I PARAMETRI E MARCELLO LIPPI TARGATO CODEX

I  PARAMETRI  E  MARCELLO  LIPPI  TARGATO  CODEX       

 

 

Una tabella sintetica con i parametri nutrizionali dell’igienismo naturale

 

Ciao Valdo,

abbiamo una tabella con i parametri nutrizionali dell’igienismo?

So che non è facile stabilire certi livelli per tutti i valori, ma almeno per quelli importanti.

Possiamo provarci? Ti ringrazio. Franco Libero Manco.

 

Ti capisco caro Franco Libero, vuoi sentirti sicuro, come in una botte di ferro

 

Franco, io ti capisco.

Tu sei alla ricerca di puntelli numerici.

Vuoi lo schema matematico e la formula sicura.

Vuoi la zona del veganismo e le reali quantità di vitamine e di minerali necessarie a stare in ottima forma.

Vuoi le coordinate necessarie a dimostrare con certezza i rigorosi contorni del veganismo, quasi che il nostro movimento fosse sguarnito e privo di sufficiente impostazione scientifica.

 

Meno animalismo e meno spirito, e più scienza numerica

 

Non certo perché tu stesso non ci creda.

Non è facile trovare al mondo una persona più entusiasta e vegana di te.

Succede piuttosto che tu sia in balìa di determinate richieste, pressioni ed esigenze degli adepti che ti stanno vicino, e di quelli che ti scrivono e ti telefonano in continuazione, ponendoti dei quesiti, pretendendo più prove e più rassicurazioni, pretendendo magari meno animalismo e meno etica, ma più scienza concreta e numerica.

 

Elaborerò uno schema sintetico stile FDA, ma senza macellai e biochimici venduti alle calcagna

 

Ho capito perfettamente la tua domanda, e vedrò di mettere assieme uno schema con le nostre tabelle, sullo stile di quanto fa la FDA, ma senza avere dei macellai e dei biochimici da strapazzo o dei biologi stile Monsanto in casa o alle calcagna.

Ma voglio darti intanto una risposta interlocutrice e priva di numeri e formule.

La mia risposta a te e a chi ti pone queste domande e queste obiezioni, è che tali esigenze hanno sì qualcosa di accettabile, visto che oggigiorno siamo abituati a tradurre tutto in litri, millimetri e milligrammi, per non dire microgrammi e psicogrammi, ma c’è pure un pizzico di malafede.

 

Toccare per credere, ma a senso unico

 

C’è quell’atteggiamento di San Tommaso che pretendeva sempre di toccare per credere, e nascondeva  nelle sue tendenze verificatorie l’ipocrisia di chi in realtà crede più alla verità degli altri, alla verità del potere costituito, piuttosto che a quella scomoda del suo maestro Gesù.

Questo significa sostanzialmente non credere a te e pretendere una prova del nove non facile da fornire, mentre nessuna prova del nove viene pretesa da chi ha la situazione in pugno.

 

Il ritorno degli Scribi e dei Farisei

 

E’ un po’ l’atteggiamento degli Scribi e dei Farisei.

Noi non siamo Gesù e chi ti pone certe domande non è necessariamente un Fariseo.

Ed è solo per questo che ti prometto lo schema a giro di lavoro.

Oggi però vorrei parlare più a fondo del termine parametri, ricordando che, oltre ai parametri ci sono pure gli sparametri.

 

In fatto di parametri ne abbiamo da vendere

 

I parametri del veganismo e dell’animalismo sono quelli che ben conosciamo, e che non hanno bisogno di numeri, di formule, di paracarri, di percentuali, di prove e controprove.

Il parametro numero uno è la nostra angoscia per quello che continua ad accadere sulla precaria crosta terrestre, dove la bieca violenza dell’armato sul disarmato, del civile sul selvatico, del legale dotato di famiglia-chiesa-vestito-anima-codicefiscale-passaporto-patente-assicurazione-contocorrente sull’illegale-nudo-nullatenente quadrupede o pennuto, continua al ritmo spaventoso di 6000 capi al secondo.

 

Un mondo di arpiona tori e di briganti marini

 

Un mondo dove le baleniere giapponesi e norvegesi continuano ad inseguire le balene e a cannoneggiarle coi loro maledetti arpioni.

