LATTE COLPEVOLE E MELAMMINA INNOCENTE

Una coltre di imbarazzante silenzio sul latte e la melammina

 

Dopo la grande cagnara di settembre-ottobre, dove non si parlava d’altro se non di latte e di melammina, una coltre di silenzio è stata strategicamente stesa sull’argomento, quasi che il latte non si mungesse e non si bevesse più, che il formaggio, il burro, il cioccolato e i gelati al latte non si consumassero più, e che le madri del mondo intero si fossero finalmente decise a fare le brave e ad allattare al loro seno i rispettivi pargoletti, e a cercare nelle verdure crude e nelle foglie, nelle arance e nella frutta, nelle mandorle e nei pinoli, tutto il calcio necessario alla crescita dei loro bambini già svezzati e non più bisognosi di alcun latte umano o animale.

Chiaro che le cose non stanno affatto andando così.

Si è infatti tornati alla normalità di sempre, sia in Cina che nel resto del mondo, come se niente fosse accaduto.

 

In Cina si stanno scoprendo nuovi clamorosi dettagli.

La melammina è un prodotto stomachevole, ma i blocchi renali vengono causati dal latte normale.

 

Ma la Cina non smette mai di sorprendere.

Una decina di bambini morti e 300 mila danneggiati e ospitalizzati ufficialmente, e chissà quanti milioni danneggiati e tenuti a casa senza fare chiasso, non sono qualcosa che si risolve voltando pagina e chiudendo l’incidente.

La cosa più sconcertante che stanno rivelando gli studiosi di questo caso epocale, è che non tutti i bambini ricoverati per blocco renale avevano bevuto il latte alla melammina della Sanlu e delle altre marche colte in castagna.

Pare che addirittura la metà dei bambini ospitalizzati avesse consumato sempre e solo latte comune non trattato con la melammina.

La notizia è clamorosa e apre la strada a inquietanti ipotesi.

Molta gente è sorpresa, e non sa più cosa pensare.

Per noi igienisti, non ci sono sorprese e non ci sono dubbi.

Avevamo già detto a chiare lettere che il problema non è la melammina, ma il latte di mucca in sé e per sé, ottimo alimento per vitellini a quattro zampe, e bianco veleno costipante ed intasante per i pargoletti umani.

 

 

 

 

L’epilogo dello scandalo melammina

 

Si sa che la stampa cinese è sottoposta a controllo e a censura governativa, e che noi invece, nell’Occidente democratico e libero, godiamo in teoria della libera informazione.

Il che fa davvero ridere.

C’è 10 volte più illiberalità, omertà ed autocensura da noi che nella Cina comunista, almeno sull’argomento latte.

Sembra una affermazione paradossale ma non lo è.

Sul  China Morning Post di Hongkong del 5/3 è apparso un interessante resoconto di Vivian Wu sulla liquidazione legale e coatta del gigante governativo del latte Sanlu Group, caduto in disgrazia.

L’asta pubblica è durata una manciata di minuti e si è tenuta in un tribunale di Shijianzhuang, nella Hebei Province, partendo dal valore base di 600 milioni di yuan (60 milioni di €).

A vincere è stata la  Sanyuan Foods di Beijing per una cifra di 616.5 milioni di yuan, che ha così acquisito macchinari e fabbricati, diritti e marchi.

La  Sanlu era la maggiore responsabile del caso melammina, assieme ad altre 22 aziende cinesi produttrici di latte e di latte in polvere, giudicate colpevoli di coinvolgimento nello scandalo.

Chiaramente il governo di Pechino doveva fare qualcosa sul piano penale.

Le cifre ufficiali parlano di 6 casi fatali e di 300 mila a curarsi i calcoli, come dicevamo.

Ma in realtà sono molti di più i bambini morti, e milioni sarebbero i bimbi carichi di calcoli renali.

La Sanlu è stata dichiarata fallita in febbraio e, alla presidente del gruppo Madame Tian Wenhua, è stata risparmiata la pena di morte per un filo, forse perché donna.

