Le parolacce all’acqua di rose dei romani e degli americani
I Romani, cittadini del mondo e della civitas, si limitano al Figlio d’una Mignotta, o al classico
Li Mortacci Tua, i cui potenziali offensivi vengono stemperati dal colore e dalla fantasia delle frasi stesse.
In America, quando una cosa non va, quando uno viene messo in un angolo e si incazza di brutto, la peggiore parola che riesce a dire è Shit (che suona ancor peggio di escremento), oppure Fuck-up (che al limite potrebbe anche non essere cosa malvagia, se non fosse che per il tono graffiante con cui viene pronunciata).
Ce ne sono di sicuro delle altre, forse anche peggiori.
Nessuna però che arrivi alla barbarica rudezza e alla fastidiosità delle classiche bestemmie italiche, tipo Porco d., tipiche delle nazioni ad alta presenza di chiese e di preti.
Fatto sta che Porco d. è una disonorevole triplice bestemmia.
Primo, perché è dura offesa al destinatario, a una entità reale o immaginaria la quale, esistendo e volendo, potrebbe anche annientarti in un istante.
Secondo, perché è un’offesa allo stesso mittente, in quanto, se sei davvero ateo e pensi che dio non esista, non ha senso e logica scagliarsi contro di lui.
Terzo, perché è ingiusta offesa al povero porco, che porco non è se non nell’immaginario e nella accezione sporca e volgare attribuitegli arbitrariamente dal rozzo bipede.
Due parole a difesa di una magnifica creatura divina chiamata porcellino
Diciamo pure che il così chiamato porco è invece uno degli animali più intelligenti, più civili e puliti dell’intero universo, a patto di trattarlo umanamente e dargli la possibilità di muoversi fuori da quella lurida, umida e fangosa prigione, concepita e ideata dal suo carceriere, e chiamata porcile.
Tra una folla di mille o più persone, il maialino sarebbe in grado in due minuti di scovare il suo padrone nascosto in mezzo ad essa, e di scodinzolargli accanto facendogli le sue brave feste.
Questo è l’animaletto che la gente vede sempre e solo come salume o come prosciutto.
Ci vorrebbero dunque almeno tre inferni messi uno sull’altro per purificare e purgare questi triplici bestemmiatori, e per saldare il conto con gli accoppa-maiali di ogni meridiano e di ogni latitudine.
La logica più ancora demenziale di un mondo normalizzato, medicalizzato, vaccinato e bistecchizzato
Ma, se quella è la logica sgangherata e degradante delle bestemmie verbali, la logica più ancora demenziale è quella della medicina attuale, e del mondo medicalizzato attuale, dove le bestemmie dette sono al confronto più grosse e volgari, e vengono inoltre ripetute in continuazione grazie all’effetto gregge che coinvolge la maggioranza della popolazione, una maggioranza ormai tutta bella normalizzata, vaccinata e bistecchizzata..
Ci sono tuttora, nell’anno del Signore 2009, cioè due millenni e rotti dopo Cristo, certi medici e certi vaccinatori che, forti del fatto di aver fatto giuramento su un testamento di Ippocrate lungo e verboso, ma in realtà concentrato su due frasi scolpite tipo La natura è sovrana medicatrice dei mali e Primo non nuocere, colpiscono impunemente a destra e a manca, impediscono ai bambini del mondo di crescere sani, e inducono gli adulti non a guarire ma ad ammalarsi ulteriormente.
Le vaccinazioni al mercurio e gli psicofarmaci alla atomoxetina
Ci sono dei medici schiavi del chimico Pasteur che scambiano gli esseri umani per dei barilotti di birra su cui fare esperimenti.
Medici che vaccinano non perché i vaccini al mercurio facciano bene ai bambini, ma solo perché delle miserabili e nefande disposizioni ministeriali, derivate da accordi truffaldini tra industrie farmaceutiche corruttrici e ministri corrotti di passate legislature, stabiliscono che ciò si deve obbligatoriamente fare.
