LA CIVILTA’ DELLA TRIPPA E DEI COGLIONI

Una trasmissione estremamente educativa: La prova del Cuoco

Ci sono trasmissioni e trasmissioni. Quelle banali e prive di nerbo. Quelle che ti divertono ma alla fine non ti lasciano niente.
Ma ci sono pure quelle che, pur nella loro bruttura estrema, riescono a darti delle cose importanti.
Come ad esempio quella di far tastare il polso alla nazione e al paese.
Quelle in grado di dirti quale è lo stile e il buongusto, il livello etico, estetico, morale e spirituale, del posto in cui vivi.
Parliamo ovviamente della ineffabile rubrica televisiva quotidiana  La prova del Cuoco, che ogni giorno è in grado di offrirti una nuova sorpresa, a dimostrazione che schifo e voltastomaco hanno mille sfaccettature, per cui il menù non si esaurisce proprio mai.

Una porcheria al giorno e ti togli il medico di torno.
Un fiore sulla tomba dei martiri ignoti, cioè nella bocca degli aguzzini.
Corvi e sciacalli a lezione dal collega per diventare più famelici e sanguinari.

Nei calendari che teniamo in cucina o in un cassetto, ogni giorno è dedicato a un santo o a una santa.
Siccome l’Italia è paese non solo di poeti e di artisti, ma anche di santi e sante, il materiale non manca e, anche se gli anni diventassero di mille giorni, troveremmo sempre nuovi nomi da inserire.
La prova del Cuoco, copiando dall’altra perla televisiva di Canale 5, definita paradossalmente Gusto,
fa la stessa esatta cosa. Solo che al posto dei santi, il giochino si fa inserendo pezzi di cadavere animale presi dal vasto e variegato assortimento a disposizione nell’Italia macellaia di oggi.
Un giorno è dedicato alla coscia del pollo, l’altro al culetto del maiale, l’altro ancora allo zampone e al prosciutto, la volta seguente all’ossobuco, e così via con le varie parti del corpo delle varie etnie, dei martiri massacrati senza un motivo se non quello del cannibalismo pianificato e traditore del falso compagno di viaggio bipede, senza lasciare traccia nei libri di storia, e senza che nessuno gli porti un una preghiera o un fiore.
Già, il fiore, dove potrebbero mai portarlo, se non in bocca, bella e unica apertura tombale per quelle creature che trovano sepoltura non in cimitero e nemmeno tra i puzzolenti depositi di rifiuti, ma nei meandri dei soliti masticatori di cadavere?
Dell’animale non si butta via proprio niente, gli mangiamo non solo la carne, il latte, l’urina e il sangue, ma persino gli affetti, la libertà e l’anima.
Corvi, iene, condor, sciacalli, vampiri e satanassi, dovrebbero venire a lezione da questo tipo di uomini, allorquando decidessero di diventare più sanguinari e famelici.

Dall’homo sapiens all’homo macellarius, da San Francesco-Dante-Leonardo all’homo mannaro.

Dall’homo sapiens all’homo macellarius, da San Francesco-Dante-Leonardo all’homo mannaro.
Dire che non c’è religione è poco. Lasciamo pure da parte l’anima.
Il fatto è che non solo non c’è religione, ma non c’è nemmeno senso estetico. Non esiste più nemmeno la differenziazione tra il bello e il brutto, tra il buono e il cattivo. Tutto marcia nella mediocrità.
E, se proprio si deve fare una scelta, la si fa verso l’indecenza e la sconcezza.
C’è persino la voglia di esibire, di esaltare, di mostrare nei minimi dettagli l’oggetto della propria degenerazione, le proprie magagne culturali e gustative, credendole meritevoli non di disgusto e di biasimo, ma di ammirazione.
Questa boria e questo esibizionismo trovano evidentemente ragione di essere nella libertà, che viene data alla cattiveria e al sottosviluppo cerebrale degli attori in ballo, di esprimersi e manifestarsi senza rete e senza freni.
Solo della gente sponsorizzata e appoggiata da qualcuno, può arrivare a questi livelli di aberrazione e di abominio.
Quel qualcuno non può non appartenere al governo, non a quello di Berlusconi, ma a quello virtuale di Prodi-Berlusconi.
Queste sconcezze mediatiche non avvenivano nemmeno coi peggiori ministeri Piccoli-Preti-Storti-Malfatti del nostro passato.