Ma dovrà stare per tutta la vita dietro le sbarre.

 

Le proteste dei genitori disperati e i maltrattamenti della polizia

 

C’è stato un corteo di protesta dei familiari delle vittime innocenti, guidato dal loro rappresentante ufficiale Zhao Lianhai.

Due gruppi di poliziotti hanno fatto irruzione nella sua casa di Pechino intimando a Zhao di non andare a Shijianzuang, ma lui si è rifiutato di obbedire. Assieme a quattro famiglie pechinesi si è recato in auto nella cittadina di Hebei, accomodandosi la sera del 3/3 in un hotel del centro.

Alle 8 di mattina del 4/3 (giorno dell’asta), altra visita della polizia in stanza, con la scusa di dover controllare i documenti.

Il gruppo ha cercato invano di raggiungere con la propria auto il tribunale entro l’ora annunciata (ore 11).

Ad ogni incrocio c’erano auto della polizia che impedivano e ritardavano il transito di questi indesiderati.

Alla fine, hanno lasciato le auto e sono andati a piedi lungo i 3 km del percorso, ma l’asta era appena terminata.

Al che, tutti fuori dai gangheri per questo incredibile comportamento delle autorità, sono andati alla sede Sanlu, subendo anche in questa località i maltrattamenti e le dissuasioni delle forze dell’ordine.

La signora Zheng Shuzhen, 52 anni, madre di Zhou Mengxin, bambina di Zhoukou (Henan Province), morta al suo primo compleanno, è stata spinta a terra e trascinata via dai poliziotti, restando sconvolta e senza parole per la violenza subita.

La bambina in questione non è stata nemmeno inclusa tra le vittime della melammina, e la famiglia non ha ricevuto un singolo centesimo di compensazione dalla Sanlu o dallo stato.

 

 

 

 

Le critiche più memorabili al latte sono paradossalmente quelle degli stessi casari

(vedi anche mio precedente articolo Oro bianco, Oro Rosso, Oro Nero)

 

Paradossalmente le critiche più disgregatrici e memorabili al latte rimangono quelle fatte dai casari australiani della  Paris Creek, i quali nel voler giustamente distinguere il loro prodotto dal latte normale e comune in commercio, misero in impietosa evidenza i difetti di quel tipo di latte (che è poi il latte consumato in stragrande maggioranza).

Il  Paris Creek non conteneva infatti additivi, aromatizzanti, addensanti, latte in polvere, latte geneticamente modificato, residui di ormoni di crescita (usati per moltiplicare la resa carne e la resa latte), antibiotici, residui di mangimi inorganici.

In più non era stato omogeneizzato, o peggio sottoposto a UHT (ultra-high temperature) con allungamento della durata, ma anche con netta riduzione di vitalità e valore nutritivo, con ridotto assorbimento di vitamine A e D, con meno Omega-3 e meno antiossidanti.

In più proveniva da mucche munte poco (50% meno di quelle normali), visto che la mungitura eccessiva comporta più stress e più malattie, più farmaci e più integratori, e quindi il ciclo vizioso di un latte pesantemente stressato ed inquinato come le mucche che lo producono.

 

Il magico latte Nido 3+ delle Filippine

 

Un altro articoletto raccolto nei giorni scorsi in Filippine, parla di un’altra marca speciale di latte, il Nido 3+, che conterrebbe molto più calcio, molte più vitamine, molti più probiotici, prebiotici e DHA, del comune latte in commercio.

Chiaro che contenere più calcio, più vitamine, più probiotici, non significa assolutamente nulla in fatto di qualità, visto che è il grado di assimilabilità a determinare il vero valore di un alimento.

Ma i produttori danno per scontato che i clienti siano dotati di un tasso di cultura e di intelligenza medio-basso, per cui possono andare tranquilli e dire le cose più insensate.

Uno dei tanti modi di spingere il proprio marchio sul mercato.

