L’ INTELLIGENZA DI NON DISCOSTARSI DAL PROPRIO CIBO

Un giovane con alle spalle un curriculum patologico di tutto rispetto

 

Ciao Valdo, mi chiamo Salvatore e scrivo dalla Sicilia.

Sono vegano da 9 mesi e fruttariano da 4, dopo aver approfondito il tema dell’alimentazione naturale.

I tuoi testi che ho trovato recentemente su internet hanno ulteriormente avvalorato ed arricchito le mie conoscenze.

Nonostante la mia giovane età di anni 22, non immagini quante malattie mi hanno tormentato negli anni trascorsi.

Sono guarito da colon irritabile, gastrite, irritabilità, spossatezza, dolori articolari, dolori cervicali, ragadi, occhi spenti, cefalee.

Dopo aver capito la natura fruttariana dell’uomo, non sono più tornato indietro.

In questi ultimi mesi sono arrivato a delle conclusioni sulle quali vorrei il tuo punto di vista.

 

Piante eduli da spartire e teoria sul cibo-a-portata-di-bocca

 

Hai parlato di 160 mila piante eduli.

Non pensi che sia egoistico che esse siano state create tutte per l’uomo?

Penso piuttosto che il cibo istintuale per ogni animale sia stato fornito dalla natura nel modo più semplice ed accessibile.

Penso cioè che la natura abbia posizionato frutta e verdura in diverse altezze, onde favorire le diverse caratteristiche dei vari animali.

Il coniglio, scavando le sue tane, incontra delle carote.

Preferirà quelle, associandole alle erbe basse che incontra a una decina di centimetri dal suolo.

Gli scoiattoli che stanno sugli alberi vanno in cerca di noci.

Le scimmie con capacità fisiche superiori possono permettersi frutti di alta quota, come le noci di cocco.

L’uomo che vagheggia nei boschi sbatte la testa contro i frutti che pendono dagli alberi.

Insomma, ad ogni animale il suo cibo a portata di bocca.

 

 

 

L’istinto di fame e la perdita della selettività

 

Molti studiosi  cercano di classificare l’alimentazione adatta a ciascun animale studiando i comportamenti istintuali, cosa che non condivido, poiché tali scelte vengono condizionate dall’istinto di sopravvivenza che li porta a mangiare anche cibi non-contemplati.

Anche noi umani andiamo incontro allo stesso problema, e fagocitiamo qualunque cosa che ci troviamo sotto il naso, perdendo di vista la selettività.

Più un animale è intelligente e meno si discosterà dal suo vero cibo.

 

Confusione umana tra cibo elettivo e cibo d’emergenza

 

Ne sono un esempio una razza di scimmie che in certi periodi mangiano non solo frutti, ma anche radici e foglie, materiale che causa loro una colite continua.

L’errore lo fanno allo scopo di non patire la fame.

Quando torna la stagione dei frutti, riprendono ad alimentarsi del loro cibo elettivo.

L’onnivorismo dell’umanità arriva dunque per motivi occasionali e di emergenza.

L’errore grave umano è quello di non saper distinguere qual è il suo cibo di elezione e quale il cibo dell’emergenza.

 

Sono in favore della frutta fresca e molto meno per le verdure

 

Io sono per la frutta fresca e molto meno per le erbe e le verdure, che sono piuttosto insipide e fuori dalla portata della bocca o della mano dell’uomo.

Pertanto quelle 160 mila piante iniziali andrebbero suddivise tra un migliaio di animali circa, per cui il vero quantitativo a nostra disposizione si aggirerebbe sulle 200 varietà grossomodo.

 

Superiorità degli erbivori-fruttivori nei riguardo dei carnivori

 

Quanto ai carnivori, essi vivono assai meno degli erbivori.

Il leone vive 16 anni soltanto, contro i 120 dell’elefante, quindi un settimo soltanto.

Essere carnivori significa avere un corpo geneticamente più forte ma poco longevo.

Gli erbivori-fruttivori sono più fortunati, e vivono a lungo senza ammalarsi.

