e di sataniche, di colorate e sbiadite.

Per stare in salute con la psiche, e per stare pure in armonia con corpo, mente e pure anima, occorre nutrirsi costantemente di tutte le idee più sane possibili, scartando quelle assurde, quelle cattive, quelle inutili, quelle negative e farabutte.

Le idee diaboliche, ed anche le idee-spazzatura, non fanno bene a nessuno.

Deviano il pensiero dalla giusta traccia, come minimo intasano il cervello e ne impediscono il  corretto funzionamento.

Non servono a nulla, nemmeno ad attutire le idee opposte, perché la verità non è mai la media aritmetica, e non sta mai nel mezzo, e nemmeno nella prossimità del mezzo.

 

 

 

Il dovere umano di evolversi e di perfezionarsi

 

L’uomo è una macchina meravigliosa proprio perché è portato ad evolversi, a perfezionarsi, a migliorarsi.

Queste sue speciali caratteristiche richiedono però impegno e responsabilizzazione.

L’uomo non può permettersi di sclerotizzarsi od ammuffirsi.

L’uomo non deve ossificarsi ed ancorarsi, non deve farsi colonizzare da niente e da nessuno.

Deve prendere a destra e a manca tutto quello che c’è di buono e di ragionevole, deve elaborarlo ed assimilarlo, scartandone le parti che ritiene, a suo insindacabile ed originale giudizio, inutili o dannose.

Alla fine, deve per forza saltar fuori col suo personale ed esclusivo contributo.

Ogni essere umano ha le qualità per fare questo tipo di operazione, per assolvere questo suo importante compito.

 

L’obbligo costante del salto di qualità

 

Nessuno deve essere fotocopia standard di qualcosa e di qualcuno.

Questo non è solo un consiglio pratico di buon comportamento, di psicologia e di corretta psichiatria. Questo è un obbligo morale per ogni essere umano sulla faccia della Terra.

I  grandi uomini hanno fatto esattamente questo, si chiamassero essi Talete, Pitagora, Platone, Gesù, Dante o Leonardo.

Occorre non solo scegliersi bravi ed impareggiabili maestri.

Bisogna imparare da loro e se possibile andare oltre, cioè superarli.

La cultura e la moralità non sono fisse ed immobili, ma si tratta di valori in continua evoluzione.

Quello che rimane immutato nel tempo sono invece i principi e le leggi.

 

A tutti può succedere di avere un momento di debolezza, di caduta etica e di stile

 

La tua lettera, caro Guido, non tanto per il suo contenuto, che critico duramente perché  mediocre e non condivisibile, mi ha fatto rabbrividire.

Perché allora, se non per il contenuto?

Mi ha fatto rabbrividire perché proveniente da te, persona che ho incontrato a Bergamo e con cui ho avuto modo di scambiare delle opinioni in precedenza, facendomi pure un’opinione ottima, a parte un furore antifascista che, a 70 anni dalla caduta del regime, appare smodato e quasi patologico.

Ti ho valutato persona magnifica non tanto per la tua devozione verso le cose giuste, o per il tuo curriculum filosofico, o per il fatto che mi comprasti tre libri in un colpo a quella conferenza, quanto per il tuo genuino appassionarti alle cose, per il lavoro che stai facendo tra i giovani, per la vivacità dei tuoi interventi.

Mi hai davvero preso in contropiede, deludendomi assai come aspirante etico-salutistico ed animalista.

Diciamo che ti sei lasciato prendere da insana e poco serena passione polemica e che hai avuto un momento di debolezza.

 

Il discorso superato ed obsoleto del destra-sinistra

 

Non hai 5 anni, e nemmeno 20. Sei persona matura e, come ben sappiamo, giusto o sbagliato che sia, più avanti si va e meno influenzabili si è.

In altre parole, più esperienza accumuliamo e meno disposti ad apprendere cose nuove siamo.

 

Già percepivo di avere qualche difficoltà a livello politico-filosofico con te.

Come ad esempio per il discorso destra-sinistra che, a mio avviso, è totalmente superato ed obsoleto (come ci ha insegnato il grande e rimpiantissimo Giorgio Gaber), mentre pare che tu soffra di quel complesso che prende e condiziona da sempre la maggioranza degli uomini di sinistra, che si credono portatori eterni ed unici di verità e di moralità in tutte le cose, missionari di giustizia, di moralità, di etica. Cosa che non ha alcun correlato con la logica, con il reale, con la storia.

Questo non è un discorso destrorso ed antipopolare, ma una osservazione esterna ed obiettiva.

 

Le ferite sempre aperte e sanguinanti del fascismo e del comunismo.

La convenienza e la comodità di salire sul carro dei vincitori.

 

In Italia sappiamo quanto male faccia toccare le apertissime ferite del fascismo e del comunismo.

Ricordo che ti scandalizzasti perché in un mio articolo citai il  buon Benito, come parlassi di un vecchio amico, facendomi capire che per te, pur non avendolo vissuto, il Ventennio rappresenti l’inferno in terra.

Essere antifascisti non è peccato mortale, anzi, dal dopoguerra in avanti ha rappresentato sempre un fiore all’occhiello.