Mai una parola chiaramente, da parte dei giornalisti asserviti, sulle differenze fondamentali esistenti tra il latte di donna e il latte di mucca.
Mai una parola sul fatto che, a svezzamento avvenuto, nessun animale al mondo continua a bere latte e a nutrirsi di prodotti caseari, e che soltanto l’uomo, demenziale creatura a due gambe, ha deciso di fare il succhia-mammelle a vita, andando contro natura, contro logica e contro se stesso, procurandosi una serie impressionante di danni per la propria salute.

 

Il vero scandalo dunque resta quello dell’Oro Bianco

 

Occorre dunque mettere in evidenza che il vero scandalo, più che quello della melammina (pipì e cacca, per ora pare solo di tipo animale, ma nessuno ce lo garantisce), è quello del latte normale.

E’ quello dell’oro bianco che rimane inamovibile al suo posto, in coppia con l’oro rosso, ovvero col sangue delle stesse disgraziate mucche e della loro prole, animali che hanno trovato nel genere umano i peggiori mostri e i peggiori aguzzini di tutti i luoghi e di tutti i tempi.

E, anche volendosi dedicare nuovamente alla melammina, sarebbe più opportuno parlare della melammina di casa nostra, piuttosto che di quella cinese.

La questione più aberrante rimane infatti il diritto di cittadinanza attribuito dalla FDA americana, maggiore ente mondiale sull’alimentazione e i farmaci, al veleno melammina.

 

 

Se in Cina c’è stato un mese fa il patibolo per almeno 2 personaggi coinvolti, e l’ergastolo per la direttrice del Sanlu Group, colpevoli di aver aggiunto al latte quote di melammina che hanno sfiorato i 3,3 mg di melammina per kg di latte, c’è da dire che diverse aziende hanno dovuto chiudere bottega e fallire per livelli di 1 o 2 mg di melammina per kg di latte, quote per le quali da noi sarebbero oggi in perfetta regola.

 

Una legalizzazione-lampo della melammina che ha sorpreso e stupito il mondo intero

 

Come mai la FDA è arrivata a questo? Come mai di punto in bianco ha potuto inventare una sanatoria internazionale e retroattiva sulla melammina?

Come mai è arrivata a questa clamorosa legalizzazione della melammina nel latte?

Possiamo solo fare delle ipotesi, perché queste cose avvengono tutte in stanze chiuse e riservate.

1° Ipotesi)  La pratica di urinare e caccare nel latte, solo sinteticamente, si spera, esisteva già da tempo anche da noi, per cui quella della FDA è stata una specie di sanatoria virtuale generalizzata, per cui se venisse presa in castagna la Danone, o la Nestlé, o la Kraft Food o l’Unilever, non succederebbe assolutamente nulla, almeno al di sotto del limite massimo di 2.5 mg/kg di melammina rilevata.

2° Ipotesi) La FDA può solo aver ricevuto delle direttive o delle dritte da parte della NDC e da parte della Kraft Food, o magari dal gigante dei gelati Basin’s Robbins.

3° Ipotesi) La FDA può aver pure ricevuto istruzioni sul come procedere da Big Pharma, nei cui laboratori c’è gente che lavora intensamente su nuovi farmaci adatti alla fluidificazione del sangue e delle urine, ovvero dei liquidi che arrivano al sistema escretorio e renale dei bimbi e degli adulti.

Per questi operatori di mercato, più gente si ammalerà di blocco renale grazie ad un alto livello di melammina (come ad es i 2.5 mg/kg stabiliti per l’appunto dalla FDA) e meglio sarà.

Il nome dei nuovi farmaci li possiamo pure immaginare: Melacontrast, Uriflux, Renalben, ecc.

4° Ipotesi) La FDA ha capito che non è la melammina a causare i blocchi renali ma il latte stesso bevuto regolarmente, per cui è meglio tenersi stretto questo inquinante proteico in associazione, che può sempre fungere da alibi su cui scaricare ogni futura lamentela.