Ci sono poi pediatri che prescrivono tuttora psicofarmaci contenenti atomoxetina, come lo Strattera, che ora, dopo aver causato danni epatici talvolta mortali a moltitudini di bambini, la FDA, con colpevole ritardo, ha deciso di ritirare dal mercato.
Ritirare dal mercato dopo che, tra il 2002 e il 2007, oltre 3 milioni di ragazzini sono stati trattati con tale criminale porcheria chimica.
Chi non è iperattivo, a volte distratto o agitato, in un mondo come quello attuale?
Ci rendiamo conto oppure no che se impediamo alla popolazione adulta di prendersi delle tazzine di caffè al risveglio, e delle sigarette nel corso della giornata, il mondo si ferma e metà fabbriche-uffici-scuole devono chiudere i battenti?
Ebbene, basta che un bimbo mostri le stesse caratteristiche dei padri e delle madri, basta che sia inquieto, vivace o stralunato più del normale, perché trovi dei sanitari pronti a prescrivergli dello Strattera, e dei genitori solleciti a metterglielo in bocca.
Giù le mani dai bimbi, il più attivo comitato italiano per la vigilanza pediatrica, per voce del bravo giornalista Luca Poma, lo sta sottolineando in questi giorni su Internet.
Si è infatti constatato, da parte di chi li segue da vicino, che, senza arrivare alla distruzione del fegato, i bambini trattati a Strattera, appaiono appiattiti più che tranquillizzati, immobilizzati più che calmati, disinteressati più che attenti, dallo sguardo spaventosamente vuoto più che motivati.
Datemi il potere della febbre e farò mirabilie
Ma, la triplice bestemmia, continua senza imbarazzi e senza freni ogniqualvolta c’è della gente con la febbre, portata a farsi dare degli antipiretici, e ogniqualvolta ci sono dei medici pronti a prescriverli senza fare una grinza.
Questo, 2500 anni dopo che il nostro grande filosofo-medico Parmenide sentenziò qualcosa come
Datemi il potere della febbre e saprò fare mirabilie.
2500 anni trascorsi invano, con grandi e piccini coinvolti nel minestrone del terrorismo medicale.
Tutti con la paura che la temperatura impazzisca e schizzi in alto oltre i limiti del termometro, fondendo il vetro e bruciando il cervello.
Tutti con la paura che 39 sia vicino a 40 e 41. E se andasse a 45?
Nessuno che si preoccupi invece delle terribili febbri persistenti sui 37.5, indici di problemi a volte ben più seri. Nessuno che si preoccupi della febbre a 10, che è quella dei corpi abbandonati dall’anima.
La febbre alta è segno di vitalità, occorre custodirla e rispettarla, non certo stroncarla con dei farmaci, ho detto a un caro amico lettore.
Per vie traverse, ho saputo che due ore dopo era già dal suo medico a farsi dare la Tachipirina.
In Italia mancano le basi e manca la cultura,
Da noi si vive di calcio, di Ferrari, di Valentino Rossi (ragazzo simpatico), di moda e di B12.
Mancano le basi, sia nei medici che nella massa.
Mancano i 200 anni di studi e di esperienze igienistico-naturali su cui può contare la popolazione americana, che esporta sconcezza AIDS e navi cariche di manzetti disossati di 3 anni, esporta atroci diete anti-carboniche, ma si tiene ben stretti i suoi autori doc e le sue isole natural-salutistiche.
Puoi sgolarti a dire che la febbre non è la malattia, ma il sintomo termico di un malessere e di uno squilibrio organico che sta da altre parti, definibile forse con termini tipo costipazione, indigestione, putrefazione intestinale, intossicazione, raffreddamento.
Puoi ribadire che la febbre non è altro che un sintomo da non contrastare, un aspetto termico della crisi di eliminazione tossine, e pertanto un momento positivo di transito alla salute.
Puoi dirlo, scriverlo e sottolinearlo in nero ed in rosso, che il guasto e l’errore non sta nella febbre ma da altre parti.