 

La rovina umana sono i grassi e le proteine. Persino le verdure sono troppo nutrienti.

 

L’uomo ha bisogno di un cibo leggerissimo, addirittura meno nutriente delle verdure.

Le cose che più rovinano il corpo umano sono i grassi e le proteine.

Se l’uomo riuscisse a vivere di sola frutta sarebbe l’animale più longevo del mondo.

Recentemente è morto un vecchio di 140 anni, che non era nemmeno fruttariano, e che dunque, con qualche miglioramento nella dieta, avrebbe potuto andare ben oltre.

Spero di trovare un punto di vista favorevole ai miei concetti.

Faccio presente che vorrei iscrivermi alla facoltà di Scienza della Nutrizione.

 

 

 

 

 

 

Ci possiamo benissimo accontentare di qualche centinaio di piante

 

Ciao Salvatore,

Condivido molte delle tue opinioni, a patto di non considerarle in modo troppo rigido e macchinoso.

Le 160 mila piante eduli sono solo una curiosità statistica del dr David Reuben, manifestata nel suo libro Everything you always wanted to know about nutrition.

Non mi sono sognato di andare a contarle una per una.

Al massimo, quando faccio una rilassante camminata per prati, boschi e torrenti, incontro grossomodo un centinaio di frutti, bacche, fiori, radici, verdure e germogli.

Se vai in ambiente semi-desertico, trovi altre specie vegetali.

Se entri nella foresta equatoriale trovi piante, bacche e frutti a non finire.

 

Non c’è settore umano più deficitario e coglionizzante di quello della nutrizione

 

Quella cifra serve soprattutto a far capire la generosità della natura da un lato e l’estrema ignoranza dell’uomo dall’altro.

Uomo tutto teso a focalizzare le sue attenzioni sulle membra cadaverali del pesce, sulle salme cimiteriali macinate o spezzettate del maiale e del vitello, compensate da sostanze concentrate, salate e zuccherate.  

Diciamo pure che il vero dramma della vita umana, a livello fisiologico, è un dramma della digestione.

Non esiste settore umano più deficitario e coglionizzante di questo, per dequalificare e smentire la tanto declamata superiore intelligenza dell’homo sapiens.

 

Abbiamo disperso il capitale affidatoci da Pitagora 2500 anni fa

 

D’accordo che abbiamo dominato il fuoco e tutti gli elementi, l’elettricità e la luce, e ci siamo pure dotati di motori, di mezzi di trasporto e di molte comodità.

Ma per il resto stiamo ancora discutendo di cose banali e assurde, e abbiamo perso totalmente di vista il nocciolo della questione.

Siamo arrivati al terzo millennio dopo Cristo e non abbiamo ancora imparato nulla.

Abbiamo disperso e smarrito per strada il prezioso capitale che ci aveva affidato e trasmesso Pitagora, la bellezza di 2500 anni fa, ricordandoci solo dei suoi banali teoremi sul triangolo rettangolo.

 

B12 e Omega3 deificate dalle industrie e dai farabutti che capitalizzano sull’ignoranza altrui

 

Stiamo tuttora blaterando di diete a zona e di diete Lemme.

Ci sono disgraziati e farabutti che dagli schermi televisivi capitalizzano sull’imbecillità umana garantendo che con caffè, integratori e sostanze antibatteriche per la bocca avremo il passaporto per la salute e non invece tutto il contrario.

Stiamo ancora discutendo di cose assurde e sconclusionate.

Valanghe di parole sprecate sui forum, dove se uno va a leggere sbatte in continuazione sulla parola B12, e magari  pensa che essa sia sinonimo di anima, di Dio o qualcosa di simile, mentre è la

quasi-sostanza più sciocca e degradante che sta sulla crosta terrestre. Quasi-sostanza perché si tratta di una puzza di marcio imponderabile, ubiquitaria nella cacca di uccelli e animali, deificata dalla protervia mercantile delle industrie derelitte in onestà ma superlative in profitto.