Salire sul carro dei vincitori è stato comodo e conveniente per tutti.

L’Italia odierna, ci hanno insegnato i libri di storia scritti dai partigiani, è nata dalla Resistenza.

Più giusto sarebbe dire che l’Italia è nata da Mazzini, Cavour e Garibaldi, dalla lotta indipendentista contro l’Austria, dalle vicende delle due guerre mondiali, dal Fascismo e dalla Resistenza al Fascismo.

Una canzone, Giovinezza, demonizzata e sostituita con un’altra canzone altrettanto piacevole, come Bella Ciao. Simboli canori di due mondi opposti, ma appartenenti entrambi alla nostra realtà nazionale.

 

Liberiamo colori e camicie da ogni simbologia che non sia quella sportiva

 

La realtà è che l’Italia è un paese fatto da gente che mal sopporta i regimi autoritari di qualunque specie.

Nessuno dunque vuole più giustamente camicie nere e camicie rosse.

I giovani di oggi ne hanno abbastanza di queste contrapposizioni sorde ed assurde.

Liberiamo i colori e liberiamo le camicie da ogni simbologia.

Al massimo rimangano quelle rossonere e bianconere del calcio, o quelle verdi leghiste e democratiche.

Ma nessuno si illuda che il comunismo, a parte quello ideale ed inapplicabile dell’inglese Tommaso Moro (1477-1535), autore di Utopia, e quello del nostro Tommaso Campanella (1568-1639), autore della Città del Sole, abbia qualcosa di meglio del peggior fascismo e del nazismo, come per troppi anni questo paese ha pensato e creduto.

 

Un fallimentare esperimento di ingegneria sociale che ha lastricato il suo cammino con milioni di cadaveri e di vittime sacrificali

 

Se andiamo infatti sulla sponda rossa, ci rendiamo conto come i costi sociali di quell’immane e fallimentare esperimento di ingegneria sociale che si chiama comunismo o socialismo reale, sono stati altissimi.

Il comunismo, in non casuale rassomiglianza col cattolicesimo, col suo fine di edificare il bene in terra, ha lastricato il suo cammino di milioni di cadaveri e di vittime sacrificali.

A Roma stava e sta la basilica di San Pietro, e a Mosca c’è tuttora il Mausoleo di Lenin sulla Piazza Rossa.

 

 

La macabra contabilità del comunismo

 

Eppure nessun ex-comunista e nessun neo-comunista si inginocchierà contrito per aver condiviso, sia pure idealmente, un pezzo della propria vita con un sistema criminale fondato sull’orrore pianificato.

La galleria delle nefandezze comuniste è stata appropriatamente evidenziata nell’agghiacciante Libro Nero del Comunismo, scritto da Stéphane Courtois, ex-militante comunista francese.

Fatti emersi recentemente dagli archivi segreti sovietici, ma che erano già stati ampiamente documentati, come scrisse su Panorama ancora nel 1997 Pierluigi Battista.

La macabra contabilità del comunismo parla di oltre 85 milioni di vittime perseguitate, torturate, massacrate, eliminate.

Un’Italia e mezza di persone fatte fuori brutalmente.

 

Le cose si sapevano. Bastava ascoltare di più Solgenitsin e Pasternak, al posto di Palmiro Togliatti

 

Le cose, per chi stava attento e si voleva documentare seriamente, già si sapevano.

Kravcenko aveva già detto tutto, e finì suicida in America, dimenticato da tutti.

L’aveva detto Solgenitsin. L’aveva detto Salamov. L’aveva detto Brodskij. L’aveva detto Gide. L’aveva detto Orwell. L’aveva detto Kundera. L’aveva detto Pasternak. L’aveva detto Anna Achmatova. L’aveva detto Nina Berberova. L’aveva detto Buber Neumann.

L’aveva fatto capire con impareggiabile ironia Vladimir Vojnovic, nel suo esilarante ed umoristico 

Vita e straordinarie avventure del soldato Ivan Conkin (Mondadori).

Bastava condividere le cosiddette menzogne borghesi, le cose che questa gente scriveva, e prendere atto che gli orrori del secolo scorso non erano affatto monopolio dell’ideologia nazista o di quella fascista.

Ma i comunisti tutti di un pezzo preferivano ascoltare Palmiro Togliatti, o si giustificavano dicendo

Che c’entra l’incontaminata purezza dell’utopia con le sporcizie della storia reale? L’utopia non ha colpe. Il sogno resta puro ed innocente.

 

Lenin era peggio ancora di Stalin

 

In Russia, il terrore di massa apparve subito dopo la conquista del potere da parte dei bolscevichi.

Il vero motore fu Lenin, per il quale politica significava guerra civile permanente, e doveva colpire non solo borghesi e contadini (vedi strage dei piccoli proprietari e dei Kulaki), ma anche degli operai.

Come quelli di Pietroburgo, massacrati nel 1919 perché ribelli.

Nikita Kruscev parlò di terrore soprattutto nel periodo stalininiano, e di deviazione dalla meravigliosa era di Lenin.

