LETTERA
STIAMO REALIZZANDO COSE ECCEZIONALI
Carissimo Valdo, ti scrivo sull’onda emotiva intensa di una Pasqua davvero speciale per me e i componenti de “La Nuova Terra”.
Le cose alle quali tu, e tutti quanti leggono il tuo blog, anelano ed aspirano, qui a Codroipo, 20 km a sud-ovest di Udine, le stiamo costruendo concretamente.
Un’agricoltura viva e vitale, con incluse edilizia, energia elettrica e socialità, è in piena fase realizzativa.
UNA COMUNITA’ AGRICOLA RIVOLUZIONARIA CHE AMA LA NATURA E GLI ANIMALI, E CHE SARA’ VISITATA DALLA FACOLTA’ DI AGRARIA DELL’UNIVERSITA’ DI VIENNA
Stiamo dimostrando alle autorità e a chiunque voglia rendersene conto di persona, che esiste un metodo di vivere la campagna rispettando Madre Terra e tutto quanto vive su di essa, incluso gli animali che amiamo e rispettiamo come persone e come membri della famiglia.
Il 1° Maggio apriremo l’Azienda per mostrarla ai visitatori.
Avremo anche la visita ufficiale della Facoltà di Agraria dell’Università di Vienna, a dimostrazione che il mondo ha le orecchie bene aperte alle novità, anche se noi friulani ci manteniamo sordi come delle campane rotte.
NUOVE BARBATELLE PER UN MAGNIFICO SUCCO D’UVA BIOLOGICO
I nostri giovani di Rauscedo, nelle vicinanze, stanno coltivando barbatelle che abbassano i trattamenti in rame a valori ridicoli, per cui avremo presto succo d’uva biologico di cui nutrirci, anziché vino solfurizzato per sballare ed ubriacare le genti, oltre che rovinarne le cellule epatiche.
Coraggio Valdo! Non siamo così vecchi da non vedere questa nuova rivoluzione pacifica, incruenta, naturalistica e benedetta.
Ti mando la locandina dell’evento e ti saluto veloce in quanto mi chiamano dalla stalla dove Natalina, la nostra amica mucca, sta per partorire.
Il suo piccolo si chiamerà ovviamente Pasqualino, e nessuno si sognerà di staccarlo dalle mammelle di sua madre.
Ti allego anche il mio scritto pubblicato su Konrad, una testimonianza terribilmente autentica sui semi.
Graziano Ganzit
RICERCA DI SEMI PER PRATO STABILE
Tra le funzioni di presidente degli Agricoltori Biologici di Beano-Codroipo (Udine) è prevista anche quella concreta di reperimento semi e, ai primi di settembre del 2010 ero alla ricerca di un quantitativo di semi per prato stabile.
L’indagine mi porta alla conoscenza di un’azienda agricola che collabora con la Facoltà di Agraria e con L’Ersa (Ente Regionale per l’Agricoltura) per la raccolta, la cernita, il condizionamento e la distribuzione dei semi raccolti trebbiando i prati stabili della zona.
CONCIMI FETENTI E SEMI ROVINATI
L’agricoltore responsabile mi dice però di aver esaurito la scorta in quanto i 9 quintali di seme raccolto erano tutti prenotati. “Il prossimo anno ti tengo presente e ti accontento, ma quest’anno ne abbiamo poco”, mi dice senza convincermi. “Problemi di purezza di seme?”, gli chiedo sornione.
“No, ma dove concimano hanno verificato che il seme non nasce, e dunque è inutile raccoglierlo!”, mi dice con aria scientifica.
“Ma va là, chi te l’ha raccontata che i concimi fanno male ai semi. Non la bevo!” gli dico trascinandolo sul ghiaccio.
L’IMBARAZZO E L’INCOERENZA DI CERTI AGRICOLTORI
“Non sto scherzando, me l’hanno detto i professori dell’Università. Sono ordini loro”.
“Allora, se è così, tu pur sapendolo continui a usare concimi chimici? Vi stanno portando nel baratro e nessuno dice niente? Le sementi stanno morendo, si caricano di muffe, non si mantengono, perdono potere germinativo e nessuno recita il mea-culpa?”