La stessa cosa avviene per gli Omega3, ovvero il pesce marcio catapultato alla ribalta, dopo che  mezzo secolo fa si era già tentato di avvelenare il mondo con l’olio di fegato di merluzzo, non certo per fare un piacere alla salute della gioventù di allora, ma solo perché si scoperse che il mare era pieno di merluzzi da massacrare, e le banche erano piene di cassaforti nelle quali depositare il proprio denaro.   

Siamo cittadini di una civiltà bidonistica

 

Siamo circondati da un bidonismo imperante.

Non c’è trasmissione televisiva e pagina di giornale che non facciano apparire noi vegani come estremisti, come utopisti e come propagatori di soluzioni strampalate e fuori dai binari della logica.

Tutto questo mentre gli antichi greci di Olimpia e i gladiatori dell’antica Roma si nutrivano di frutta, di cavoli e di orzo abbrustolito.

Tutto questo mentre gli antichi bramini dell’India vivevano dai 150 ai 200 anni cibandosi di vegetali e riso.

Tutto questo mentre i minatori delle miniere cilene, alimentati a frutta, pane e legumi, portavano da mattina a sera carichi di mezzo quintale senza colpo ferire.

 

Un obitorio casalingo chiamato frigorifero

 

Non occorre andare troppo indietro.

Nel secolo scorso il dr John Harvey Kellogg, dopo decine di anni di ricerche microbiologiche e di prelevamenti, scoperse che i bacilli che si trovano nelle salme decomposte dei cimiteri sono esattamente gli stessi che l’uomo piazza all’interno del suo frigorifero, avvolti nella carta del macellaio.

Le carni macellate, poco importa se non ancora puzzolenti, sono cariche del bacillo di Welch (causa di gas canceroso), del bacillo putrificus (causa dell’urea), di streptococchi, di colibatteri e di altre  sostanze venefiche.

La sua conclusione fu che ogni batteriologo serio dovrebbe sbracciarsi per far vietare tassativamente la produzione e l’uso della carne nella società umana.

 

Le ricerche del dr Tissier, dell’Istituto Pasteur di Parigi

 

Il dr Tissier, dell’Istituto Pasteur, assistente del celebre professor Metchnikoff, spese una vita a studiare campioni di carne presi dalle varie macellerie parigine.

Concluse che la gamma di tutti i batteri putrefattivi ivi contenuti era identica a quella che si trova nelle carni in decomposizione in ogni discarica di materiale organico, in ogni fogna intasata di topi morti, in ogni comune tomba. 

Il dr Tissier proibì vita natural durante ai suoi pazienti ogni brodo e ogni cibo carneo.

 

Kellogg e Distaso, presso il londinese Royal Institute od Public Health

 

Il dr Kellogg passò alcuni giorni presso i laboratori del Royal Institute of Public Health di Londra a studiare gli effetti del bacillo di Welch, uno degli organismi putrefattivi che si trova regolarmente nei mangiatori di proteine animali, causatore di cancro, di cattivi odori e di veleni virulenti.

Il dr Distaso (ricercatore italiano che lavorava in quell’istituto) gli fece notare come i cani, nonostante siano dei carnivori, soffrono di auto-intossicazione da carne, ed è per questo che muoiono tutti anzitempo.

Kellogg lo guardò e rispose: dr Distaso, non dica a me queste cose. Io non tocco carne, mia moglie nemmeno, e i miei figli non vogliono nemmeno sentirne parlare.

 

 

 

 

 

Ogni carne è in decomposizione molto prima di puzzare al naso

 

Il medico americano dr Weinzirl aveva fatto molte ricerche, scoprendo già in quegli anni come la carne in vendita sul mercato contenesse un milione di batteri per grammo (batteri identici a quelli dei letamai e dei cimiteri). Pubblicò le sue conclusioni sull’American Journal of Public Health nel 1914 con due frasi:

 

  • 1) La carne macellata è in avanzato stato di decomposizione molto prima che il cattivo odore salti al naso umano.
  • 2) I veleni generati dalla putrefazione delle carni indigeste nell’intestino umano (dovuti al fatto che l’uomo non ha gli acidi adatti a disgregare le carni), sono causa accertata di indurimento arterie e di senilità.

