Le mie perplessità sui carboidrati
Caro Valdo, grazie per la tua attenzione, espressami con la tesina Il cibo idrocarbonico.
Mi sento in dovere di replicare.
Nel mio primo messaggio sono stata troppo sintetica in quanto non ti volevo annoiare o toglierti troppo tempo.
Pertanto non sono riuscita a farti capire in dettaglio le mie perplessità sui carboidrati.
La mia vita è stata per buona parte un grande sbaglio alimentare.
Dalla sovra-alimentazione infantile al sovrappeso, e alle inutili diete dimagranti
Sin da bambina sono stata nutrita con un’infinità di buon cibo ricco.
I miei genitori avevano vissuto la guerra e sofferto la fame, per cui la quantità e la concentrazione del cibo era molto importante.
Io ero sana e dotata pure di buon appetito, per cui ho sempre mangiato di tutto e di più.
Quella che il bravo Ehret chiama una tragedia dell’alimentazione.
Per farla breve, ho accumulato fin da bambina del sovrappeso, che poi ho cercato di debellare con le diete più disparate ed insensate.
Un buon primo incontro con l’igienismo naturale, che non ho saputo sfruttare al meglio
Quando si è giovani ci si comporta spesso in modo stupido e disordinato.
Tutti i miei sforzi venivano in breve tempo vanificati.
Finchè, una ventina di anni fa, ho acquistato casualmente dei libri di igienistica naturale e ne sono rimasta impressionata.
Li ho anche messi in pratica con passione, ottenendo buoni risultati.
Ma non avevo nessuno con cui condividere queste informazioni, e alla fine sono ricaduta nel vortice della cosiddetta alimentazione normale, dove ci si rifugia anche per colmare le proprie insoddisfazioni quotidiane.
Sovrappeso, glicemia alterata e dolori articolari
Di conseguenza, i miei problemi di sovrappeso e di dolori articolari sono ritornati, e non sono stati risolti in alcun modo, dovendo dare precedenza al tran-tran quotidiano, al lavoro, ai figli.
Ora, dopo tutti questi anni di trascuratezze verso il mio corpo, mi ritrovo all’età di 55 anni con del peso in eccesso e una glicemia alterata, con valori intorno a 120.
Fino a qualche tempo fa andavo in palestra e camminavo di più, e questo mi aiutava a mantenermi su valori più bassi.
Ma ultimamente ho avuto dei problemi familiari, ho perso mio padre e c’è stato un periodo di depressione. Mi sono pure rifugiata nei carboidrati, soprattutto quelli cotti.
Attendo un tuo consiglio
Scusa del mio papiro.
Ho voglia di cambiare rotta e ci sto provando, ed è una consolazione per me parlare di questi problemi con qualcuno che mi comprende.
Quando rientro a casa dal lavoro, mi devo contenere, per non buttarmi su pane e grissini e far schizzare verso l’alto l’ago della bilancia.
Grazie per la tua attenzione e per i consigli che mi vorrai dare.
Aspetto con ansia la tua risposta.
Patrizia
Ci sono carboidrati e carboidrati, e la precedenza va verso quelli di qualità
Ciao Patrizia, la tesina che ti ho inviato, per quanto generica, rimane valida a tutti gli effetti.
Ovvio che non ti devi buttare sul pane e ancor meno su grissini e biscotti.
Quando io difendo i carboidrati, difendo quelli veraci e vitali, ovvero gli zuccheri naturali prodotti dagli alberi e dai cespugli con la loro frutta e le loro bacche.
Occorre dunque tracciare una prima linea di demarcazione tra i carboidrati naturali (di prima scelta e di prima fascia), e carboidrati di seconda fascia, caratterizzati da compresenza di amidi concentrati e di contenuto proteico, nonché da qualche difficoltà di tipo masticatorio.
A questa categoria appartengono le patate, i tuberi, le radici, i cereali e i legumi.
Il fuoco è entrato dentro ogni casa, come l’acqua e l’elettricità
Il fuoco, il calore generato dalla fiamma, è diventato uno strumento a facile e pronta disposizione di tutti, al pari dell’energia elettrica e dell’acqua, ed è sicuramente in grado di darci una mano ad ampliare la gamma di cibi eduli a nostra disposizione, a patto però di usare tale strumento con criterio e con intelligenza.
Si parla spesso di cottura conservativa, di cottura limitata, di cottura al vapore, tutte soluzioni di compromesso che permettono una dispersione limitata e non disastrosa di micronutrienti.
Incompatibilità del calore con gli enzimi
Il primo problema che pone il calore è la sua incompatibilità con i food-enzyme o le vitalie, coi
bio-catalizzatori presenti in tutti i cibi vivi.
Questi catalizzatori danno ai cibi caratteristiche uniche di auto-digeribilità e di bio-magnetismo.
Caratteristiche che già alla modesta quota di 60 °C vengono irrimediabilmente perdute, trasformando tali cibi da magnifiche fonti di apporto nutrizionale in autentici ladri di vitamine, di minerali e di carica vitale-enzimatica interna.
E’ il famoso discorso dello zucchero-saccarosio in commercio, dove abbiamo 100% di calorie vuote, 0% di fibre, 0% di vitamine, 0% di minerali, 0% di ormoni.