 

Gli ultimi controlli anti-melammina sulla Wyeth-Usa e la Dumex-Danone-Francia

 

Sul fronte cinese, il quotidiano China Daily di Beijing del 27/2 è costretto malvolentieri a tornare sull’argomento per colpa di 20 famiglie cinesi che si sono lamentate di danni renali sviluppatisi nei loro bimbi per colpa del latte in polvere americano di marca Wyeth.

L’inchiesta è partita prontamente, ma alla fine è risultato che il prodotto Wyeth non superava affatto gli attuali limiti sulla melammina coi suoi 1 mg/kg, ha detto la AQSIQ (Administration of Quality Supervision, Inspection and Quarantine).

A quel punto, Xi Qing, direttore delle relazioni pubbliche per la Wyeth, ha emesso un sospiro di sollievo, dicendo che pure i suoi capi in America hanno accolto la notizia con grande compiacimento.

Nell’articolo, firmato da Cui Xiao Huo, si aggiunge che la Wyeth è la seconda produttrice straniera di latte in polvere a dover rispondere sulla melammina in eccesso, dopo che anche la Dumex, filiale della francese Danone, è stata sottoposta agli stessi controlli.

Appena cinque mesi fa  la Wyeth e la Danone sarebbero finite in prima pagina su tutti i giornali cinesi ed asiatici, non fosse altro per il fatto che si tratta di latte americano e francese commercializzati in Cina.

Oggi invece esse stanno tranquillamente al loro posto come niente fosse, con le carte in regola e la coscienza tranquilla.

Devono solo ringraziare e prostrarsi di fronte all’arguzia della FDA.

 

 

Tutti presi in giro ed in contropiede dalla FDA

 

Gli standard cinesi odierni (stabiliti non dalla Cina ma dall’America all’indomani del caso melammina), parlano, come già detto di un tetto massimo di 2.5 mg/kg per il latte di uso comune, e di 1 mg/kg per il latte in polvere.

Per mesi erano finite sulla lista nera dei quotidiani e delle riviste dell’Asia i colossi internazionali tipo la Dutch Lady, la Nestlé, la Danone, ed anche decine di altri produttori locali di latte e di confezioni alimentari contenenti latte, spesso per livelli di melammina inferiori a 1 mg/kg.

La FDA aveva a quel punto colto tutti di sorpresa.

Quei supermercati che avevano tolto dalle scansie decine di prodotti inquinati da melammina tra l’1 e il 2.5%, potranno ora rimetterli al loro posto.

Pure i legali e i giudici dei tribunali cinesi sono stati presi in contropiede.

Non si possono comminare per un mese fallimenti e chiusure, sanzioni pesanti, ergastoli e patiboli, per poi accorgersi nel mese successivo, che quelli non erano crimini ma bazzecole.

Vecchi peccatori colti con le mani nel sacco e nuovi potenziali peccatori pronti a metterle nel sacco.

Aggiungere melammina al latte non è più un crimine! Anzi è un’azione consigliata e raccomandata!  

Il passa-parola è rimbombato dal Tibet alla Manciuria, da Shenzen a Pekino e Shanghai.

 

I ricercatori cinesi stanno scoprendo gli altarini del latte

 

La presidentessa del Sanlu Group, dietro le sbarre a vita, avrà di che mangiarsi le unghie.

E i due finiti sotto una croce con un proiettile in testa, avranno di che rigirarsi e scalciare a livello di anima.

Tanto più che l’ultima scoperta in Cina è che la melammina potrebbe anche non essere la causa reale delle disfunzioni renali e dei calcoli renali.

Questo dubbio atroce, ma non privo di logica e giustificazione, è stato sollevato perché molti dei bimbi colpiti dai calcoli e dal blocco renale non appartenevano affatto alla clientela Sanlu, ma avevano bevuto sempre e solo latte normalissimo privo di melammina.

