Una comune fetta di pizza margherita
Carissimo Valdo, ti scrivo alle 4 del mattino, mentre sto sperimentando gli effetti devastanti che mi sta producendo una comune, banale e misera fetta di pizza con mozzarella.
Ormai è da anni che non mangio questo tipo di cibarie, se non qualche volta in mancanza di alternative, e sempre senza mozzarella.
Ieri sera mi trovavo fuori casa con appetito all’ora di cena, ad una riunione.
Ho trovato sul tavolo una generosa fetta di pizza margherita (mozzarella e pomodoro, per intenderci) e l’ho mangiata.
Al momento pareva tutto ok, e ho proseguito tranquillamente la serata.
Non ho toccato altro cibo o bevanda, e sono andata a nanna.
Un fuoco interno di quelli sbagliati
Nel cuore della notte però mi sono svegliata in preda a una crisi di sete insana.
Sono sudata come se stessi facendo una sauna, pur avendo in camera la solita temperatura e usando lo stesso tipo di coperte.
Chiaro che non riesco più a chiudere occhio.
Sono dunque sveglia ed accaldata con tanto di integratore acqueo, costretta a spegnere un fuoco interno che un cibo sbagliato ha acceso dentro di me.
Il passaggio dal vegetarianismo approssimativo al veganismo-crudista tendenziale
Questa situazione mi fa riflettere su parecchie cose.
Un tempo, quando ero vegetariana e non ancora vegana, sopportavo regolarmente la pizza margherita.
Non solo una fetta come in questo caso, ma una pizza intera.
Eppure non avevo minimamente questo tipo di reazioni.
Nessun campanello di allarme suonava.
Ciò significa che ero assuefatta al cibo errato, come se il mio povero corpo fosse rassegnato e subisse in silenzio le sberle continue che gli davo.
Un corpo normalizzato e sano, diventa esigente e reattivo come quello di un bambino
Lo stesso corpo poi, con il passaggio alla dieta vegana-igienista, si è normalizzato alla salute e ha gradito così tanto la nuova situazione, da ammonirmi a non fargli più brutti scherzetti.
Così protesta vivacemente e con veemenza se qualche volta sgarro.
I campanelli d’allarme si sono ripristinati tutti e, non appena inserisco benzina sbagliata, parte la suoneria.
Da un lato, questo può anche scocciare, in quanto rappresenta un limite ed un freno alle trasgressioni alimentari, dall’altro ne sono contenta, perché non possiamo nasconderci dietro un dito.
Non possiamo ignorare che il cibo elitario per l’essere umano è solo esclusivamente la frutta, integrata di verdure crude.
Più ci allontaniamo dal disegno creativo e più ci auto-distruggiamo
Noi ci possiamo girare intorno quanto vogliamo.
Possiamo sperimentare ogni cosa a nostro piacimento ma, alla fine, la risposta è sempre una e soltanto quella.
Ed è che, quanto più ci allontaniamo dal disegno originario per il quale siamo stati predisposti come animali fruttariani, e tanto più ne pagheremo le conseguenze, a breve o a lungo termine.
E’ vano pensare che, in regime di assuefazione, il corpo rassegnato e sprovvisto di allarmi con cui avvertirci, non covi vendette.
Prima o poi i nodi vengono sempre al pettine.
Se introduco benzina sbagliata, posso anche non accorgermi all’istante, ma poi dovrò ugualmente pagarne le conseguenze.
Una visita dal dentista, dopo 4 anni
Leggo continuamente testimonianze di tue lettrici e lettori (e non dico pazienti) che guariscono da mille problemi dopo aver scoperto di essere frugivori.
Quello che accade loro è assolutamente normale.
Di recente sono andata dal dentista, dopo 4 anni che non mi ispezionava.
Il dottore mi ha pure bonariamente sgridata, visto che i controlli si devono fare più di frequente.
Poi, guardandomi in bocca, ha chiamato tutta la sua equipe a guardarmi nel cavo orale, commentando con stupore l’ottima igiene e l’ottimo aspetto della mia bocca.
Non è questione di dentifricio e collutorio
Si è complimentato per come sono brava a lavarmi i denti.
Lei Priscilla può essere presa ad esempio.
La sua bocca da premio fa capire come la salute dei denti non sia affatto un mito irraggiungibile, contrariamente al pessimismo della gente.
Gli ho risposto che non è questione di super-dentifricio e super-spazzolino, e nemmeno di collutorio, ma piuttosto di alimentazione antitetica a quella impartita giornalmente da giornali e televisione.
Placca, germi e batteri scappano a gambe levate dalla mia bocca, perché la mia saliva basica non permette loro di sedimentare.
Un litro d’acqua per spegnere un indesiderato incendio
Alla fine mi ha detto di tornare tra altri 4 anni e di continuare così.
