IL FASCIO, LA BANDIERA ROSSA E LO SCUDO

IL  FASCIO, LA  BANDIERA ROSSA  E  LO  SCUDO

 

Non andiamo a caccia di fantasmi o di occhiolini strizzati a destra e sinistra

 

Ciao Valdo, non potevo non rispondere al tuo scritto  Olé, fa il tuo mestiere, che si addentra in un argomento a me ben noto che è la politica.

Possono accusarti di non fare il tuo lavoro, ma a me nessuno potrebbe muovere tale critica, poiché per molti anni la politica è stata proprio il mio mestiere, un mestiere piuttosto brutto.

A mio parere, tu hai ben detto, non hai strizzato occhiolini a nessuno, e ti sei limitato a citare nomi storici.

Il fatto è che, ai giorni nostri, gli episodi riguardanti la seconda guerra mondiale, ben lungi dall’essere considerati storia, sono ancora sentiti come fatti di attualità.

Il nome di Mussolini eccita gli animi pro e contro allo stesso modo di Berlusconi e Veltroni.

E’ un assurdo in termini, poiché il Benito è passato a migliore vita oltre 60 anni fa e moltissime persone che parlano di lui manco lo hanno mai conosciuto vivo.

 

Cerchiamo semmai di essere coerenti, obiettivi ed equidistanti

 

C’è anche un altro fatto da considerare.

Chissà perché le nefandezze compiute dai regimi totalitari comunisti non hanno instaurato allergie particolari nella gente.

Eppure, sotto l’egida della falce e martello sono stati compiuti i peggiori crimini, pari se non superiori a quelli compiuti sotto l’egida del fascio.

Tuttavia viviamo in una realtà in cui, se un calciatore alza la mano destra dopo aver fatto un gol, viene tacciato di fascismo e viene squalificato.

Mentre sono ammesse le manifestazioni con le bandiere rosse ed i simboli comunisti, oltre che il pugno alzato.

Qualcuno potrebbe scandalizzarsi e tacciare anche me di filo-fascismo. 

 

Impariamo dal passato e smettiamola di sniffare puzza di fascio o puzza di Stalin in ogni dove

 

Che continuino a pensarlo, mio caro Valdo, se questo gli fa piacere. In realtà io non sono né fascista né comunista, anzi considero esecrabili tutte le atrocità compiute da questi regimi.

Così come considero degni di nota i lati positivi di entrambi gli opposti estremismi.

Mi fanno sorridere quelli che annusano l’aria per sentire se c’è puzza di fascio o di altro. Sono solo dei patetici. Mussolini e Hitler sono morti. I presupposti per un bis non sono nemmeno lontanamente ipotizzabili. Quell’epoca è solo storia.

La realtà politica attuale è profondamente differente, anche se è figlia di quel passato.

Cerchiamo di cogliere senza troppe schizzinoserie gli insegnamenti che possono averci dato i predecessori, tralasciando gli errori e le infamie di cui si sono macchiati.

E non diamo la caccia all’untore se qualcuno cita Mussolini, come nessuno si scandalizzi se viene nominato Che Guevara.    Giorgia, da Milano.

 

– 2 –

 

La mia risposta a Giorgia. Il rispetto va a tutti, incluso al mio bacchettatore Franco.

 

Il rispetto va a tutti, vivi e morti. Va al Fascio, come alla Falce e Martello, come allo Scudo Crociato di Alcide De Gasperi.

Va indistintamente a tutti i simboli di un passato che non c’è più, ferme restando le distinzioni e le valutazione che ognuno si sente di fare a livello personale.

In effetti, è giusto poter citare qualsiasi detto che abbia un qualche valore etico o storico, purché non contenga connotazioni razziali o valori intrinsechi negativi.

Ho citato spesso Mao Tse Tung, titolando persino un mio articolo dedicato al pubblico femminile (L’altra metà del cielo), o Deng Hsiao Ping, con la sua famosa espressione  Getting rich is not good, it is even glorious (Arricchire non solo è bene, ma è persino glorioso).