Ma dagli archivi segreti non spunta affatto un uomo delizioso che offre gelato ai bambini, ma un bieco criminale che spedisce decine di telegrammi alle armate rosse, con ordini perentori di fucilare, impiccare, e prendere ostaggi.

La storia è storia, caro Guido. Non attribuirla a me. Non l’ho scritta io.

 

Due milioni di ebrei erano già stati eliminati con il classico colpo staliniano alla nuca

 

E’ materiale da archivi segreti, ripescato da ex-comunisti, non da gente inaffidabile del Fascio.

E se a Mussolini vengono imputate delle vittime ebree alla Risiera di San Sabba, è sacrosanto pentircene tutti amaramente nella nostra sensibile Italia.

 

 

Dobbiamo però ricordarci che non tutti gli ebrei passarono per i camini nazisti di Auschwitz, messi in funzione a partire dall’estate del 1942.

Quasi due milioni di essi erano già da tempo stati eliminati con un colpo alla nuca, il metodo classico preferito da Stalin, prima ancora dell’occupazione nazista della Polonia.

 

L’illudersi di essere puri e di essere nel giusto, di essere con Dio e gli sfruttati, porta solo al fondamentalismo ed al fanatismo. E’ atteggiamento assolutamente da stroncare e rigettare.

 

Quella discrepanza politica su destra e sinistra era già disturbante di per sé, ma poteva passare.

Ti avevo già indirizzato a suo tempo la mia tesina Il Fascio, la Bandiera Rossa e lo Scudo Crociato, rassicurandoti di non essere schierato con nessuno, e mi ero illuso con questo di aver risolto ogni problema.

E invece ci risiamo, con concetti che si fanno ancora più gravi.

Le cose che più mi spaventano e mi preoccupano al mondo sono il fanatismo e il fondamentalismo, la cinica cattiveria ed il giustizialismo, sia in campo politico che in campo religioso.

Il dare per scontato di essere nel giusto e di essere con Dio o con la classe operaia, il basarsi e l’abbarbicarsi su un singolo personaggio come ad esempio Frankl, o Lenin, o Gesù Cristo.

Trattasi di atteggiamenti patologici che portano solo male. Che precludono il dialogo ed il ragionamento.

Sai quanto io sia salutista ed animalista. Gradirei certamente che il mondo intero lo fosse.

Ma se la mia idea si trasformasse da pacifico movimento culturale e comportamentale, in movimento fanatico ed intollerante, in nuovo regime dittatoriale, mi tirerei fuori subito.

 

Nutrirsi dei cibi e delle ispirazioni che sentiamo essere giuste

 

Serve, come detto all’inizio, raccogliere il buono a destra e a manca.

Serve alimentarsi di radicchio e fragole, ma anche di miglio e avena.

Di ciliegie rosse e mirtilli blu, ma anche di zucchine verdognole e di bianche cipolle.

Tutti i colori e tutti i buoni profumi, ma non certo i colori della morte e i miasmi di cadavere.

Già ce lo dicono i nostri sensi.

Ma ce lo ripete pure la mente, il corpo eterico e quello astrale, la parte più intima e vera del nostro io.

Non c’è bisogno di conoscere in dettaglio la vitamina C o la B12, il ferro e gli Omega-3, per arrivare alla decisione di essere vegani.

Non c’è bisogno di leggere gli ottimi libri di Franco Libero Manco per diventare dei bravi animalisti.

 

Più che prediche di preti e muezzin, più che Bibbie, Corani e Capitali, serve essere se stessi

 

Non c’è bisogno al limite di leggere la Bibbia o il Corano, o di ascoltare le prediche dei preti e dei muezzin, per orientarsi nella vita.

Non c’è bisogno di sentire nemmeno il comizio del sindacalista più arrabbiato, o di leggere le fallimentari profezie anticapitalistiche di Karl Marx.

Basta essere se stessi.

Basta sfogliare il libro della natura, basta ascoltare il canto di un merlo e il gracidare simpatico di una rana. Basta entrare in una stalla e starci una decina di minuti.

Basta parlare ed accarezzare un vitellino in catene, il simbolo dell’animale più torturato al mondo.

Basta entrare nel frastuono di una fabbrica e nel disumanizzante mondo della catena di montaggio, per

comprendere il disagio, il malessere, la rabbia e l’alienazione che causano certe attività umane.

 

Veniamo dunque al tuo scritto punto per punto.

Berlusconi mi provoca la nausea.

 

La frase non mi piace per niente. Ognuno è libero del proprio sentire. Ma cominciare una lettera in quel modo, indica davvero qualcosa di rotto e di guasto.

Si può avere simpatia o antipatia per le persone, o meglio ancora per quello che esse dicono o rappresentano.

Si può essere anche rigorosamente antitetici a determinate posizioni politiche.

Ma parlare di nausea per una persona che rappresenta l’Italia e metà degli italiani che lo hanno votato è davvero fuori luogo.

Anch’io ho detto che non mi andava giù Prodi. Ma non provo alcuna nausea per lui e per nessun uomo della sinistra.

