FAR CAMBIARE IDEA ALLA GENTE

LETTERA

 

Sono una delle tante operatrici nel settore passa-parola

 

Grazie mille caro Valdo per i tuoi ripetuti consigli!

Leggo con attenzione tutte le tue tesine e cerco di diffondere al meglio tra i miei amici quanto scrivi.

Non è facile far cambiare idea alla gente, ma nemmeno impossibile.

Questa è la mia formula per vivere serena e appagata

Mi chiedono tutti come io faccia ad avere tutta questa carica, e non si rendono conto che essa deriva proprio dal regime alimentare vegano-crudista.

Il mangiare sano e il dormire sonni profondi sono il segreto e la formula magica per affrontare la vita di tutti i giorni con entusiasmo, motivazione e con molta più serenità.

Un abbraccio e buona giornata!

Cristina

RISPOSTA

 

Difficile ma non impossibile, complici i normalizzatori del crimine

 

Brava Cristina, hai detto giusto. Convincere è difficile ma non impossibile.

Difficile perché il martellamento pubblicitario, le pubblicità di Gusto e di Cotto e mangiato, con tanto di musichette e di suadenti ricette, dove l’elemento macellatorio, cruento e cimiteriale non manca mai, dove il miasma del topo-decomposto non scompare certo dietro l’involtino, la frittella e la polpetta,

tendono a normalizzare il voltastomaco e a legalizzare il crimine del macello e l’arpionamento del cetaceo.

Non impossibile perché in ogni persona c’è un cuore e un’anima sotto la scorza esterna e sotto le apparenze.

Anche i macellai ragionano e soffrono

Qualche anno fa arrivai senza alcuna fatica a farmi dare ragione da due diversi imprenditori friulani della carne. Valdo, non hai tutti i torti, mi confessarono! Sono entrambi scomparsi, e i rispettivi macelli stanno tuttora là a continuare il lercio affare di famiglia, ma queste due persone io sinceramente le rimpiango. Sono certo che hanno capito e che dalla loro attuale dimensione eterea stanno osservando, non senza pena e costernazione, quanto sta tuttora accadendo in terra.

A mio avviso sono stati satrapi di se stessi, prima ancora che nei riguardi degli animali da loro trucidati.

C’è molta gente che rimuove e blinda i morsi della coscienza

Un grande allevatore di polli, che ha saputo saltarne fuori in tempo, liberandosi della sua premiata azienda, mi ha inondato la scrivania delle sue lacrime vere, raccontandomi cose da brivido.

Gli stessi cacciatori, rimuovono in continuazione il tarlo che rode nella loro coscienza.

Trovano scuse e alibi banali, come l’amore per il loro cane, la gioia incomparabile di una camminata tra i boschi impervi, l’attaccamento patologico allo stesso fucile che gli dà il senso della potenza maschia e distruttrice ma, alla fin fine, si  rendono conto pure essi, che il volatile spiumato e insanguinato, è tutt’altra cosa rispetto alla creatura che volava felice vivificando con la sua presenza e il suo canto la natura circostante, e che il leprotto esanime, sfigurato dai pallini di piombo, è tutt’altra cosa rispetto alla creatura che sfrecciava velocissimo sulle zolle.

Il pensiero di un cacciatore

Ieri stavo raccogliendo le prime castagne in un bosco dei dintorni, a nord di Udine.

Ho incrociato un vecchio amico diventato negli anni cacciatore.

Mi ha confessato di aver adottato la caccia come passatempo.

So che non sei d’accordo, ha detto, mettendo le mani davanti, ma lo faccio principalmente per il mio cane. Dopotutto, ha aggiunto,  devi ammettere che anche le verdure sono vive.

Soffre sicuramente anche il radicchio, ma non c’è paragone

Certo, gli ho detto. Anche tagliare una pianta di radicchio produce qualche sofferenza. Ma il radicchio ricresce e non viene massacrato. Quanto alla radice, verrebbe comunque mangiata dai roditori o andrebbe marcia. Il frutto poi, vero cibo nostro, non presenta alcuna sofferenza ed è fatto apposta per noi. Il principio etico, in ogni caso, è quello di alimentarsi causando il minor danno fisico e psichico possibile, per cui la recisione di alcune foglie di radicchio non ha paragone con l’annientamento di una persona dotata di sangue caldo, occhi, orecchi, cuore e sistema nervoso al pari di noi, e magari più sana e più meritevole i stare al mondo di noi. Sai che hai ragione? Non ci avevo pensato, è stato il suo commento. Se fai ragionare la gente, ottieni sempre qualcosa.

Le difficoltà maggiori si hanno con le persone pompate

Non è impossibile convincere la gente, soprattutto quando essa si accorge di perdere la salute e di perdere l’equilibrio spirituale. Più una persona è pletorica e pompata, carica di sali e di sostanze putrefacenti che la acidificano e le viscosizzano il sangue, e più il suo cuore è costretto a battere in accelerazione forzata, sorretto da stampelle chimiche tipo il caffè, il the, gli integratori e i farmaci. Le persone pompate difficilmente trovano margini per il lato spirituale, per la compassione, per gli atteggiamenti di generosità verso se stessi, verso la natura e verso le creature deboli e indifese.

Spesso è la malattia a riportarli nelle giuste dimensioni

In questi casi, è la vita stessa a riservar loro il correttivo.

Quando si ammalano, quando i nodi vengono al pettine, succede che la loro boria si sgonfia come succede a un pneumatico forato.

Ed è in quelle circostanze che essi riacquistano una dimensione umana, riscoprendo se stessi, la natura e gli altri.

Come dire che la malattia, non solo in termini di salute ma anche in termini di psiche e di anima, è strumento di salvezza, di guarigione e di rieducazione.

Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma e ABIN-Bergamo