Sulla via del progresso etico e tecnologico: far nascere e crescere una creatura allo scopo di torturarla ed abbatterla.

Cos’è mai successo? Siamo forse finalmente sulla via del progresso tecnologico?
Parliamo dei ministri e dei sottosegretari del governo in carica, e di tutti quelli che vengono burocraticamente dopo, in fatto di Salute Insana, di Giustizia Assente e di Politiche Agricole Degenerate.
Parliamo non di gente di destra o di sinistra (denominazioni che facevano sperticare dalle risate il grande Giorgio Gaber), ma di gente appartenente al potere trasversale.
Quella gente che, chiunque governi, non va mai a fondo. Quella che potremmo comodamente chiamare appartenente al partito del grana e della bistecca, cioè della grana pecuniaria, perché è lì che si guadagna.
Un povero vitellino, fatto nascere con malizia, strappato farabuttamente alla madre, legato a un palo e al buio, ingozzato di mangimi ed ormoni, fa presto a gonfiarsi ed appesantirsi, a diventare mezza tonnellata di carne tenera e avvelenata per il trastullo dei bisteccai e dei gourmet, degli impavidi sfidanti dei reparti oncologici e cardiologici.

Il lerciume di una trasmissione che diseduca la massa.
La generosità e l’eroismo della gioventù animalista, che insegna gratuitamente e pagando di tasca propria, il rispetto per le creature.

Il lerciume di una trasmissione televisiva, che fa diseducazione sistematica di massa, è pari a quello della gente che la organizza, della gente che la sta facendo marciare senza correttivi e senza scosse, della gente che la gestisce e la presenta.
Ma anche della gente che sta nelle alte sfere e che, nel non fare niente, approva e tollera lo sconcio.
Nessuno ne esce indenne da questo trionfo della nefandezza mediatica.

I poveri miei amici del gruppo Centopercento Animalisti stanno andando in giro per il paese a fare piccoli ma significativi danni costruttivi, interventi a difesa degli animaletti maltrattati, azioni dimostrative ed esemplari, mirate a creare finalmente una coscienza che non è mai esistita dal dopoguerra in poi, di una materia che non è mai stata insegnata e praticata in questo paese.
Amici che fanno gratuitamente quello che non ha mai fatto lo stato sbrindellato e rincoglionito chiamato Repubblica Italiana, preda stabile di fucilieri, cacciatori, pescatori, fumatori, e delle industrie che ci guadagnano sopra.
Sono loro i veri continuatori del nostro grande passato. Sono loro gli eredi dei poeti, dei martiri e dei santi veri. Sono loro i veri figli del Rinascimento e del Risorgimento, di Mazzini e Garibaldi, non certo la vasta schiera di macellai e massacratori di ogni specie che hanno mano libera e arma libera in questa nazione pervertita dalla violenza verso il prossimo più debole.
E sono pure degli eroi, perché ci rimettono di tasca propria e finiscono pure all’ospedale, come è successo nei giorni scorsi al circo Orfei.
Venti pesciolini liberati dalle caraffe qui, un agnellino tolto al cappio là, un assassino di animali contestato di sopra, e un allevatore-carceriere fischiato di sotto.
Tutto per apportare un minimo di buona educazione animalista a questo paese di artisti e scienziati, trasformatosi in fucina di bipedi somari privi di coscienza e di senso civico.

Dalla giornata della trippa a quella dei coglioni di bue.
La maleducazione e l’offesa al pudore, senza che nessuno allontanasse l’energumeno, o meglio il rimbambito, dagli studi televisivi.

