LA PATOLOGICA RELIGIONE DEL LATTE

 CAPITOLO  I

                                                                                                                                                                                                     

                                                                                                      30 Settembre 2008

 

COLESTEROLO E OMOCISTEINA, OVVERO INFARTO, OBESITA’ E ALZHEIMER

 

Colesterolo buono e colesterolo cattivo

 

Uno dei termini più ricorrenti oggigiorno nel vocabolario medico, ma anche in quello della gente comune, è il termine colesterolo.

Derivato dal greco chole (bile) e stereos (solido), esso non è altro che una molecola di grasso insolubile (sterolo) che si trova in notevoli quantità nel corpo umano, e che viene sintetizzata nel fegato partendo da grassi acidi saturi introdotti con un certo tipo di alimentazione.

Essendo il colesterolo uno steroide indispensabile, viene pure prodotto per biosintesi autonoma nella maggior parte del necessario, ovvero tra 1 e 2 grammi al giorno, negli adulti.

E’ basilare per il corpo, in quanto precursore nella produzione di ormoni steroidi (ormoni sessuali) e di sali biliari.

Un elevato livello di colesterolo nel sangue viene associato con l’ateroma, una condizione degenerativa delle arterie, dove la circolazione sanguigna viene impedita dai depositi di grasso, coinvolgendo le coronarie e portando il soggetto sofferente alla angina pectoris e poi al collasso cardiaco.

Il tutto avviene attraverso il blocco improvviso di una delle coronarie attraverso un grumo (o trombo) che interrompe il flusso sanguigno al cuore, causando la micidiale trombosi alle coronarie.

Dal 1980, non si parla più di colesterolo puro e semplice, ma di colesterolo Hdl (high density lipoproteins), definito pure buono e indispensabile, e di Ldl (low density lipoproteins), definito colesterolo cattivo derivante dai nostri errori alimentari (proteine animali, grassi in genere).

L’Hdl è talmente buono che possiamo dire che più ce n’è meglio è.

L’Ldl invece è la peggior cosa che possa esistere per il corpo umano.

Si accumula infatti lungo le pareti delle arterie formando delle placche che riducono il diametro utile delle stesse e bloccano la libera circolazione del sangue.

L’Hdl invece interviene e tende addirittura a liberare e disintasare le stesse arterie.

 

Il temibile LDL e la sola alimentazione capace di sconfiggerlo

 

Quando si parla oggi di colesterolo alto e di problemi cardiovascolari ci si riferisce pertanto sempre all’Ldl. Compromessa la circolazione del sangue si creano pure tanti altri problemi, Alzheimer, diabete, obesità e cancro in prima fila, come ben sanno tutti i medici dotati di palle e di coscienza.

Per ridurlo drasticamente occorre modificare radicalmente la propria dieta, fare un pensierino tecnico-scientifico e non fideistico al proprio corpo che è fruttariano, cioè assolutamente non-carnivoro, e tantomeno non-onnivoro, visto che mangiare di tutto come certa medicina facilona tende ad insegnare porta a danni ancora maggiori di chi mangia solo carne.

L’onnivorismo consigliato da tanti medici mediocri è una maledizione ancora peggiore del carnivorismo.

Chi mangia per assurdo solo bistecche da mattina a sera, si avvelena e si droga pesantemente, essendo ogni carne morta una vera droga e un vero doping inquinante che sballa il sangue e il cuore.

Però, vive almeno in regime di accelerazione alterata, ma costante e ritmica, senza tutte le complicazioni che derivano dalle mescole infide tra carboidrati e proteine, fra frutta viva che si digerisce in meno di mezz’ora e le proteine carnee che richiedono 50 ore prima di essere espulse dal sistema.

In altri termini, se uno deve sbagliare e darsi alla carne, è meglio che lo faccia fino in fondo e in modo regolare e sistematico.

Vivere a bistecche  è il metodo che porta al cancro e lo sappiamo da lunga data.

Vivere a bistecche mescolate con frutta e altri zuccheri porta a cancro e obesità ed altre complicazioni.

Quanti tentativi falliti di gente che vuole diventare vegetariana, ma che poi soffre troppo per causa dei residui carneo-proteici e dei residui-putrefattivi che permangono lungo il sistema intestinale, compromettendo persino i pasti sani successivi?

Quanti cagotti derivati dai residui carnei ed attribuiti erroneamente alla totalmente innocente frutta?

Le gravi forme di putrefazione interna, mescolate alle fermentazioni, le acidificazioni perpetue che portano alla osteoporosi e al cancro, le moltiplicazioni a iosa dei radicali liberi, derivanti da digestioni lunghe e difficili e produttrici di ossidazioni inique e sballanti, sono tutte conseguenze tragiche dei sistemi di alimentazione perversamente errati, approssimativi, incompatibili, che fanno a pugni con l’organismo che la natura ci ha dato.

Non a caso la carne e i latticini, coppia di alimenti eminentemente mortali per il corpo umano, provocano non solo acidificazione e osteoporosi (nei carnivori no, perché essi hanno il sangue acido e non alcalino come tutti i primati), provocano non solo radicali liberi e malattie, non solo acidi urici intrattabili e rifiuti tossici non biodegradabili (non esistono enzimi uricasi nel corpo umano, a differenza degli animali carnivori), ma anche e soprattutto il colesterolo Ldl che porta da solo alle malattie più spaventose e mortifere del pianeta Terra, chiamate collasso cardiaco, ictus, trombosi alle coronarie.

Per i vegani corretti il problema non esiste nel modo più assoluto.

 

Ritrovarsi con le arterie intasate e col sangue che non scorre

 

Per chi ha commesso errori assurdi per anni, seguendo i lavaggi del cervello della pubblicità iniqua e delle ideologie mediche obsolete ed infide, ed anche per chi è stato rovinato e tradito fin da piccolo dai pediatri, pronti a farlo svezzare a base di omogeneizzati colmi di proteine animali, e persino dalle proprie zelanti mamme, ansiose di farlo crescere e invecchiare alla svelta, i nodi al pettine sono regolarmente arrivati.

Ritrovarsi con i canali sanguigni ostacolati da materiale infido che impedisce il flusso libero e veloce del sangue, è la cosa più cretina, stupida, tragica, che uno possa augurarsi nella vita.

Eppure questo avviene tutti i giorni e in ogni angolo del mondo.

Ed è per questo che noi terapisti vegani, diventiamo sempre più duri nelle nostre critiche al sistema, a quella ampia fascia di medicina corrotta ed addomesticata dal sistema produttivo becero e venale.

E’ per questo che non esitiamo a definire la gente di oggi, a livello di massa, un branco di mediocri.

 

C’è chi mette acqua di fogna nel carburante della propria Ferrari

 

Come chiamereste voi una persona che viene al mondo con tutti gli attributi, che riceve una bellissima Ferrari funzionante a frutta e verdura crude, e che va a mettergli nel serbatoio urine proteiche, grassi animali, cibi cotti e devitalizzati, e tutte gli altri spregevoli alimenti che costituiscono il 95 percento di quello che c’è nei negozi e nei supermercati del mondo?

Quella Ferrari è meglio dei bolidi col Cavallino Rosso, perché è dotata pure di un sistema immunitario e di un sistema antiossidante interno.

Se nella Ferrari-auto vai a mettere acqua di fogna, essa non parte nemmeno.

Ma se le porcherie le metti nella tua Ferrari-uomo, scopri che vai avanti lo stesso.

Anzi, in certi casi vai avanti pure meglio, solo in apparenza però.

Molti cibi-veleno, se non ti ammazzano subito o se non causano subito il vomito, vengono in qualche modo digeriti ed in parte assimilati, grazie al sistema immunitario che si dà da fare a destra e a manca all’interno dell’organismo, a tappare falle, a inviare enzimi e ormoni dove serve, a integrare minerali e vitamine dove mancano, a bloccare ossidazioni improvvise, a tamponare acidificazioni mortali, a moltiplicare leucociti nel sangue.

Ma gli interventi immunitari si pagano cari.

Si invecchia precocemente, si accumulano dei problemi che scoppiano all’improvviso e ti lasciano a terra per sempre, spesso addirittura sotto-terra.

 

Il mondo dell’al di là

 

Ci dobbiamo andare tutti prima o poi, vegani e non, ma è molto meglio andarci il più tardi possibile e dopo una vita costruttiva e felice a 360 gradi, dove non abbiamo danneggiato nessuno e non abbiamo accoltellato nessuno.

Anche perché accoltellare un animale significa accoltellare un bambino innocente e orfano di padre e madre.

Un buon karma, un libretto spirituale personale senza grosse note e senza troppe macchie, ci dà accesso all’al di là in condizioni sicuramente più tranquille e soddisfacenti.

Il mio amico Giovannin, prima di andarsene all’altro mondo, usava dire convinto, dopo una sonora e colorita bestemmia, che Dio non esiste affatto.

Però aggiungeva poi, molto saggiamente, che potrebbe anche esistere. E allora si faceva un segno di croce per farsi perdonare la parolaccia.

Quello che però determina la nostra vita spirituale non è la bestemmia o il segno di croce, ma piuttosto le cose concrete. Quello che pensiamo e quello che facciamo.

La cosa più bassa e vigliacca che un essere umano può compiere al mondo è quella di scagliare la sua violenza contro un animale innocente che non gli ha fatto nulla di male.

Posso capire chi si difende dalla zanzara, dalle formiche e dai ratti e dalle serpi che gli entrano in giardino.

Hanno anche loro il diritto di vivere. Ma almeno in quei casi c’è l’alibi della difesa.

Chi invece va ad acquistare della carne e chi ordina un pasto carneo al ristorante, si macchia del peggiore dei crimini, senza alcun motivo logico e scientifico, senza alcun alibi ed alcuna scusa.

 

Le tabelle Fda sul colesterolo LDL

 

Il livello di colesterolo LDL è stato fissato politicamente dalla Fda a 135 min-190 max mg per dl di sangue (probabilmente al fine di non spaventare troppo i mangiatori americani di bistecche).

Tant’è che la gamma 100-160 è già troppo alta, in quanto indica esistente presenza di arterie parzialmente occluse.

Il dr Nathan Pritikin aveva rilevato che, tra i suoi clienti americani, la media variava da un minimo di 160 a un massimo di 330, tutti valori che candidano un simile soggetto al collasso e all’ictus..

Da rilevare che i monaci zen koreani denotano valori sugli 80 mg/dl, mentre chi scrive, in un esame ematico di un anno fa stava a 68  mg/dl, con la B12 a 100 e la B9 a 23,7.

Pure sul calcio, fissato dalla Fda a 1400 mg/giorno, sotto l’influenza del potentissimo National Dairy Council americano, c’ è di che discutere, visto che le tribù vegetariane Bantù, a titolo di esempio, stanno benissimo con 350 mg/giorno ricavato dalla frutta e dalle verdure locali.

 

Oltre al colesterolo LDL c’ è pure da considerare l’omocisteina.

Le importanti scoperte di Kilmer McCulley, ripristinate da Meir Stampler e Jacob Selhub

 

Il 15 percento dei collassi è causato da un alto livello di omocisteina nel sangue. In cifre concrete, si parla di 225 mila attacchi cardiaci e 24 mila collassi annui  negli Usa causati dalla omocisteina, mentre sono 9 milioni di americani con malattie cardiovascolari da omocisteina.

Il corpo converte normalmente l’omocisteina in cisteina, o ancora in metionina.

Ma gli enzimi necessari a disgregare l’omocisteina hanno bisogno di acido folico (B9), di B12 e B6.

In carenza di queste vitamine del gruppo B, i livelli di omocisteina nel sangue aumentano.

Negli anni 60, il dr Kilmer McCulley (Harvard University) studiava la omocistenuria diffusa tra certi bambini con difetto genetico e impossibilità di disgregare l’aminoacido essenziale chiamato metionina, per cui dimostravano tremendi accumuli di omocisteina nei loro organismi.

Da rilevare che la metionina si trova in grandi quantità nelle carni, nelle uova, nel latte e nei formaggi, nei cibi in scatola e nei cibi molto lavorati.

I filo-carnivori sostengono che il corpo umano ha bisogno di metionina, mentre sappiamo che è vero l’esatto contrario. Fatto sta che vegani e vegetariani non devono preoccuparsi di questi problemi.

In queste sue ricerche il dr McCulley fronteggiò una barriera di ostilità, perché era vietato andare in quegli anni in direzioni diverse da quelle tradizionali, che puntavano tutto e solo sul colesterolo LDL.

E infatti, il prezioso lavoro di McCulley, ennesimo ricercatore da inserire nel lungo elenco degli eroi medici boicottati dal suo stesso Ordine, rimase inutilizzato sotto la polvere degli scaffali per oltre un quarto di secolo.

Ma negli anni 90 il dr Meir Stampler e il dr Jacob Selhub ripresero le ricerche di McCulley, rilevando che i pazienti con alto livello di omocisteina avevano anche bassi livelli di B6, B6 e B12 nel sangue.

In caso di problemi fisici come ipertensione, alto-colesterolemia, tabagismo, il rischio di malattie cardiovascolari aumenta in modo drammatico ed esponenziale.

 

Il boicottaggio e la messa al bando del conflitto metionina-omocisteina. Il dr McCulley all’indice.

Il cibo più sbagliato dell’universo è la carne, carica di indisgregabile metionina.

Carne come agente a tempo pieno della triade medico-farmacista-becchino.

Uno scandalo e una sofisticazione ben peggiori del latte alla melammina.

 

Come suo solito, anche qui medicina e farmacologia hanno dato l’ostracismo alla verità scomoda.

Dove si va mai a parare parlando di metionina? Si va inevitabilmente a dimostrare che se mangi il cibo più sbagliato dell’universo che è la carne, ti ritrovi sommerso dalla pericolosissima omocisteina.

E questo già è un autogol per l’accoppiata medicina-farmacologia, strenua fautrice della carne che rende la gente obesa, col sangue addensato, col diabete, col cancro, col cuore sofferente e matto.

Carne dunque da proteggere ed esaltare, perché lavora a tempo pieno come agente e rappresentante fedele della triade medico-farmacista-becchino.

E dove si andava mai a parare parlando di omocisteina?  Si andava immancabilmente a sminuire l’importanza e l’esclusività del colesterolo LDL nelle affezioni vascolari, e dunque ad intaccare il più grosso filone aureo della farmacologia e della Pfizer, coi suoi farmaci anti-colesterolo pluri-miliardari che stavano e stanno tuttora vendendo ai massimi livelli.

Oggi la situazione è leggermente cambiata.

I medici, per quanto allineati, pigri, rassegnati alle angherie del sistema del quale si sentono pure essi giustamente vittime, non sono degli imbecilli o dei pupazzi da manovrare a piacimento.

Ecco allora che l’omocisteina ha fatto il suo ingresso ufficiale nel mondo della cardiologia vascolare.

Ecco dunque che tutti oggi ne parlano.

Proprio la settimana scorsa, alla moglie di un mio vicino di casa, che è in dolce attesa, è stata diagnosticato un eccesso di omocisteina. E’ la prova tangibile che siamo tutti aggiornati sull’argomento.

Ma il boicottaggio non è finito. Tutto deve continuare a marciare come prima. Parliamone sì di questa omocisteina, ma senza esagerare. Lì non si guadagna niente. Quello è un argomento economicamente insidioso. E’ una manna per i nostri nemici più acerrimi, vale a dire per gli igienisti e i vegetariani.

Ecco allora che le ricerche sulla omocisteina non vanno avanti.

Non esistono fondi per approfondire e le imprese farmaceutiche lo considerano un settore off limits.

 

Omocisteina: veleno allo stato puro derivato dalla proteina  nobile metionina.

Il suicidio umano quotidiano per avvelenamento da metionina e da acido urico.

Omocisteina non significa poi solo infarto e ictus, ma anche Alzheimer.

 

A differenza del colesterolo, che si presenta in due versioni Hdl (buono) e Ldl (cattivo), e di cui il corpo ha bisogno entro certi limiti per la produzione di determinate cellule e di determinati ormoni, l’omocisteina è una sola, ed in più non apporta alcun beneficio al corpo umano.

Trattasi di veleno allo stato puro, causato dalla metionina non disgregata e non disgregabile.

Metionina che si trova ovviamente nei cadaveri animali finiti incredibilmente sui piatti della gente poco furba.

L’omocisteina è in altri termini un veleno allo stato puro.

Per molti aspetti ci ricorda l’acido urico che, in un corpo umano fruttariano e dunque non dotato di uricasi per la disgregazione, va a finire e a permanere nell’organismo come una mina vagante.

Sia ben chiaro, non stiamo qui assolvendo o sottovalutando il colesterolo Ldl, che rimane sempre responsabile numero uno degli intasamenti vascolari e dei problemi cardiaci.

Diciamo solo che l’omocisteina è un additivo e un ingrediente micidiale che va ad aggiungersi ai danni del colesterolo.

Più alto è il livello di omocisteina e più alto diventa il rischio cardiovascolare.

Il livello normale di omocisteina, secondo le comuni valutazioni mediche, è di 5-10 micro-molecole per litro di sangue.

Ma, in realtà, è molto meglio se il livello sta costantemente sotto il 7. Oltre il 12 poi si va incontro a problemi seri.

Non è soltanto un problema cardiovascolare. Quando l’omocisteina supera i valori minimi, c’è pure il rischio della demenza precoce (morbo di Alzheimer).

 

Come abbattere il livello di omocisteina.

Più acqua biologica e meno porcherie.

Non ditelo in giro. Potrebbero anche arrestarmi.

 

Premesso che il problema non esiste per vegani e vegetariani crudisti, il messaggio è riservato ai mangiatori di cadaveri, di mummie e di mummie insaccate, nonché ai lattanti a vita, agli insaziabili succhiatori di mammelle bovine, intese come sciagurata alternativa a quelle ben più magnifiche e trascurate delle nostre donne.

Stare molto attenti con l’ammontare della carne, del pesce, delle uova, del latte e dei latticini che si consumano è pertanto d’obbligo.

Il consumo ideale è ovviamente zero. Ripeto zero, solo perché meno di zero non si può.

In pratica, stare alla larga dai cibi ad alto contenuto di grassi saturi e di colesterolo.

Più invece indugiamo nella folle piramide nutrizionale degli uffici pediatrici ed ospedalieri, più vaccinazioni assurde ci becchiamo, più farmaci ingoiamo, e più diventiamo loro affezionati clienti.

Questa verità potrà anche scandalizzare qualcuno, ma la sanno ormai anche i sassi.

Non serve essere dei mostri di scienza per capire tutto questo.

La soluzione ideale per tutti, grandi e piccoli, modelle da schianto e mamme in attesa, impiegati e minatori, ragazzi sotto esame e vecchietti in bilico tra la sopravvivenza e l’Alzheimer, consiste nel rimpiazzare carne, latte e formaggi con altrettanta frutta e verdure crude, più tutta la gamma di cereali integrali nelle forme più vicine alla natura possibili. Datteri, carrube, patate e patate dolci, zucche e castagne, siano il toccasana del periodo freddo in arrivo.