D’accordo, la febbre, o anche un qualsiasi male, tipo l’emicrania e il mal di gola, o il prurito, o il mal di denti, sono tutte cose fastidiose. Ma a volte occorre fare qualche sacrificio e resistere.
O vogliamo invece togliere velocemente il sintomo e lasciare il vero male intatto al suo posto, pronto a colpirti di nuovo ed in modo ancora più pesante, alla prima occasione possibile?
Ci sono medici e nutrizionisti con due fette di prosciutto sugli occhi, e un ossobuco al posto del cuore
Ci sono al mondo dei medici, dei terapeuti e dei nutrizionisti che, al posto degli occhi hanno due fette di prosciutto, al posto del naso un musetto di suino, al posto del cuore un ossobuco, e al posto del cervello una miscela di B12-Ferroeme-Omega3.
Come meravigliarsi poi se le televisioni snocciolino a ripetizione lezioni di vita quotidiana, o lezioni di cucina, che sono lezioni di macello e di morte?
Lezioni di buon gusto che sono lezioni di voltastomaco.
Lezioni di buon galateo che sono introduzione agli orrori dei lager e degli stanzoni di sgozzamento.
Lezioni di buona salute che sono l’anticamera dei reparti oncologici e cardiologici dei nosocomi.
Come meravigliarsi poi se ci sono dei produttori di latte cinesi che, non contenti di rovinare già la popolazione infantile dando ai piccoli latte vaccino inadatto ovvero non della specie (che li intasa, li addensa di muco, li decalcifica, li istupidisce, li fa crescere male, prima del necessario e più del necessario), vanno pure ad aggiungere melammina e a scassare ulteriormente il sistema renale di mezzo milione di bambini?
Le confessioni di Silvio Garattini.
Un giusto calcio agli opportunisti della omeopatia.
Le offese si sprecano ovviamente anche in campo farmaceutico.
Ci sono, nella nostra penisola 25000 propagandisti farmaceutici al soldo delle varie Pfizer, Merck e Bayer, et simili, pronti a creare in continuazione nuove malattie da aggiungere alle 30 mila già esistenti.
Pronti ad allargare ulteriormente il mercato.
Se dici che la pressione normale è 90-140 hai un milione di clienti, ma se correggi il tiro e la porti a 80-120, i clienti diventano il doppio.
Il giochino vale la candela.
Anche i farmaco-piazzisti devono pur vivere.
Con quello che costano poi le statine.
Lo stesso Silvio Garattini, direttore dell’istituto milanese di ricerca Mario Negri, che non è di sicuro una bandiera igienistica dell’antifarmaco, ammette che l’avvento del marketing ancora negli anni 80, ha spodestato i medici dall’industria farmaceutica.
Garattini non è dei nostri, ma è una persona tutto sommato gradevole ed onesta, franca e trasparente.
Lei sarà favorevole, suppongo, all’omeopatia, gli hanno chiesto in una intervista apparsa sul Piccolo di Trieste del 25/1.
Per niente, ha risposto. Quella è talmente fuori dalle regole della logica, non avendo alcuna base scientifica, proprio come certe medicine di oggi.
In questo, Garattini è in perfetta linea col nostro pensiero.
Avremmo però voluto che l’intervistatrice Gabriella Ziani chiedesse a Garattini se è favorevole all’igienismo senza farmaci. Ne avremmo sentite delle belle.
Le farneticazioni più preoccupanti sono quelle che provengono dalla nostra sponda
Ma quello che più ci preoccupa, è il fatto che le farneticazioni coinvolgano anche il settore vegetariano e talvolta il settore igienistico.
Come si fa a non capire l’enorme baratro che c’è tra un minerale organicato e un minerale inorganico?
Tra una vitamina naturale e una sintetica?
E’ un po’ come confondere il succo d’arancia fresco col caffè espresso.
