LA SOIA E I FITOESTROGENI

LETTERA

 

Menopausa della donna e ricorso ai fitoestrogeni della soia

 

Caro Valdo, bentornato in Italia! Ti ricordi la mia ultima lettera sulla conferenza organizzata dalla Società Vegetariana di Genova? Quella dove presenziò il pediatra vegetariano Dr Proietti?

Bene, ultimamente c’è stata un’altra conferenza cui ho assistito, sempre tenuta alla Feltrinelli di Genova.

In questa occasione è stato presentato un libro di Nicla Vozzella, dal titolo Io mangio vegetariano.

L’autrice ha spiegato di essere diventata vegetariana mentre scriveva il libro stesso.

Un modo come un altro per auto-convincersi a fare scelte giuste nella vita.

Comunque mi premeva portare il discorso su un particolare che è emerso in tale sede.

E’ stato detto che nel periodo di menopausa della donna, caratterizzato da assenza di estrogeni, è molto salubre assumere la soia, ricca di fitoestrogeni, i quali sussidiarierebbero efficacemente gli estrogeni carenti nel corpo.

 

La corsa alla soia per vicariare la carne è da condannare

 

Vorrei avere il tuo parere in merito, e nel contempo vorrei dare il mio.

Sono decisamente contraria a questo vicariamento di estrogeni.

Credo che la quantità di ormoni giusti e corretti per ogni ciclo della vita sia prodotta infallibilmente dalle ghiandole di un corpo che fa vita sana.

Non c’è bisogno di integrazione con soia o con altro.

La soia è un legume, e come tale è alto-proteica. Occorre introdurne poca e con molta parsimonia.

Questa corsa alla soia da parte di molti vegetariani/vegani, per vicariare la carne, è altamente da condannare.

Anche l’introduzione di fitoestrogeni è da evitare.

 

Un fagiolo che perde la sua struttura molecolare non è più un fagiolo

 

Niente da dire per un piatto di fagiolini di soia, di tanto in tanto.

Ma sono fondamentalmente contraria alla soia assunta in forme del tutto innaturali, come bistecchine di soia, latte di soia, tofu, yogurt, salsa di soia, ecc.

Praticamente con la soia si può creare tutto, in ogni forma e consistenza, ogni gusto e sapore.

Ma tutto ciò è altamente innaturale.

Perché un fagiolo di soia diventi bistecca, deve perdere la sua struttura molecolare ed assumerne una diversa. Troppo lontano dalla natura perché sia innocuo.

 

Dallo svezzamento alla morte, l’alimentazione corretta è sempre la stessa

 

Confesso che anch’io ogni tanto mi concedo un gelato alla soia.

Ma un conto è una cosa sporadica, e un altro conto è l’abitudine!

Semel in anno licet insanire!

Quindi le donne in menopausa, secondo me, non dovrebbero ricercare nella soia un’integrazione ormonale. Molto più saggio che si alimentino bene come sempre, senza fare nulla di diverso.

Alla fine, l’alimentazione corretta è sempre la stessa, dallo svezzamento alla morte.

Vorrei sapere qual è il tuo pensiero in proposito.

Un caro saluto.

Priscilla

 

RISPOSTA

 

Mi trovi completamente d’accordo

 

Ciao Priscilla, come sempre, sai portare argomenti utili ed attuali, pratici e concreti.

E come sempre mi trovi d’accordo dalla A alla Z, in modo quasi imbarazzante.

Leggo quanto scrivi e mi pare di averlo scritto io.

Non so come tu faccia a chiedermi un parere in proposito, quando stai usando la mia mente in fotocopia.

 

Germogli di soia e baccelli di soia scottati al vapore

 

La soia, come tutte le leguminose, non va demonizzata.

Personalmente la suggerisco a tutti nelle due forme più semplici e genuine possibili.

Una è quella dei germogli di soia, da consumare crudi o leggermente scottati (la cottura, entro certi limiti, non li rovina del tutto, grazie al loro contenuto di amido vegetale).

L’altra è quella dei baccelli interi cotti al vapore o in acqua, come fanno in Asia (specie in Thailandia e a Taiwan).

In pratica, si cucina l’intera pianta privata delle foglie e nel piatto si servono i baccelli che devi aprire uno ad uno per poter mangiare i fagiolini verdi interni, che sono deliziosi e digeribilissimi.

 

Arachidi, soia, patate dolci, mais e taro, tutti prodotti naturali cotti con sapienza in Asia

 

Questa tecnica rientra nella saggia attitudine degli asiatici di cuocere conservativamente certi prodotti naturali.

Avviene non solo con la soia, ma anche con le arachidi, cotte pure al vapore nel loro guscio, con il mais, cotto in varie modalità, ma sempre ricoperto dal suo avvolgente cartoccio, con le patate dolci e il taro, cotti al minimo e sempre con la buccia.

 

 

Fare i pazzi una volta l’anno, è ammesso, soprattutto se in quel gelato ci metti dei frutti di bosco

 

E’ lecito fare i pazzi una volta l’anno, come scrivi in latinorum.

Anche lì sto con te.

Mi è capitato a volte di prendere qualche gelato alla soia, a cui ho aggiunto delle fragole, dei lamponi, dell’uva ribes, delle more di gelso e di rovo, che trovo nel mio orto.

Più che fare il pazzo, mi sono divertito nel fisico e nell’anima, oltre che nel gusto.

Noi vegani veniamo spesso criticati per la nostra rinuncia ai piaceri della tavola.

Vorrei che qualcuno provasse, magari in clima di afa ferragostana, una tazza di frutti di bosco mescolati al gelato alla soia.

Una delizia autentica che poi digerisci velocemente senza ritrovarti con la lingua bianca e privo di appetito, come succede coi gelati al latte e al grasso di balena.

 

Alimentazione, respiro, eliminazione, praticamente identici dall’inizio alla fine

 

L’alimentazione, al pari del respiro, al pari dell’eliminazione, è esattamente sempre la stessa, dallo svezzamento all’ultimo respiro.

Se fossi professore universitario ti vorrei come assistente.

Se tu fossi docente universitaria, farei domanda di diventare tuo assistente, tale è la concordanza ideologica tra le nostre posizioni.

Un caro saluto a te e Raffaele.

 

Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma e ABIN-Bergamo