E nessuno venga più a fare la solita domanda scema:  E le proteine dove le prendi?

Perché mai nessuno ti fa la domanda chiave per la salute? Perché mai nessuno di chiede:  E l’acqua biologica naturale vitaminizzata-enzimizzata-mineralizzata dove la prendi mai?

Donne con la fastidiosa cistite, tutte a cercare il farmaco magico. Gestanti con livello alto di omocisteina a subire il ricatto del ginecologo  Devi rendere fluido il tuo sangue. Devi prendere le mie prescrizioni di eparina, altrimenti sei a rischio assieme all’innocente che tieni in pancia!

Giovanotti validi e ancora atletici, pieni di voglia di vivere, che vanno da più specialisti per il loro comunissimo problema alla prostata. Uno lo carica di farmaci, un’altro prescrive complicate cure omeopatiche e agopuntura, un terzo ordina intervento di rimozione immediato, un quarto opta per la laserterapia. Tutti soldi buttati via e tutta rabbia che si accumula nel corpo e nella mente delle vittime.

E le loro erotiche mogli tutte disperate, perché il marito non le soddisfa più a letto come ai bei tempi.

Il sistema idraulico umano è fatto di tubi, di tubicini e di filtri delicatissimi, e tutto arriva alla fine al sistema renale.

La panacea ha un nome soltanto: acqua biologica, ovvero frutta, frutta e ancora frutta. Tutto il resto sono frottole.

Più meloni e meno porcherie.

Più uva e meno porcherie.

Più succo fresco di arance, di pompelmi, di mele, di ananas, di carote, di sedani, e meno porcherie.

Più respirazione profonda e più movimento, e via del tutto farmaci, vaccini e integratori ammazza-gente.

Più vita e meno mummie nella vostra alimentazione.

Via del tutto, ho detto del tutto, caffè, tè, fumo e alcol. Vedrete la differenza. Il ferro si normalizzerà, il sangue tornerà fluido, la prostata non darà più fastidio, l’uccello si re-ingrosserà e tornerà duro a meraviglia.

Vi ho spiato la verità segreta e la verità proibita. Non ditelo in giro, potrebbero anche arrestarmi.

 

Robert Mendelsohn, il più famoso medico e pediatra degli Stati Uniti

 

Quando un americano ha dei dubbi su una diagnosi o su una prescrizione medica, non  sta nemmeno a strizzarsi troppo le meningi. Vediamo cosa dice Mendelsohn, è la sua immediata risorsa.

Questo accade già da una quarantina di anni, visto che tutti i libri di Robert Mendelsohn sono diventati best-seller in Usa a partire dagli anni 70.

E cos’è che dice di speciale Mendelsohn?

Sei ammalato? Non andare dal medico: Aggraverà probabilmente i tuoi problemi.

Sei sano: Non andare dal medico: Farà di tutto per farti ammalare.

Hai deciso di andare dal medico nonostante tutto? Va benissimo. Ascoltalo molto attentamente, e magari portati un block notes e prendi appunti.

Scrivi con ordine e precisione tutto quanto lui ti dice e quanto lui pensa.

Alla fine torna a casa e fa esattamente il contrario, e pensa esattamente il contrario di quello che ha detto.

Ti accorgerai che, il più delle volte, quella sarà la via giusta per la salute.

Ma questa è una bomba antimedica! Questa è denigrazione allo stato puro! Questo è sputare nel piatto in cui si mangia!

I commenti di Mendelsohn sono chiari e circostanziati.

Non è una questione di cattiveria o di incapacità professionale. E’ una questione di rispetto delle regole e degli schemi della accoppiata medico-farmacologica, che costringe ogni medico, con le buone o le cattive, ad una impostazione essenzialmente perversa.

Esiste al mondo sì o no l’impero del male? Esiste o no l’apparato venale e predatorio della FarmacoVaccino-Radio-Chemio-Surgico-Trapianto-Terapia? Esiste.

Il medico singolo, che ha dovuto in sede di laurea fare un ipocrita giuramento al padre storico della medicina, salvo che non voglia darsi la zappa sui piedi e rischiare la radiazione dall’Albo, è costretto a fare da braccio concreto, da strumento operativo di tale perfido apparato, che è oggettivamente anti-ippocratico e anti-galenico.

Questo è il motivo per cui, negli Stati Uniti, chi ha due soldi in più non va a farsi curare dai medici, ma ricorre alle cliniche igienistico-naturali, quelle cliniche le quali, tanto per intenderci, curano pure tutti gli artisti di Hollywood.

 

Il dr Ray Strand, il meno farabutto  tra i dietologi.

La Chiesa Medica, impero della ciarlataneria, e i medici singoli con la catena al piede.

 

Quando prendo in mano il suo best-seller, mi fa sempre incavolare.

Eppure, Ray Strand non è così male. Denota sì alcune carenze formative. Dimostra di non conoscere a fondo la medicina globale del suo paese e le motivazioni che hanno portato alla clamorosa scissione storica dell’igienismo-naturale dei Tilden, dei Trall, dei Graham, dei Shelton, dalla medicina convenzionale.

Ma ciononostante è un medico preparato, aggiornato, chiaro e franco nel suo modo di esprimersi.

A modo suo, il successo che sta avendo è giustificato.

Gli altri, da Atkins (che è morto, ma che è stato rimpiazzato dai suoi venali eredi dell’omonima fondazione), a Peter D’Adamo (che ha ipnotizzato il pubblico femminile con la scemenza dei gruppi sanguigni), a Barry Sears (che ha mescolato le carte furbescamente e si è assicurato una vita di yacht miliardari e Club della Vela alle Bahamas con le sue fantasticherie zonistiche), ad Arthur Agatson (che ha prestato la sua laurea in cardiologia a uso e consumo della Kraft Foods Inc con la sua compiacente ed addomesticata South Beach Diet), sono tutti dei grandi opportunisti, dei falchi e dei marpioni, pronti ad approfittare della scarsa preparazione della gente, della arrendevolezza e della credulità oscena della popolazione mondiale, pronti a prescrivere sistemi e piani dietetici folli e avventurosi, e a tapparne provvisoriamente i buchi e le storture con le solite stampelle farmacologiche degli onnipresenti integratori sintetici.

Una medicina tutt’altro che virtuosa, una medicina che non insegna, una medicina che deliberatamente porta la gente fuori dal seminato, una medicina che non dà mai il buon esempio, non può fare altro che produrre una massa di gente ignorante, non-acculturata e facile preda di ogni possibile ciarlataneria.

Paradossalmente, la Chiesa Medica prevalente, quella dei farmaci e dei vaccini, quella dell’Aids e dei virologi di regime, quella delle operazioni e dei trapianti fatti per spettacolarità e convenienza, è l’ente più ciarlatano e diseducatore del pianeta.

Paradossalmente, è l’Ordine Medico Internazionale a rovinare la salute del mondo, a mettere in grave difficoltà ed imbarazzo gli stessi suoi medici singoli, che sono il più delle volte persone eccezionali e bravissime, ma mai messe in condizione di emanciparsi dai lacci e dalle catene dell’apparato.

E’ solo così che si spiega il successo strabiliante delle diete appena citate.

Gente di ogni livello, operai e professori, scienziati e manovali, giovani madri e ragazze alla ricerca della linea sexy, grassoni inguardabili e atleti aitanti, avvocati e ingegneri, tutti accomunati nel medesimo calderone dei gonzi e dei raggirati. Tutti pronti a seguire come bravi alunni l’ultima dieta alla moda, la dieta sgrassante che fa faville e ti fa calare di peso in poco tempo.

Tutti pronti a pagare un libro e a farsi addebitare lo schema dietetico via internet, e a farsi sciupare rovinosamente la propria salute.

 

 

 

Il buono e il cattivo di Ray Strand

 

La frutta e la verdura crude sono la salvezza dell’umanità. Contrastano l’acidificazione del sangue, combattono putrefazioni e fermentazioni, azzerano i radicali liberi, si oppongono alla uricemia, minimizzano il colesterolo Ldl, evitano la micidiale metionina che porta alla omocisteina, fluidificano il sangue e ti liberano dall’uso drogante di ormoni strappati agli animali morti (eparina), contrastano gli sbalzi glicemici da amidi e zuccheri industriali e ti liberano dall’uso dopante di micidiali insuline,  ti ridanno il peso forma e respingono meglio di ogni cosa l’obesità.

Personalmente, io proporrei non 5 pasti di sola frutta come stabilito giustamente da Cambridge, ma addirittura 7 al giorno, ammette con innocente e disarmante franchezza il dr Strand.

Ma, per l’esperienza che mi sono fatto in 30 anni di professione medica, so che la gente è letteralmente scema.

Il 16 percento di americani è disposto a cambiare la dieta. Il cinque percento soltanto è disposto a seguire Cambridge, Il 2 percento è pronto a seguire i miei 7 ipotetici pasti di frutta al giorno.

E, tutto ciò, mentre le crisi ossidative e i radicali liberi procedono a ritmo frenetico e incalzante.

E tutto ciò mentre i portavoce e i messi delle peggiori malattie bussano già alla porta dei pazienti.

E tutto ciò mentre nella mia America da un cancro su quattro e da una cardiopatia su quattro si va verso una su tre ed anche verso una su due.

E tutto ciò mentre nella tua Italia si scopre che i ragazzi obesi  nelle scuole, e dunque in età scolare, stanno già raggiungendo l’incredibile percentuale di uno su tre, facendo concorrenza ormai alla stessa America, patria dei grassoni inguardabili del quintale e mezzo in su.

Ecco allora, continua Strand, che sono costretto a ricorrere  a strumenti di emergenza, ben conscio che non è la via ideale, visto che con questo metodo costringo la gente a diventare drogata a vita.

Ecco allora che in tutte le malattie sono costretto a raccomandare diete basso-lipide e basso-proteiche, con l’aggiunta però di integratori mineral-vitaminici.

Nel caso particolare della omocisteina, devo per forza prescrivere 1000 microgrammi (mcg) di acido-folico, 50-150 mcg di B12, 25-50 mcg di B6, da prendersi giornalmente e per tutta la vita.

Chiaro che, se uno smette la cura, riappaiono in tutta la loro gravità i problemi che aveva prima della mio trattamento, e si ripresentano con ancora maggiore aggressività.

In altre parole, il dr Ray Strand, non riuscendo a modificare le aberranti attitudini alimentari e comportamentali dei suoi pazienti, decide disinvoltamente e senza alcuna perplessità di doparli con le vitamine sintetiche.

Un’altra importante sostanza indispensabile a tenere bassi i livelli di omocisteina nel sangue è il metile CH3, radicale che si trova sempre associato a diversi composti salini.

Il metile viene dunque somministrato nella quantità di 1-5 grammi al giorno, in aggiunta alle vitamine B sintetiche, sottoforma di betaina o Tmg (trimetilciclina), che è un sale dolciastro di ammonio (CH3NCH2COO).

Anche qui, il ricorso sistematico al materiale di sintesi, diventa la spina nel fianco del metodo Strand. Prendere delle piccole di betaina, quando essa si trova bella e pronta in natura in tutte le rape, nei ravanelli, nelle carote, nelle patate e in diversi vegetali crudi, non può fare altro che sorridere.

 

Moriamo pure tutti vitaminizzati e stimolati, ci penserà il Creatore a darci una sferzata calmante di camomilla

 

Se poi un paziente soffre pure di cardiomiopatia, ovvero di estrema debolezza del muscolo cardiaco chiamato cuore, io prescrivo pure 300-500 mg al giorno, e sempre a vita, di ubiquinone, ovvero di coenzima Q10, e così sono certo che il paziente non avrà problemi.

Se ci sono altri problemi ancora, se ci sono crisi ossidative in corso, non esito a prescrivere abbondanti e ridondanti dosi di vitamina A, di B2, B3 e B6, di vitamina C e di vitamina E, di glutatione, di zinco, di selenio, di acido alfa-lipoico, di bioflavonoidi.

Anche perché, quando la gente è già così scassata da rivolgersi al medico, che senso ha pensare al domani, ai 2 anni, ai 3 anni, o ai 10 anni. Che senso ha pensare ai danni futuri procurati dalle vitamine sintetiche e dai minerali inorganici?

Meglio attenuare i sintomi e i dolori odierni del paziente, meglio imbottirlo di vitamine sintetiche.

Anche perché costano sì, ma non un occhio della testa.

Costa molto di più la frutta, se vogliamo. E costano di più i farmaci veri e propri, conclude il

dr Strand.

Si viva alla giornata e ci si riempia pure di pasticche integrative, stimolanti e dopanti, a vita.

Moriamo pure tutti mostruosamente vitaminizzati e mineralizzati e drogati.

Ci penserà il creatore poi a darci una bella sferzata calmante a base di camomilla, quando andremo dalle sue parti, mentre i vermi, increduli, si divertiranno da pazzi a succhiare tutto quel residuo ben di Dio.

 

Alla fine ci torna in mente la saggezza tutta femminile della dottoressa inglese Florence Nightingale

 

Le malattie, cari colleghi maschi, non sono individui organizzati in classi e categorie, come voi pretendete.

Le malattie non sono come cani e gatti, ma sono condizioni che si sviluppano una dall’altra.

Non è forse il vivere continuamente in modo sbagliato che ci porta alla rottura degli equilibri e alla sofferenza psico-fisica?

Non sono forse fattori come la pulizia e la sporcizia interne ed esterne che determinano lo stare bene e lo stare male delle persone?

Non sono forse i mali fisici delle reazioni naturali alle condizioni critiche nelle quali mettiamo e costringiamo i nostri corpi?

Mi è stato insegnato da scienziati limitati ed ignoranti ad aver timore della scarlattina, e a stare alla larga dalle altre infezioni.

Ma, alla vera assistente sanitaria, le infezioni non fanno paura, ed essa sa come prevenirle.

Una stanza pulita, abbondante aria fresca da finestre aperte, e attenzioni amorevoli verso il paziente: questo è quanto si richiede a una autentica nurse ospedaliera.

Un trattamento saggio e umano è la migliore cura contro tutte le infezioni.

La dottrina delle malattie specifiche è il grande rifugio delle menti deboli e insane che bazzicano nella professione medica. Non esistono malattie specifiche. Ma esistono solo specifiche condizioni adatte a fare ammalare la gente.

Queste parole, dette 150 anni fa, ancora prima della storica diatriba sui microbi e degli imbrogli di Pasteur a danno di Bechamp, suonano da sfida e monito incredibile contro un apparato medico internazionale tuttora vincolato a quelle mediocri ed obsolete posizioni di demonizzazione-microbi che tanto comodano alle industrie farmaceutiche.

Suonano da sfida a tutti quei medici che non hanno ancora capito a sufficienza l’estrema importanza dello stare puliti fuori e dentro, a farla finita con quel ricorrere continuo all’ingozzarsi di proteine.

Suonano da sfida memorabile al maschilismo medico improduttivo e fallimentare di tutti questi ultimi decenni, alla corruzione e ai malfunzionamenti delle attuali strutture sanitarie.

Maschio o femmina non dovrebbe significare alcunché, all’infuori della maggiore naturale attrazione tra elementi di sesso diverso.

In materia scientifica vale infatti il concetto del giusto e dello sbagliato.

Però, non è casuale che in tutto il nostro argomentare continuiamo a sbattere la testa contro medici e dietologi maschi.

Abbiamo parlato, e parliamo spesso, di Stillman, di Scarsdale, di Atkins, di Sears, di D’Adamo, di Sears, di Agatson, di Strand. Ma l’elenco potrebbe continuare a lungo. Tutti maschi e tutti pieni di autentiche magagne.

La sparuta e isolata Nightingale invece è lì sola soletta, a fare da testimonial storica di come un medico possa dire cose intelligenti e di estrema importanza.

Noi maschi tendiamo ad essere meccanicisti, tendiamo a penetrare le cose con fisicità e con veemenza.

Le donne, a volte ci battono pure in concretezza, ma il più delle volte usano le loro armi migliori che sono quelle della sensibilità e dell’intelligenza.

Esse sanno penetrare più e di meglio rispetto ai maschi, e lo fanno con la forza della mente.

In politica i nomi di Golda Meyr e di Margaret Thatcher hanno dimostrato il valore del tocco ying.

In medicina, vista la desolata panoramica offertaci dalla componente maschile, non c’è altro da fare che aspettare qualcosa di straordinario e di inusuale, come ad esempio l’arrivo, una buona volta, della reincarnazione di Florence Nightingale, di un messia medico al femminile che metta i maschiacci prevaricatori e rozzi tutti in castigo, guardati e bacchettati a vista, non in grado di nuocere più alla salute dell’umanità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO  II                                                                                                                                                                                                     

                                                                                                      

                                                                                                                                27 Ottobre 2008

 

 

ORO NERO, ORO BIANCO, ORO ROSSO

 

Gli ultimi avvenimenti e gli ultimi sviluppi in Europa e in America del caso melammina

 

Il comportamento della stampa e della televisione, dei cosiddetti media, è stato davvero esemplare.

Hanno seguito le nostre consegne alla lettera, a dimostrazione che abbiamo in pugno governi, partiti, sindacati, istituzioni, e diffusori di notizie.

Una grossa fiammata, un disgusto generale ben incanalato ad arte verso quel paese grossolano, pasticcione e invadente che è la Cina, e poi tutto finito e archiviato.

Lo scandalo non ci ha toccati. Non ci ha nemmeno sfiorati. Ne usciamo dunque in modo elegante e perfetto. Abbiamo dimostrato di essere esenti da problemi e pecche.

Il latte occidentale, l’oro bianco del Patto Atlantico, è bianco immacolato, e non biancastro come in Cina.

E nessuno dalle nostre parti si è sognato di mettere in accusa i vari prodotti dell’indotto alimentare.

Voltiamo dunque pagina una buona volta, e torniamo a marciare come prima e più di prima verso i nostri obiettivi prendi-tutto.

 

La normalizzazione nel continente asiatico

 

Se la normalizzazione da noi è andata sul liscio, nei modi appena accennati, in Asia non era possibile seguire questo percorso teleguidato e di comodo.

Non dimentichiamo che ci sono tuttora troppi bambini in cura nei vari ospedali della Cina.

Ho girato durante il mese di ottobre sia nelle zone calde di Shanghai, Hongkong e Singapore, che in quelle apparentemente più periferiche di Malaysia e Thailandia, trovando ovunque, tutti i giorni, qualche articolo sintetico e abbottonato, ma sempre in grado di mantenere aperto il problema, sui quotidiani locali di lingua inglese.

Si sviscerano a volte dati tecnici e si accennano responsabilità, ma su una cosa le bocche restano stranamente cucite.

Tutti continuano a parlare di melammina come addensatore e ripristinatore proteico del latte annacquato, ma nessuno dice alla fine cosa è, da dove proviene e come viene prodotta in concreto la melammina,

Quello, che è poi la cosa che più dovrebbe interessare al consumatore, resta argomento tabù.