Come si fa infatti a considerarsi vegetariani e vegani, a pretendere di qualificarsi come animalisti nell’anno 2009, a vantare una appartenenza salutistica, e poi a rovinare tutto imbottendosi di integratori minerali e di vitamine sintetiche?
O ricorrendo al pesciolino per via dell’Omega3 e della B12?
Oppure dimostrando sicurezza e forte carattere quando sei sano, ma spaventandoti a morte non appena una qualsiasi crisi guarente di eliminazione, ti mette alla prova?
Che igienista sei, se al momento critico della verità non hai fiducia nemmeno nelle tue teorie e, anziché resistere, invochi il primo medico ed il primo farmaco a disposizione?
Qualcuno mi ha chiesto lumi sulla mia collaborazione con l’ABIN.
Lo dico pubblicamente senza reticenza.
I veri igienisti naturali, laureati o non poco importa, in grado di insegnare oggi qualcosa al popolo italiano (e mi escludo nel conteggio, in quanto non pratico terapia clinica) stanno nelle dita di una mano.
Uno di essi, e forse il migliore in termini di fervore igienistico e di umiltà scientifica (dote che non guasta affatto), è proprio Carmelo Scaffidi, senza fare torto a nessuno.
Come del resto nessuno in Italia rappresenta il Vegetarianismo e l’Animalismo meglio di Franco Libero Manco, presidente della AVA in Roma.
In Italia siamo messi piuttosto male. Un paese reduce da una sbornia medica continuata, preda di un monopolismo medico senza uguali e senza precedenti.
Se l’America si guarda dietro e si guarda intorno, trova fari e punti di riferimento.
Se poi queste contraddizioni colpiscono la gente che sta ai vertici, quella che deve insegnare e dare il buon esempio, è un vero patatrac.
Umanamente capisco l’Italia.
E’ reduce da una sbornia medica continuata, mai mediata da un suo Ehret o da un suo Shelton.
Un paese preda di un monopolismo medico senza uguali e senza precedenti al mondo.
La coraggiosa confessione di un ottimo terapeuta italiano come Bruno Giovannetti (vedi mio articolo Mendelsohn e Giovannetti, due teoremi a confronto), ha rivelato uno squarcio della situazione, dove la coscienza umana di una persona chiamata medico è sottoposta a drammatiche pressioni, e si trova in balia totale di un muro di gomma e di omertà, costretto a fare le cose che non sente di dover fare, e a dire le cose che non si sente di dire, a prescrivere le cose che non vorrebbe prescrivere.
Gli americani, guardando dietro di sé, o consultando testi e ricerche del passato, trovano nella loro breve archeologia culturale (in America 100 anni equivalgono a nostri 1000 anni di storia) i nomi di gente come Jennings, Graham, Thacher Trall, Tilden e Shelton.
Guardandosi ai lati, si ritrovano gente come Ralph Cinque e Frank Sabatino che dirigono le rispettive ed omonime cliniche igienistico-naturali affollate dai divi di Hollywood e da chiunque abbia un soldo in più da spendere per la propria salute e la propria incolumità.
Oppure trovano il prof Edward Howell, il pioniere dei food-enzyme, bastonatore scientifico del cibo cotto, o il prof Peter Duesberg, pioniere della demolizione della clintoniana farsa AIDS.
O gli viene in soccorso lo stesso Robert Mendelsohn, dicendo ai sani come ai malati di andare dovunque ma non dal medico, e di fare qualunque cosa ma non quella detta dal medico.
Se noi italiani sbirciamo all’indietro, meglio non farlo. Ci viene il capogiro.
Come mai abbiamo potuto imbastardirci fino al punto presente?
Noi, se ci avventuriamo a sbirciare all’indietro, è meglio che non lo facciamo.
Non perché ci manchino referenze. Tutt’altro.
Se pensiamo a Pitagora, che dalla calabra Crotone del VI° secolo AC regalò luce e orientamenti a mille filosofi e mille medici del mondo intero, prima ancora che teoremi matematici e formule geometriche.
