I SURGELATI E GLI HAMBURER ALLA SOIA

Surgelati come surrogati dei cibi vivi e freschi. Gli appunti di Giorgia.

 

Surrogato fa rima con surgelato.

In effetti i surgelati altro non sono che surrogati di cibi freschi o di piatti pronti.

Il business del surgelato è enorme.

Pulire gli spinaci sul posto, preparare gustosi minestroni con decine di verdure, trovare degli asparagi d’inverno, significa pagare cifre esorbitanti. Tutte le massaie sanno quanto difficile è lavare e mondare le verdure, tagliarle e metterle in pentola per fare un buon minestrone.

Trovare qualcuno che lo faccia per noi è l’ideale, e così possiamo dedicarci a scalare i vertici, e fare le donne in carriera.

Perché mai sprecare il tempo in cucina, in quel posto di donnucole, quando ci sono i fantastici surgelati, da aprire in due minuti, scaldare (magari al micro-onde) e mangiare?

Ho sentito madri di famiglia (povere famiglie!) dire  Per fortuna che ci sono i fantastici surgelati.

Figurati se, quando torno a casa di sera mi metto pure a cucinare. Apro due buste e in 15 minuti tutto è pronto. E sono pure ottimi.

 

Il cibo surgelato è un cibo che ha subito profonda trasformazione

 

Ci si dimentica però una cosa fondamentale, e cioè che il cibo sottoposto a procedimento di surgelazione non è più uguale al cibo fresco.

La sua struttura cellulare è radicalmente cambiata.

C’è pure da fare una distinzione tra surgelazione e congelamento.

Il congelamento è quello effettuato a casa propria, quando si prepara un prodotto e lo si pone nel freezer per consumarlo in seguito. In tale cibo, raggiunta la bassa temperatura in tempi non rapidi, si formano dei consistenti cristalli di ghiaccio che rompono le pareti cellulari.

Quando si scongela, si ha la liquefazione dei cristalli, con liquefazione cristalli, dispersione di acqua e di sostanze nutritive.

La surgelazione, che è un procedimento industriale, prevede un passaggio a temperature bassissime in pochi istanti. In questo modo si formano cristalli  di ghiaccio più piccoli. E ti dicono che questo va bene, poiché al momento dello scongelamento il prodotto manterrebbe le sue caratteristiche organolettiche.

 

Il materiale scongelato è totalmente diverso da quello dipartenza

 

La realtà è che l’alimento è mutato, ha subito un trattamento fisico di mutazione di stato, e non potrà mai essere lo stesso. Le sue cellule sono differenti. I cristalli di ghiaccio, seppure piccoli, ci sono stati ed hanno devastato l’ambiente cellulare.

Se ciò non fosse vero, io potrei tranquillamente farmi surgelare un braccio o una gamba, e poi farmele scongelare ritrovandomi con lo stesso tipo di arti, mentre non è così.

Andrei infatti incontro a cancrena certa e si renderebbe necessaria l’amputazione.

 

Non sempre poi la catena del freddo funziona al meglio.

In una società spesso sconquassata, scriteriata e sbadata come la nostra, qualche stoccaggio e qualche trasporto fuori dai crismi, qualche termometro rotto, sono la regola più che l’eccezione.

A chi non è mai capitato di trovare nel sacchetto del surgelato dei grossi quantitativi di ghiaccio? Questo è indice di mal-conservazione, di parziale scongelamento e ri-congelamento, con relativa formazione di microrganismi tossici.

Ma a nessuno viene in mente di chiamare i NAS, che sequestrerebbero l’alimento e darebbero le giuste contravvenzioni.

Ci vogliamo dunque così male da trattarci come pattumiere e da buttare in bocca qualsiasi schifezza?

 

Non dichiarare l’esatto tipo di olio impiegato è gravissimo imbroglio

 

I prodotti pre-cotti vengono addizionati poi di olio. Quale tipo di olio?

Le ditte produttrici, per risparmiare, non usano mai olio extravergine di oliva spremuto a freddo, che è l’unico olio commestibile..

Infatti costa un occhio della testa, e le industrie vogliono lucrare usando materie prime di sottordine.

Le varie Findus, Orogel, Buitoni, ecc, useranno sempre semplice olio di oliva (cioè lo scarto che rimane dopo aver estratto quello extravergine e quelle vergine), se non addirittura un più vago e pericoloso olio vegetale.

Non dichiarare che olio usano è un  vero crimine, ma la legge glielo permette.

Oltre a ciò, si consideri che questo olio viene usato per la precottura.