Nessuno che dica, o sussurri in un orecchio il dubbio, che la melammina viene prodotta grazie alla pipì ed alla cacca dei bovini stessi, a quei bovini cui è stato prelevato, diluito e poi reintegrato-contaminato il latte.

Anche all’indecenza c’è un limite.

Se non te lo dicono in Occidente, dove la franchezza dei giornalisti è una costante, figurarsi da queste parti, dove esiste molta più censura e dove la timidezza e la riservatezza giornalistica sono di prammatica.

Sgranocchiare arachidi ricoperte, mangiucchiare cracker, addentare panini e toast al formaggio, leccare dei gelati al gusto frutta, bersi del latte-cacao, o tenersi in borsa dei quadrelli di cioccolato, sono tutti comportamenti già a rischio nei tempi normali, per il nostro sistema renale, urinario e persino sessuale, lo sanno bene gli specialisti che si interessano di fluidità sanguigna e di funzionalità idraulica dell’organismo.

Ma fare le stesse medesime cose, deliziarsi con gli stessi prodotti, sapendo che quanto si degusta e si lecca non è solo il gelato e il buon cacao, ma sono pure la cacca e l’urina, sapientemente addolcite e mistificate degli animali o di chicchessia (un domani sarà sicuramente la volta delle latrine di città), potrebbe diventare assai meno divertente e trendy.

Quindi nessuno ne parli.

 

La melammina prodotta non in laboratori del polo chimico ma in stanzoni attigui alle stalle

 

La curiosità sulla provenienza della melammina viene dunque sistematicamente schivata.

Anche se, Zhang Yujun, residente della Quzhou County, arrestato a Jinan City, capitale della provincia di Shandong, per aver prodotto 600 T. di polvere proteica di melammina, mescolata a malto-destrina, tra il settembre 07 e l’agosto 08, è un semplice agricoltore-allevatore di mucche che ha appreso e sviluppato il metodo produttivo nella propria stalla-caseificio di Hebei, come dice lo Shanghai Daily Xintua del 10 Ottobre 08.

Anche se due fratelli, pure di Hebei, tra i 19 arrestati dalle autorità cinesi per aver venduto 3 T di latte liquido contaminato al giorno, dalla loro latteria privata, sono pure agricoltori e non chimici.

A loro discolpa hanno dichiarato di aver aggiunto melammina dopo che la Sanlu (la maggiore industria implicata nello scandalo cinese) aveva rifiutato più volte il loro latte in quanto esso non rispettava gli standard minimi richiesti.

Chiaro che, per quanto frenetica e intensa sia l’industria del latte, impiantata ex novo e a ritmi incalzanti dagli occidentali e da australiani-neozelandesi (la Sanlu stessa è per il 47 percento nelle mani dei magnati neozelandesi del latte), i cinesi sono troppi, e il latte prodotto non basta mai, per cui esiste una specie di gara a chi riesce ad annacquarlo meglio e di più.

Cinquanta litri di latte e cinquanta di semplice acqua e il gioco è fatto.

I cinesi hanno provato ovviamente di tutto, dalla calce alla fecola, da addensanti strani alla ottima ma vietata farina di ossa, ripetendo poi tutti i trucchi cui gli stessi occidentali hanno fatto ricorso nella loro emblematica scalata alla vetta nutrizionale del mondo, trovando alla fine nella melammina la sostanza più semplice, economica e a portata di mano.

 

Melammina sostanza approvata ufficialmente dalla Fda americana

 

Dopotutto, pure le autorità sanitarie americane approvano l’uso di melammina, cioè di urea derivata dalla pipì e dalla cacca bovina, in tutti i bei cibi che deliziano e intrigano le bocche delicate e schizzinose della popolazione occidentale, dai gelati ai frappé, dalla Danish pastry alla panna montata, dagli yogurt agli hamburger, dalle praline alle barre al cioccolato, dalla pasticceria di qualità alle pizze, dalle caramelle Mou alle chewing-gum.

Basta adoperarla con criterio.

La Fda ha dichiarato la scorsa settimana (cita il China Daily del 9 ottobre) che 2.5 mg (milligrammi) di melammina per 1 kg di latte non causano alcun problema alla salute, aggiungendo però che qualsiasi formula di latte in polvere per l’infanzia, venduta negli USA, deve essere totalmente priva di tracce di melammina.

Gli standard in uso a Hongkong e in Nuova Zelanda stabiliscono pure (in ossequioso omaggio alla divina Fda) 2.5 mg per kg, sebbene, in questi giorni critici, i limiti di sicurezza a Hongkong siano stati temporaneamente abbassati a 1 mg per kg, per gli alimenti destinati ai bambini sotto i 3 anni.

Wang Xueming, del Ministero per la Salute in Cina, in una sua conferenza dell’8 ottobre, ha detto che è quasi impossibile tenere i livelli di melammina a livello zero, visto che piccoli frammenti della sostanza possono provenire dagli stessi contenitori in cartone plasticato e da altri additivi alimentari contenenti tracce di melammina.

In ogni caso, il Sanlu Group, al centro dello scandalo, ha registrato livelli di melammina  addirittura del 2.563 per kg. L’addirittura lo ha messo retoricamente lo stesso Xueming.

E’ chiaro che se questa tendenza a normalizzare e giustificare i 2.5 mg per kg diventa zoccolo duro della nuova legislazione sul latte, come si fa a Hongkong e Nuova Zelanda, come fa la Fda, come già praticano implicitamente ed evidentemente tutti i caseifici del mondo, tutti i produttori di grana e di yogurt, di gelati e di prodotti al latte e di migliaia di altri prodotti non menzionati, i criminalizzati 2,563 mg per kg della Sanlu non sono per niente uno sproposito ed una esagerazione.

Cosa mai significano 63 millesimi di milligrammo in più, a fronte di una nuova quota approvata di 2.5 mg per kg?

Capirai quale consolazione e quale soddisfazione per i consumatori di prodotti al latte, sapere che invece dei 2.563 scandalosi mg per kg di urina trasformata ce ne sono soltanto 2.5 per kg.

Succederà poi che, nel latte in polvere, magari diluito poco e male, la collosità e la concentrazione del veleno melamminico, aumenterà di fatto notevolmente, e continuerà a causare danni renali ai poveri cristi di domani messi in croce dall’apparato medico-farmacologico-alimentare già nei primi giorni della loro vita, tra melammine, omogeneizzati e vaccinazioni.

Cheung Hon-Yeung, professore aggiunto alla Hongkong City University, dipartimento di Biologia e Chimica, ha detto (South China Morning Post 9/10) che i limiti di melammina erano non-esistenti nel mondo prima dello scandalo scoppiato in Cina.

Ciò significa che si facevano le cose in segreto e di soppiatto, e che a nessuno era mai venuto in testa che si mettesse della melammina nei cibi.

Cacca e pipì nei cibi? Una assurdità, una barzelletta per dei buontemponi in vena di far passare la voglia  ai golosi del mondo.

Ora, per la WHO (World Health Organization), con calcoli fatti in fretta e furia, pare che un adulto di 50 kg di peso possa tollerare l’immissione di 25 mg di melammina al giorno, e che un bambino di 5 kg ne possa accettare 2.5 mg al giorno.

WHO e FDA ancora all’avanguardia tra gli enti potenti e ipocriti del mondo.

Il veleno si usa e dunque si legalizza. Non si mette al bando, questo mai.

Così la Pfeizer potrà scatenarsi col prossimo farmaco venturo, che sarà un farmaco rivoluzionario e multimiliardario come e più del Viagra, in quanto farà disincrostare la melammina e disintegrare i calcoli, causando probabilmente cancro al fegato, ma poco male ancora, perché si lancerà un nuovo potente epato-protettore atto a scongiurare tale evenienza.

 

Le domande inquietanti che si pongono gli specialisti chimici di Hongkong

 

Ricordiamo qui che, anche se c’erano voci che circolavano già alla vigilia delle Olimpiadi di Pekino, tutto era cominciato a inizio settembre con un incidente regionale nella provincia di Guangsu, dove alcuni bambini finirono in ospedale dopo aver consumato la formula di latte in polvere della Sanlu.

La domanda drammatica che si pone Ms Wong Kwok-Yin, specialista in tecnologia chimica della Polytechnic University di Hongkong, è la seguente: 

Come è possibile che un contaminante così universalmente usato nell’industria, che produce un prodotto di largo consumo come il latte, sia stato in grado per anni di restare sul mercato e di eludere la rete capillare di controlli di sicurezza?

Ora scopriamo che essa si trova dovunque, nei biscotti, nei pani, nei cracker, nelle polveri di orzo e cereali per la colazione del mattino, nei prodotti vegetariani alla soia (e pare che cacca e pipì, pur essendo diversi da carne e latte, non rientrino nei cibi approvati dai vegetariani).

Ma, la domanda ancor più inquietante che mi pongo, prosegue la Wong, è un’altra ancora:

Quali altre terribili tossine possono tuttora esserci nella sterminata gamma di prodotti confezionati e in vendita che noi non siamo stati in grado di individuare?

L’organo di controllo statale, o qualsiasi laboratorio chimico privato, può solo testare sostanze che hanno una certa probabilità di trovarsi nei campioni del cibo prelevato. Ci deve essere data in precedenza una lista di prodotti chimici sospetti che si vogliano testare per ogni cibo a rischio.

Non esistono test globali per ogni potenziale veleno esistente in un cibo, ma soltanto test specifici per determinati prodotti chimici. Se non si ha anzitempo la minima idea sui contaminanti da testare non è possibile scoprire un bel nulla.

 

Le difficoltà tecniche ed economiche di testare a fondo i prodotti in circolazione

 

I test sono complessi e costano, aggiungono Jonathan Wong Woon-Chung e Ma Ching-Yung, dell’Expert Committee on Food Safety di Hongkong.

Per sostanze come la melammina poi, la concentrazione è bassa e servono strumenti più sensibili e analisi prolungate e ripetute nel tempo.

Il costo di un test sulla presenza di pesticidi in un cibo può costare 2000 US$ per ciascun campione, e un test sulla presenza di additivi può incidere pure oltre i 1000 US$.

Ma il caso della melammina è davvero speciale, proprio perché nessuno al mondo si sarebbe immaginato di trovare quella sostanza nei cibi che mangiamo tutti i giorni.

Ci sarebbe pure da chiedersi perché il governo di Hongkong, anziché imporre solo un limite massimo alla presenza di melammina, non la abbia proibita totalmente senza troppe remore.

Il problema è che sostanze tipo melammina, e sostanze come la stessa diossina, esistono già a livello di traccia nell’ambiente naturale, ed anche nei contenitori con cui l’industria confeziona e commercializza i suoi cibi, per cui il livello zero, e forse pure il livello uno, metterebbero in crisi ogni prodotto circolante.

Sulla base di certi limiti concessi, il consumatore adulto non avverte problemi immediati ed acuti.

C’è però da dire che non vengono mai citati al pubblico gli effetti collaterali di lungo periodo, che possono pure essere devastanti.

Senza scordare che gli stessi limiti ora fissati per la melammina e per gli altri contaminanti accertati, sono stabiliti quasi sempre sulla base di esperimenti fatti sugli animali da laboratorio, con tutti i dubbi e le incertezze del caso (dal South China Morning Post di Hongkong, del 9 ottobre).

Alla Chinese Academy of Inspection and Quarantine di Beijing, i test proseguono intensamente, e la spese sono molto più basse di quelle citate a Hongkong, visto che si riesce a testare un campione spendendo da 600 a 1000 yuan (88-146 US$), con risultati ottenibili entro 10 giorni.

Per un test servono 200 grammi di latte in polvere, o due contenitori da 1 litro di latte liquido.

 

Il controllo delle mucche produttrici a monte e il controllo degli asini consumatori a valle

 

Il fatto è che, per la gente normale che vive di aria, di acqua, di cibo, di lavoro e possibilmente di divertimento, la melammina non dovrebbe esserci nel modo più assoluto e, qualora ci dovesse proprio stare, sarebbe obbligatorio dichiararla, citarne il quantitativo, e soprattutto citare cosa diavolo è e da dove diavolo proviene.

Non perché non lo sappiamo. Lo sappiamo troppo bene. E’ la gente che non lo sa, e che deve continuare a non saperlo, secondo i marpioni del latte.

Dire che melammina serve nelle industrie plastiche, nella produzione di piani alla formica, nei collanti e negli adesivi, nei contenitori e nei fertilizzanti, è ben poca cosa.

Cominciamo a dire la verità nuda e cruda.

Cominciamo a dire che stiamo smerdando e orinando disinvoltamente su tutti i cibi che fanno bella ed elegante mostra sugli scaffali luccicanti, puliti e disinfettati dei supermercati, su tutti i cibi che le catene fast-food stanno propinando a una popolazione fiduciosa, ignara e gonza, alla pari dei poveri bovini incatenati nei loro penitenziari-mangiatoia.

Almeno quelli hanno l’alibi di essere maramaldeggiati da un satrapo manesco, cinico e sanguinario come l’uomo.

Del resto, il controllo totale, il monopolio delle fonti di approvvigionamento non è niente, se non c’è pure nel contempo la dominazione totale del mercato di sbocco, che comprende i consumatori e i messaggi che devono arrivare ai consumatori medesimi.

I giganti del male hanno infatti raggiunto alla perfezione il duplice scopo: controllo delle mucche a monte e controllo degli asini a valle.

 

Intanto lo scandalo procede e si allarga, nonostante i goffi tentativi di insabbiarlo

 

La Guan Sheng Yuang Food di Shanghai, produttrice del White Rabbit Candy, prodotto popolarissimo da 20 anni tra i ragazzi cinesi ed asiatici, al pari della nostra Nutella, ha dovuto precipitosamente cambiare etichetta ai suoi prodotti, che ora si chiamano New White Rabbit Candy, dopo che a Hongkong e a Singapore vi avevano trovato eccessi di melammina.

Ma anche fuori della Cina non si scherza.

Persino la sostanza lievitante bicarbonato di ammonio, che arriva dalla laboriosa industria cinese, è sotto accusa in Malaysia, dove il Ministro per la Salute Datuk Liow Tion Lai, ha dato la scioccante notizia ( Star Nation di Kuala Lumpur, 17 ottobre) che i famosi biscotti Khong Guan e Khian Guan hanno rivelato altissimi livelli di melammina, equivalenti a 33,4 ppm (parti per milione, equivalenti a mg per Kg) e 508 ppm rispettivamente (vale a dire 15 e 200 volte in più rispetto al massimo consentito), e anche qui il limite ora permesso è di 2.5 mg per kg, in ottemperanza alle direttive Fda.

Le due fabbriche incriminate si sono dette innocenti, e si sono impegnate d’ora in avanti a non usare più lieviti e ingredienti made in China, ricorrendo a prodotti più cari e affidabili made in Australia and in New Zealand.

Poche settimane prima, le autorità di Macau (dallo Standard di Hongkong del 26 Settembre) avevano trovato abbondante melammina nei biscotti al cioccolato della Koala, nel Non-milk Breakfast Beverage della Mengniu, nel NESTLE’ Neslac Gold e nel NESTLE’ Growing-Up Milk Powder, con livelli di 1 ppm (per i Nestlé) e di 2.35 ppm per i Koala.

Chiaro che la catena supermarket PARKNSHOP di Hongkong ha fatto prontamente sparire i prodotti Koala dai propri scaffali, lasciando però i Nestlé che rientravano comunque nei nuovi limiti approvati.

E il 16/9 lo Standard di Hongkong aveva informato che la Yu Kee Food Company, con 70 filiali nella ex-colonia inglese, stava vendendo tre prodotti in scatola made in Taiwan, caratterizzati da latte Sanlu in polvere come ingrediente.

 

Melammina e malto-destrina: Problemi urinari, calcoli, prostatiti, impotenza sessuale, cancro renale.

La rimozione della vescica, una delle più diffuse, imbarazzanti e sotto-taciute operazioni di oggi.

 

Il guaio è che le sostanze non vengono mai chiamate col loro vero nome, o con una denominazione che rifletta in qualche modo la loro vera natura.

Melammina fa pensare a un derivato della mela, a qualcosa di tutto sommato innocente, certamente a nulla che abbia a che fare con gli escrementi e i liquidi organici di scarico.

Malto fa pensare poi a chissà quali cose buone derivate dai cereali.

In realtà, siamo qui di fronte a veleni pericolosi e demolitivi per il nostro fisico, e particolarmente per il nostro delicatissimo sistema idraulico-escretorio.

La melammina non solo è derivata da un prodotto finale-demolito-sfruttato e carico di microbi e tossine (cosa già di per sé sconcertante, nauseante e clamorosa), non solo è causativa di calcoli al pari dello stesso latte normale a cui viene aggiunta, ma porta pure a problemi urinari, a micidiali prostatiti, a impotenza sessuale, a cancro renale e a tumori alla vescica (una delle più diffuse, imbarazzanti e sotto-taciute operazioni dei nostri tempi è proprio quella della rimozione della vescica).

La malto-destrina, aggiunta talvolta alla melammina come additivo alimentare, viene prodotta in modi diversi partendo dagli amidi.

Ma anche qui c’è poco di che stare allegri e sereni. Trovandoci di fronte a gente disposta a propinarci escrementi misti al cibo, c’è da scommettere che per la malto-destrina non andranno a disturbare né il mais né le patate, ma chissà quali altre porcherie.

Se gli allevatori hanno imparato a non disperdere nemmeno la cacca e la pipì delle mucche, se i macellai hanno imparato a non buttare via budella e frattaglie, e pure il sangue e i liquidi organici che colano a rivoli nei loro luoghi di morte, non è azzardato ipotizzare che le industrie trovino modo di aggiungere preziosi e cadaverici ingredienti a tutto quanto passa per le loro mani.

D’accordo che la gente è ormai abituata a nutrirsi tra obitori e camposanti per animali, d’accordo che si diverte con grissini avvolti in fette di gamba-cruda di maiale, d’accordo che passare dalle salme e dalle mummie agli escrementi e alle pipì degli animali brutalizzati ed uccisi non ce ne vuole poi molto, ma esiste tuttora della gente che ci tiene a stare alla larga da queste turpitudini.

Ci sono al mondo persone che evitano il bagno in mare in prossimità delle spiagge affollate, perché troppa gente irresponsabile fa la pipì in acqua.

Ma quella è dopotutto una urina diluita dal fluttuare ritmico delle onde e dal sale, mentre qui si tratta di ricevere liquame organico direttamente in bocca, in gola e nello stomaco.

C’è da chiedersi fino a qual punto la gente sarà disposta a sopportare questo tipo di sconcio.

In Cina, poi, la salute renale è un problema particolarmente serio.

Più di 2 ragazzi su 300, tra i 2 e i 14 anni, soffrono di seri problemi renali, e 4 su 100 di essi tendono a sviluppare un fallimento totale del sistema e un ricorso al trapianto di rene, ha detto il prof Guo Huawei, direttore del Beijing Jingdong Zhongmei Hospital di Pekino.