Dove i briganti del Mediterraneo continuano a piazzare reti lunghe chilometri, rendendo il mare insidioso e nemico ai suoi naturali abitanti, al pesce spada e al delfino, al balenottero e al capodoglio, e dove le tonnare continuano a far ribollire le onde di sangue per accontentare i pacifici e rispettabili  esseri umani, dal cuore dolce e dall’anima rivolta verso il Paradiso, al punto di amare follemente il tenero tonno-che-si-taglia-con-un-grissino.

 

La carezza della lama

 

Il parametro è che il nostro cuore si spezza ad ogni lama metallica che esplora tra la peluria calda del vitellino, o tra le piume tiepide dell’anatra, al fine di centrare meglio il punto migliore di penetrazione.

Queste creature non perdono mai la speranza che il loro fratello maggiore abbia un attimo di ripensamento e di pentimento, che si decida a dar loro una carezza.

Non sanno nemmeno cosa sia quella lama fredda e metallica che indugia sulla loro epidermide.

Poi sperimentano velocemente cosa essa sia, allorquando gli penetra dentro procurandogli una sofferenza fuori di ogni sopportazione, facendo fiottare fuori le vita che guardano con gli occhi sbarrati ed il cuore pietrificato.

 

L’infinita dissennatezza dell’uomo che colpisce il più maestoso e vulnerabile abitante dei mari

 

Il parametro è l’imbecillità umana descritta da Giovanni Soldini che, traversando da solo mari ed oceani senza il disturbo indiscreto dei motori, sa registrare ogni fruscio, ogni flutto ed ogni gorgoglio delle onde, ogni infrangersi dell’acqua contro il suo scafo, ogni arrabbiatura pazzesca del mare in tempesta e ogni suo rilassante placarsi, e sa apprezzare appieno il valore e l’immensità dello spazio, del cielo e dell’acqua, nonché il sentore di quelle creature viventi che si muovono in perfetta simbiosi ed armonia con gli elementi del creato.

E sa percepire, per insanabile contrasto, la demenzialità e la bruttezza infinita dell’uomo che va a colpire e distruggere la balena, ovvero il più maestoso, pacifico, fragile e vulnerabile degli abitanti del mare.

 

Le balene? Che pacchia se fossero lunghe 300 o 3000 metri.

 

Le balene, 30 metri di lunghezza e 200 tonnellate di peso.

Pensa un po’ che pacchia se esistessero superbalene da 300 metri e 2000 tonnellate, o magari da 3000 metri e 20000 tonnellate, grandi quanto un isolotto, dicono i massacratori seriali.

Quante pasticche di Omega3 si potrebbero derivare, e quanta ottima vitamina B12, e quanto prezioso ferro-eme per tappare i buchi di salute dell’anemico bipede.

 

Il parametro mondiale ci viene offerto da Dante e da Leonardo

 

Il parametro mondiale è Dante che ci ricorda giorno e notte che non siamo stati fatti come bruti, ma come creature motivate da virtù e conoscenza.

Il parametro mondiale è Leonardo che chiama orrendo crimine l’abbattimento di ogni singola creatura innocente ed indifesa, mentre lo facciamo rivoltare nella tomba sgozzandone 6000 per ogni minuto che passa.

 

Ma anche da Schweitzer e da Einstein

 

Il parametro è Albert Schweitzer che nelle sue visite giornaliere ai suoi pazienti di Libreville in Gabon si faceva accompagnare da una segretaria scura di nome Jopsephine, a cui voleva bene quanto a sua moglie. Gli camminava a fianco per la strada, mentre la gente si girava incuriosita, e poi lo aspettava fuori della porta di ogni paziente visitato.

Josephine era una porcellina, affettuosa ed obbediente come tutti i porcelli del mondo, e non certo una massa di grasso e di prosciutto.

Il parametro è Albert Einstein, che auspicava l’eliminazione assoluta della carne e delle proteine animali da ogni cucina, da ogni ristorante, da ogni piatto umano, come sola condizione per apportare una nuova era di salute e di serenità al pianetaa Terra.

 

Il parametro è una doppietta luccicante che tengo in cantina

 

Il parametro è la precaria doppietta luccicante e verniciata di nero, che custodisco gelosamente in cantina.