Onestamente parlando, non pensavo che citare  Chi si ferma è perduto, potesse suscitare delle polemiche o dei sospetti privi di fondamento, anche perché è una frase pronunciata spesso da tutti, connotata da popolarità più che da intento politico.

Ma, più che demonizzare il lettore Franco che ha inviato il suo appunto, lo devo ringraziare.

E’ probabile che non sia stato il solo a pensarla così.

Più che una bacchettata stizzosa e sospettosa, la sua è stata, mi sa tanto, un  saggio consiglio di storico (so che lui ha insegnato per anni storia e filosofia) e di uomo di mondo.

 

Criticare gli aspetti negativi dell’America non significa necessariamente odiarla, vuol dire piuttosto conoscerla ed amarla.

Essere gramsciani durante il ventennio, può essere assai diverso che auspicarlo oggi.

 

Spesso mi capita purtroppo di parlar male dell’America. Per fortuna che l’URSS non esiste più, altrimenti qualcuno mi collocherebbe tra le fila dei sovietofili.

Tutto questo accade mentre io mi sento un grande amico dell’America sana e pimpante che pure esiste e che ho conosciuto, apprezzato ed ammirato, nei miei frequenti viaggi da una costa all’altra degli  States, e che continuo ad amare per i suoi straordinari aspetti positivi, che convivono purtroppo, fianco a fianco, con quelli più scorbutici e rivoltanti, con le magagne degli enti più corrotti, dei raggiri più subdoli, delle manovre più nascoste, delle influenze più nefaste, delle beffe più audaci e delle sopraffazioni più atroci.

Un grande paese l’America, terra di vaste distese territoriali, di libertà e di democrazia, di razze e di popoli carico di contrasti e di contraddizioni, carico di scienza e di ipocrisie.

Un giorno o l’altro mi capiterà di citare pure Antonio Gramsci (1891-1937), grande pensatore italiano tenuto in cella dal Duce, e autore delle Lettere dal Carcere, uno dei più toccanti ed illuminanti scritti della cultura italiana del secolo scorso, e mi auguro che non se ne faccia un nuovo caso e un nuovo piccolo putiferio.

Essere gramsciani ai tempi di Gramsci, era a mio avviso atto eroico e politicamente corretto, per quanto di parte.

Esserlo oggi, potrebbe non soddisfare più, anche se i buoni principi e le illuminazioni del pensiero, le argomentazioni della filosofia, hanno spesso valenza eterna.

 

Anche per la musica vale lo stesso discorso

 

La stessa cosa accade quando si manifestano le proprie preferenze culturali ed artistiche.

Non arrossisco ad ammettere che alcune canzoni di Claudio Villa e di Nilla Pizzi, le ascolto volentieri, al pari di quelle di Elvis, di Frank Sinatra e dei Beatles.

 

– 3 –

 

Ancora meno mi vergogno a dire che i miei artisti preferiti vanno da Morandi a Battisti, da Don Backy a Celentano, ma che quelli che amo davvero di più rimangono i genovesi Umberto Bindi, Luigi Tenco e Fabrizio De André, indipendentemente dalla loro collocazione politica.

E, se la poesia e la scienza vanno di diritto ai fiorentini, se la spiritualità va agli umbri, la simpatica sfrontatezza ai romaneschi, la vena malinconica e struggente ai genovesi, l’arguzia e il disincanto ai torinesi, l’industriosità ai lombardi, la carnalità e il divertimento agli emiliano-romagnoli, e tutte le altre varie qualità armoniosamente distribuite fra le altre magnifiche regioni di questo paese, fatemi almeno una piccola concessione nazionalistica.

Non disprezzatemi troppo se ho un debole pure per la verve dissacratoria tipica di autori del nord-est, di gente friul-istriana-veneziana, si chiamino essi Carlo Goldoni, Pier Paolo Pasolini, Carlo Sgorlon, Tinto Brass o Giorgio Gaberscik, in arte Gaber, compianto autore quest’ultimo dei migliori brani di ironia politica italiana, sullo stile di  Ma cos’è la destra, cosa è la sinistra?

 

Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)

                         –  Direzione ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)