 

Una inquietante moria in massa dei cani, per collasso renale da melammina

 

Il bello è, si fa per dire, che la melammina risulta micidiale pure per i cani, che sul proteico e sull’urico sono notoriamente di bocca buona, dotati come sono di abbondanti acidi ed enzimi uricase, in grado di fargli digerire agevolmente pure escrementi e ossa.

In un singolo paese di campagna della zona di Hebei, sono morti in una settimana 1500 cani per calcoli renali, per incapacità improvvisa di urinare, ha ammesso Zhang Wenkui, veterinario e docente alla Shenyang Agricolture University.

Il caso non è isolato, e  altre morti improvvise e sospette vengono segnalate da diverse località cinesi.

Da pronta indagine necroscopica si è diagnosticato un problema di collasso renale per tutti questi animali, caratterizzata da ritenzione anormale di liquidi e da grossi calcoli renali, col 25 percento, di tale materiale pietrificato, composto esattamente da melammina.

Queste morti animali, non sono affatto una notizia curiosa e di contorno, ma qualcosa che sta allarmando e sbigottendo la popolazione quasi altrettanto che le decine di migliaia di bambini ospedalizzati

(dal quotidiano Southern Metropolis Daily di Pekino).

Queste morti animali sollevano infatti grossi interrogativi sulla estensione e l’intensità della presenza di melammina nell’intero paese e nel mondo intero.

A parte il dolore di intere famiglie e di tanti bimbi, ancora loro, per la perdita dei loro fidati ed affezionati amici, c’è anche l’allarme dovuto al fatto che i cani si nutrono di prodotti di scarto che le famiglie stesse normalmente consumano.

Chi mai sarà in grado di presentare il conto generale, la lista di danni renali e di calcoli dolorosissimi causati alla popolazione intera dal latte buono, dai derivati del latte buono, dalle proteine di origine animale tutte, e dalle contraffazioni aggiunte a base di melammine, vitamine sintetiche, minerali inorganici e vari ormoni?

 

Il biofenolo-A (Bpa) peggiore addirittura della melammina?

 

Le bottiglie di plastica infrangibile e dura, usate dai bambini del mondo intero come biberon, sono sotto accusa in Canada e negli USA perché il poli-carbonato biofenolo-A, di cui sono composte, lascia abbondanti tracce nei liquidi ivi contenuti.

I topini da laboratorio, a contatto col BPA, hanno subito gravi danni ed insorgenze cancerogene alle mammelle e alla prostata.

Gli adulti che fanno uso di questi contenitori, finiscono per assorbire 1 mcg (microgrammo) per ogni kg del loro peso corporale, mentre i bambini ne prendono addirittura 10 volte tanto (10 mcg per ogni kg di peso, al giorno).

I ricercatori ammoniscono le mamme di non porre assolutamente tali bottiglie di plastica nei fondi a micro-onde.

I danni provocati da queste sostanze possono essere estremamente gravi, anche se per ora i dati a disposizione sono piuttosto scarni.

Nel 2003/2004, una ricerca  americana, del National Health and Nutrition Examination and Prevention, trovò livelli apprezzabili di BPA nelle urine del 93 percento dei campioni raccolti da oltre 2500 adulti e ragazzi oltre i 6 anni.

Se fossi una mamma, farei pure molta attenzione al tipo di succhiotto in plastica offerto ai loro piccoli.

Di quali porcherie può essere composto?

Se già i romani ai loro tempi usavano dire Mala tempora currunt, cosa dovremmo mai dire oggi noi, bersagliati come siamo da ogni direzione.

Viviamo in un mondo che fa di tutto per sfruttarci, per dilaniarci, avvelenarci, ammalarci, farci fuori non subito all’istante (non ci guadagnerebbero troppo, escluse le onoranze funebri) ma un po’ alla volta.

 

La generalizzazione del panico e lo smaccato tentativo di distogliere e dirottare le attenzioni dal latte

 

Durante il periodo caldo della melammina, si sono registrati casi di diversi altri scandali scoppiati in Cina, incluso un avvelenamento da arsenico delle acque della rete idrica di un villaggio remoto.

Più che una corsa sistematica al catastrofismo, e più che una coincidenza casuale, mi sono parsi come casi inventati o comunque studiati, selezionati e rilanciati a tavolino, come goffi tentativi di generalizzare il panico e di distogliere le morbose attenzioni della gente attorno al problema del latte.

Normalizzare e rilanciare il business significa di sicuro ricorrere anche a quei trucchi.

 

La corsa frenetica alla normalizzazione commerciale

 

Quello che più disgusta e colpisce, in tutta questa cagnara sulla melammina, non è lo scandalo della melammina in sé, per quanto esso sia notevole e carico di sinistri contorni.

Dopotutto, la voglia di contraffare, di allungare con l’acqua, di imbrogliare, di guadagnare qualche soldo in più, sono caratteristiche che contraddistinguono da sempre il genere umano.

Se non fosse che ci sono di mezzo decine di bambini morti e una massa incalcolabili di piccoli rovinati, sarebbe il caso di conferire a Zhang Yujun, quello beccato con 600 T di melammina, un premio e un riconoscimento statale alla furbizia e all’intraprendenza.

Zhang, a pensarci bene, non ha fatto altro che applicare alla lettera il famoso slogan Getting rich and making money is glorious (Diventare ricchi e fare dei soldi è glorioso), lanciato a suo tempo dal presidente del PC cinese Deng Hsiao-Ping, e fatto proprio, cioè preso alla lettera da ogni buon cinese dei tempi attuali.

Quello che fa più senso è la voglia e l’urgenza dei produttori di latte di riprendere a pieno ritmo la loro attività fraudolenta e fiancheggiata da ogni organo statale, la loro determinazione a impiantare nuove stalle a mungere un milione di volte in più e a sgozzare un milione di capi in più al giorno.

L’aspetto nauseante è dunque l’attività fraudolenta ed antianimalista, non della melammina ma del latte stesso, perché è il latte, quello buono, puro e quasi immacolato, ad essere fraudolento, a rendere immorale e fuori-legge l’attività di chi lo produce e lo vende.

Sul quotidiano Standard di Hongkong del 13/10 c’è una foto auto-esplicativa dove i caporioni cinesi dei giganti caseari in disgrazia, fanno uno spettacolare brindisi a base di latte, dove Jin Bao, vice-president della Yili, versa il bianco liquido da una caraffa al bicchiere di Guo Benheng, president della Bright Dairy e al vice-director della Mengniu, signora Zhao Yuanhua.

Nel tentativo di recuperare credibilità, dopo aver perso qualcosa come 227 milioni di HK$ (3 miliardi di €) per danni e calo di produzione, hanno promesso solennemente di aver imparato la lezione chiedendo dunque fiducia ai consumatori, perché d’ora in avanti produrranno sempre più latte e sempre più latte di qualità.

 

L’avversione spontanea e naturale per il latte, visto non come alimento ma come acqua sporca

 

Ricordo ancora che da piccolo lottavo con mia madre e respingevo il latte. Non avevo di certo problemi di melammina cui pensare.

Qualche fetta di formaggio purtroppo sì, visto che non esistevano adeguate alternative, ma il latte da bere no e poi no.

Mi schifava davvero.

Lo qualificavo come latte misto ad  acqua sporca, proveniente poi dalla pancia e dalle ghiandole mammarie arrossate e spesso purulente delle mucche.

Si andava alla latteria del paese, cinque minuti di camminata con gammella (o gavetta) di alluminio alla mano, a comprare i 2 litri di latte quotidiano che qualcuno in famiglia, in un modo o nell’altro consumava.

E c’era già per strada l’incontro produttore-consumatore, poiché i contadini portavano pure il latte a mano in contenitori da 10 litri, e lo versavano  nella caldaia generale della latteria.

Tra noi ragazzi, si facevano pure i commenti per valutare quale latte fosse più sicuro e più pulito in rapporto alla pulizia ed igiene che gli stessi contadini esternavano, dimostravano, con la loro stessa persona e coi loro stili di vita, e col tipo di mucche e di stalle che avevano, con la presenza o meno di acqua corrente per lavarsi le mani mentre mungevano.

Qualcuno di noi andava in latteria appositamente nelle prime ore di apertura, onde evitare che un certo tipo di latte fosse già stato scaricato nel punto di raccolta.

 

La pericolosità e la pochezza del latte normale spiegata da un casaro australiano

 

Da una interessante pubblicità della Nature’s Glory, apparsa sul quotidiano The Straits Times di Singapore il 18/10, col titolo Milk Scare? Go Organic! (Paura del latte? Scegli l’organico!), si apprendono delle cose molto interessanti, anche se mirate ad esaltare la qualità del Paris Creek, latte organico australiano.

Non una persona qualsiasi, ma un casaro di qualità australiano ci offre un quadro tecnico, e ci insegna quanto segue:

 

1) Che il Paris Creek non contiene additivi, aromatizzanti, addensanti, latte in polvere, come succede col latte normale.

2) Che il Paris Creek non contiene latte geneticamente modificato, non contiene residui di ormoni sintetici usati per moltiplicare la resa latte e la resa carne, non contiene antibiotici, né residui di mangimi inorganici dati agli animali, come succede per il latte normale.

3) Che il Paris Creek non è stato omogeneizzato, con molecole conseguentemente rese acquose e pertanto causative di intolleranza al lattosio, di problemi di cuore e di colesterolo Ldl.

L’omogenizzazione e la UHT (ultra-high temperature) vengono effettuate per rendere il latte conservabile fino a 6 mesi. Ma queste operazioni ammazzano la vitalità del latte e interferiscono con le sue proprietà salutari, riducendo l’assorbimento di vitamina A e di vitamina D, come succede per il latte normale.

Il Paris Creek ha solo 14 giorni di vita utile (e viene inviato a Singapore per via aerea), in quanto ha subito una leggerissima pastorizzazione allo scopo di fargli ritenere freschezza ed energia come quella posseduta dal latte fresco ed appena munto.

4) Che il Paris Creek è più ricco in nutrienti.

Il latte organico ha il 50 percento in più di vitamina E e di Omega-3, ed è il 3,75 percento più alto in betacarotene, ha 2-3 volte più antiossidanti, al fine di sconfiggere le infezioni e proteggere dalla sempre più diffusa trombosi alle coronarie, sempre in raffronto vincente col latte normale.

5) Che il Paris Creek ha il 30 percento più calcio del latte comune ed è assai migliore in termini di acido linoleico, utile come supporto del sistema immunitario.

6) Che il Paris Creek proviene da mucche organiche, le quali producono la metà di latte al giorno prodotto dalle mucche normali non organiche. Maggiore è la mungitura giornaliera e più alto lo stress e la debolezza subita dagli animali, che si ammalano così più spesso e più in fretta, richiedendo cure antibiotiche, vitamine, minerali, farmaci, ormoni antistress, tutte cose che finiscono inevitabilmente per avvelenare ed inquinare il latte normale.

 

Non crediamo affatto che il Paris Creek sia l’ottava meraviglia del mondo.

E, se davvero lo fosse, sarebbe l’ottava meraviglia per i vitellini delle mucche a cui è stato destinato da madre natura, e non per i bambini umani, e tanto meno per gli adulti umani svezzati.

Non siamo allocchi al punto di credere che la  leggera pastorizzazione non abbia fatto danni agli enzimi e a quel poco di vitamine e minerali ivi contenuti, e che quel latte possegga delle miracolose e impossibili qualità antiossidanti, quando è risaputo che la sostanza più ossidante al mondo sono formaggio e latticini.

Ma diamo invece pieno credito a questo casaro australiano di qualità, probabilmente di origini francesi, visto che ha adottato un marchio chiaramente parigino, nella sua capacità di farci capire chiaramente le caratteristiche di un latte vero di mucca, e le magagne pesantissime di un qualsiasi latte normale, che è poi quello che la gente comunemente consuma come latte, come formaggio e burro, o come vari tipi di latticini o di ingredienti caseari.

Qui, in ogni caso, parliamo di latte senza traccia alcuna di melammina.

 

Il ruolo logico dello svezzamento e il distacco naturale dal latte

 

E noi, andando ben oltre la esposizione critica di questa onesta e schietta latteria australiana, diciamo che anche il suo latte, ovvero quel latte quasi appena munto, preso da animali virtuosi e felici, da mamme che sorridono ai loro vitellini che le corrono intorno e si fanno leccare, le baciano e le parlano in modo amorevole e commovente, dopo essersi crogiolate sufficientemente al sole, ed aver riempito il pancione di fili d’erba, violette, tarassaco e margherite, anche quel latte, dicevamo, fa malissimo.

E’ sì ottimo prodotto naturale, ma solo per il vitellino, preferibilmente per il vitellino di quella mucca-madre specifica, e a patto che il vitellino medesimo non sia stato già svezzato. 

Anche perché, non scordiamolo, lo svezzamento è un fenomeno naturale che sta a significare distacco definitivo dal latte materno.

Esso avviene da un certo momento in poi per tutti i lattanti di tutte le specie mammifere del mondo.

Dal momento dello svezzamento i piccoli che hanno utilizzato il latte per sopravvivere e crescere nelle fasi iniziali, si emancipano, cioè si staccano dalle mammelle umide della madre (per andare possibilmente su quelle attraenti e asciutte delle altre donne, nel caso dei normali umani) e non ne vogliono più sapere del proprio latte.

Figurarsi se andiamo poi a dare quel latte a persone di razze diverse come sono gli umani, o a persone di età post-svezzamento come sono tutti i maschi e le femmine che hanno superato i 2 anni di vita.

Come sappiamo da tutte le tabelle scientifiche sul contenuto calorico-proteico, il latte di donna, leggero-fluido-trasparente, ha valori che stanno sotto il 5 percento (e che si avvicina, niente affatto stranamente al 6 percento che ha in media tutta la frutta maturata al sole), adatto a far raddoppiare il peso del neonato umano in 180 giorni, e si distingue nettamente dal latte di mucca, che ha un livello del 15 percento, adatto a far raddoppiare di peso il neonato vitellino in appena 47 giorni, grazie anche a una intensa presenza di caseina (addensante naturale tanto simile alla stessa melammina da adoperarsi entrambe nella produzione di collanti e di adesivi).

Per l’uomo dunque, vale solo il latte di donna, ma solo fino a svezzamento avvenuto, come dicevamo poc’anzi.

 

La trasformazione del genere umano in gente succhiatrice a vita di mammelle bovine.

Niente di scientifico e di utile, ma l’imbroglio degli schiavisti più crudeli di tutti i tempi.

 

La trasformazione del genere umano, di persone grandi e grosse, in succhiatori a vita delle mammelle bovine, oltre che apparire ridicola e indecente, non ha nulla di naturale, di utile e di necessario, ma è solo prodotto della intensa campagna pubblicitaria a favore del latte da parte del gigante Ndc (National Dairy Council), in America e nel mondo, e da parte di tutte le industrie lattiero-casearie spuntate in ogni angolo del pianeta, da parte di enti statali, istituzioni sanitarie addomesticate e colonizzate, di nutrizionisti decisamente corrotti dalle punte dei piedi alle radici dei capelli.

Una pura questione di soldi, di venalità, di interessi, e nulla a che vedere col calcio, con la B12, con gli Omega-3, con le proteine preziose e indispensabili del latte.

Tanto a che vedere piuttosto con una marea di malattie gravissime tipo asma, osteoporosi, diabete, obesità, cancri mammari, cancri intestinali e renali, cardiopatie ed ictus.

Malattie indotte da un comportamento umano assurdo, controproducente e autolesionistico, promosso dai peggiori masnadieri in circolazione sul pianeta Terra, ovvero dalla potente lobby carneo-lattiero-casearia, dagli schiavisti più crudeli, sanguinari ed irresponsabili di tutti i tempi.

Gente che, bene agghindata, vestita, incravattata, protetta da stati e sindacati, da politici e governatori, da polizie e questori, da giornali e televisioni, da preti e cardinali, appare perfetta, civile, responsabile e persino benefattrice del mondo, mentre in realtà racchiude in sé tanta e tale cattiveria, tanto e tale potere distruttivo, da rendere al confronto innocua, fiacca ed ingenua la banda di Al Capone.

Non a caso, John Robbins, figlio unico del magnate americano del latte, della carne e del gelato, terminata l’università e completato un anno di esperienza presso i vari allevamenti del padre, al momento di riceverne ufficialmente la direzione generale e la stessa eredità multimiliardaria del suo impero, decise di andare in rotta di collisione frontale contro suo padre e la sua stessa famiglia, di rinunciare a tutto e di scrivere il più bello, verace e commovente libro sulla tortura animale dei tempi moderni, ovvero quel Diet for a New America (Stillpoint Publishing-Walpole-NewHampshire edizione 1996), che resterà a lungo uno dei best seller più letti ed acclamati, a livello mondiale.

 

Ecco dunque dove sta il vero scandalo.

I prossimi latte-dotti e sangue-dotti dalle pianure siberiane.

 

Il vero scandalo sta proprio in questa incapacità della gente di svegliarsi e di smuoversi dal torpore e dalla stessa letargia fisiologica apportata dal medesimo latticino, che ruba energia vitale e addormenta cuori e coscienze, ottenebrando i poteri della mente ed eunuchizzando persino la potenza sessuale della gente.

Controllo delle fonti di fornitura dicevamo, e controllo contemporaneo del mercato a valle.

Il latte infatti, buono o non buono (davvero buono non lo è mai), organico o UHT, arriva comunque in ogni punto del globo, più veloce e puntuale della stessa acqua.

Tanto che sorprende il fatto che non siano stati ancora costruiti dei latte-dotti, accanto ad adeguati

sangue-dotti, visto che le povere giumente, dopo essere state violentate e sfruttate barbaramente in vita, devono pure essere puntualmente sgozzate, a migliaia e a milioni.

Ma non ci sarà troppo da aspettare.

Le pianure della Siberia offrono possibilità infinite. Cose da far impallidire gli allevatori americani.

Il vero scandalo, dicevamo, non sta nella melammina, e nemmeno negli ormoni della crescita, nella famigerata somatotropina delle mozzarelle di bufala, nella diossina o nel biofenolo, ma piuttosto nelle caratteristiche organolettiche, psicologiche, sociali, etiche ed estetiche racchiuse nella sostanza latte, prodotto sbagliato, sottratto con estrema malizia, con dolo e criminalità, a generazioni e generazioni di persone docili e rispettabili a quattro gambe, che per millenni giudicammo giustamente sacre, e che ora consideriamo invece spregevoli animali buoni solo per essere malmenati e saccheggiati di ogni loro avere e di ogni loro cellula, di ogni loro sentimento.

Animali brutalizzati da continuata prigionia e da stabile ed immancabile destinazione all’agghiacciante esperienza del patibolo.

E, dall’altro paradossale lato, generazioni e generazioni di uomini costretti a patire, quasi per legge infernale del contrappasso dantesco, i peggiori patimenti possibili, costretti da mamme condizionate e limitate, da pediatri corrotti al centocinquanta per cento, da medici asserviti e da industrie malandrine, a vivere con la bocca appesa alle disgraziate, sofferenti e stressate mammelle bovine.