Ha due canne perfette, lunghe 1 metro e 20, una cinghia nera di cuoio, ed è impreziosita da uno stemma ovale metallico che ricorda i fucili firmati delle migliori armerie di un tempo.

La usava mio padre ogni anno all’apertura stagionale della caccia, che cadeva solitamente il mese di  ottobre, con tutto un drappello di cacciatori locali che si radunavano di mattina nella piazza dello Sfuei di Tavagnacco prima di partire per la loro coraggiosa ed eroica missione domenicale lungo gli sterpi del torrente Cormor e tra le acacie della collinetta morenica chiamata Roccolo.

 

I guerriglieri della Ande Cormoriane e Roccoliane

 

Erano gli anni 70.

Allora come adesso, possedere la doppietta, un cinturone con cartucciera, gli stivaloni e il cane da ferma, una divisa verdognola e un piglio paramilitare da guerrigliero delle Ande Cormoriane e Roccoliane, rappresentava un vero e proprio status symbol.

Ti permetteva di essere un aitante liberatore delle campagne, infestate da uccellini migratori malvagi che osavano volare e cantare, prendendoti per il culo con la loro innocente genuinità ed allegria, nonché da lepri col turbo sulle gambe, che osavano attraversare un campo di mais con allucinante rapidità, lasciandoti con tanto di naso, per cui diventava obbligatorio abbatterle.

 

Strategie militari di penetrazione nel territorio

 

E  così, dopo il grigioverde (grappa-menta) ed il caffè da Artico ed Amabile, partivano per un massacrante raid di tre o quattro ore tra gli insidiosi saliscendi boschivi dei dintorni, sprezzanti di ogni pericolo, dei cannibali, delle belve, dei cobra e dei rinoceronti e di ogni fatica.

I valorosi e indomiti militi del circondario si dividevano i compiti penetrando nel territorio nemico lungo direttive a raggera, affinchè nulla scappasse alla loro nobile missione liberatrice.

 

Una giungla equatoriale fatta di qualche gatto e qualche carbone

 

Peccato che nelle campagne comprese tra Tavagnacco, Tricesimo e Pagnacco, ci fosse al massimo qualche gatto randagio e qualche carbone, qualche leprotto già spaventato a morte dai raid dei cacciatori di frodo, qualche capriolo curioso, sceso dai monti lungo le ghiaie del torrente, convinto di trovare qualche novità nel mondo civilizzato, senza sapere di quale pasta certi bipedi erano composti, e alcuni tordi e dordelli di passaggio che, attratti dai disperati richiami di loro compagni immobilizzati in gabbiette da 30×20 centimentri, scendevano in aiuto e venivano spiumati ed impiombati dai  prodi fucilieri del Bengala.

 

Il ritrovo in piazza, a celebrare e brindare la grande vittoria sulle vittime

 

Alla fine, l’armata Brancaleone si ritrovava nella stessa piazza di partenza, dopo aver sfilato in parata per le vie centrali del paese, puntando sul famoso ristorante Al Grop situato all’estremità ovest di Tavagnacco.

Sporchi di sudore, di fango misto a sangue, portavano orgogliosamente in spalla i cadaveri della loro carneficina, i poveri fagiani che avevano avuto l’ardire di fare dei nidi e di nascondere i loro piccoli a prova di volpe, sotto i rovi della boscaglia, non sapendo che c’è sempre qualcuno che supera la volpe ed il lupo mannaro nell’arte di massacrare.

Il malcapitato capriolo, che poche ore prima volava leggero ed elegante sui prati, penzolava ora dalle spalle di uno dei bruti, col sangue che gli gocciolava ancora dalla bocca.

 

Le punzecchiate e le prese in giro di mio padre verso gli amici cacciatori

 

Mio padre aveva qualche amico persino tra i cacciatori, che non esitava a punzecchiare e a prendere in giro, nelle partite a briscola e tresette dei giorni che precedevano o che seguivano l’evento bellico domenicale.

Non poteva certo contestarli coi metodi franchi e diretti usati dai ragazzi Centopercentoanimalisti degli odierni blitz anti-macello, anti-circo ed anti-caccia.

C’era un problema di convivenza e di sopportazione reciproca.

 

Dopo diversi anni di servizio militare in guerra, sapeva cosa significa sparare

 

Egli sapeva benissimo la differenza tra un fucile metallico caricato a pallini di piombo e un fucile di legno.

