LA MIA DIETA PERSONALE

 

LETTERA

 

Un ammiratore perplesso

 

Mi chiamo Antonio, ed è da anni che seguo i suoi articoli.

Sono sempre stato un suo grande ammiratore.

Giusto oggi (nulla è per caso) ho letto un suo recente articolo che mi ha lasciato alquanto perplesso.

 

Un elogio sperticato all’arancia e agli agrumi in genere

 

Diffidare da chi parla male degli agrumi.

Ricorrere alle buone spremute del migliore frutto al mondo che la terra ci offre, che è l’arancia, seguita dal pompelmo, dai mandarini, dai limoni e dai kiwi.

Chi parla o scrive contro gli agrumi lo può fare per due soli motivi.

Uno di tipo personale, e cioè non ha l’intestino a posto, anzi non l’ha mai avuto, anche se magari non se ne è mai reso conto del tutto.

E l’altro è di tipo culturale, e cioè è un illustre incompetente.

O magari è un debole che viene sviato dalle troppe sciocchezze che circolano regolarmente tra gli uomini disorientati.

 

Ma lei, che dieta segue?

 

Io sono uno di quei somari!

Se posso permettermi, lei che dieta segue?

E’ mai stato fruttariano? Niente semi o altro, ma solo frutta?

Giusto per capire.

Mi potrebbe dire che animale potrebbe mangiare un limone? E come si fa a mangiarlo?

Grazie

 

 

 

 

 

RISPOSTA

 

Sto solo cercando di essere incisivo

 

Ciao Antonio, sei simpaticissimo nel tuo stile espressivo.

Riconosco che a volte il mio linguaggio va ai limiti e suscita qualche reazione.

Lungi da me però l’intenzione di offendere.

Tu sei uno di quei somari, dici.

E lo dici giustamente in senso anche provocatorio.

Devi convenire con me che stiamo cercando di essere veri ed incisivi in questo lavoro, e non certo di buttare opinioni aggiuntive su cento altre opinioni pre-esistenti, tanto per farlo.

 

In Italia non c’è altro frutto che meriti di stare sul trono, nel periodo invernale

 

Se avessi dovuto scrivere quell’articolo a Hongkong o a Singapore, non avrei magari posto l’arancia sul trono, ma avrei preferito metterci il mango, il durian, il ranbutan, il mangustine, il leichi, il longan, il dragon fruit, la papaia, le bananine, anche se i mercati asiatici sono stracolmi di arance favolose che arrivano dal Sudafrica e dall’Australia.

Ma quando leggo certi strafalcioni in questo paese, che ha la fortuna di avere un’isola come la Sicilia, dove nascono le più buone, aromatiche e salutari arance del mondo, in esclusiva mondiale, che sono quelle rosse chiamate ingiustamente tarocco, o morettine, mi parte un po’ l’adrenalina.

Tieni presente poi che, da noi, le arance non sono un optional buono per qualsiasi tempo dell’anno, come succede nei paesi sopra citati, ma rappresentano una delle poche risorse fresche del lungo e critico periodo invernale.

Hanno anche un costo contenuto, rispetto all’altra frutta.

 

Chi non si fa il succo d’arancia, cade nei biscotti, nelle nutelle e nelle cole

 

Non mangiare arance significa in pratica non essere fruttariani, in un posto come l’Italia.

Salvo che uno non decida di fare il santone e di pesare 45 chili, sfidando i fachiri indiani dagli occhi incavati e dalla gabbia toracica ricoperta da una pellicola trasparente chiamata epidermide.

Posso capire tutto, posso condividere il de gustibus non est disputandum, ma la gente ha estremo bisogno di succo zuccherino dodici mesi all’anno, e non soltanto d’estate.

Se non lo trova, va a compensare coi dolciumi e la cocacola.

Non posso dunque permettere che si facciano impunemente inferenze rovesciate, partendo dai propri problemi e dalle proprie imperfezioni, pretendendo di arrivare a nuove regole dettate da tali condizioni peculiari e negative.

 

L’arancia è autentica benedizione per un apparato gastrico funzionante

 

Uno stomaco umano normale, non rovinato da leucocitosi, da acidità, da putrefazioni, da surriscaldamenti, e da altre amenità consimili, può e deve gradire, digerire, assimilare gli agrumi al meglio. Questo è quanto sostengo, sottolineo e ribadisco.