“Guarda che io opero nel biologico, e queste cose le conosco da tempo”.
INCAZZAMENTO, DEMOTIVAZIONE E RICORSO ALLA GRAPPA
Il pover’uomo si accascia sulla sedia. “Bevitu alc?” (Bevi qualcosa?), mi fa, indicando la bottiglia della grappa. Declino l’offerta, pensando alla tripla camomilla che mi servirebbe poi per calmarmi.
Gli do il mio biglietto da visita e, mentre se lo rigira tra le dita guardandolo per bene, lo osservo meglio.
Ha ma mia età. Gran lavoratore, cobas del latte con piccolo spaccio annesso.
Incazzato e demotivato.
Vedo in lui me stesso, se non avessi fatto, grazie alla Provvidenza, le scelte giuste 30 anni fa.
Oggi posso dare a lui qualche straccio di buon esempio e di speranza, mentre la cosa non è reciproca.
Vi sembra poco?
Lo saluto con un ciao tutto friulano, con un “Mandi”.
IL MARCHIO BATTAGLIERO DELL’AQUILA
Dunque i semi stanno morendo e, per mia esperienza diretta, non solo quelli di prato stabile, ma anche tutti gli altri.
Soffrono di un processo di devitalizzazione ed entro un decennio perverranno alla sterilità completa.
Ma intanto bisogna vendere ciò che si ha, al grido di “Bisogna aggredire i mercati”.
I Capi si presentano eleganti e autorevoli alle Fiere, armati di un marchio che raffigura un’aquila.
Un’aquila scopiazzata da quella nobile e fiera del Patriarca Bertrando.
Un’aquila che per tanti secoli ha rappresentato lo spirito battagliero di un intero popolo.
PIU’ CHE UN’AQUILA, UN’ANATRA ALCOLIZZATA
Solo che, in questo caso, il volatile reale ha un occhio avvilito e rassegnato, simbolo dello stato d’animo dei nostri contadini.
Il suo becco è senza punta, e la fa sembrare più a un’anatra, priva di grinta e di mordente.
Un’aquila che è lo specchio fedele della debolezza delle nostre produzioni agricole, che sono scarse ed estero-dipendenti.
Il becco non è aperto e manca pure la lingua, segno evidente della fiacchezza e dell’assenza di parola, della fragilità culturale e creativa dei nostri Capi e Capetti agricoli.
Il cuore, questo sì, è molto grande e tale da sembrare generoso.
Peccato sia colmo di vino e dia l’idea di un volatile alcolizzato, che se lo becca la Stradale gli toglie pure il brevetto di volo.
LA SOVRANITA’ ALIMENTARE E’ LA BASE DELLA LIBERTA’ DI UN POPOLO
Con le diete a base di sangue e vino in mescola, il corpo non può che essere macilento e al limite della anoressia mortale, e le piume di quella disgraziata aquila sembrano stracci stesi sui fili dello stenditoio. Il piumaggio, coi suoi colori, dovrebbe rappresentare l’anima di un popolo, ma in questo caso assomiglia più ad una bandiera bianca ammosciata che a qualcos’altro.
Per fortuna che, nonostante tutto, c’è ancora qualche contadino che si prende cura dei semi, delle piante e dei terreni, e che cerca ostinatamente di ridare dignità e valore a Madre Terra offesa e agonizzante.
Ed è su queste poche persone, rare ma esistenti, che si potrà fare affidamento per servire il mercato e creare una reale sovranità alimentare, che è la base della libertà di un popolo, non solo del nostro popolo friul-bisiaco-triestino.
Graziano Ganzit
*****
RISPOSTA
UN’OASI AGRICOLA NATURALE IN CONTROTENDENZA
Complimenti a te caro Graziano, per l’importante oasi naturale che stai edificando con grande passione nel nostro Friuli, in netta controtendenza con il cartello regionale delle case vinicole, delle industrie del caffè e del brandy, dei cacciatori e dei pescatori, dei prosciuttai e dei macellatori di struzzi, di anatre, di oche, di tacchini, di polli, di pecore e di conigli.