E’ risaputo che ogni tipo di olio e di grasso, quando viene cotto, diventa velenoso per il nostro organismo.

I grassi naturali insaturi dei vegetali si saturano, diventano simili ai grassi animali.

Poi il tutto deve subire l’ulteriore cottura finale nella nostra cucina.

Ci rendiamo conto allora che razza di roba mangiamo. Col sale e le spezie il gusto sarà magari squisito, ma la digestione non si ferma alla nostra bocca.

 

L’apoteosi degli integratori e della lecitina di soia

 

Il nostro nemico non sta comunque fuori dell’uscio, ma ce lo ritroviamo in casa.

E’ seduto a tavola con noi, si mette i nostri stessi vestiti e va magari in giro spacciandosi per salutista, igienista, vegetariano, vegano.

Moltissime associazioni cosiddette vegan o vegetariane  sentenziano con fare apodittico le loro norme igieniche, le quali vanno in aperto contrasto con quelle dei veri igienisti quali V. Vaccaro e F. L. Manco.

Vedasi per esempio il link  www.scienzavegetariana.it/nutrizione/vnhl/LLimmunitario.html, dove c’è l’apoteosi degli integratori, la difesa della soia e dei prodotti a base di soia, la teoria dei germi e delle malattie da essi causate.

 

I vegani dell’hamburger alla soia, del tofu e del seitan

 

Come possiamo difenderci?

La confusione regna e i mezzi di comunicazione a nostra disposizione sono limitati.

Gli individualismo imperano.

Inoltre, la ristretta cerchia elitaria dei vegetariani potrebbe osteggiarci anzichenò.

Prova a dire a un vegetariano, il quale ha già rinunciato alle cotolette e al pesce, di rinunciare ora anche all’hamburger di soia e al latte di soia.

 

La gente è impreparata. Siamo tutti abitudinari, e rinunciare al tran-tran è difficile.

Difficile far percorrere al bue un solco diverso da quello usato tutti i giorni.

Alla mattina siamo stati cresciuti a latte e biscotti.

Accettiamo di sostituire il latte vaccino con quello di soia o di riso, ed i biscotti con quelli senza uova e magari integrali, ma oltre non ci spostiamo.

Lo spezzatino di seitan e il tofu sostituiscono la carne e il formaggio.

La maionese senza uova condisce le nostre pietanze elaborate.

 

Il paradiso del vegan che può trasformarsi nell’inferno del salutista

 

Insomma, il paradiso dei vegan può trasformarsi nell’inferno del salutista.

A me è capitato di dover giustificare le mie scelte con un vegano, indispettito terribilmente dal mio stile alimentare.

Era battagliero, come se il mio scegliere le arance al posto della soia fosse un torto che gli facevo personalmente.

In realtà hanno paura. Paura che abbiamo ragione noi. Paura che prima o poi la coerenza li costringerà a dover fare le medesime scelte. Paura di doversi tappare le orecchie a vita per continuare a mangiare i loro sostituti, i loro surrogati, i loro pasti vicarianti

Forse non ci rendiamo nemmeno conto a quale minoranza estrema apparteniamo.

Come riuscire a toglierci da questo anonimato?       Un caro saluto.  Giorgia.

 

La mia risposta alla Giorgia di Milano

 

Gli appunti sui cibi surgelati industrialmente e su quelli congelati in casa sono interessanti.

Le tue competenti osservazioni sono di sicuro utili per chi deve fare delle scelte igienistiche in cucina.

Quanto all’apoteosi degli integratori, essa sta a dimostrare come non basti affatto fare delle scelte di cuore, e che si debba usare anche il cervello.

Il problema non è quello nostro di uscire dall’anonimato, ma piuttosto quello di chi sbaglia e che è tenuto a uscire dalla gabbia dell’abitudine e dell’ignoranza.

Chi si ferma è perduto, diceva  il Benito.

Guai fossilizzarsi sulle proprie oziosità intellettuali e sulle cose che ci fanno semplicemente comodo.

C’è ovviamente da sperare che scienza salutistica e vegetarianismo trovino comune terreno di intesa, e non rimangano divisi su argomenti basilari quali quello dei minerali organicati e delle vitamine naturali, ovvero dei soli veri micronutrienti a nostra disposizione.

Già abbiamo poche risorse economiche per fare ricerca scientifica in proprio.

Se andiamo poi a rifiutare quanto la scienza ufficiale ha assodato da tempo, in nome non si sa bene di quali principi conservativi, ci diamo la famosa zappata sui piedi.

 

Valdo Vaccaro

Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)

Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)

 

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