Per strano paradosso, chi ha più bisogno di succo d’arancia, sono proprio quelli che non riescono a berlo, ovvero i consumatori di carne e di proteine animali.

 

 

 

Dissolutrice regina delle placche aterosclerotiche

 

Parlasi di gente orribilmente acidificata nel sangue, che necessiterebbe di urgenti processi detossificanti ed alcalinizzanti. Processi nei quali le arance giocherebbero un ruolo strabiliante.

Per non dire della dissoluzione delle placche di colesterolo Ldl che intasano le arterie dei consumatori di grasso e cadaverina.

L’unico alimento in grado di sciogliere tali placche, di dissolverle ed espellerle dal corpo in modo lento ma sistematico, sono esattamente le arance e i loro cuginetti agrumi.

 

La tua domanda mi fa davvero sorridere.

E’ il colmo che tu chieda proprio a me se sono mai stato fruttariano!

 

Mi chiedi se sono mai stato fruttariano!

Lo sono da una vita.

Non nel senso che intendi tu. Nessuno al mondo può fare il fruttariano monoprodotto o biprodotto in pianta stabile e sistemica.

La cura delle ciliegie, la cura dell’uva, si possono fare e sono vere e proprie purificazioni generali dell’organismo. Ma devono essere confinate ad alcuni giorni.

 

In Asia sto a sola frutta per giorni e giorni

 

La cura del mango e quella del durian le faccio spesso quando sto in Asia.

Mi è successo di andare avanti a solo durian e latte di cocco fresco per 4 giorni a Singapore, stando divinamente.

Se vai a leggere la mia tesina La dieta della scimmia intelligente, del 16/5/2008, che puoi trovare tra gli archivi di Luigi Boschi o di Medicinanaturale, ho descritto in dettaglio i miei divertenti raid fruttariani per le vie di Hanoi in Vietnam.

 

Cosa significa per me essere fruttariano

 

Per me, essere fruttariano significa non certo sottopormi a sacrifici e ad esperimenti strani, ma alimentarmi in modo completo, razionale e sicuro, oltre che appagante.

Per me, essere fruttariano significa tenere in casa abbondanti cassette di frutta fresca, di arance, pesche e  meloni, mentre a dicembre gennaio mi circondo di kaki, di nespole germaniche, di castagne e noci, e dal supermercato arrivano i datteri, l’uva, le banane e quello che si trova in quel periodo.

Significa pure avere in giardino diversi alberi di ciliegie, di susine, di mele, di fichi, di cachi, completati da cespugli di uva spina, di ribes, di lamponi, more e mirtilli.

Senza trascurare qualche filare di pomodori, di cetrioli e zucchine, e qualche appezzamento di radicchio e di altre verdure fresche.

Quando sono in viaggio, tra un aeroporto e l’altro, essere fruttariani significa tenere in borsa alcuni frutti.

E andare poi al mercato ortofrutta, o al più vicino supermarket, dimodoché qualche chilo di frutta non manchi mai nella mia stanza d’albergo a farmi rassicurante e rallegrante compagnia.

 

La questione del limone

 

Per dirti la verità, non sono un grande consumatore di limoni. Al limite preferirei i cedri.

In Asia ci sono dei limoncini tondi che vano forte e si chiamano calamansì, più aspri ancora del nostro limone.

Siccome consumo arance in quantitativi industriali, non sento la spinta a fare altrettanto coi limoni, e mi limito a consumare occasionalmente alcune fette senza problemi.

Oppure mi piace spremerli sulla papaia, o anche sulle verdure crude.

Se dai del limone al gatto, ammesso e non concesso che tu ci riesca, quello potrebbe stramazzare al suolo.

Non mi sorprende che l’uomo, quando si mette a mangiare come un felino, trovi poi difficile accostarsi al limone.

 

La mia dieta è quella che propongo regolarmente a tutti

 

Alla fine di questa chiacchierata, confermo che la mia dieta è la medesima che propongo a tutti nei miei articoli.

Non potrebbe essere che così.

Non si può parlare bene e razzolare male.

Spero di aver risolto le tue perplessità, e soprattutto di non aver perso la tua stima.

 

Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma e ABIN-Bergamo