Dell’ex premier, mi dava fastidio la sua storia di intrallazzi al potere. Il mettersi a sinistra per opportunismo e amore del potere.

Ma se lo incrociassi in bicicletta o magari in treno o in aereo, lo saluterei volentieri e gli parlerei pure, se ne avessi l’occasione.

 

La nausea è verso l’odio, la violenza e la sopraffazione

 

Provo la nausea per l’odio e la violenza, quello assolutamente sì, in tutte le sue forme fisiche e psicologiche.

Per la sopraffazione, soprattutto quella sorda, muta, cieca ed ingiustificata.

Per le scene apocalittiche che avvengono all’esterno ed all’interno di un macello, dove si commettono in continuazione dei crimini a sangue freddo.

Non provo la nausea per il giovanotto con il coltellaccio in mano, o per il suo datore di lavoro macellaio, ma per la loro orribile attività.

 

L’intelligenza di Gramsci e l’imbecillità di altri

 

In politica sono un ammiratore di Antonio Gramsci, che esprimeva al meglio precise problematiche del suo tempo. Grande pensatore scioccamente incarcerato e torturato dal regime del Fascio.

Ma gente machiavellica, cinica e sanguinaria, tipo l’ex-seminarista cristiano Stalin, ha sempre suscitato in me autentico ribrezzo.

Hitler, sull’altra sponda, era più invasato, istrionico e pazzo, ma anche spinto e sorretto a furor di popolo.

Alla fine resta un personaggio tragico che ti indigna, ma che fa anche una certa pietà.

Ancor più pietà, mista a voltastomaco, mi fa chi mitragliò Benito Mussolini e Claretta Petacci, indipendentemente dalle gravi colpe politiche del Duce.

Oppure quei partigiani rossi e filo-titini che tesero una vile imboscata a una ventina di loro colleghi bianchi in zona Porzùs, invitandoli ad una merenda generale presso la loro sede montana, disarmandoli e freddandoli uno per uno, in un eccidio che nessuna pacificazione potrà mai cancellare.

Oppure per quel gruppo di partigiani rossi del GAP, che fecero saltare in aria 33 giovani soldati tedeschi in Via Rasella, il 23 marzo del ’44.

 

Via Rasella e le Fosse Ardeatine

 

I tedeschi erano agli sgoccioli, e sui muri della capitale campeggiava la legge marziale hitleriana della vendetta, dove per ogni soldato delle SS vittima di atto terroristico si sarebbero eliminati 10 civili italiani.

Ciononostante, qualche irresponsabile ed imbecille mente della sinistra autorizzò questo assurdo ed irragionevole attentato, generando l’automatica ed inevitabile vendetta hitleriana e le 335 vittime incolpevoli ed ignare delle Fosse Ardeatine, mentre 33 bare di altrettanti ragazzotti tedeschi, esseri umani pure loro, che facevano comunque il proprio dovere di soldati, sfilavano in altrettanti feretri nei funerali di stato delle varie città germaniche di provenienza.

 

La vanitosa e protagonistica moda di sparare sulle truppe in ritirata

 

Sparare sulle truppe tedesche in ritirata diventò più avanti una specie di moda partigiana, priva di contenuti strategici e di reali giustificazioni.

Figlia null’altro che della voglia di giocare alla guerra, o di guadagnarsi un maggior merito liberatorio.

Della vanità di sentirsi protagonisti ed eroi di una battaglia che era già stata risolta ed incanalata dallo sbarco americano in Normandia, del giugno ’44, e dall’andamento generale del conflitto.

Proiettili ed attentati troppe volte ingiustificati e a doppio effetto, che finivano regolarmente per rimbalzare e ripercuotersi sulla popolazione inerme e già provata dalla guerra, causando altre inutili stragi ed altre allucinanti vendette.

Più lacrime da una parte e più lacrime dall’altra.

Anche i tedeschi, nota bene, avevano un cuore e degli occhi per piangere, non solo i partigiani.

 

Le inadeguatezze della storia e della giustizia

 

Vennero poi demonizzati Kappler e i suoi.

Ma a premere il grilletto 335 volte furono in realtà i pianificatori e gli esecutori di Via Rasella, che nessuno si curò mai di criticare, e men che meno mettere in prigione per duplice strage.

Kappler non era di sicuro uno stinco di santo, ma dovette solo obbedire come un automa alla legge dei superiori.

Se non avesse obbedito sarebbe finito dietro il plotone di esecuzione.

Se non avesse proceduto lui stesso al massacro degli innocenti, l’odioso compito sarebbe stato comunque eseguito da un suo commilitone, che forse avrebbe almeno contato meglio, risparmiando le 5 vittime inserite in più nella peggiore carneficina a freddo dell’ultimo conflitto mondiale.

 

Provo distanziante rispetto solo perché ho studiato il pensiero dello psichiatra Frankl che mi insegna a guardare gli altri anche come pazienti potenziali

 

Il distanziante rispetto, in ogni caso, è già un piccolo passo avanti rispetto alla nausea.

Citi troppo spesso lo psichiatra Frankl nei tuoi argomenti.