 

Il ferro delle carni è veleno derivante dalla disintegrazione dei globuli rossi

 

Il dr Laine, nel suo testo Nutrition and Specific Therapy del 1926, scrive che le proteine delle carni sono più che doppiamente putrefattive rispetto alle proteine vegetali, risultando velenose e carenti in fatto di minerali.

Il ferro delle carni rosse (chiamato ferro-eme negli anni successivi) è lo stesso identico tipo di ferro velenoso che si ritrova espulso nell’intestino, e che è derivato dalla disintegrazione metabolica dei globuli rossi morenti.

Ecco dunque spiegato l’effetto sberla, l’effetto-stimolante, l’effetto-veleno, che viene spesso barattato per prezioso apporto ferrico, identico fenomeno che si riscontrava nelle vane cure medievali dei pazienti anemici, che venivano portati in macelleria e ingozzati di sangue ancora caldo preso dagli animali appena accoltellati, con risultati eclatanti di breve periodo, seguiti da forti depressioni e persino da morte nei giorni successivi.

 

Estrema dannosità della carne e degli omogeneizzati nei riguardi dei bambini

 

La dieta carnivora è contro le leggi della natura umana, ed è deleteria per tutti.

Particolarmente pericolosa per i bambini, in quanto i loro organi immunitari, come ad esempio la tiroide, non sono ancora sviluppati a sufficienza per contrastare e distruggere, almeno in parte, le sostanze velenose che la carne sviluppa a livello intestinale.

 

Un giardiniere che a 150 anni si faceva cuoche, contadinotte, serve e cameriere

 

Tu parli di un vecchio deceduto di recente a 140 anni.

Ti ricordo che Thomas Parr, celebre giardiniere vegetariano alla corte di campagna dei re d’Inghilterra, prima con Enrico VIII (1491-1547) e poi con Giacomo I Stuart ed Elisabetta I (1558-1625) era in piena salute a 150 anni, tanto che soddisfava diverse donzelle operanti a corte, suscitando curiosità, imbarazzi e furibonda invidia da parte dei re, emeriti mangiatori di carne, ma pessimi uomini d’alcova.

Quando venne chiamato da Giacomo Stuart presso la corte cittadina londinese, fu costretto a variare la sua dieta vegetariana e ad adattarsi alla tavola imbandita dei sovrani.

La sua salute degenerò progressivamente, e in tre anni morì.

I regnanti vollero far luce su come fosse fatto all’interno il corpo di quel giardiniere, per resistere così bene alle offese del tempo, mentre loro morivano tutti in giovane età.

 

 

 

L’autopsia del dr William Harvey rivelò che Thomas Parr poteva vivere altri 100 anni

 

Venne chiamata la massima autorità medica di quei tempi, il celebre dr William Harvey (1578-1657), anatomista e scopritore della circolazione del sangue.

Harvey condusse l’autopsia e riscontrò che ogni organo era ancora in perfetto stato, rilevando in particolare che i testicoli erano grossi e attivi.

Il giardiniere aveva il corpo di un adulto sano.

Sarebbe di sicuro vissuto per decine di altri anni ancora, se non fosse stato per la costipazione cronica che lo aveva colpito negli ultimi mesi della sua vita, caratterizzata dall’insalubre dieta carnivora alla corte di Londra.

 

Tu Salvatore mi servi come buon esempio per Giovanni Giuffreda

 

Ho un po’ divagato come mio solito.

Tornando a te, Salvatore, non hai fatto come Parr ma l’esatto contrario.

Tu sei partito male, con tutti quei disturbi che hai citato, e hai capito al volo da che parte tira il vento.

E sei diventato un esempio da seguire.

E’ per questo che ti vorrei citare, in risposta all’amico Giovanni Giuffreda di 26 anni, simpatico cuoco italiano che lavora a Dusseldorf, e al quale ho dedicato la mia tesina Ernia al disco e depressione.

 

Una telefonata dalla Germania

 

Proprio ieri mi ha ritelefonato dalla Germania.

Sto seguendo i tuoi consigli, ma in modo altalenante e a singhiozzo, mi ha detto.