Stai difendendo la reputazione della Regione Friuli e dei suoi abitanti.
NOI FRIULANI ABBIAMO UNA REPUTAZIONE A VOLTE TROPPO SOMMARIA
Non siamo affatto tutti avvinazzati, caffeinizzati, grappizzati e drogati di prosciutto, speck e mortadella, come spesso ci pensano fuori dai nostri confini.
Non siamo affatto ridicoli succhiatori di mammelle infiammate, appartenenti a povere e super-sfruttate mucche.
Non siamo affatto sequestratori seriali e ladri razziatori dell’unico alimento destinato a piccoli orfani di padre chiamati vitellini, sottratti con inaudito cinismo alla loro mamma.
HO SCOPERTO CHE ESISTE UN FRIULI SENSIBILE E ALTERNATIVO
Popolo forte, onesto e lavoratore, è l’etichetta positiva e storica che ci descrive.
Ma non mancano le battute sul grasso di maiale e sul vino, nonché sul record nazionale di tumori e di cardiopatie, quasi che nei dintorni di Udine fosse impossibile vivere lontano dalla cantina, dal macello e dai reparti di oncologia dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia.
Non siamo tutti purcitàrs, e nemmeno tracannatori cinici ed impenitenti di latte e di sangue, di Tocai e di Cabernet.
Esiste in Friuli un numero insospettato di persone gentili, generose e motivate. Di persone alla ricerca di un modo di vivere qualitativo ed equilibrato, compatibile con la salute fisica, mentale e spirituale. Giovani decisi e combattivi che non si accontentano di pensare vegano e di alimentarsi vegano, ma vengono pure alle mie conferenze in Carnia (è successo sia a Pontebba che a Tolmezzo) facendosi una o due ore di auto. Giovani che affrontano giornalmente l’opposizione sociale e persino il boicottaggio familiare.
L’INQUINAMENTO DELLA BASSA FRIULANA E’ PURTROPPO UNA COSA SERIA
Per quanto riguarda la questione tecnica dei semi moribondi, è interessante sapere che una delle aree agricole più inquinate d’Italia sta purtroppo nella nostra amata regione friulana. Lo conferma GreenPeace (http://www.greenaction-transnational.org) che parla delle Agenzie Agricole di Torviscosa-Udine, controllate dalla multinazionale Parmalat. Tremila ettari di terreno da pascolo, tutti ad alto rischio, in quanto contenenti arsenico, berillio, cobalto, vanadio e concentrazioni elevate di fitofarmaci e di POP, ovvero di “persistent organic pollutants”, quelli messi al bando ancora dalla Conferenza di Johannesburg e dal Trattato di Stoccolma del 2000/2001.
PER LE AUTORITA PUBBLICHE TUTTO E’ IN REGOLA
Si parla di diedril, alaclor, DDT e derivati, oltre ai citati metalli pesanti. Metalli e pesticidi sui quali crescono i vegetali utilizzati per il mangime dato alle mucche, per cui tutto finisce nella catena alimentare.
L’Istituto Superiore della Sanità è intervenuto. Eccome se è intervenuto. Non certo per denunciare il fatto, ma per assicurare che non esistono anormalità e pericoli per la salute pubblica.
Ha utilizzato i comodi e tolleranti protocolli dei SIN (siti inquinati nazionali), già usati per Napoli Orientale e per Brindisi, per cui i Ministeri competenti (Ambiente, Lavoro e Salute) hanno consentito il riutilizzo agricolo dell’area inquinata, come se niente fosse avvenuto.
LA VISITA DEI FUNZIONARI VIENNESI E’ DAVVERO RICCA DI SIGNIFICATO
Niente di strano, Graziano, che a Beano vengano in visita dei docenti della Facoltà di Agraria di Vienna, e che siano latitanti i funzionari pubblici di casa nostra.
Non si possono premiare e difendere i massacratori della natura, e fare disinvolta visita poi a chi rispetta l’ambiente a 360 gradi.
Sarebbe troppo imbarazzante anche per chi ha la faccia di bronzo.
Valdo Vaccaro (AVA-Roma e ABIN-Bergamo)