Anche se Frankl fosse un dio in terra, non meriterebbe tali sproporzionate reverenze.

In problemi di filosofia, psicologia, psichiatria, l’Impero Austro-Ungarico fu culla di civiltà Mitteleuropea e centro del mondo di allora, e generò una serie di grandi pensatori, e non soltanto un tizio come l’Adolf  Hitler del nazismo.

Basta pensare a Sigmund Freud, a Rudolf Steiner e a Karl Popper.

 

Gli umani sono troppo bravi a giudicare gli altri

 

Non intendo sminuire la grandezza e l’originalità del tuo Frankl, o entrare nei dettagli delle sue teorie.

Dico solo che devi superarlo.

Ti ha insegnato a vedere nelle altre persone dei pazienti, e spesso dei pazzi potenziali?

Bene. Sappi però che la regola non è a senso unico.

Vale anche per te.

Il problema è che gli umani sono bravi a giudicare gli altri, e assai meno bravi a valutare se stessi.

 

Tanti sventurati della nostra povera umanità corrotta ed arrogante

 

Che l’umanità sia a volte, ed anche troppo spesso, una povera umanità, nessuno lo può contestare.

Che alcune persone siano pure sventurate o degeneri è pure innegabile.

Ma si tratta sempre di giudizi di valore, da applicare con la massima circospezione e prudenza, ed anche con un pizzico di generosità.

Se per te gli sventurati sono poi quelli che si sanno divertire a modo loro, prendendo dalla vita quello che ritengono essere il positivo ed il meglio, senza fare necessariamente del male agli altri, potresti essere tu stesso assai fuori dal seminato e dalla logica, persino fuori dall’etica e dalla morale.

Tutti siamo contro la corruzione e l’arroganza, che finiscono per essere violenza e sopraffazione.

Nessuna comprensione e nessun compromesso contro questi aspetti ignominiosi del comportamento umano.

Attenzione però che appiccicare etichette al prossimo, senza avere le qualità divine per farlo, porta spesso a clamorosi errori di giudizio.

 

Umanità priva di fede nei Dieci Comandamenti

 

Qui ci andrei ancora più piano.

Perché 10 e non 3 o 15 o 20 Comandamenti?

Forse per un fatto di mera numerologia, essendo il 10 numero comodo e perfetto?

O forse per una questione di Mosé e di Vecchio Testamento?

Non sono abituato a credere.

Ancor meno sono abituato a credere a un libro, soprattutto se proposto come libro sacro.

Non fare mai del male a nessuno, figlio, e la vita ti ricompenserà, mi disse mio padre, ancora al tempo delle scuole elementari. Non sempre ci riesce di essere così bravi. Ma cerchiamo almeno di farlo.

Se vogliamo essere dettagliati, a regolare la vita di oggi ce ne vorrebbero non 10 ma 20 o 30 di comandamenti.

 

La scemenza del Non desiderare la donna d’altri

 

Inserire poi prescrizioni del tipo Santificare la festa, quando invece la vita va santificata ogni giorno ed ogni istante, e non a proprio od altrui piacimento, o una sola volta la settimana, fa piuttosto ridere.

Voler imporre il Non desiderare la donna d’altri, è poi fuori da ogni schema etico e naturale.

Primo perché tutte le donne sono di altri, siano essi i genitori, i fidanzati, i mariti, gli amanti o i conventi.

Secondo perché la donna non è una giumenta con marchio del padrone sul calcagno o sul sederino.

 

 

Terzo perché, alla fin fine, quel Non desiderare la donna d’altri, diventa per la logica stonata del fondamentalismo un Non desiderare la donna tout-court, quindi un invito automatico alla soluzione accasativa e matrimoniale, ovvero alla morte sessuale (Non solo Reich ha definito il matrimonio come la morte del sesso), o alla continenza coatta, o addirittura alla violenza sessuale, come troppo sovente succede.

Quarto perché togliere alla donna la facoltà e lo sfizio di essere sexy e civettuola, e all’uomo la voglia di essere galante e conquistatore, significa snaturare orrendamente la persona umana.

 

Tagliamoci pure tutti l’intero membro e creiamo un bel mondo di eunuchi e santarellini.

L’essere umano nasce essenzialmente libero ed orientato alla naturale ricerca del piacere.

 

Tagliamoci pure tutti non il prepuzio, come impongono gli avveduti ed avanzati ebrei del deserto e i pastori biblici delle aride steppe, ma l’intero membro.

Sottoponiamoci a una bella castrazione, e avremo finalmente l’agognato bel mondo di eunuchi e di santarellini.

Non desiderare la donna d’altri, non è soltanto anti-umano, ma ha pure risvolti anti-femminili.

Le donne fanno di tutto per essere piacenti e belle, attraenti e sessualmente desiderabili, non solo agli occhi del marito, ma principalmente agli occhi del mondo.

Se una è bella e sexy, oppure se è comunque interessante e fascinosa, viene automaticamente desiderata da chi è colpito dalle sue doti, a prescindere dal fatto che sia sposata o nubile, vergine o navigata, generosa e dolce o volgarmente meretrice.