 

L’oro nero

 

L’Opec è l’organizzazione che rappresenta i produttori mondiali di petrolio, i paesi arabi, l’Iran, l’Iraq, la Libia, l’Algeria, seguiti dal Venezuela, dalla Nigeria, dalla Malaysia e dall’Indonesia.

Ultimamente si è aggiunta la stessa Inghilterra, grazie ai suoi pozzi sottomarini del Mare del Nord.

Chiaro poi che tutti i paesi dell’area asiatica ex-sovietica sono pure inclusi in tale fortunato elenco.

La sete di petrolio da parte dei veicoli a motore e degli aerei, il fabbisogno energetico delle industrie manifatturiere, e soprattutto il fabbisogno energetico di stalle-allevamenti-mattatoi, hanno fatto schizzare in alto, su livelli mai visti prima, il prezzo del petrolio.

Se si chiamava oro nero già nei decenni passati, quando costava una manciata di dollari al barile, tanto che nei paesi arabi veniva addirittura distribuito gratis al pari dell’acqua delle fontane pubbliche, oggi lo dovremmo definire super-oro nero, avendo esso a volte superato, pur tra alti e bassi continui, la quota incredibile di 100 dollari al barile.

La discriminazione e il divario economico tra paesi abbienti e paesi miserabili, corrono proprio lungo la linea confinaria virtuale segnata dalla presenza o dalla assenza dei pozzi petroliferi, e determinano spesso le fortune e le disgrazie economiche di intere nazioni.

La ricerca di fonti alternative, dopo tanti anni di incertezze, sta procedendo a grandi passi, anche perché le risorse petrolifere, per quanto ancora notevoli, sono limitate e tendono fatalmente all’esaurimento.

Sole, vento, acqua, idrogeno, riciclaggio rifiuti, impianti idroelettrici, persino le bietole e i cereali, sono diventati oggetto di ansiose ricerche e sperimentazioni, e qualche alternativa dovrà in ogni caso essere trovata, anche se corriamo il rischio di creare nuovi ed imprevisti problemi.

Quando l’energia venisse presa dai cereali, il loro prezzo andrebbe pure alle stelle, e mangiare un tozzo di buon pane integrale diventerebbe magari un lusso per tutti.

 

L’oro bianco

 

Se l’oro nero è giornalmente sulla bocca di tutti, pochi sentono invece parlare di oro bianco.

Eppure esso esiste, ed è ancora più importante e strategico in prospettiva dello stesso oro nero, perché le sue fonti sono tutt’altro che esauribili.

Per l’oro bianco, ed anche per l’oro rosso che analizzeremo più avanti, si parla infatti di fonti non esauribili ma ricreabili e pianificabili in continuazione e a piacimento.

L’oro bianco non è altro che il latte dell’animale più paziente, gentile, bonario, umile, laborioso e inoffensivo del mondo, che è la mucca.

A capirlo per primi sono stati gli americani, specialisti da sempre nelle pianificazioni massicce e nei grandi numeri, e hanno fatto del loro Ndc (National Dairy Council) una istituzione cardine, stella di prima grandezza, maggiore investitrice mondiale in pubblicità e sponsorizzazioni, capace persino di superare l’enorme budget promozionale della Coca-Cola Corporation.

Gli allevatori Yankee, dopo aver massacrato impietosamente, dopo aver cancellato dalla faccia dell’America la popolazione autoctona dei bisonti, cercarono ben presto degli animali in grado di rimpiazzarli.

Trovarono nelle mucche e nei tori i sostituti ideali. Scoprirono che i bovini erano assai migliori dei bisonti.

Docili, buoni ai limiti dell’impossibile, pazienti, disposti a fare per filo e per segno quello che gli imponi, incatenabili, imprigionabili, migliorabili geneticamente, con prole innocente dalle carni tenerissime, con manzetti ai quali basta bruciare i testicoli senza ricorrere nemmeno all’anestesia, basta legarli a un palo senza luce e sole, senza spazio e senza doverli mai pascolare su un prato, e diventano bestioni da una tonnellata in meno di tre anni.

Con giovenche ingravidabili a ripetizione e a piacimento mediante siringa.

Con mucche le quali, tenute ben ferme e immobili, incatenate intelligentemente ai muri delle proprie stalle e con apparato masticatorio a stretto contatto della mangiatoia, non fanno altro che mangiare in continuazione fieno misto a qualunque cibo proteico aggiuntivo che gli proponi, diventando ad ogni nuova gravidanza indotta, macchine e robot distributori  di quel miracolo bianco della natura che si chiama latte, di quella sostanza chiamata oro bianco.

Gli americani, pionieri in questo sporca e infame attività produttiva basata sulla umiliazione, sullo sfruttamento impietoso e totale della creatura più debole, scoprirono ben presto tutti gli altri trucchi del mestiere, quelli confessabili e anche quelli segreti che non si possono dire, e li trasmisero ben presto come prezioso know-how ai colleghi argentini della Pampa, a quelli europei dei Paesi Bassi, della Francia e della Pianura Padana, a quelli del Sud-Africa, dell’Australia e della Nuova Zelanda.

Stalle enormi, ma rimpicciolite all’estremo nelle loro celle individuali, giacigli in freddo calcestruzzo e in leggera pendenza per la raccolta dell’urina e degli escrementi, cioè dell’urea per fertilizzare i campi e per fabbricare la melammina, tabelle cliniche per ogni capo, con quote di ormoni e somatotropine per la rapida crescita in carne e resa latte, macellazione anticipata per evitare imbarazzi e bocciature ai veterinari del controllo sanitario con tumori e prioni BSE che spuntano sempre dopo i 3 anni di vita, etichette e marchi di provenienza per far apparire che ogni cosa è fatta a regola d’arte.

La buona reputazione innanzitutto. Il buon latte che fa buon calcio.

L’alimento perfetto, completo e insostituibile per la crescita dei nostri bambini, per la salute di adulti e anziani, per il sostegno alle mamme in dolce attesa.

 

L’oro rosso

 

Ma non solo il buon latte, il buon oro bianco dell’umanità infantizzata e succhia-mammelle.

Anche la carne biologica, naturale, fresca e succosa che più di così non si può.

Carica di B12, di ottimo zinco, di proteine nobili e di aminoacidi essenziali, di ferro-eme ravvivato dalla linfa sanguigna.

Senza contare che nelle interiora delle mucche c’è pure l’eparina, oggetto del desiderio di medici, chirurghi e trapiantatori, ma persino di dietologi e ginecologi da strapazzo, i quali, dopo aver ingozzato vergognosamente di carne e proteine nobili la gente,  prescrivono l’eparina paradossalmente alla stessa gente per renderle il sangue più fluido, gabbandola così per la seconda volta, dato che la strada dell’eparina è una strada dopante e senza ritorno, come quella dell’insulina nel diabete.

Mentre di frutta e verdura crude, vero rimedio principe contro l’addensarsi patologico del sangue, non se ne parla nemmeno, neanche contro un’arma puntata alla tempia.

L’oro rosso di una popolazione evoluta e modernizzata, vampirizzata e succhia-sangue, abbonata, legata mani e piedi, corpo e anima, ai mattatoi, ai coltellacci e al massacro continuato.

Se nel dopoguerra si viveva essenzialmente di cereali e patate, e la coscia di pollo o la salsiccia di maiale apparivano a Pasqua e Natale più come rito falsamente propiziatorio che come autentica necessità nutrizionale, oggi, i piatti che esalano il sinistro miasma della morte sono diventati la regola ad ogni pasto degli uomini, diventati emeriti mangiatori di cadaveri.

A partire dagli anni sessanta il consumo di carne è cresciuto in maniera esponenziale nel mondo intero, e da 71 milioni di tonnellate si è arrivati a 284 milioni nel 2007, con un consumo pro-capite che è raddoppiato.

Le superfici destinate all’allevamento del bestiame costituiscono il 30 percento delle terre emerse non ricoperte dai ghiacci.

L’allevamento di bestiame è responsabile di un quinto delle emissioni di gas serra della Terra.

Un chilo di carne è stimato responsabile di una emissione di ossido di carbonio pari a quella di una vettura di media cilindrata che viaggia per 250 km e brucia l’energia sufficiente a tenere accesa per 20 giorni una lampada da 100watt.

Un chilo di carne significa un consumo di 9 kg di petrolio e 13 mila litri d’acqua.

Ma questi allarmi della FAO sono difficili da sentire, quando a dominare sono gli interessi enormi ed immediati dell’industria chimico-farmaceutica (fitofarmaci, pesticidi, antibiotici), dell’industria delle sementi (5 società mondiali controllano il 65 percento delle vendite di mais e il 75 percento delle vendite di fitofarmaci).

E poi il mercato è in continua crescita.

I produttori di morte stanno addirittura gongolando:

Tutto dipende dai fondi investiti nella pubblicità e nel lavaggio del cervello dei gonzi, cioè dei consumatori.

Medicina, farmacologia, stati, istituzioni e media stanno tutti dalla nostra parte. Pure la popolazione mondiale la pensa come noi e ha come massimo obiettivo quello di riempirsi il frigorifero di ossobuco, fesa, spalla e culatello, e ritiene che vegetariani, igienisti, naturalisti e animalisti formino un branco di idioti e di sbandati, di gente stramba e antisociale, di gente affetta da turbe psicologiche.

Le fonti di approvvigionamento sono inesauribili.

Basta incrementare e razionalizzare ulteriormente stalle, latterie e mattatoi, basta trovare altri trucchi, altri ormoni e altre melammine, basta fare nuovi incroci e scoprire razze ancora più prolifiche e massacrabili di quelle attuali. Pezzata nera, pezzata rossa e pezzata bianca vanno bene, ma dobbiamo puntare anche al limite della genetica.

Se riusciamo a trovare i geni dei mammut scomparsi e ad inserirli in quelli dei bovini viventi, chissà che non si arrivi a dei superbovini.

In qualche laboratorio stiamo già sperimentando mescole di sperma di elefante da inserire nelle ovaie delle mucche.

La nuova frontiera è quella di trovare dei robot da 2 o 3 T di peso, e da una resa carne-latte almeno triplicata.

Arriveremo così a raccolte latte super-meccanizzate e a mattatoi stratosferici con nuovi impianti automatizzati capaci di accogliere il bovino vivo, decorticarlo e trasformarlo nelle varie componenti nel giro di 5 minuti, senza alcun intervento umano.

E a quel punto, come hanno dato il Nobel alla Montalcini, grazie al micidiale Cronassial, e come ancor più indecentemente hanno dato il Nobel a Montagnier per la scoperta di un Aids che non esiste, daranno il Nobel anche ai tecno-macellai, ma questa volta meritato e dovuto, in quanto avranno risolto una volta per tutte, a modo loro, il problema della fame nel mondo.

 

 

CAPITOLO  III

                                                                                                                                                                                                     

 

                                                                                                                         26 Gennaio 2009

 

ASPARTAME E MELAMMINA, OVVERO LE INSIDIE NASCOSTE

 

 

Messaggio di una ehretista vegana di Milano

 

Caro Valdo,

ho passato la domenica in compagnia di molti tuoi scritti, e mi sono particolarmente piaciuti quelli illuminanti sulla melammina, e il fondamentale Oro nero, oro bianco, oro rosso.

Sono vegana con tendenze ehretiste, per cui ho un’alimentazione principalmente fruttariana.

Ho alcune domande per te:

  • 1) Oltre ai latticini, in quali altri cibi ci può essere della melammina? La cosa ovviamente mi preoccupa.
  • 2) Vorrei chiedere a te che dimostri cultura notevole e grado informativo di prim’ordine, come potrei agire per evitare un’operazione di neurolisi ulnare al gomito dx consigliatami (tenosinovite agli estensori del metacarpo).
  • 3) Curando ancora meglio l’alimentazione potrò evitare l’operazione di cui sopra?
  • 4) La mia presente alimentazione è basata su pasti di frutta fresca e pasti di verdura cruda (insalate miste), pasti di verdura cotta (minestroni e stufati, con aggiunta finale di olio a crudo) e, raramente, pasta integrale e pizza (senza mozzarella). Inoltre faccio a volte dei digiuni (l’ultimo di 4 giorni, poche settimane fa). Posso migliorare? Cosa mi suggeriresti?
  • 5) Aggiungo la mia testimonianza personale sulla mia travagliata gravidanza del 1991 in una clinica di Milano. Volevo il parto naturale, ma dopo 18 ore di travaglio, stremata dal dolore, accettai il loro ricatto e mi feci tagliare la pancia. Volevo l’allattamento al seno, ma loro mi portavano via il bimbo per dargli latte vaccino in polvere, mentre non potevo obiettare nulla, essendo inchiodata al letto.

Tornata a casa, anche la pediatra mi spinse alle maledette aggiunte di latte in polvere.

E’ così che il sistema produce esseri umani biberon-dipendenti, condizionandoli negli anni a venire.

Un saluto con stima. Giorgia P.-Milano

 

Devastanti effetti delle eccitotossine sul sistema nervoso

 

Sapere che qualcuno si stampa i miei scritti e se li legge con calma nel giorno domenicale è il massimo per uno che scrive. Te ne ringrazio.

Capisco la tua preoccupazione sulla melammina. Ho inserito nel titolo anche l’aspartame che, a differenza della melammina è un additivo legale (E 951), elencato tra gli edulcoranti o dolcificanti di sintesi (derivati dal petrolio), esposto tranquillamente nei supermercati, nonostante le tante insidie che esso comporta.

Parlando di glutammato e di aspartame in un articolo dal significativo titolo  Il Gusto che Uccide, il dr Russell Blaylock ha dichiarato che le eccitotossine possono avere devastanti effetti sul sistema nervoso, ma che la preoccupazione primaria è l’effetto che questi stimolanti alimentari hanno sullo sviluppo patologico del cervello.

Ma una cosa che fa male, non fa male mai in una direzione. Lo fa  piuttosto a raggiera.

Aspartame e glutammato sono pure tra le sostanze sospette cancerogene.

 

L’elenco dei prodotti melamminati a Singapore ti serva da indicazione

 

Venendo alla melammina, additivo pare comune ma non dichiarato, ed ora per giunta approvato dalla FDA allo scandaloso livello del 2,5 mg/kg (quando il corretto livello dovrebbe essere chiaramente ZERO), è impossibile risponderti in dettaglio.

I cibi che si prestano ad essere inquinati o meglio addizionati più o meno furtivamente da melammina sono troppi.

Se guardi l’elenco dei fabbricanti e dei prodotti ritirati dai supermercati a Singapore (leggi mio articolo Il boomerang asiatico dell’urina nel latte), ti accorgi che la gente in Asia consumava (e consuma) il latte-cacao olandese Dutch Lady a garganella, e lo versava sui cereali della colazione (pure melamminati), e poi si prendeva il latte di soia (melaminnato), e passava alla crema da spalmarsi sui cracker (l’una e gli altri melamminati), e poi sgranocchiava arachidi ricoperte e uvetta secca ricoperta di cioccolato (entrambi melamminati), e così via.

Tutti i prodotti confezionati in commercio sono suscettibili di addizione e di integrazione legale (non per questo innocente) ed illegale (ancora meno innocente).

 

Viviamo in un mondo di integrazioni e di trasformazioni, basato su sostanze sempre più innaturali

 

Se pensi che gli additivi vanno dall’E100 all’E2000 e sono  classificati come conservanti, antiossidanti, acido-regolatori, addensanti, emulsionanti, sapido-esaltatori, gelificanti, stabilizzanti, edulcoranti, puoi solo immaginarti quando enigmatico sia saltarne fuori.

Se pensi poi che a questo si affiancano le sostanze proibite e non dichiarate, e gli integratori minerali e vitaminici, che sono ancora più pericolosi e sconsigliabili di tanti additivi messi assieme, c’è poco di che stare tranquilli.

Il discorso vale per l’integrazione acquea (aggiunta ai prodotti liofilizzati e concentrati, e poi ricostituiti, tipo i succhi), l’integrazione mineral-vitaminica (mediante vitamine sintetiche e minerali inorganici, dannosi per l’organismo), l’integrazione lipidica, l’integrazione zuccherina (mediante normali zuccheri tipo saccarosio o mediante) e l’integrazione proteica (mediante diverse sostanze come anche la melammina).

In pratica, non c’è gelato o crema o confezione al mondo che non contenga al suo interno un tot di cose negative ed innaturali.

 

Da noi non si parla nemmeno di melammina. Troppo onesti o troppo bravi a nascondere.

Ci hanno abituati al sangue animale in bocca e tra i denti, ed ora cercano di metterci pure la cacca e l’urina delle povere vittime sgozzate.

 

Da noi non si parla nemmeno di melammina.

I casi sono due.

O le nostre industri occidentali sono tutte brave e virtuose, per cui non usano melammina né altri prodotti proibiti (lascio a te decidere se questo è verosimile o no), oppure esse sono troppo brave e virtuose nel nascondere la realtà, visto che nelle industrie nostrane c’è più malizia ed esperienza, non c’è spazio per dilettantismi ed ingenuità alla cinese.

Ci hanno abituati, allenati e sviati fino al punto di accettare disinvoltamente il sangue e il prodotto cimiteriale in bocca.

Ma non siamo popolazione da accettare facilmente pipì e cacca di mucca tra la lingua e i denti.

Almeno non lo siamo ancora.

Ma l’opera di normalizzazione continua. Potremmo abituarci persino a quello, finendo per trovare ancora di più insipidi i cibi naturali e genuini.

Esattamente come i fumatori i quali, arrivati in un bosco, stanno male per l’aria troppo buona ed ossigenata.

E’ un fenomeno noto, dal nome diseducazione al buono e al naturale.

 

La infame mossa della FDA di fissare il limite melammina a 2,5 mg/kg.

Come difendersi da questa nuova ondata avvelenatrice?

 

La mossa della FDA infatti di fissare a 2.5 il limite massimo di melammina sottintende tutto un programma futuro da parte dei produttori di carne e latte che hanno da sempre libero accesso e tappeto rosso presso la FDA stessa.

Si vuole mettere le mani davanti e prepararsi il terreno per un futuro con molta più melammina.

In pratica, quei due disgraziati e dementi allevatori che stanno per essere giustiziati (o che sono già stati uccisi) in Cina, per aver inquinato il latte in polvere a livelli da 0.5 a 2.5, sarebbero da noi e in America tranquilli cittadini che vanno per la strada e si fanno i fatti loro.

Come garantirsi allora da questa ulteriore ondata di avvelenamenti?

Primo usare il cervello in modo indipendente.

Secondo, scegliere prodotti reali, interi, visibili e tastabili.

Credere sempre di meno alle cose impacchettate ed imbottigliate.

Le industrie sono diventate troppo brave a farci convincere dal gusto e dall’aspetto che un certo prodotto è buono, naturale e che fa persino bene, mentre spesso non è per niente così.