Se pensiamo a Parmenide, che con Senofane e Zenone, dalla lucana Velia del V° secolo AC (oggi Castellamare della Bruca), ammoniva i medici a fare buon uso della magnifica potenza della amica febbre.
Se pensiamo ad Asclepide, amico di Cicerone, che nel primo secolo dopo Cristo, scontento dei farmaci che circolavano pure nella Roma di allora, curava i suoi pazienti con metodi igienistici e pitagorici.
Se pensiamo a San Francesco di Assisi, che insegnava a considerare sorella l’Acqua e fratello il Lupo.
Se pensiamo a Dante Alighieri, che ammoniva gli umani con il Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza.
Se pensiamo a Leonardo, che ammoniva la gente a mantenere la salute, non a curare la malattia, nonché a rispettare ogni animale, visto che Giorno verrà in cui l’uccisione del piumato e del quadrupede sarà giudicata come orrendo delitto.
Ma anche se guardiamo nell’elenco dei cosiddetti minori, come l’anonimo e totalmente dimenticato Gaspare Aselli (1521-1626) che da Pavia, dove insegnava e dove scoperse, per primo al mondo nel 1622,
il sistema linfatico, incluso quel liquido acquoso interstiziale che imbeve i tessuti, nutre e ripulisce le cellule in collaborazione e spettacolare contiguità col sangue.
Se pensiamo davvero a tutti i nostri grandi (e non ho citato Volta, Marconi, Meucci; Fermi, e tanti altri), ci viene magari il capogiro.
E viene pure da chiederci: Come abbiamo fatto ad imbastardirci così male da essere precipitati nelle mediocrità del tempo presente?
Ingessiamo il passato e mettiamolo sotto chiave e sotto naftalina.
E andiamo finalmente ad abbracciare con entusiasmo e privi di imbarazzo i luminari del presente.
Allora che si fa?
Si volta pagina e si dice che quelli erano altri tempi.
Li ingessiamo e li mettiamo sottochiave nella naftalina.
E così siamo liberi di guardare finalmente con soddisfazione e senza imbarazzi ai nostri grandi docenti e ai nostri luminari del presente.
Quelli che moltiplicano le cattedre a favore dei parenti e degli amici.
Quelli che adottano acriticamente le bufale americane dell’Aids senza sapere un accidente delle delinquenze e delle losche manovre che stanno sotto.
Si vanno dunque ad abbracciare le pratiche vaccinatorie dei chimici alla Pasteur e le bufale francesi alla Montagnier.
Si vanno ad esaltare i nutrizionisti che fanno da sponda alle politiche macellatorie dell’Agroalimentare Italiano, tese a svendere e barattare sciaguratamente 3000 anni di grandezza storica per vili salsicce, trippe e polli spennati.
Tremila anni di storia geniale, contro 50 anni di inebetimento progressivo e di Alzheimer culturale,
con una popolazione italiana ridotta ad essere vittima di un ipnotizzatore sanguinario a stelle e strisce (che ha preso il posto di quello ancora peggiore della stella rossa).
Nessuna bestemmia, ma nessuno osi dirsi scandalizzarsi quando parlo bene di Tinto Brass
Se poi andiamo a sfogliare dei libri, scopriamo che siamo fermi a quelli di 30 anni fa, e che i grandi progressi li abbiamo fatti solo e soprattutto nelle sale operatorie e nei trapianti di organi, nella medicalizzazione di massa e negli accanimenti terapeutici, ovvero nella massima disobbedienza ai principi di Ippocrate, che non è il nome di un cavallo greco, ma il padre storico della Medicina.
Nessuno si preoccupi.
Anche se siamo friul-istriani, non ci va di bestemmiare. Al massimo diciamo Shit e Fuck-up all’americana.
Però, per piacere, nessuno mi venga a redarguire, e a dirsi scandalizzato quando parlo bene di Tinto Brass.
Valdo Vaccaro
Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)
Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)
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