Bene, carissimo amico Valdo, spero di vederti presto in occasione della tua prossima venuta in quel di Milano. Ora vado a finire di bermi il litro d’acqua che purtroppo mi serve per spegnere il mio piccolo indesiderato incendio e ti saluto. Spero che questa mia testimonianza possa essere utile a qualcuno.
Con affetto. Priscilla.
Tre condizioni per consumare una pizza senza inconvenienti
Ciao Priscilla, vista la popolarità della pizza, il tuo messaggio verrà di sicuro letto e masticato da tanti.
Che tutti i nodi vengano prima o poi al pettine è un fatto incontrovertibile.
La pizza potrebbe anche essere tollerata, un paio di volte la settimana.
Ma servirebbero tre pre-condizioni fondamentali ed obbligatorie:
- 1) Un autentico appetito.
- 2) Un buon piatto di insalatina verde da prendersi poco prima.
- 3) Una pizza piuttosto sottile, rigorosamente priva di mozzarella, e ben ricoperta di vegetali freschi, tipo peperoni, olive, funghi, cipolla, pomodoro crudo (aggiunto all’ultimo istante con la rucola).
In mancanza di ragni, scorpioni e cavallette, si opta per cadaveri di granghietti e gamberetti
E’ la mozzarella che rende pesante ed indigesta la pizza. Per non dire poi di chi ci aggiunge l’immancabile strato cadaverale di maiale o di cittadino acquatico, o addirittura di cane e di gatto (perché da noi non mancano pure questi estremi e queste delicatezze). In realtà, la popolazione, dai gusti ormai pervertiti, dalla lingua salata come il mare, non mangia la pizza per la pizza in sé, quanto per la mozzarella o per i gamberetti e i granchietti, in mancanza di scorpioni, ragni e cavallette.
La propensione a minare l’amico fegato con la creatina
A parte i lati etico ed estetico, che esigerebbero sempre aromi e profumi di natura e non di puzza marina e cimiteriale, la gente continua a non capire che è da autolesionisti consumare grassi riscaldati che diventano inevitabilmente creatina, una sostanza micidiale per il più importante organo che ci teniamo addosso, un essere ignorato e bistrattato come fosse un alieno ed un reietto, un essere prezioso e insostituibile che si chiama fegato.
Una pizza napoletana da valorizzare e perfezionare
La formula napoletana della pizza non è affatto malvagia, ma andrebbe perfezionata e migliorata, come fanno molti pizzaioli in Filippine e in altre località asiatiche, che ci aggiungono anche l’ananas, e a volte l’avocado, rendendola ancor più esotica e gradevole, rispettando la sottigliezza e gli ingredienti freschi, per cui, se mangi la pizza a pranzo, ti resta la voglia di rimangiarla a cena e anche il giorno dopo, senza il via crucis gastrointestinale che si devono sorbire i mangiatori disaccorti e anti-vegani di casa nostra, che gli scaricano addosso 2 pinte di birra e pure il caffè, per simulare la caricatura di un qualche processo digestivo.
Nei giorni a venire, ci si potrebbe aggiungere sulla pizza il tarassaco e l’ortica, le punte di luppolo e il selene, facendola diventare una bomba di energetica freschezza primaverile.
Chissà che qualche bravo pizzaiolo non mi ascolti.
L’enorme piacere di una pizza leggera ed innocente
La pizza dev’essere un gradevole e simpatico piacere, e non un imbottirsi di grasso cotto salato e aromatizzato.
Non un’occasione per guastarsi le ore successive.
E’ anche un discorso di convenienza economico-commerciale per le pizzerie e per il domani di questa specialità napoletana che il mondo intero ci invidia e ci copia.
Il cliente che digerisce bene tornerebbere in pizzeria pure il giorno dopo.
Fin quando l’uomo non impara a trattare con religioso rispetto, direi con devozione, il suo apparato gastrointestinale, c’è ben poco da attendersi da lui sul piano fisico-erotico-sportivo-sociale-etico-morale-spirituale.
L’acidità porta all’indigestione, alla gastrite, alle recriminazioni, alle lacrime di coccodrillo
Chi è pieno di acidità, di muco e di riflussi gastrici, ha ben altro cui pensare.
Se mai riesce ad elevarsi un poco sul piano della vita, adopera quel tempo non per massimizzare il suo variabile ed alto potenziale, o per ringraziare con parole e opere Dio e la natura dei tanti bei doni che l’esistenza offre, ma tende piuttosto a praticare la strada della mediocrità e del lamento, della violenza contro se stesso e contro gli altri, della recriminazione e dell’insulto, versando alla fine le solite sue lacrime di coccodrillo.
Valdo Vaccaro – Direzione AVA-Roma ed ABIN-Bergamo