 

Un parere sulla tua patologia al gomito

 

In questo tipo di problemi occorre davvero rivolgersi agli specialisti.

Probabilmente dovresti consultarne due o tre di opposte tendenze.

E’ vero che il corpo tende ad autodifendersi ed auto guarire, come dimostrano i ramarri e le lucertole a cui ricresce la coda quando qualcuno li ferisce e gliela stacca (non è assolutamente un invito a farlo).

Alimentarsi bene significa dare al corpo la possibilità di riprendersi al meglio.

Ma quando ci sono di mezzo il sistema osseo e le cartilagini, le cose sono più lente e più complesse, per cui la via operatoria può anche essere la soluzione migliore.

Diventa in certi casi un intervento riparatore di necessità ed emergenza.

Chiaro poi che, se tu riuscissi a evitare l’operazione facendo massaggi, prendendo sole, facendo esercizi specifici, sarebbe molto meglio.

 

A volte, nelle emergenze, non c’è altro da fare che la sala operatoria

 

Per aiutarti a capire il concetto, ti posso citare il mio caso personale.

Nei 30 e più anni di vita calcistica in giro per il mondo, ripetute cadute sul lato destro (i destrorsi tendono a cadere nel lato a loro più consono) mi hanno causato un locale assottigliamento di cartilagine all’anca destra, rivelatosi improvvisamente dall’oggi al domani.

Dovetti smettere di fare sport agonistico e tentai per alcuni anni di migliorare ulteriormente la dieta, e di non fare troppi sforzi. Tutto invano.

Più camminavo e più sfregavo la cartilagine fino all’estremo dell’osso contro osso o quasi.

Mi accordai con un ottimo chirurgo friulano per una operazione conservativa, che evitasse l’usuale sezionamento del femore con inserimento spinotto e protesi.

Alla fine mi hanno inserito un semplice spessore metallico integrativo-sostitutivo della cartilagine consumata. Sono trascorsi 16 mesi e, tutto sommato sono soddisfatto, in quanto c’è stato un lento ma costante miglioramento. Dolorini e fastidi nemmeno l’ombra.

Nuoto, vado in bicicletta, non mi stanco nel camminare, comincio anche a fare scatti e brevi corse ed ho ripreso a fare ginnastica e piccoli salti. Potrei persino giocare, credo, delle partite di calcetto.

C’è da dire che ogni operazione è un fatto traumatico, e comporta un notevole avvelenamento che si prolunga nella fase post-operatoria.

I residui degli anestetici ti restano addosso per mesi, prima di poterli smaltire.

 

La tua dieta non è per niente malvagia, Forse, nel tuo caso, il digiuno è superfluo.

L’adozione  dei cicli nutritivi ti può regolare al meglio il metabolismo.

 

Quanto alla tua dieta, credo che non ci siano particolari obiezioni da farti.

Mi pare che tu stia già applicando buoni principi, da brava vegana ed ehretiana quale sei.

Non credo però che una come te abbia bisogno reale di prolungati digiuni.

Digiunare uno o al massimi due giorni  tre volte all’anno è più che sufficiente.

Meglio ancora, a mio avviso, ricorrere al rispetto dei famosi cicli nutritivi ore12-20 ciclo appropriativo (quando si mangia effettivamente, ovvero quando il corpo si appropria degli alimenti), 20-4 am ciclo assimilativo (quando non si mangia ma il corpo assimila mentre dormiamo), 4 am-12 ciclo eliminatorio (quando il corpo elimina).

Assecondando i cicli, ovvero mangiando solo frutta fresca e succhi di frutta freschi nel corso della mattinata, senza prendere null’altro, porta il corpo ad eliminare di più e a ripulirsi, senza perdere  nulla in nutrizione, visto che la frutta è anche molto nutriente.

Questo tipo di accorgimento dietologico, che non è un trucco o un artifizio ma un semplice allineamento coi tempi del corpo e della natura, permette un mantenimento virtuoso del peso, e rende superflua la soluzione drastica del digiuno (almeno per la gente che non ha particolari problemi da risolvere).

Soprattutto se poi riesci a trasformare i due pasti principali in due belle terrine di verdura cruda, accoppiate con pane integrale e olivette.

 

L’obbligatorietà di una terrina di verdure a pranzo ed una a cena, come esordio

 

Terrine che già tirano via molta fame e di inducono a evitare stravizi di qualunque tipo, e ad accontentarti di un buon piatto di cereali (riso nero, miglio, orzo, saraceno, farro, mais) o di zucche e patate, o di pasta integrale al dente, con sugo di pomodoro meglio se quasi-crudo, o di pizza vegetariana, o di minestra di verdure cotta non oltre 15-18 minuti.

A fine pasto non manchi mai una bella manciata di mandorle naturali (non tostate, non salate, non sbucciate e imbiancate), o di pinoli-noci-nocciole-pistacchi-semizucca-semigirasole.

A metà mattina e metà pomeriggio, raccomando un altro piatto di frutta fresca per stare all’incirca nei parametri niente-male di Cambridge.

 

Dopo la terrina fai quello che ti pare, sempre entro l’ambito del cibo umano d’elezione

 

Come vedi un disinteresse metodico verso i cosiddetti primi e secondi piatti, risolvendo la cosa con un Dopo-la-terrina-verde-fate-quello-che-volete, entro naturalmente l’ambito dei cibi veri (senza cadere mai nella proteina animale).

Aggiungo 2 cose a quanto sopra e sono la crema di avena al latte di cereali (meglio se rinforzata con farina di sesamo-lino-girasole-papavero), e centrifugato fresco di carote-mele-sedano-finocchio-ananas (o almeno tre degli ingredienti).

Entrambe le cose da prendersi alternativamente (un giorno una e un giorno l’altra) verso le 10 del mattino o, non potendolo fare, verso le 5 del pomeriggio.

Ricordo che carota e sedano sono vegetali crudi dal potere magico.

Straricca di proteine vegetali e micronutrienti la umile carota, straricco di minerali il sedano, carico soprattutto del prezioso sodio organicato (il vero e unico sale di cui abbiamo bisogno, mentre il sale da cucina è veleno, allo stesso modo in cui lo zucchero della frutta è fantastico per tutti mentre il saccarosio o zucchero in commercio è veleno per tutti).

 

A certe categorie di chirurghi fa forse paura l’acqua, come a certe categorie di pediatri fa paura il latte della mamma, e mai quello della mucca

 

Gli episodi che racconti sulla tua esperienza presso la clinica Pio X di Milano, fanno capire come funziona il sistema. Vale ovviamente per tutti gli ospedali, trattandosi di autentico gioco di squadra.

Tu ti aspetti un bel parto naturale, e ti ritrovi invece con tanto di doloroso taglio cesareo.

Indispensabile?  Dubito molto.

E’ successo anche a mia moglie e per due volte, per cui, giustamente, non ha più voluto farne di altri.

Non appena una partoriente dimostra qualche ritardo o difficoltà, il verbo obbligatorio è tagliare.

Loro ti diranno che è per il bene della mamma e per la sicurezza del bambino.

Nessuno che venga a dirti invece che c’è un preciso interesse dell’ente ospedaliero per la soluzione cesarea, che fa incassare 4 o 5000 € all’ospedale (dalle Assicurazioni) e che porta  qualche soldo in più ai chirurghi, tenendoli pure attivi ed allenati, e non a oziare con le mani in mano.

A certi chirurghi fa paura forse l’acqua, ma mai il sangue. E’ semplicemente il loro lavoro.

E a certi pediatri fa paura il latte della mamma, ma mai quello della mucca, liquido o in polvere, perché sono istruiti in continuazione dalle direttive precise della NDC (Latterie Unite d’America) e dalla FDA (Macellai Uniti d’America), i termini sono quelli, poco importa se sulla targhetta delle rispettive sedi sta scritto National Dairy Council e Food and Drug Administration.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO  IV

 

                                                                                                                                                 13 Maggio 2009

 

LATTE-MANIA  DA  FALCIARE  ALLE  RADICI     

 

Difficoltà digestive con frutta da guscio

 

Ciao V,

Vengo a porti un quesito con l’animus dell’allieva che fa domande al maestro.

Sono come sai una grande consumatrice di frutta fresca e di frutta essicata di tipo tenero (senza  additivi e conservanti), e mi trovo magnificamente, nel senso che mi appaga e mi fa un gran bene.

Ho notato con quale insistenza consigli la frutta secca da guscio, e così mi sono decisa a consumare pure quella. In realtà è un cibo che il mio corpo non chiede. Non è che non mi piaccia.

Semplicemente non mi attrae. Comunque mi sono procurata dei pinoli, delle noci e delle nocciole.

Ne ho mangiate un po’, ma non mi hanno fatto bene. Sentivo lo stomaco disturbato ed un cerchio alla testa. Ho risolto il fastidio saltando il pasto successivo e tutto è tornato normale.

Poi ho riprovato un’altra volta, per verificare se mi succedeva ancora:

Ebbene sì, ancora le stesse sensazioni. Incredibile! Come mai?

Con mio marito è tutto il contrario. Lui è ghiotto di questo tipo di frutta, e sembra uno scoiattolo.

E’ capace di mangiarsi una bustina da 100 grammi di pinoli in un botto, e gli fa solo bene!

Ma cosa ho io di particolare? Come mai non ne sono attratta e se ne mangio mi fa pure male?

Non dovrebbe essere parte del cibo elitario per l’essere umano?

 

Incompatibilità gustativa e digestiva con le arachidi

 

Altra domanda riguarda le arachidi.

Questa non è propriamente frutta secca, perché è in realtà una leguminosa.

Trattasi piuttosto di semi nel baccello di un legume.

Io non mangio arachidi, perché per me è veleno: mi fanno malissimo!

Oltretutto non mi piacciono neanche. Invece mio marito, sempre lui, ne mangia spesso, ne è goloso e si trova bene.

Che ne dici?

 

Grosse perplessità sul latte di cereali

 

Cambiando argomento, vorrei parlarti del latte di riso e di cereali che citi nelle tue diete tipiche.

Non credi che questo prodotto possa essere un tantino troppo industriale, e che quindi non sia consigliabile?

Lo vendono in supermercato confezionato nei tetrapack, e la lista degli ingredienti è lunga e complicata.

L’estrazione del latte dai cereali non è poi un procedimento semplice.

Occorre estrudere una sostanza da un’altra, modificando profondamente la materia prima.

Tutto ciò non è sotto l’egida della naturalità.

Alla luce di queste considerazioni, io preferisco astenermi. In fondo è un surrogato dio una pessima abitudine, cioè il consumo di latte.

Noi siamo stati abituati fin da bambini a fare colazione con latte e biscotti, o con latte e cereali.

Il latte viene proibito? Bene, allora sostituiamolo con un altro tipo di latte.

Mi sa di surrogato, quando invece la cattiva abitudine va falciata alla radice, cambiando totalmente il modo di fare colazione. Cosa ne pensi?

Ciao e grazie per le tue fantastiche tesine.

Giorgia da Milano.

 

Sulla frutta secca da guscio

 

Grasso e proteine assieme, e per giunta concentratissime come nel caso di questi prodotti peraltro ottimi e naturali, non rappresentano il massimo in fatto di digeribilità, visto che richiedono enzimi di tipo diverso e a volte contrastante.

In più c’è la presenza di enzimi particolari che tendono, per natura, a preservare a lungo la germinabilità  dei semi stessi, trattenendo gelosamente, per così dire, la sostanza nutriente, quasi a scoraggiare uomini e animali a cibarsene.

La stessa cosa accade per tutti i legumi, ed anche per i cereali e i vari semi alimentari in circolazione.

Solo che, per legumi, semi vari e cereali, l’inghippo si risolve con la germinazione, che rende il materiale non solo digeribile ma anche più ricco di vitamine e di sostanza nutritiva, mentre con pinoli, noccioline, mandorle e noci (soprattutto le noci) la germinazione porta a dei germogli amarissimi e probabilmente inadatti all’alimentazione.

Non tutti i germogli vanno bene. Quelli della patata, tanto per fare un esempio, sono addirittura velenosi, nonostante la grande bontà del tubero stesso.

 

Una questione di abitudine, di sensibilità, quasi di intolleranza

 

Per venire al caso tuo, è probabile che il tuo corpo non sia particolarmente abituato a questa straordinaria sintesi nutritiva di grasso-amido-proteina e minerali, tipici di noci, noccioline e frutta da guscio in genere.

Per tuo marito il problema non esiste perché è meno sensibile a quei fattori anti-digestivi naturali sopra accennati, e soprattutto perché si è abituato a tollerarli bene.

Tu hai fatto la riprova, ma con lo stesso tipo di nocciole e magari un giorno dopo.

Sarebbe meglio riprovare con frutta da guscio, più fresca e digeribile, nel periodo successivo alla raccolta, tipo settembre-dicembre per noci, nocciole e mandorle, e tipo agosto-ottobre per i pinoli.

In ogni caso, bisognerebbe abituare il corpo un po’ alla volta, masticando molto bene e trattenendo  un po’ più a lungo in bocca prima di ingerire il tutto.

E’ bene ricordare comunque che questo tipo di frutta-seme è assai meno digeribile della frutta succosa e delle verdure, per cui non bisogna esagerare con le quantità.

 

La tostatura che neutralizza e disattiva certi enzimi-negativi ma che acidifica il sangue

 

So che qualcuno preferisce tostare noci e nocciole, pinoli e anacardi, e pensa magari che così siano più digeribili (lo fa a volte mia moglie, cosa che non approvo).

A livello puramente digestivo, nel senso di sensazione immediata, può essere vero che i semi tostati non diano grossi problemi.

Ciò è dovuto alla neutralizzazione degli enzimi conservativi o salva-germinazione citati all’inizio.

Ma l’acidificazione arriva comunque, ed è assai negativa per la salute.

Se quella è la soluzione, meglio allora astenersi del tutto, perché il prodotto tostato, pur essendo ricco di calcio, finisce per causare forte acidificazione del sangue, e quindi perdita di calcio osseo (osteoporosi), similmente a quanto avviene con latte, e latticini, ricchi di calcio inutile e dannoso e ladri di calcio buono corporale.

 

Femmine più delicate e sensibili dei maschi? Può essere, anche se propendo per il fattore abitudine.

 

Quanto al perché di queste differenze tra te e tuo marito, mi fai venire il sospetto che le femmine siano più sensibili dei maschi a tali problemi, dato che anche mia moglie è un po’ come te, mentre io sono un emerito consumatore di noccoline.

Servirebbe qualche studio dettagliato con i grandi numeri, per verificare se le cose stanno davvero in quei termini.

L’importanza della frutta da guscio è comunque accertata, in quanto apportatrice non solo di proteine vegetali, ma anche di calorie intense, di acidi grassi polinsaturi Omega-3, di vitamine gruppo B incluso la mitica B12, e di minerali, specie calcio.

Il modo migliore di consumarla è a fine pasto, una manciata e non di più.

 

Le ottime arachidi fresche, cotte alla thailandese

 

Chiaro che parliamo di legume e non di frutto.

Il modo migliore di apprezzarle è quello tipico del Sud-Est asiatico, ovvero leggermente cotte al vapore.

In quel modo sono deliziose, tenere e assai digeribili.

Quelle in circolazione da noi sono tostate a secco, ed è ovvia la loro scarsa digeribilità.

Sono comunque anche esse ricche di sostanza e del gruppo B, incluso B12 (lo dico non per affermare una particolare importanza di quella vitamina, che vale tanto qanto tutte le altre, ma solo perché nella gente è stata instillata ad arte, ed in modo truffaldino, l’ansia per la B12 e non piuttosto per il resto).

 

Un rimedio preventivo è quello di più semi, più germogli, più radici, più avocado

 

Se tu non riuscissi a trovare il modo di consumare qualche frutto a guscio, ti consiglierei di arricchire la tua dieta con più semi di girasole, sesamo, lino, zucca, anche se pure lì potresti trovare il medesimo problema degli enzimi salva-germinazione.

Come misura aggiuntiva, inserirei nella tua dieta più radici crude tipo carota e topinambur, e più tuberi leggermente cotti conservativamente e con la buccia, tipo patate e patate dolci.

Più qualche avocado, dell’erba porcellana e dei germogli di alfa-alfa, e di altri cereali.

Non tanto per le proteine, che stanno nella giusta misura e in abbondanza in tutto il regno vegetale e persino nelle angurie, nell’uva e nel radicchio, quanto per gli acidi grassi polinsaturi e il gruppo vitaminico B.

 

Le amare fragole e le tristi pesche del professor Calabrese

 

Il professor Giorgio Calabrese non finisce mai di stupire. E’ una fonte continua di ispirazione.

Anche perché il suo ritmo di apparizioni sullo schermo si mantiene alto più che mai, per il gioco della domanda e dell’offerta.

Come farebbero gli italiani a sopravvivere senza di lui?

Nella rubrica Uno Mattina del 14/5 ha parlato di allergie.

Fragole e pesche? Bellissime, buonissime. Danno persino l’idea della vitalità, della primavera, della forza che torna, dopo la lunga stagione invernale. Ma io non ne mangio nemmeno una. Perché sono allergico, ha candidamente riconosciuto il divo nazionale dell’alimentazione televisiva d’Italia.

Peccato che non abbia continuato con la sua lista di frutta che il suo corpo non è in grado di affrontare.

Ne avremmo scoperto delle belle.

 

E se il tutto rientrasse in un problema di competenza allergologica?

 

Lui ha cieca fiducia negli allergologi. Quelli cioè che non riescono mai a trovare nulla di diverso nella frutta in sé, ma solo tante reazioni diverse di gente suscettibile a questo o a quel frutto.

E’ la stessa identica cosa dei germi e dei virus, che fanno ammalare qualcuno e che non provocano un bel niente in altri che pure li hanno, facendo imbestialire i ricercatori scemi.

La virologia, priva di scuse migliori, ha inventato i termini contrapposti di  malati infettati e di 

portatori sani, guardandosi bene dal ristudiare la materia a fondo e riconsiderare il principio per cui

il seme è niente ed il terreno è tutto, riconosciuto dallo stesso Pasteur.

So che la Giorgia si guarda bene dall’interpellare il professor Calabrese, ma se ci andasse, quello le troverebbe di sicuro una allergia atavica ed ereditaria, insanabile e genetica, alle noccioline, e non certo una semplice e banale sensibilità al problema, dovuta a scarsa attitudine a quel cibo o addirittura a perfetta e bilanciata nutrizione, non necessitante di cibo naturalmente concentrato.

 

Gli specialisti del niente, ovvero gli erotologi del sesso degli angeli

 

Non sono i batteri e i virus a causare malattie, ma gli stessi pazienti che si rendono suscettibili, mangiando male e comportandosi peggio.

Non è la frutta a provocare allergie con sostanze allergeniche fantasiose ed inesistenti, caro dr Calabrese. ma gli inavveduti mangiatori di rognone e bistecche come lei, pieni di putrefazioni e miasmi intestinali che mandano in putro-fermentazione la frutta stessa, soprattutto quella più buona, utile e succosa.