Non dimentichiamoci poi che lo psicoterapeuta Wilhelm Reich ha dimostrato scientificamente che l’essere umano nasce essenzialmente libero ed orientato alla naturale ricerca del piacere.

 

Di fronte alla bellezza femminile il cervello mascile va in tilt

 

Di fronte alla bellezza femminile i neuroni connettono a fatica e la capacità di pensare diminuisce notevolmente negli studenti maschi.

Se Dio ha fatto la donna bella, piena di curvette e di fascino, un motivo ci sarà.

Se l’uomo ne è attratto, un motivo ci sarà.

Quello che finora era un luogo comune, è stato dimostrato con scienza da Johan Karremans, una psicologa dell’Università Radboud di Nijmegen in Olanda.

La Karremans ha condotto lo studio su un gruppo di 110 studenti, 50 maschi e 60 femmine, tutti molto attraenti.

Dopo aver conversato con le studentesse, i ragazzi dovevano rispondere a domande d’esame, ma la ricercatrice ha constatato che nella maggior parte dei casi essi non erano in grado di sostenere l’interrogazione.

La facoltà dei maschi di pensare con chiarezza e lucidità si abbassava notevolmente sia durante la chiacchierata con le ragazze, sia nei minuti successivi all’incontro.

Cosa che invece non è successa alle ragazze.

 

Non ho niente contro l’ascetismo e la spiritualità scarnificata

 

Preso nota di quanto sopra, ti informo che non ho nulla contro la spiritualità scarnificata, l’astinenza, la castità, la morigeratezza, la solitudine, e nemmeno contro la rigorosa militanza matrimoniale, fatta di rispetto religioso per la moglie da parte del marito, e viceversa.

Spiritualità e sesso non sono affatto concetti antitetici, ma al contrario si integrano l’un l’altro.

Arrivo a dire che niente è più spirituale del sesso.

La bontà delle scelte si giudica in base ai risultati che esse producono su noi stessi e sulla società.

 

Ci sono pure le donne che si tengono 4 o 5 mariti, con buona pace degli schematismi cattolici

 

Esistono, in zone rurali della Cina, paesi in cui vige da secoli il regime matriarcale, dove alcune donne sono sindaco e madri di famiglia, e si tengono 4 o 5 mariti.

Scandalistico o immorale? Certamente che no. La cosa funziona, per cui è accettabile e morale.

Serve ricorrere a un sano pragmatismo, più che restare ancorati a schemi teorici, rigidi e sballati.

Ho particolare stima per i frati trappisti, quelli che invece di salutarsi con un normale ciao, con bongiorno e buonasera, si dicono Dobbiamo morire, e si rispondono con un Morire dobbiamo. Un modo come un altro per mortificare, umiliare, flagellare il proprio corpo.

 

Provo comprensione per i frati, ed anche per le monache di clausura.

Quello che non sopporto proprio è il bigottismo.
Rispetto questa gente perché è generalmente dotata di molta umiltà. Fa il suo percorso spirituale senza rompere l’anima a nessuno. Crede in quello che fa, e dà pure il suo coerente buon esempio.

Non si sogna di pontificare, di lanciare messaggi moralistici, di criticare chi si comporta diversamente.

Quello che non riesco a tollerare è il bigottismo, il proibizionismo privo di logica.

Non tutti gli igienisti e i vegani sono uguali. Molti sono spiritualisti, ascetici, staccati dalle cose terrene.

Per quanto mi concerne, sono anch’io asceta e casto, ma solo quando sono costretto ad esserlo dalle circostanze limitanti o dissuadenti.

 

Una bella e bucolica coitata fa bene al corpo ed anche all’anima

 

Nel mio lavoro sempre in movimento, sono spesso in mezzo a situazioni stimolanti e a tentazioni irresistibili, eppure spesso (a mio avviso troppo spesso) opto per la rinuncia ed il sacrificio.

Anche perché ho un concetto sacro dell’amore in tutte le sue forme, specialmente del semplice rapporto sessuale paritetico, condiviso e piacevole tra due persone qualsiasi e di sesso opposto.

Una bella e bucolica coitata mi ha sempre affascinato, sia nel farla che nell’immaginarla, sia nel ricordarla che nello sperarla, proprio come nella barzelletta della simpatica ragazza iberica Esperancia Descobàr. E’ un atto di devozione, o almeno di cura ed attenzione verso se stessi e verso il prossimo.

Licenzioso e libertino? Sono semplici etichette che non mi toccano.

So di essere buono e comprensivo verso me stesso, come lo sono verso gli altri.

 

L’unico vero comandamento è Ama il prossimo tuo come te stesso

 

La realtà è che esiste solo un comandamento, ed è quello di comportarci da uomini e non da caporali.

Dio non ama chi uccide, ha sentenziato più volte papa Ratzinger, dicendo il giusto.

Non uccidere dunque è comandamento basilare.

Ma il vero e unico comandamento propositivo, quello che riassume al meglio il pensiero di ogni divinità, è Ama il prossimo tuo come te stesso, ricordando che il prossimo tuo è anche l’uccellino, la lepre, il porcellino, ed anche quel premier pieno di grandi risorse e di sciocchi piccoli difetti (o forse anche grandi, ma che occorre provare), che si chiama Silvio Berlusconi.