Incompatibilità del calore con le vitamine e i minerali, persino con zuccheri, grassi e proteine
Il secondo problema è quello delle vitamine termolabili, tipo la C e la E, che vengono totalmente perse.
Anche il gruppo B viene pesantemente tartassato.
Il terzo problema è quello dei minerali organicati che, confezionati pazientemente dalla natura tramite la fotosintesi clorofilliana, ridiventano minerali morti ed inorganici, buoni solo per il terreno e per le pazienti radichette delle piante che, col prezioso aiuto dell’acqua piovana e dei microrganismi, riescono a riprenderseli e a rispedirli nelle foglie, nei tuberi, nei germogli, nei fiori e nei frutti.
Ma persino gli zuccheri caramellizzano, i grassi creolizzano e le proteine coagulano, per colpa del fuoco.
Assistiamo dunque a una degenerazione dei nutrienti a 360 gradi.
I carboidrati di terza fascia, tollerabili entro certi limiti
E qui tracciamo una seconda linea di demarcazione.
E’ quella che separa i carboidrati naturali trasformati conservativamente dal calore e consumati in quello stato (patate, legumi, verdure cotte), dai carboidrati proteici (misti a proteine) che subiscono delle ulteriori trasformazioni, prima di diventare cibi finali.
Ci riferiamo alle farine e alla pasta, ai pani e alle pizze.
Ovvero a quegli alimenti che io chiamo tollerabili e di terza fascia.
Serve una scelta accurata e un consumo decisamente limitato
E’ chiaro che qui siamo ai limiti.
Occorre selezionarli per bene, stare sulla qualità integrale, verificare che non siano stati mescolati a proteine animali (strutto, burro, uova), e non siano stati arricchiti con integratori salini (sodio e altri minerali), con integratori zuccherini (saccarosio), con integratori ultradolci (aspartame e saccarine), con integratori mineral-vitaminico-ormonali, con integratori fibrosi, con integratori coloranti-aromatizzanti-sapidificanti.
Nessuna forma di compromesso con le proteine animali
Una terza e ultima trincea, per noi invalicabile, è quella che separa i carboidrati dalle proteine animali, che non sono da includere in nessun caso nell’alimentazione umana, se non nella vera emergenza del montanaro che sta nella baita e ha imparato a prendersi il latte dalle pecorelle e a lavorarselo a crudo, e che le ringrazia lasciandole vivere finché ne hanno voglia e possibilità.
O nell’emergenza dell’esquimese che ha scelto di vivere in un igloo a 50 sottozero, costringendosi ad usare l’amo, l’arpione, la fiocina, il coltello ed il fucile, per poter sopravvivere.
Non serve assolutamente lottare contro il sintomo, e il grasso è un sintomo
Fatte tali considerazioni, passiamo al tuo problema che si sintetizza nel peso eccessivo, nella glicemia alterata e in quella fame pomeridiana che devi contenere a fatica, per non buttarti sulla preda proibita che per te sono i grissini, per altri la nutella, per altri ancora il formaggio e il salame.
La mia risposta a te, e ai tanti che sono più o meno nelle tue stesse condizioni, dico che non si deve mai lottare contro un sintomo, si chiami esso febbre, male di testa, alta o bassa pressione, ipo o ipertiroidismo, obesità, sovrappeso, e così via.
Questo discorso è di basilare importanza. Non è un trucco mentale o uno stratagemma psicologico.
Occorre lottare duramente contro le malattie a monte, fatte di pensieri sbagliati, di errori ideologici e comportamentali, di scelte assurde e prive di logica.
Ci sono mille motivi per cercare una compensazione nel cibo
C’è il nervoso che vorrebbe spaccare tutto e non può, e si scatena sul cibo.
C’è il super-erotico, che vorrebbe accoppiarsi con 100 diverse persone e non può, e si scatena sul cibo.
C’è l’anonimo che vorrebbe essere famoso e non può, e si scatena sul cibo.
C’è lo stonato che vorrebbe vincere Sanremo e non può, e si scatena sul cibo.
E l’elenco va avanti col timido, con l’innamorato della persona sbagliata, con lo sportivo, e con tutta la gente che difetta di qualcosa e che trova nell’alimento ogni forma di compensazione.
Si deve lottare per l’autorealizzazione
La grinta umana è un valore importante, da non disperdere e da non contrastare.
Bisogna soltanto incanalarla nell’alveo giusto.
Si deve lottare per l’equilibrio fisico-mentale-sessuale-spirituale.
Si deve lottare per la propria auto-realizzazione.
Solo a quel punto non cercheremo compensazioni gastro-intestinali.
Massimizzare l’apporto di succo zuccherino di frutta, prendendo nel contempo insuline e inuline naturali dal topinambur, dallo zenzero e dalle verdure crude in generre
A livello pratico, gustativo, calorico e biochimico, si tratta di massimizzare l’apporto in zucchero-glucosio naturale (cioè in acqua zuccherina dalla frutta) mediante quei 5 pasti sazianti di sola frutta, che vado suggerendo lontano dai pasti di pranzo e cena, in piena coerenza con l’Università di Cambridge e il suo famoso esperimento di 10 anni fa.
Solo così, cara Patrizia, non sperimenterai altre ricadute nel vortice dell’alimentazione cosiddetta normale.
Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Rome e ABIN-Bergamo