Scommetto che le mele smorte, quelle dell’anno precedente, non le causano alcun fastidio.

Batteri, funghi, virus, protozoi, allergenici, fantasmi e spiriti maligni.

Una materia misteriosa ed inesauribile che offre cattedre e poltrone agli specialisti del niente, agli erotologi del sesso degli angeli.

 

Latte di cereali che sa di surrogato al latte, mentre la latte-mania va falciata alla radice

 

Si benissimo che la penso esattamente come te sul latte.

In più non ho alle spalle un passato comune a tanti.

Non ne ho mai voluto sapere di latte e biscotti, neanche da piccolo.

Le riserve che fai sul latte di cereali confezionato possono essere non prive di fondamento.

Il latte di riso di cui parlo non ha comunque una lunga lista di inquietanti componenti.

Acqua, riso 11%, olio di semi di girasole spremuto a freddo, alghe marine e il loro calcio, sale, il tutto sottoposto a procedimento UHT  (sterilizzante ed assai devitalizzante, trattandosi di superpastorizzazione).

Qualsiasi prodotto alimentare confezionato è soggetto a diverse incognite.

Quella della materia prima prescelta, quella della lavorazione, della conservazione, della discrezionalità ed onestà del fabbricante.

Sostieni che ti sa di surrogato, e riconosco che hai tutte le buone ragioni per dirlo

Condivido infatti in pieno l’idea che le cattive abitudini vanno falciate alla radice.

Se ho generato questa sensazione, riconosco di aver fatto male a parlare di latte di cereali.

 

Nei miei scritti ho sempre affermato che la crema va benissimo anche con l’acqua o il latte di cocco

 

Ma, se vai a guardare i miei scritti in proposito, non ho mai chiesto a nessuno di adottare il latte di cereali come bevanda, e tanto meno come sostituto di un latte vaccino che, notasi bene, non va sostituito con nulla, non essendo esso un cibo per umani (ma esclusivo per bovini) e nemmeno un cibo per persone svezzate ed adulte (ma esclusivo per lattanti).

Se ne parlo, ne parlo solo per via della basilare crema di avena che risulta più saporita e gustosa con tale latte.

Dal momento poi che io prendo tutti i giorni questo tipo di porridge e lo trovo ottimo, lo digerisco e lo assimilo al meglio, al punto che mi ritorna la fame già 1 ora e mezza dopo (mentre se mangi ad esempio un gelato non alla soia, la fame ti scompare per diverse ore, lasciandoti pure la lingua impastata), credo che il prodotto in questione sia tutto sommato  accettabile,  sempre in quella quantità risibile.

Ho sempre comunque avvertito tutti che la crema di avena può anche essere preparata con semplice acqua o con latte di cocco, e senza alcuna cottura (come del resto io faccio sempre nei miei viaggi), con l’avvertenza di aggiungere dell’uvetta secca o dei datteri per darle più gusto.

Un ringraziamento per la precisazioni e un caro saluto.

 

Interpretare schemi e suggerimenti con la necessaria flessibilità

 

Approfitto per ringraziare le lettrici e i lettori che mi mandano le loro precisazioni e le loro puntualizzazioni.

Anche la Gabriella da Roma che, riferendosi all’articolo  Fluidificazione sangue, ha obiettato come sia impossibile fare seconda colazione o seconda merenda di frutta stando sul posto di lavoro.

Ovvio che ognuno deve armarsi di flessibilità e trovare delle alternative allo schema ideale suggerito.

Non penso che sia cosa difficile comunque mettersi in borsetta, o portarsi appresso, una banana, una nettarina, tre albicocche, dell’uvetta o dei datteri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO  V

                                                                                                                                                 18 Maggio 2009

 

LA  PATOLOGICA  RELIGIONE  DEL  LATTE         

 

  

La mia ultima tesina sul latte nelle mani di un casaro Veda

 

Ciao V., Sono stato troppo curioso per resistere, così ho provato ad inviare la tua tesina  I bari e l’osteoporosi da latticino, a un monaco induista.

Ho ottenuto la risposta che allego qui di seguito, e che, se ti va, puoi leggere.

Potresti anche non perderci tempo e cestinarla.

Ti invio un cordiale saluto.

Maurizio, da Montecatini Terme.

 

Risposta del monaco induista al mio lettore Maurizio

 

Caro Maurizio,

Ho letto l’articolo di V. Vaccaro ma, a parte alcuni suggerimenti utili che vi si possono trarre, è del tutto in contrasto con la conclusione vedica. Addirittura opposto!

La conoscenza vedica è perfetta perché viene da Dio (che i corpi materiali li ha creati e li mantiene).

Perciò il fatto che il latte di mucca (puro, sano, ovviamente) faccia bene, è la verità.

La mucca non dà latte solo per la propria specie, ma anche per altre specie, e in particolare serve ad affinare i tessuti sottili del cervello umano.

Tra l’altro è l’unico latte (guarda caso) che si può dare ai neonati, in caso la madre non ne abbia.

Il latte è la religione in forma liquida, e la mucca e il bue rappresentano i principi religiosi in generale.

Quasi tutto della mucca è benefico per l’uomo, perfino l’urina (che cura il fegato), e lo sterco (che toglie la contaminazione dagli oggetti, serve da combustibile, ecc).

Questa è la scienza vedica, antica di milioni di anni.

Nessuno può saperne più di Dio.

Perciò ti suggerisco di non paragonare mai la perfetta conoscenza trascendentale che proviene dai Veda così com’è, a quella del tutto inventata da persone che la ignorano e giungono a conclusioni errate.

Se poi vogliamo parlare del fatto che oggi il latte di mucca non è sano perché contiene sostanze tossiche, che vengono iniettate o fatte mangiare agli animali, è un’altra cosa.

Infatti, io per esempio non mangio latticini da molti anni, ma si tratta di motivi diversi, che non cambiano il principio di base.

Il fatto è che la mucca andrebbe protetta e fatta vivere naturalmente, senza sostanze artificiali (come noi facciamo nelle nostre fattorie).

In quel caso, il latte si può bere e fa bene, ma bisogna anche fare altre considerazioni.

Per esempio, un punto è che il latte ha grandissime capacità di espellere le tossine dal corpo.

Quand’ero piccolo, mia madre mi dava il latte, se qualcosa mi aveva fatto male allo stomaco, o se avevo bevuto dell’acqua sporca, per esempio al mare.

Ma la gente oggi è così intossicata dall’alimentazione, dall’inquinamento atmosferico, dai medicinali e così via, che non può assumere latte, perché non riuscirebbe a smaltire le troppe tossine che ha accumulato, le quali ritornano in circolo, peggiorano sull’immediato la situazione già grave che esiste nel corpo.

Per questo motivo, quando si assumono latticini, si possono avere dei sintomi negativi.

La colpa non è del latte, ma delle troppe tossine accumulate che non vengono espulse dal corpo.

Ci sarebbero tante altre cose da dire ma, sfortunatamente, non ne ho proprio il tempo.

Posso solo suggerirti di cercare meglio su internet informazioni più complete ed attendibili.

Non bisogna mangiare carne, pesce, uova.

Si può bere qualsiasi tipo di bevanda non intossicante (e quindi anche il latte).

Quasi tutte le preparazioni che vengono offerte sull’altare di tutti i templi induisti, contengono infatti latte e latticini.

 

Una corrispondenza di importanza stratosferica

 

Caro Maurizio,

Altro che lasciar perdere e cestinare.

La tua iniziativa è stata lodevole, e la tua mail è di importanza stratosferica.

Quando ho letto di corsa l’intero messaggio, ho pensato però a un tuo errore.

Dovevi aver inviato la mia tesina, per sbaglio o per ironia della sorte, a un fanatico casaro emiliano di Reggio e dintorni.

Che risposta devo mai dare a questo monaco induista che si professa rappresentante illuminato dalla conoscenza vedica?

 

La conoscenza vedica, come la saggezza o l’illuminazione, è un capitale universale, non  può essere prerogativa di nessuno in particolare

 

La conoscenza vedica è qualcosa di  troppo complesso  e vasto perchè qualcuno possa vantarne possesso.

Dai Veda è nato il Buddhismo e tutte le religioni orientali.

Non ho nessuna intenzione di offendere un Credo Religioso rispettabile quanto e di più delle maggiori religioni praticate oggi nel mondo.

Sono poi un grande ammiratore del Mahatma Gandhi, come sono pure ammiratore del suo discendente Rajiv che non esitò a sposare una ragazza piemontese di nome Sonia, prima di essere barbaramente ucciso dagli esagitati estremisti Tamil.

Non vorrei nemmeno tartassare un monaco che ha le sue particolari idee, e che è padronissimo di averle.

 

Parole poco sante e poco Dio-rispettose, e un’India piena di diabete ed obesità infantile

 

Non tanto per le paradossali, poco sante, poco equilibrate, poco Dio-rispettose e  poco scientifiche affermazioni del monaco, secondo cui  il latte sarebbe  religione in forma liquida.

Ma  perché, quello del latte in India, è un problema troppo rilevante, e direi troppo grave, per le implicazioni e l’impatto che ha sulla popolazione di quel grande paese, sono costretto mio malgrado a dare una risposta ferma e dura, come il caso richiede.

Esiste infatti un grosso problema sociale nell’India moderna, ed è per l’appunto quello della obesità patologica ed esagerata diffusa tra la gente, e soprattutto tra le donne e i bambini.

 

Basta andare in India o presso le comunità indiane dell’Asia, per restare scioccati

 

Questo fatto l’ho notato di persona sia a Delhi che in giro per l’Asia, dove le comunità indiane sono regolarmente presenti.

Una mia amica indiana che vive sin da bambina a Roma, e che ha fatto un lungo viaggio nel continente indiano, mi ha confermato questa impressione.

E’ rimasta scioccata.

Problemi come cancro al seno, osteoporosi e diabete, accompagnano regolarmente il sovrappeso degli indiani, e il responsabile numero uno non può essere altri che il latte.

Non è affatto un discorso di inquinamento. E’ il latte perfetto che fa male allo svezzato, e soprattutto allo svezzato di altra specie, come l’uomo.

 

E non è affatto un discorso di inquinamento, o di problemi e intolleranze personali, come sostiene quel frate il quale, come troppi religiosi a questo mondo, predica bene e poi razzola male.

Come fa un monaco Veda ad adorare il latte e a non toccarlo nemmeno da diversi anni?

Se il latte è davvero così divino, dovrebbe prenderlo a colazione, pranzo e cena, completando con yogurt e gelato a metà mattina e metà pomeriggio.

Ovvero, una bellissima cura per svuotare il midollo spinale di osseina e finire in breve nei reparti di oncologia e di traumatologia osteoporotica del più vicino ospedale.

 

Occorre lavorare di più, studiare di più, e pregare di meno

 

Dire che il latte sia la base della religione Veda è, in ogni caso, una forzatura ed una parzialità.

Dire che la scienza vedica, ed in particolare quella legata al latte, è  antica di milioni di anni, fa pure sorridere.

I quattro famosi libri Veda sono datati tra il 1500 e il 1200 a.C.

Gli uomini di qualche milione di anni fa, pare avessero altro a cui pensare.

Il dr Boyd Eaton, maggiore autorità mondiale in fatto di dieta umana del paleolitico, anziché perdere tempo a pregare, ha lavorato sodo, che fa probabilmente molto meglio a se stessi e molto più piacere a Dio, e ha condotto ricerche in tutto il mondo per decine di anni, raccogliendo reperti e cacca carbonizzata.

Alla fine, è arrivato alla conclusione che i nostri antenati consumavano non 5 pasti di sola frutta al giorno, come raccomandato dall’esperimento di Cambridge, ma addirittura 12 volte al giorno.

Frutta di alberi, di cespugli e di piante, non certo di mammella bovina, carissimo fraticello vedico-casaro.

 

Non ce l’ho contro il Veda, ma contro quello che dice e come lo dice uno che si illude di essere depositario della saggezza filosofica Veda

 

Frequento intensamente l’Asia e a volte pure l’India.

Come non vado in chiesa da noi, me ne guardo bene di farlo in casa d’altri e in chiese di altri.

Ho però molti amici indiani nella zona Kuala Lumpur (Malaysia) e Singapore.

Hanno le loro idee, ma non è gente fanatica. Ti ascoltano e ragionano.

Non fanno affermazioni dogmatiche, di cui si è liberata da decenni persino la chiesa cattolica, sullo stile Noi siamo Dio e Noi siamo la verità.

Questo frate sarà magari un bravo uomo.

Lungi da me la voglia di giudicarlo nell’assieme.

Ma per come pensa, ragiona e scrive, per i toni che usa in queste specifiche risposte, non credo stia facendo un grande servizio alla causa vedica che pretende di rappresentare.

 

La religione del latte è paragonabile a quella del vino e della birra, per cui meglio lasciar stare gli dei al loro posto

 

D’altra parte, pretendere di far cambiare l’opinione su latte a uno che sta con le mucche, le munge e fa il casaro nelle fattorie stile induista (anche se non consuma personalmente latte), può essere altrettanto difficile che convincere un inglese a rinunciare al suo the mattiniero e pomeridiano, o un contadino friulano o toscano a rinunciare al suo mezzo litro di vino rosso, o un panciuto bavarese a non riempire più volte il suo boccale di birra.

Da noi c’è la religione della cantina e del vino, come in Baviera c’è quella della birra.

Ma almeno, nel caso del vino e della birra, c’è la scusante delle endorfine e della voglia di ridere e divertirsi, almeno fin quando la sbornia sorregge.

Nel caso del latte, nemmeno quella.

 

Non coinvolgiamo Dio nelle quotidiane e meschine turpitudini umane

 

E  che nessuno si sogni di coinvolgere Dio in queste abitudini o in queste piccole turpitudini umane.

L’induismo vero non è di sicuro quello indicato dal frate.

Sarebbe non solo troppo riduttivo, ma anche troppo sviante.

Sappiamo troppo bene come, sotto la voce Cristianesimo, sia possibile trovare di tutto, dai vegani puri del Settimo Giorno, ai ciuccia-mammelle impenitenti di casa nostra, ai devotissimi scanna-quadrupedi di Dublino e dintorni, che usano appendere il crocifisso persino sulla porta dei propri attivissimi macelli.

 

Il legame ombelicale tra latteria e macello è un fatto inoppugnabile

 

Sottovalutare o ignorare poi il legame perverso che esiste tra il latte e la carne, è una ulteriore perla implicita nel ragionamento del preteso rappresentante Veda.

Vivessimo in un mondo dove le mucche vengono sfruttate per il latte, e poi lasciate libere di pascolare al sole e di vivere fino a quando gli aggrada e gli conviene, la discussione potrebbe anche essere più pacata e tranquilla.

Ma le cose non stanno affatto in quei termini, come ben sappiamo.

Le mucche sono tenute in condizioni di incredibile stress, al punto che ultimamente non rimangono nemmeno gravide, come succedeva regolarmente un tempo.

Gli allevatori sono costretti in questi casi a venderle al macellaio assai prima del previsto e a prezzi di saldo. Questa è una realtà delle stalle moderne di oggi.

 

La generosa mucca che  dà latte per le altre specie.

Gli impacchi disintossicanti, allo sterco e all’urina, glieli lascio tutti a lui.

 

La mucca non dà latte solo per sé, ma anche per le altre specie.

Questo non è vero. Nessun umano può permettersi di mettere in bocca a Dio sconcezze del genere.

Dio non è appartenenza esclusiva di quel monaco, sia esso Veda o non Veda. Dio appartiene a tutta l’umanità, a tutti gli animali e a tutta la natura.

Non è la mucca che dà il latte, ma l’uomo che la tiene in catene e glielo sottrae.

Il bipede, che ruba il latte destinato al suo piccolo, e poi le ruba pure il vitellino.

Dove il frate ha ragione è sul fatto che gli prendono davvero tutto.

Non tanto l’urina e la cacca per usi terapeutici (si faccia lui gli impacchi disintossicanti di sterco e le cure al fegato con l’urina, se ci crede davvero), quanto per produrre la famosa melammina, come ha così bene evidenziato il recente caso della Cina.

 

Tutto sommato, pare che la melammina non faccia più male del latte stesso

 

Ed è pure possibile che la melammina non faccia poi così male, a parte lo schifo.

Tanto è che la FDA, nota prostituta dei casari e dei macellai, ha approvato legalmente 2,5 mg per kg di questa sostanza su tutto il pianeta.

Poi l’allevatore, non appena la resa-latte cala, la lega con una corda e la fa salire controvoglia su un camion che la porta dritta sparata al macello.

In India non lo fanno, almeno non tutti.

 

Comprensione sì, ma essere con Dio significa evolvere e svilupparsi, col corpo e con la mente, e non fossilizzarsi sulle metodologie bibliche o vediche

 

A consolazione del frate, ho espresso comprensione per il formaggio prodotto a crudo nelle nostre malghe di montagna, dove gli animali sono lasciati liberi di pascolare e danno un prodotto sicuramente migliore.

Comprensione tecnico-alimentare associata a un passato in cui la gente delle montagne non aveva altre risorse per sopravvivere, come succede del resto alle pendici indiane e non solo indiane dell’Himalaya.

Comprensione animalistica associata alla maggiore libertà riservata a tali mucche, ed anche, beninteso, alla necessità di accordar loro il premio di non essere mandate al macello, ma in serena pensione, come avviene per tutti noi alla fine del ciclo lavorativo.

Ma oggigiorno, sia da noi che in India, le strade di montagna sono asfaltate, e ogni piccolo centro è rifornito regolarmente di quanto serve per sopravvivere.

Essere con Dio significa anche progredire e svilupparsi, sia col corpo che con la mente, e non fossilizzarsi su idee e metodi che potevano andar bene migliaia di anni fa, in determinate circostanze e in determinati luoghi.

 

Affinare i tessuti sottili del cervello.

Dovrebbe chiedere un allacciamento latteo e bere latte a caraffe, ma stranamente non lo fa.

 

Che il latte poi serva  ad  affinare i tessuti sottili del cervello, mi piace davvero.

Se questa frase viene letta per caso dalla Ndc (National Dairy Council-Usa) o da qualche casaro intraprendente, ce la troveremo di sicuro nei prossimi Caroselli della televisione.

Peccato che non abbia firmato il documento e messo un recapito.

Lo verrebbero a cercare immediatamente, con tanto di offerte in denaro contante.

Dove trovi un testimonial più affidabile di un monaco, e per giunta di un religioso Veda?

Non vorrei essere irrispettoso, ma questo vedico deve essere davvero dotato di un buon senso umoristico.

Dovrebbe chiedere un allacciamento latteo al comune in cui vive e bere poi latte a caraffe, cosa che si guarda bene dal fare.

 

E’ facile tacciare di ignoranza vedica chi dice che il latte di mucca fa bene al suo vitellino appena nato e a nessun altro.