Aveva fatto pochi anni prima tutta la guerra, maneggiando ogni sorta di moschetto e di mitraglia, ogni tipo di ordigno e di mina.

Proprio per questo odiava più che mai il sangue e la violenza.

Proprio per questo metteva il fucile in spalla, inforcava la bicicletta e faceva il giro del paese, esibendo sul manubrio il suo personale trofeo, il pelo di qualche coniglio sacrificato il mese prima, per rendere il suo raid ancora più credibile.

 

Dimenticavo un dettaglio importante: la doppietta di mio padre era interamente di legno

 

Dimenticavo un dettaglio, e cioè che il fucile di mio padre era davvero perfetto nella forma e nel colore, ma era fatto di legno, e le sue canne perfette erano piene, per cui non ci passava nessuna pallottola, ma per capirlo bisognava prenderlo in mano.

Un modo come un altro per sbeffeggiare quei tristi protagonisti del week-end tavagnacchese.

 

Lo dico per chi non ha ancora capito una cosa fondamentale

 

Questi sono i parametri, caro Franco.

Non lo dico per insegnarti qualcosa.

Non potrei, nemmeno volendolo.

Sarebbe il colmo voler dare proprio a te una lezione di animalismo, devoto come sei alla giusta causa da decenni.

Lo dico però per la gente che ci segue.

Per tutta quella gente che non ha ancora capito una cosa fondamentale.

 

Per chi non ha capito le correlazioni tra il prosciutto, il tonno e la balena

 

Non ha ancora capito cioè che la verità e la virtù sono un fatto concreto ed integrale, un unicum dotato di logica e di anima.

Non ha capito che esiste una stretta correlazione tra quanto si pensa e quanto si fa, tra la violenza quotidiana dello spezzatino e del prosciutto e quella ancora più angosciante delle balene arpionate, tra l’imbecillità e la viltà quotidiana della B12 e dell’Omega3 e le urla disperate dei porcili e delle sale di macellazione, o il sinistro ribollire del sangue nelle tonnare.

 

 

 

Per chi non ha capito il nesso tra le malefatte farmaceutiche, le bestialità dietologiche e i ragazzi italiani obesi che non riescono nemmeno a sedersi sui banchi di scuola

 

Gente che non ha percepito il nesso tra le malefatte farmaceutico-vaccinatorie della CDC e della FDA e le stragi di conigli e struzzi, lepri e cinghiali, oche e tacchini, foche e tartarughe.

Gente che non vede ancora il legame tra le bestialità ideologiche americane targate Stillman-Scarsdale-Atkins-D’Adamo-Sears-Agatson-Strand, e quelle mediterranee di casa nostra targate Calabrese, Lemme e Del Toma, con le inguardabili scene scolastiche italiane di ragazzi obesi che trovano posto con imbarazzante difficoltà nei banchi che un tempo accomodavano agevolmente gli studenti della generazione precedente.

 

Innamorati di cani e gatti e aguzzini nei riguardi degli altri animali da carne o da caccia

 

Gente che non ha ancora capito che l’amore sperticato per cani e gatti, e il disinteresse contemporaneo per gli animali cosiddetti da carne e da caccia, li trasforma da gentili persone affezionate in orribili mostri razzisti, in alleati diretti dei peggiori aguzzini.

La verità è indivisibile, è un tutt’uno. Ed è questa la vera formula e il vero paradigma per sbaragliare ogni perplessità ed ogni dissidenza, ogni dubbio ed ogni incertezza.

Non possiamo permetterci di aver ragione su 950 punti e torto sui restanti 50.

 

Non esistono alternative. Giusti o sbagliati al 1000 per 1000.

 

Nel nostro settore non ci sono sconti e non ci sono alternative, non esistono by-pass e nemmeno scorciatoie.

Giusti al mille per mille o sbagliati al mille per mille.

Ammazzare la gallina significa arpionare la balena.

Indossare il visone o l’ermellino significa scuoiare la foca e l’otaria.

Ignorare la differenza fra crudo e cotto, tra vitamina naturale e sintetica, tra minerale organicato e minerale inorganico, significa bilioni di litri di sangue versati in più, migliaia di addizionali cisterne di latte saccheggiate dal predone umano alle ergastolane delle stalle e ai loro discendenti.