 

Umanità priva di volontà verso le giuste buone opere derivanti dalla fede sincera e attiva nell’unico Dio o Signore, nel suo figlio  prediletto e Maestro Universale, il Messia Gesù

 

Le buone parole e soprattutto le buone opere non derivano dalla fede in un certo signore che sia Dio unico o plurimo, figlio o pronipote del creatore.

Il buono ed il cattivo si trovano in tutti gli universi umani. Non è affatto così automatico che la fede in Dio o nel Cristo faccia diventare la gente più brava, onesta ed intelligente.

Se fosse davvero così, non succederebbe affatto che l’unico paese fortemente cristiano e cattolico dell’Asia, le Filippine, è nel contempo quello più insicuro e a più alto indice di criminalità.

Le persone che credono ciecamente in Dio, va a finire che non credono in se stesse e tanto meno negli altri. Succede addirittura che si incattiviscano nell’animo.

Serve tanta più umanità e tanta meno religione.

 

La gente che diventa sincera e aperta alle soglie della dipartita

 

Quanto a Gesù, sia esso il simbolo di un’entità non sufficientemente chiarita e provata in termini storici, sia esso quello dei Vangeli Apocrifi o quello della versione ufficiale della Chiesa, non ho niente di particolare contro di lui. Come non ho nulla contro altri figli minori di Dio, come Marx o come Pasteur.

Spesso la gente, prima di morire, trova la forza di dire le cose più importanti e mai dette.

Pasteur, pochi istanti prima di esalare l’ultimo respiro, riconobbe che avevano ragione i suoi detrattori Claude Bernard e Robert Koch, nel dire che il microbo è niente ed il terreno è tutto.

Marx, da parte sua, sul letto di morte sorprese chi gli stava intorno, dicendo che lui non era affatto marxista.

 

Gesù che perdona i suoi aguzzini preti, ma che sospira Io non sono cristiano

 

Probabilmente, se avessimo sottomano le conversazioni complete tra Gesù Cristo e i ladroni suoi compagni di crocifissione (Lucifero e Arimane), scopriremmo che pure lui  avrebbe detto di non essere cristiano.

D’altra parte, come avrebbe mai potuto credere ai preti ed ai sacerdoti, ossia alla categoria che lo aveva inchiodato sulla croce?

Chiedere perdono per loro a Dio, perché non sapevano quello che facevano era una cosa, schierarsi invece alla ganga sacerdotale era una cosa totalmente diversa, e del tutto improbabile.

 

Fa piacere leggere del colto sacerdote Farinella che la pensa in modo analogo, che scrive a Monsignor Bagnasco e che sa criticare una chiesa poco responsabile e troppo accomodante

 

Ho già letto la lettera di Farinella, inviatami cortesemente dall’amico Altieri e l’ho giudicata per quello che essa vale, cioè come materiale per niente santo od ispirato, ma da bidone delle immondizie.

Ben lungi da me voler salvare Monsignor Bagnasco e le autorità religiose in genere.

Ma, ogniqualvolta certi preti e certi religiosi parlano di salute e di comportamento, di sesso e di matrimonio, mi fanno cadere le brache. Sarebbe come far parlare un marziano di cose della Terra.

Sesso carnale ed astinenza sono un po’ come il fuoco e l’acqua, è giusto che esistano e convivano entrambi. I meno indicati a parlare di queste cose sono proprio i sacerdoti.

 

 

Una dottrina basata sulla schifizzazione della donna

 

Ricordo, durante gli anni del liceo, che si andava pure agli esercizi spirituali in montagna.

Monsignor Cargnelutti, per distoglierci dalla fica ci fece una lezione filosofica esemplare.

Ragazzi, disse. Quando vedete una procace bionda, o una provocante morettina, non dovete affatto soffermarvi sulle apparenze, sui capelli lisci e splendenti, sul seno prorompente e piazzato sotto il vostro naso, sulle gambe nervose accavallate, sulle labbra invitanti, sullo sguardo ammaliante.

Trattasi di tentazioni del demonio e di dati appariscenti ed irreali.

Quei capelli non sono altro che fagioli digeriti.

Quel seno non è altro che proteine e grassi messi assieme con ripetute mangiate e digestioni.

Quelle gambe nervose sono piene di venuzze sotto-pelle, nelle quali scorre del sangue.

Quelle labbra nascondono magari un alito pesante.

E via di questo passo.

 

Per fare autentica e significativa astinenza deve tirare davvero forte.

 

Il giorno dopo, guardavamo davvero le ragazze con uno spirito diverso.

Passava per strada una ragazza in minigonna, e scuotevamo la testa, per dire Chi credi di incantare, puttanella di una strega!

La cosa, per fortuna, durava 2 o 3 giorni, poi tornava a tirare come prima e più di prima.

Averlo duro, dalle mie parti (ma penso anche altrove) è sinonimo di stare in buona salute, non certo di essere dei degenerati o degli sporcaccioni.