 

E poi taccia di ignoranza vedica chi sostiene che il latte di mucca è divino e fa benissimo sì, ma solo al vitellino della mucca.

Una delle precise accuse che si fanno al latte è quella di letargia, cioè di addormentamento del pensiero e del cervello, altro che affinarne i tessuti fini.

Precisi e ripetuti studi hanno confermato come il latte affatichi i reni (vedi pure 300 mila bambini cinesi finiti in ospedale), intasi il fegato e danneggi ipofisi, tiroide e surrene, vale a dire tutto il fondamentale apparato escretorio umano.

 

Il latte è un vero disastro. Un Lanzichenecco farebbe meno guasti di lui dentro il corpo umano.

 

Un vero disastro.

Un Lanzichenecco farebbe meno guasti, all’interno del corpo umano.

Provocando pure carenze di ferro, impedisce al bambino lo sviluppo dell’intelligenza e della chiarezza mentale.

Ed è pure prima causa di diabete infantile.

 

Il latte bovino è un alimento  esclusivo per il vitellino lattante, per cui già fa danni al manzetto svezzato, figurarsi all’uomo, che non ha le corna e che è stato svezzato da lunga data

 

Non stiamo ad elencare le caratteristiche negative derivate da inquinamento, da farmaci, da sofferenza e stress delle mucche.

Parliamo del latte perfetto derivato da un’ipotetica mucca Carolina che passeggia libera al sole del suo Paradiso Terrestre.

Fa malissimo pure quel latte, in quanto provoca acidificazione del sangue, provoca muco e tutti i grossi fastidi sopra elencati.

A conferma che il latte bovino non è alimento per il bambino umano da svezzare, ma solo per il vitellino da svezzare.

 

Il Dio Veda, ed anche quello Non-Veda, hanno fatto le cose per bene

 

Dio, il Veda ed il non-Veda, hanno fatto le cose per bene.

Ha inventato il latte nei mammiferi come strumento di emergenza e di crescita rapida nel piccolo appena nato.

Ha inventato quel periodo che noi chiamiamo lattazione, la quale termina con lo svezzamento, ossia col termine della lattazione e l’inizio di una dieta normale e naturale, cioè di una dieta senza latte.

Ci sono evidentemente al mondo persone, e persino monaci, che non si sono svezzati, non si sono emancipati, e non hanno così inteso il messaggio preciso indicato dalla loro stessa divinità.

 

Nessuno può saperne più di Dio

 

Quando poi aggiunge che  Nessuno può saperne più di Dio, dice di sicuro la verità.

Peccato che non aggiunga, con un pizzico di umiltà, che nessuno al mondo può arrogarsi il diritto e la sicurezza di rappresentare Dio.

Coloro che fanno questo vengono giustamente catalogati non solo come pericolosi fanatici, ma anche come gente che non ha ancora capito niente della religione.

Non ci può essere vicinanza a Dio quando manca la dose fondamentale che è quella dell’umiltà.

 

Il latte di mucca unico per i neonati

 

Il latte di mucca come  unico latte che si può dare ai neonati?

Non è vero.

Le nostre mamme non-nutrici cercano semmai giustamente alternative più simili al loro latte trasparente, basso-proteico e basso-lipidico, trovandole piuttosto nel latte di capra o di pecora, perché purtroppo non è facile tenere imprigionate delle scimmiette, che avrebbero di sicuro il latte ancora più vicino a quello umano, con formula chimica tipica da animale fruttariano.

 

Il latte che fa  espellere le tossine

 

Il latte che fa espellere le tossine, come usava fare sua madre per contrastare certi veleni?

Non confondiamo le cose.

E’ verissimo che il latte serviva per attutire gli effetti immediati di certi tipi di veleni acido-formanti, tipo gli effetti da vernici e pitture.

Ma questo non significava di certo espellere le tossine.

Significava al massimo nasconderle meglio nei grassi del corpo.

La sostanza collosa chiamata caseina ha sempre fatto male all’uomo, indipendentemente dall’inquinamento e dalle porcherie che vengono affibbiate agli animali odierni.

Purtroppo, pur cercando di non infierire troppo, quando il monaco passa dai precetti religiosi a quelli igienistico-naturali, mi piace ancora di meno.

 

Un gradino più in alto di Dio

 

Se questo è il modo di difendere la sacralità delle mucche, destinate da Dio a fare le serve dell’uomo e a cedere il proprio latte e i propri bambini al loro cinico sfruttatore bipede, siamo proprio a posto.

Bisognerebbe chiedere un parere schietto e personale alla dea mucca, o alla signora mucca.

Questo monaco Veda parla da casaro, ma dà l’impressione di non essere mai entrato in una stalla.

Personalmente non ambisco ad alcun tipo di santità.

Ma, se i Veda la pensassero davvero come lui, e se riflettessero per giunta la parola autentica del loro Dio, significherebbe davvero che mi troverei  catapultato immeritatamente su un gradino più alto ancora della stessa divinità, almeno sulla faccenda del latte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO  VI

 

                                                                                                                                                 22 Maggio 2009

 

  ACCETTERO’  UNA FOGLIA, UN FIORE, UN FRUTTO                         

 

  Importanti precisazioni sui Veda e il latte

  

   Ciao V, In merito alla tua tesina del 18 maggio, La patologica religione del latte, posso confermarti che

   gli induisti non sono tutte persone così dogmatiche, e che sono d’accordo con la precisazione che hai  

   fatto in tale tuo scritto.

Io stessa sono Induista Vaishnavista, eppure ho scelto di non assumere latticini, convinta della loro incompatibilità con la salute umana e dall’anti-eticità dei produttori, inevitabilmente coinvolti direttamente o indirettamente con l’orribile business dei macelli.

 

I tempi cambiano anche per i Veda, ed esiste pure l’evoluzione, sempre salvando i buoni princìpi

 

   Allo stesso modo, conosco tante persone Vaishnava che consumano latticini in modestissime quantità, sempre per i suddetti motivi. E’ pur vero che i Veda non disdegnano in molti shloka tale consumo, mentre sempre condannano carne, pesce e uova.

C’è pure da dire che le cose cambiano e che ai tempi vedici le mucche erano allevate con infiniti riguardi.

Esse producevano modeste quantità di latte in esubero, che potevano eventualmente essere consumate in minime porzioni.

 

Nessuna divinità di nessuna religione verrebbe mai a benedire gli allevamenti odierni.

Gli unici cibi che possono essere offerti al Signore non comprendono affatto il latte.

 

   Sfido una qualsiasi divinità venire oggigiorno a benedire gli allevamenti di mucche così come sono, per garantire l’enorme produzione mondiale di oro bianco.

Questa è pura follia, e folli sono infatti gli esiti che tutto ciò produce.

In ogni caso, uno shloka della Bhagavad Gita, il maggior libro Veda esistente, sancisce apoditticamente ed elenca gli unici cibi che possono essere offerti al Signore.

   Questo shloka  (Bhagavad-gita 9.26) recita esattamente così:

 

                                             Patram puspam phalam toyam

                                             yo me bhaktya prayacchati

                                            tad aham bhakty-upahritam

                                              asnami prayatatmanah

 

(Se qualcuno Mi offre con amore e devozione una foglia, un fiore, un frutto o dell’acqua, accetterò la sua offerta).

 

– 2 –

 

Durante la visita ai Templi, può succedere. Ma un latticino non schifa come un cadavere.

 

Dio, la Persona Suprema, si esprime così, dicendo che può accettare solo questo tipo di offerte.

Non parla né di latte, né di carne, né di pesce, né di uova.

Queste sono le parole a cui io mi attengo.

E’ pur vero che se, durante le mie visite ai Templi, qualche volta mi capita di mangiare un cibo contenente qualche latticino, non mi schifo come se contenesse un cadavere.

E rimane pur sempre un episodio isolato che non credo possa nuocere alla mia salute.

 

Un ringraziamento e un complimento alla Priscilla per la sua gentilezza

 

Una ultima  precisazione riguarda i dati storici.

Il più antico testo vedico risale al 2200 a.C. e vi si parla di fatti accaduti più di 5000 anni fa.

Un caro saluto. Priscilla da Milano.

Non ho altro da aggiungere, se non ringraziare la Priscilla per il suo prezioso contributo.

 

Il trattamento amorevole dei bovini in Cambogia

 

Racconto solo un piccolissimo esempio di come vengono trattati i bovini dai contadini asiatici vecchio stampo.

Durante una breve sosta al traino di una motoretta risciò, che mi portava da Phnom Pehn a uno dei tanti Campi della Morte di Pol Pot in Cambogia, c’era non distante una mucca magra-magra che brucava dei fili d’erba.

Un contadino, scese nel vicino stagno a prendere un secchio d’acqua, e poi si mise a spazzolarle accuratamente il dorso e tutto il resto, aggiungendo delle manate d’acqua, con grande sollievo dell’animale che gli restituiva puntualmente le coccole con qualche leccata di ringraziamento.

Cosa che non faceva di certo nemmeno a sua moglie.

 

Anche in Vietnam e Thailandia, mille riguardi per elefanti e bovini

 

La stessa cosa ho visto fare a Saigon ed Hanoi.

Non parliamo poi della Thailandia, dove il bovino viene immediatamente dopo l’elefante, sia per importanza e sacralità, che per le amorevoli cure che gli vengono accordate da chi gli sta appresso.

Da quelle parti non sono induisti, ma buddhisti.

E i buddhisti hanno imparato molte cose dall’induismo.

Vero è che dovranno imparare a rispettare di più anche i volatili e i maiali, perché non è giusto fare discriminazioni tra una razza e l’altra.

Altrimenti si finisce come nel mondo occidentale, dove si comprano i vestitini e il cibo biologico per cani e gatti, e si lasciano tranquillamente massacrare  foche, tonni, bovini e suini, lepri e fagiani, e tutto il resto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO  VII

                                                                                                                                                 30 Maggio 2009

 

LA  CARIE  DENTARIA  E  GLI  ERRORI  DI  MAMMA  

 

 

La visita al dentista e la scoperta di due piccole carie

 

Ciao V, Come sai leggo sempre con attenzione i tuoi scritti, e sto pure cercando di diffonderli.

Sono andato ieri a fare una visita dal dentista, che mi ha trovato due piccole carie.

Sono vegano dal 2007, e quasi da subito ho introdotto nella mia dieta una grossa percentuale di frutta e verdura cruda.

Ritengo quindi che le carie si siano formate prima, quando ero onnivoro.

Vengo a chiedere se, secondo te, è possibile semplicemente con la dieta, magari rendendola ancora più crudista, eliminando del tutto i cereali, i cibi cotti e i dolci vegan, e magari facendo pure dei digiuni, che le carie regrediscano o spariscano.

Se ciò non fosse possibile, ritieni che con la nostra dieta non dovrebbero comunque ingrandirsi?

Grazie e un saluto. Alessio da Roma.

 

Nutrirsi al meglio garantisce il massimo livello di salute possibile, e quindi anche una dentatura il più sana possibile  (fermi restando i danni a volte irreversibili che risalgono alla tribolata infanzia)

 

Come dico sempre fino alla noia, non si devono cercare troppo rimedi singoli e specifici, ma piuttosto rimedi globali e generali.

Ricordati l’articolo  Rincorrere la salute, che ti inviai a inizio maggio.

Ti sarà anche utile rileggere la tesina  I denti, le gengive, il rachitismo osseo e i cattivi maestri, del 25/12/08.

Nutrirsi al meglio e comportarsi al meglio significa pure garantirsi una dentatura il più sana possibile.

Più ci avviciniamo alla perfezione è meno problemi avremo.

Su questo non ci piove.

 

Non sono d’accordo di eliminare i cereali integrali

 

Per rispondere poi alla tua domanda sulla possibilità di far regredire o sparire la carie, eliminando del tutto i cereali, i cibi cotti e i dolci-vegan, non è facile risponderti con sicurezza.

Ci penserei due volte prima di suggerire a qualcuno di eliminare i cereali, soprattutto quelli che si possono consumare senza eccessive cotture.

Avena e semini di sesamo, di lino e di girasole, vanno in ogni caso mantenuti e magari incrementati.

 

Consiglio vivamente i germogli ed anche il pop-corn coi fichi freschi, come ricalcificante

 

Ti suggerisco piuttosto di imparare a far germogliare a casa tua il frumento e gli altri cereali, nonché la soia e l’alfa-alfa.

La germogliazione produce una miracolosa moltiplicazione dei valori nutritivi, a patto che i germogli vengano consumati poi crudi.

Allora potresti anche sorvolare su alcuni cereali, ricordando però che qualche pannocchia di mais cotta al calore all’interno del suo cartoccio, è un dono della natura.

Miglio, avena, riso scuro integrale, grano saraceno, sono pure da mantenere.

Un buon piatto di pop-corn, fatti scoppiare in proprio senza aggiunta di sale o zucchero, ed associati a fichi freschi o anche alla banana è eccezionale, nutriente, ricalcificante.

I vent’anni aiutano di sicuro a limitare i guasti

 

Tornando all’argomento carie, occorre dire che dipende molto dalla situazione del soggetto, e dai suoi fattori storici che si ricollegano all’infanzia, alla gestazione, e a volte persino al fattore ereditario (che, se per le malattie in genere non è così importante, come la medicina vuole farci credere, per le condizioni dell’osseina e della dentatura pare invece giocare un ruolo importante).

Nel caso tuo, essendo al top coi tuoi vent’anni, puoi ragionevolmente minimizzare i danni già arrecati ed inseminati nel tuo sistema alle origini e negli anni scorsi.

 

La necessità di più mamme virtuose, capaci di stare alla larga dai cibi acidificanti

 

Occorrerebbe poter lavorare sui grandi numeri, per poter ricavare statistiche e controprove valide.

Bisognerebbe avere a nostra disposizione più mamme virtuose che si comportino bene  fin dal concepimento, che mangino crudo e sano durante la gestazione, che stiano lontane rigorosamente dal latte di mucca, dalla carne, dal caffè e da tutti i cibi acidificanti, ovvero causanti osteoporosi e decalcificazione.

Più mamme virtuose che comprendano esattamente il significato della parola svezzamento, per cui, terminato l’allattamento al seno del loro pargolo, proseguano coerentemente la strategia anti-latte vaccino, non dando latticini ai propri figli, ed evitando pure i micidiali omogeneizzati.

Più mamme virtuose che comprendano appieno e senza tentennamenti che il latte umano  generosamente offerto ai loro piccoli era latte basso-lipidico e basso-proteico, dotato di formula biochimica equiparabile a quella della frutta.

 

Più mamme virtuose, capaci di non farsi condizionare dalle pressioni e dal terrorismo ideologico

 

Più mamme virtuose, capaci di resistere alle folli ed assillanti pressioni operate su di loro dal sistema pediatrico e dalle piramidi nutrizionali che le succursali sanitarie (USL, ASL o come si chiamano) impongono loro in continuazione.

Più mamme virtuose, capaci di non farsi condizionare dal terrorismo ideologico, e dalle pressioni dei pediatri per far crescere più in fretta i propri bambini, dimenticando che i piccoli dell’uomo non sono in corsa per l’ingrasso e la macellazione, come succede purtroppo ai piccoli di tante altre razze, siano essi pulcini, vitellini o porcellini.

 

Gli esperti di turno e le solite frasi pre-stampate in linea con l’Agroalimentare

 

Gli stessi esperti della World Allergy Organization (Giorgio Walter Canonica, presidente WAO), riunitisi ieri l’altro a Milano con Alessandro Fiocchi, direttore Unità Operativa di Pediatria nella clinica Macedonio Melloni di Milano, riconoscono che la salute dei neonati e degli infanti non è adeguatamente tutelata, e che l’iter diagnostico-terapeutico è spesso insufficiente ed errato.

Solo che, leggendo tra le righe, si trovano le solite frasi tipo  Il latte di mucca è alla base del nutrimento  dell’infanzia, che lasciano esterrefatti.

 

Non allergie ma precisi avvertimenti logici

 

In questa circostanza si parlava di allergie al latte, come si trattasse di imperfezioni, di irregolarità, o di malattie da combattere.

Mentre invece le allergie al latte di mucca sono reazioni assolutamente naturali e logiche.

Sono sintomi che quello è cibo sbagliato, non adatto alla creatura umana.

Sono segnali di pericolo e di ammonimento, lanciati dal sistema immunitario onde farci cambiare strada.

Chiaro che, se questi segnali non vengono presi in considerazione e rispettati, subentrano i disastri della acidificazione del sangue, dei calcoli renali, dell’osteoporosi, della carie dentaria.

La vera situazione patologica è semmai quella di chi beve latte di mucca, e prende latticini senza presentare nessuna reazione avversa.

 

Non esistono valide alternative agli interventi dentistici quando il guaio è già fatto

 

Personalmente non sono esente da carie.

Mia madre mi allattò direttamente fino a tre anni.

Da piccolo non amavo il latte di mucca.

Ma ricordo di aver consumato regolarmente formaggi, ed anche troppe marmellate, visto che a quel tempo non si conoscevano bene i danni prodotti dal formaggio, dallo zucchero e dalle confetture.

Pertanto ho dovuto pure io pagare dazio agli errori che accomunano la grande maggioranza.

Ho la fortuna di avere un bravo dentista simpatico e galantuomo, e quando serve ci vado volentieri.

Non tutte le amalgame ed i prodotti che usano sono innocenti, ma avere i denti riparati e a posto è fondamentale per nutrirsi.

Non esistono alternative a questi casi, che sono da considerarsi vere e proprie emergenze da pronto soccorso, più che cure mediche.

 

Nei paesi in cui si consuma poco latte, l’osteoporosi e le carie dentarie sono ai minimi livelli

 

Ti dirò di più. Mia moglie Kathleen, che ha superato abbondantemente la quarantina, ha una dentatura perfetta da premio, nonostante la sua famiglia non fosse affatto vegetariana o igienista.

Quando va in uno studio odontotecnico per un semplice controllo, sbalordisce sempre tutti i dentisti.

Come mai?

Intanto a Hongkong, dove è cresciuta, si trovava e si trova tuttora molta frutta in ogni periodo dell’anno.

Poi, fatto importantissimo, i cinesi non sono mai stati consumatori di latte e latticini, come facciamo in Occidente.

Le industrie del latte sono arrivate da queste parti molto di recente, in contemporanea con la Coca-Cola e i McDonalds.

 

Quanti mammiferi si cibano di latte dopo lo svezzamento, e con latte di altra specie?

 

Quanti mammiferi al mondo si cibano di latte anche dopo lo svezzamento?

E quanti mammiferi al mondo si cibano di latte di un’altra specie?

Quanti mammiferi al mondo vanno dal dentista, dall’otorino e dall’oculista?

Quanti mammiferi vedi entrare in farmacia a comprare latte in polvere o farmaci riparatori di qualcosa che è andato storto?

Se leggi il simpatico libro  Aprite le Orecchiette, di Pino Africano, edizioni Unaltropuntodivista, troverai ottime risposte e farai pure quattro salubri risate.

 tesina concessa da Aldo Vaccaro