A volte fa 5 giorni di fila di assoluto crudismo, e a volte cade nelle solite mangiate-capestro, con la scusa della fame improvvisa, della partita di calcio, della debolezza e di qualche sintomo di emicrania.

Si è pure distratto e preoccupato, leggendo cose critiche e turpi sul crudismo.

 

La verità è all’indice in questo mondo basato sul raggiro e sull’imbroglio

 

Gli ho detto che è normalissimo sentire peste e corna contro i vegani, e particolarmente contro i vegani-crudisti. E’ logico che sia così.

Chi parla a favore della proteina animale, a favore del cotto, a favore del latte e del caffè, dello zucchero e del the, a favore del farmaco e del vaccino, viene portato su un guanciale dorato.

Noi che rompiamo i marroni a 1000 industrie sbagliate, saremmo davvero dei poveri illusi ad aspettarci elogi e premi.

Come mai non ci considerano, non ci chiamano in televisione, non ci fanno esporre le nostre verità?

Ho detto a Giuffreda che la verità è all’indice in questo mondo iper-mercantile basato sul raggiro e sull’imbroglio.

L’ho invitato alla fine ad essere più coerente e a non farsi condizionare.

Fatta una scelta la percorra in modo sicuro e sistematico.

L’ho anche avvertito che è normalissimo sentire dei sintomi quando esagera coi frutti.

Possibilmente non mette dentro nel suo sistema tutte le calorie che sta consumando nel freddo e umido clima invernale tedesco.

 

 

 

 

I fenomeni che possono accadere ai fruttariani frettolosi e incauti

 

Salvo che uno non mi vada in letargo, occorre alimentarsi e rimpiazzare le calorie consumate, se non vuole dei sintomi da dieta ipocalorica.

Se poi uno mangia e beve tutte le solite porcherie degli onnivori, e poi per 5 giorni pretende di trasformarsi in fruttariano puro, è normale che gli accadano due precisi fenomeni:

 

  • 1) Qualche fermentazione intestinale (causata dalla presenza di residui velenosi che contaminano la sostanza zuccherina della frutta impedendole di fare il suo percorso e trasformandola in alcol).
  • 2) Qualche effetto eliminativo e purificante (sintomi tipo leggera emicrania, o leggero capogiro), comune e fisiologica nei semi-digiuni e in tutti i percorsi disintossicanti.

In questi casi non succede nulla di grave, ma il soggetto rischia di scoraggiarsi e di perdere fiducia nella dieta vegana.

 

Non esiste al mondo dieta più sana e completa di quella vegana

 

Non ci si può barcamenare e tenere i piedi in due staffe. Serve una scelta di campo.

Il veganismo crudista è privo di controindicazioni.

Non c’è al mondo dieta più sana, più completa, più ricca di micronutrienti indispensabili nella giusta proporzione e nella giusta formula assimilabile.

Serve solo rendere il proprio tubo gastrointestinale biochimicamente normale e ricettivo, metterlo in grado di accogliere il suo cibo di elezione.

 

Patire la fame scatena la corsa alle integrazioni

 

E serve ovviamente non trascurare il proprio fabbisogno calorico reale.

Patire la fame comporta non solo una perdita di peso, ma anche spinte incontrollate a ricadere nell’integrazione calorica e concentrata (nel grasso e nel proteico), nell’integrazione acquea, nell’integrazione mineral-vitaminica, nella integrazione cardiaca (alcol, fumo, caffè).

 

Serve pure la politica del passo dopo passo, cosa che non ha fatto la Marina di Roma

 

Serve pure adottare qualche principio di progressività.

Accontentarsi magari della politica del passo dopo passo, senza esaltazioni e senza capitomboli.

Questo è il discorso che vale pure per Marina, la signora romana che si è buttata a capofitto nel crudismo intensivo dall’oggi al domani, registrando qualche disturbo, ossia qualche inevitabile sintomo eliminativo.

Solo che lei, da brava ex-vegetariana, ha capito subito il proprio errore, e si sta organizzando per fare un percorso eliminativo privo di insidie.