Il mio augurio da igienista ed etico-salutista a tutti i maschi del mondo, è quello di avercelo duro, anzi durissimo, sia per far fronte ad ogni piacevole evenienza, che per pregare e fare ascetismo al meglio.

La sublimazione, disse Freud, ha valore e meriti solo se proviene da autentico sacrificio.

Dove sta mai la moralità di uno che fa astinenza solo perché non gli tira?

 

La fisicità, lo stare in salute, non è mai di destra o di sinistra, né è prerogativa di un regime

 

Mi sono accorto, caro Guido, di una tua sottile ed irrefrenabile vena polemica contro il salutismo, quasi esso fosse in qualche modo una derivazione del culto fisico del Fascismo.

Lasciati dire che stare in salute, avercelo duro, aver voglia di vivere ed anche di divertirsi, sullo stile del Panem et Circenses che il poeta Dècimo Giùnio Giovenale (55-135 dC) indirizzò alla plebe godereccia romana, non è prerogativa della destra o della sinistra.

E’ verissimo che Mussolini fosse un esaltatore del periodo classico e della grandezza di Roma, e così pure della fisicità e della forma ginnico-atletica, del Mens sana in corpore sano.

E fu sempre il bacchettatore imperiale Giovenale a scrivere Orandum est ut sit mens sana in corpore sano (Si preghi perché si abbia una mente sana in un corpo sano).

Ma in questo Il Duce non sbagliava affatto, nemmeno di una virgola.

Dovremmo forse esaltare la fiappitudine, la malattia, l’obesità, la gioventù decrepita e drogata dal fumo, dallo zucchero e dall’ecstasi, con la quale ci imbattiamo con sempre maggiore frequenza al giorno d’oggi?

Per far piacere a chi? Ai nuovi restauratori del Medioevo? O ai cattivi maestri americani della Pfizer?

 

 

 

 

Una chiusura davvero provocatoria

 

La tua chiusura, dove inviti addirittura i sinceri igienisti a riflettere sulle motivazioni inconsce che li porterebbero ad entrare nel circolo degli affascinati da questa personalità egolatrica, irreligiosa, del tutto pagana, buona per coloro che hanno una eticità scadente e suggestionabile, è quanto di peggio mi sia successo di leggere negli ultimi anni.

Purtroppo fai una figura pessima di fronte al pubblico, e non mi diverto ad essere strumentale in questo accanimento ideologico nei tuoi confronti.

Ma, come detto all’inizio, hai le qualità per proporre delle autentiche provocazioni le quali, se chiarite, assumono alla fine effetti assai educativi. Ti invito anzi a continuare così, ma non in eterno.

 

Il circolo degli affascinati

 

Siamo umani. Può succedere di perdere la compostezza. Ci vuole molta umiltà nella vita, e molta meno arroganza. E tu hai inviato un messaggio impregnato di inopportune e scellerate allusioni.

Se esiste un circolo al quale non potrò mai appartenere, è proprio quello degli affascinati.

Quanto all’eticità, scadente e suggestionabile, ti invito a tenere le offese per te stesso e a rimurginartele quanto vuoi. E dico pressappoco le stesse cose al tuo caro sacerdote Farinella.

Se questa dovesse davvero essere la vostra religione, l’irreligiosità diventerebbe titolo di merito.

 

I pagani non hanno mai commesso i crimini del cristianesimo e del gesuismo

 

Quanto al paganesimo, non mi risulta che i pagani abbiano mai creato qualcosa di così aberrante e malefico come l’Inquisizione.

Non mi risulta che abbiano mai, in nome di questo o quel dio, di questo o quel libro sacro, mandato al rogo milioni di persone innocenti, bruciato opere di immenso valore artistico e storico, perseguitato un Pitagora perché faceva concorrenza virtuale al nuovo messia.

Non mi risulta che il paganesimo degli Incas e dei Maya fosse meno valido della fervida religione cristiana dei conquistadores spagnoli, e ancor meno mi consta che il paganesimo degli Indiani d’America fosse meno etico e progredito delle carovane dei coloni irlandesi ed europei che puntavano verso il Far West carichi di fucili, whisky e crocifissi, di presuntuosa ed arrogante voglia di civilizzare chi era molto più civile ed avanzato di loro.

 

Preferisco essere considerato laico, ma se uno mi dà del pagano non mi offendo

 

Avere opinioni diverse su cose basilari può far parte del gioco democratico e dello scambio culturale.

Ritengo di essere igienista autentico, e pertanto non intossicato da carni, veleni e droghe.

Non credo di avere grossi quantitativi di tossine da smaltire.

E pertanto non provo inimicizia e rancore per nessuno, ma provo ribrezzo per la cattiveria, la violenza e l’ignoranza, in tutte le loro forme e le loro varianti.

Sto a distanza da te, proprio perché etico-salutista, forse non così scadente e non così suggestionabile.

Pagano decisamente sì, nella misura in cui pagano significa libero, aperto, naturale, disinibito, innamorato della vita sana, spirituale, materiale e pacifica a 360 gradi.

 

Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)

                         – Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)