Oggi, 24 novembre 2008, è stata la volta della trippa, e domani sarà sicuramente la giornata dei coglioni di bue.
Anni addietro c’era timidezza, ritrosia, anche divieto a usare parole relative a parti intime.
Anche se gente catalogabile con quel termine ce n’era di sicuro pure allora, e se non mancavano pure i mangiatori di sperma bovino, eternamente convinti di aggiungere qualcosa alle loro mediocri prestazioni sessuali, allo scimunito motto di sperma fa sperma, latte fa latte e sangue fa sangue.
Oggi si può non solo usare liberamente la parola, ma si può pure presentare in diretta televisiva la raccapricciante scena, con tanto di macellaio che maneggia, accarezza e annusa avidamente lo scroto e le palle del bue, di fronte alla presentatrice che se fosse davvero signora e indipendente avrebbe dovuto cacciare via l’osceno personaggio e chiedere nel contempo scusa agli spettatori d’Italia.
Non si fa così quando uno bestemmia, o quando uno viene ad esaltare la violenza, la brutalità, lo spregio, l’ignoranza più nera e la maleducazione di fronte a qualsiasi pubblico, e in particolare di fronte a un pubblico televisivo?

L’esibizionismo macellatorio e la corsa alla normalizzazione del piatto carne.
L’applauso finale al comizio del macellaio.

I macellai e gli accoppa-animali di tutte le specie vengano almeno lasciati e confinati nei loro luoghi di  morte, e non portati a sventolare la loro sporca e disonorevole bandiera di fronte al mondo.
Stanno nelle fogne? E che ci rimangano.
Sappiamo che la colpa non è tutta loro.
Sappiamo pure che le coltellate vere ai bambini della porcella e della mucca vengono inferte dalla gente che fa certi tipi di spesa e che ordina certe pietanze in ristorante.

Ma se ne stiano almeno a casa, imbarazzati e in colpa per la loro attività oggettivamente sanguinaria e maledetta, che nessuna benedizione cardinalizia potrà mai sanare.
Invece non è così. Le loro fogne di morte, i loro impianti di decapitazione, hanno ricevuto l’acqua santa dei cardinali e dei vescovi del circondario. Ma non gli basta ancora. Vogliono pure gli onori della scena.
E Via Teulada ha uno spesso tappeto rosso appositamente a loro riservato.
Probabilmente tiene pure qualche stanza per gli ospiti, vista la regolarità con cui ce li propina.
Dicevamo che oggi è stata la volta della trippa, presentata non solo come cibo di alto livello e di grandi tradizioni, ma anche come simbolo della vera civiltà italiana, della civiltà rurale e contadina.
Trippa come trionfo del buongusto e della natura.
Una trasmissione davvero divertente, stile canagliata carnevalesca.
Il fatto è che nessuno rideva. Tutti seri ed impettiti, qualche irrefrenabile smorfia di disgusto ricacciata prontamente in gola (da parte di Antonella Clerici, che vegetariana non è, ma che non è nemmeno la tipa da mettersi a cadere in trance ammirativa nei riguardi di un ancora maleodorante stomaco bovino), e poi tutti bravi con l’applauso finale al comizio del macellaio.

Una lezione di buongusto, di cultura e di intelligenza da uno sgozza-bue fiorentino