 

Rispondo ora ai tuoi quesiti. Condivido in pieno l’amore e la preferenza per la frutta.

 

Mi accorgo però che, al posto di rispondere ai tuoi quesiti sto divagando a uso di altri lettori, senza rispondere ai tuoi punti specifici.

Eccomi allora a te.

Condivido il tuo amore per la frutta fresca. Ci mancherebbe che non fosse così.

 

 

Non siamo la scimmietta. E col radicchio non ci viene affatto la colite

 

Parli con qualcuno che si è fatto un’intera settimana a durian, mango e noce di cocco, nei mesi scorsi, senza nemmeno un filo di insalata o di altro.

Farlo qui da noi, e magari in pieno inverno, non solo è difficile, ma anche sconsigliabile.

Non siamo la scimmietta che quando passa dalla frutta alle foglie gli viene la colite.

Il nostro intestino è adattissimo alle fibre e alla cellulosa, alle sostanze minerali organicate di ogni pianta edule.

Tu saresti un perfetto allievo di Hilton Hotema (ovvero del professor George Clément. Onore alla memoria), che io ammiro pur restando sul veganismo che include vegetali e cereali integrali.

 

Sto per il miglior cibo possibile ed accessibile, adatto al nostro senso etico-estetico

 

Non penso affatto che la patata sia per il grillotalpa ed il cinghiale, o che la carota sia soltanto per il coniglio.

Non è questione di egoismo. I conigli, specie quelli selvatici, mangiano ogni tipo di erba e ogni tipo di frutto. Stesso discorso per i cosidetti ruminanti.

Credo che, all’infuori delle varie teorie adottabili, sia indispensabile un certo senso pratico e una certa flessibilità di pensiero.

Sto per i cibi raggiungibili, rintracciabili, coltivabili e comprabili economicamente, purché si adattino al nostro sistema gastrointestinale, ai nostri gusti, al nostro senso etico-estetico, alle nostre possibilità economiche.

Ed è in coerenza con tali considerazioni che ho elaborato gli schemi dietologici che stanno sulle varie tesine pubblicate nel mio sito.

 

La prova del nove dell’intelligenza umana ed animale

 

Mi trovi totalmente d’accordo con te sul fatto che più un animale è intelligente e meno si discosta dal suo cibo ideale. Questa tua affermazione ha il valore di una massima dell’antica Grecia.

Ciò non vale solo per piumati e quadrupedi, ma anche per noi bipedi, che abbiamo la pretesa non sempre giustificata di chiamarci esseri intelligenti.

Gli animali vegani non sono solo più longevi, ma sono anche più forti.

Il gorilla, a parità di peso, sviluppa una resa atletico-muscolare 3-4 volte superiore alla nostra.

Per non dire di elefanti, rinoceronti, bufali, tori e bisonti.

 

L’utilità delle proteine (vegetali) e della B12 ai valori minimi

 

Un’altra affermazione condivisa in pieno è quella che riguarda l’utilità delle proteine ai valori minimi e non massimi, idea che vale anche per la tanto evocata vitamina B12, dove tutti cadono e inciampano come degli allocchi.

Se vai sul retro-copertina del mio libro Alimentazione Naturale sta scritto quanto segue:

Il vege-fruttarianismo e il crudismo sono la verità e la perfezione assoluta per l’essere umano, in quanto lo spingono ad alimentare la sua macchina umana col solo carburante possibile e privo di effetti devastanti, che è il carboidrato vivo e naturale confezionato dalla fotosintesi clorofilliana e dal sole, caratterizzato da “presenza proteica ottimale, cioè minima ed assimilabile”.

 

 

 

Sei sulla buona strada e il mondo ha bisogno di te

 

Concludo dicendo che sei sulla buona strada e che diventerai un ottimo scienziato nel settore della nutrizione.

Diventerai cioè un esperto ed uno specialista vero e trasparente, ovvero una persona di cui il nostro paese e il mondo hanno estremo ed urgente bisogno, per saltar fuori dal terribile inghippo nel quale sono precipitati.

 

Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma e ABIN-Bergamo