 

Le mosse sbagliate che portano l’acqua al mulino degli inquinatori e dei vaccinatori

 

Ignorare le necessità di una terra pulita e veramente biologica porta a dare luce verde ai falsi profeti della Monsanto e della Bayer.

Entrare nelle farmacie e chiedere amuchina, come si trattasse  del pane e della salvezza divina, significa fare il gioco non solo della Angelini, ma soprattutto della GlaxoSmithKline, della Roche, della Novartis, della Pfizer e di Rochefeller.

 

Approvare le vaccinazioni contro il contagiosissimo virus farà perdere a Marcello Lippi molte simpatie. C’è da sperare che lo abbiano almeno pagato bene, sennò sarebbe anche un emerito fesso.

 

Approvare il vaccino, come fa sorprendentemente Marcello Lippi, con la demenziale giustificazione di voler proteggere la nazionale di calcio da un contagiosissimo virus, significa mettere tre quarti d’Italia prostrata letteralmente ai piedi del Codex Alimentarius, che include le acque minerali e le nutelle (e fin qui passi) ma anche la Philip Morris con le sue Kraft, le sue Motta ed Alemagna, le sue Manzotin, ma anche la Cremonini e la McDonalds, nonché  tutto il resto della brigata.

Lippi è notoriamente un uomo vincente e convincente, misurato e gradevole.

E’ l’immagine della confidenzialità e della saggezza, la controfigura italiana del divo hollywoodiano Paul Newman.

Al punto che è difficile trovargli dei difetti.

 

Sono deluso da Lippi quasi quanto lo fui per il Dalai Lama mangia-bistecche

 

Anche per questo la sua inconsiderata uscita sul virus mi ha molto deluso, rimpicciolendo la sua statura ai miei occhi.

Quasi quanto la dieta carnea prescritta ed accettata, almeno così dicono, dal Dalai Lama.

Sarò costretto a guardare la nazionale con spirito diverso.

Non più la simpatia incondizionata per dei ragazzi viziati e super pagati quanto si vuole, ma pur sempre legati allo spirito italico di far vedere sempre qualcosa di più e di meglio al resto del mondo.

Ma piuttosto col sospetto di un meccanismo imbrogliante e corruttore, di un formidabile veicolo pubblicitario usato e manovrato dai filibustieri dei farmaci e dei macelli.

 

Stiamo facendo il callo alle delusioni, sia con la Formula Uno che con i bianconeri friulani

 

Già mi è successo con la Formula Uno, in mano agli avvelenatori della gioventù europea ed asiatica, alla Red Bull ed alla Marlboro, a un simpatico Michael Schumacher che va a sperperare un milione di Euro guadagnati in Ferrari regalandoli, guarda un po’, al mendicante internazionale Bill Clinton.

Già mi è successo con la bella squadra bianconera di Udine, col suo ottimo presidente Giampaolo Pozzo che si fa ammaliare dai controversi danari dei Belen, massacratori di animaletti col pelo.

Ed ora il tutto si ripete con Mr Lippi targato Codex Alimentarius.

 

Parametri e sparametri nel gioco degli opposti

 

Tornando a te, caro Franco Libero, mi hai parlato di parametri.

Come hai visto ti ho elencato dei parametri ad anche degli sparametri, ricorrendo al gioco chiarificatore degli opposti.

Anche perché non si può parlare del bene senza citare il male, del giorno senza citare la notte e del vero senza citare il falso.

 

I cuori si conquistano ma anche si perdono

 

Uno non può  ingozzarsi di pane e prosciutto e venirmi poi a dire che ama le balene ed i delfini.

Preferisco allora il violento che ama il sangue su tutti i fronti e me lo dichiara a viva voce (vedi tesina

Godo del sangue altrui, sono Vichingo).

Uno non può spaventarsi per un contagio che non esiste, non può credere alle streghe ed ai fattucchieri del Medioevo, e pretendere di condurre una quadra vincente verso la Coppa del Mondo.

Lo ha già fatto con grande successo? Sì, ed ha conquistato il cuore di ogni italiano, incluso il sottoscritto.

Ma ora, con questa indegna cavolata, lo sta davvero perdendo.

 

Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegtariana Animalista)

                         – Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)