Lo sgozza-bue fiorentino, persona squallida persino a distanza, persona che nessuno vorrebbe incontrare per strada né di giorno né di notte, data la sua perfetta rassomiglianza psicologica col mostro  di Firenze, per la sua attrazione fatale verso le parti intime degli animali che sgozza, ha avuto la faccia tosta di proporre agli spettatori di questo paese una lezione di buon gusto, di cultura e di intelligenza, mentre manovrava disinvoltamente, strusciava e  ticchettava con le dita i tre pre-stomaci e l’esofago di un bue, ovvero di una parte interna di quel bovino che aveva ignobilmente ammazzato in precedenza.
Il bruto si trovava davvero a suo agio. Era nel suo ambiente, circondato da presenze amiche, da plausi e incoraggiamenti, oltre che da impunità.
Si dava pure delle arie da intellettuale, citando la sua amicizia con Pratolini e altri personaggi della Firenze di un tempo, dove i trippai non erano solo una manciata come oggi, ma addirittura una ventina.
Poco mancava che citasse pure Leopardi e Carducci, o magari i poeti fiorentini del Dolce Stil Novo,
nel magnificare le virtù dello stomaco bovino e del lampredotto, come chiamano la trippa nella Città del Giglio.

La natura è straordinaria, ha messo in ognuno dei tre pre-stomaci un sapore e un aroma diverso

La natura è straordinaria, diceva il bieco personaggio, perché ha messo ogni cosa in quella stupefacente sacca del bue.
Pensate che ognuno dei tre pre-stomaci ha un profumo e un sapore diverso.
Qualche sconsiderato non la apprezza, ma la scelta della trippa sta a indicare che siamo di fronte a una persona di sopraffina cultura e di alta intelligenza, una persona che ama la natura e sa apprezzare  gli aromi irresistibili della vita.
Stiamo parlando non di un cibo qualsiasi, ma del cibo universale dell’ora di pranzo.
Le qualità organolettiche della trippa sono poi pregiatissime. Piatto buono e genuino che più di così non si può. Ricco tra l’altro di calcio e di potassio e di ottime proteine, e pertanto massimo cibo per la salute dell’uomo.

 

Se poi, a cottura avvenuta gli versiamo sopra un buon quantitativo di grana tenero (fatto col latte rubato al figlio della mucca, più un certo quantitativo di approvata melammina derivata da urina di
mucca, per dare più contenuto proteico al tutto) il delizioso piatto è pronto.
Non occorre aggiungere altro. Mancava stavolta stranamente il solito sommelier, elegante ed avvinazzato, a suggerire se andava meglio il Chianti di Montepulciano, il Gattinara delle Langhe, o il Cabernet del Collio.

L’esistenza di certi personaggi e il venir meno del senso di appartenenza.
Il diploma di arrotini di coltelli da squarto al posto del diploma in materie umanistiche.
Il maltrattamento animale è finalmente materia da codice penale, il vilipendio di cadavere in diretta televisiva ancora no.

Che esistano sinistri, loschi, necrofili personaggi di questo tipo nel nostro paese, e che si chiamino pure italiani come noi ci fa rabbrividire e ci fa venir meno il senso di appartenenza.
Ma che ne esistano altri ancora, che se li vanno a rastrellare nei peggiori mattatoi della penisola, per portarli negli studi televisivi del primo canale e mostrare impietosamente al pubblico quanto in basso è caduto questo paese, ci sconcerta e ci sbigottisce.
Soprattutto pensando che i dirigenti della televisione di stato dovrebbero essere obbligatoriamente dotati di diploma o di laurea in qualche disciplina scientifica o umanistica, piuttosto che essere arrotini di coltelli da squarto.
E’ di tre giorni fa la notizia della sentenza di un giudice italiano che ha condannato a 3 mesi di reclusione qualcuno per il maltrattamento di un gatto.
Sentenza importantissima che riconosce  il maltrattamento animale come un crimine punibile per legge.
E il vilipendio di cadavere in diretta, da parte di un macellaio sbruffone e squallido, non è forse materia di diritto penale?
Non è il caso, presidente Napolitano che concedi spesso il passaporto italiano a chi viene da noi e se lo merita, di fare anche la cosa opposta? Di togliere cioè la cittadinanza a chi rovina la reputazione di questo paese?

 

autore: Valdo Vaccaro
Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)
Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)

l’autore si assume pienamente la responsabilità di ogni contenuto
(C) MedicinaNaturale.biz – sito web del network DAPHNE LAB