Sta a vedere che, per quanto rivoltante e riprovevole sia ingoiare pipì e cacca sintetica di mucca o di qualsiasi altro vivente, non è la melammina il male maggiore, non è la melammina a scardinare e devastare l’apparato renale dei bambini, bensì il normalissimo latte comune.

 

E se fosse vero che il latte di mucca serve solo per i vitellini, e che dopo lo svezzamento ogni latte stona e danneggia?

 

I cinesi, nella loro ingenuità storica sul latte (materiale con cui sono venuti in contatto solo di recente), si stanno ponendo quei dubbi e quelle domande che noi occidentali non ci poniamo mai, ipnotizzati come siamo da latterie, caseifici, consorzi, stalle, gelaterie, burrifici e formaggerie.

E se fosse vero che il latte durante lo svezzamento deve essere rigorosamente quello di donna, formulato appositamente leggero, dolciastro e trasparente dalla natura e non certo dai casari?

E se fosse vero che dopo lo svezzamento sia ai piccini che ai grandi non si deve più dare nemmeno una goccia di latte, come vuole la natura?

E se fosse vero che il vero latte del mondo si chiama acqua biologica, e si trova in tutti i frutti carichi di dolcezza e di squisita sostanza proteica-vitaminica-minerale bilanciata?

In Cina non sanno ancora granché sul movimento igienistico. Ma con le loro domande ci stanno automaticamente arrivando.

 

 

 

I reni sono il primo bersaglio preferito del latte, la ANHS lo sta dicendo al mondo da 150 anni

 

Le scuole igienistiche del mondo intero predicano da decenni che il latte non apporta calcio ma ruba calcio alle ossa causando osteoporosi, per cui quasi tutto il calcio del latte deve per forza essere espulso dal corpo, provocando altri danni aggiuntivi.

La ANHS (American Natural Hygiene Society) lo sta dicendo da un secolo e mezzo, tramite i suoi medici igienisti che rappresentano la dissidenza medica statunitense, ovvero il meglio del meglio della medicina nutrizionale.

Chiaro che i reni sono i primi ad essere colpiti, dovendo filtrare una sostanza che non avrebbe mai dovuto giungere ad essi per alcun motivo.

Le statistiche mondiali parlano chiaro.

Più latte e latticini la gente consuma e più osteoporosi e calcoli renali sviluppa.

Questo paradigma esisteva quando la melammina non era stata nemmeno inventata.

 

Il latte di mucca è un ottimo prodotto completo ed ideale, per l’infante di nome vitellino

 

Come per la carne irlandese alla diossina dicemmo che la diossina non fa certo bene, ma che è comunque il male minore, essendo la carne in sé il vero scandalo e la maggiore fonte di danno fisico alle persone dotate di un corpo umano-fruttariano, così diciamo altrettanto nel caso del latte alla melammina.

La melammina non può di sicuro essere annoverata tra le sostanze benefiche e naturali.

Ma rimane anch’essa un male minore e marginale.

E’ il latte stesso a fare grossi danni e grossi sconquassi.

E’ il latte più buono e piu’ puro, incluso il Paris Creek e il Nido 3+, ad avere in sé le caratteristiche per danneggiare il corpo umano, mentre nessun danno farebbe al vitellino, per il quale è stato sapientemente formulato, disegnato e concepito da quel Dio che si chiama Madre Natura.

 

Il latte in gara col sangue nello scorrimento a rivoli e a fiumi.

Una indegna forma di inciviltà che inebetisce animali e ingrossa ospedali e cimiteri.

 

Ma intanto da noi il latte, continua a fare a gara col sangue nello scorrere a rivoli e a fiumi.

Questa indegna forma di inciviltà che inebetisce e atterrisce animali innocenti, e nel contempo ingrossa ben oltre il necessario ospedali e cimiteri, trova il sostegno di sinistri personaggi provenienti da sinistre scuole del nostro paese.

E’ vero che qualcuno si salva, come il prof Gianni Pezzali, neurologo, che fa giuste correlazioni tra consumo latte e morbo di Parkinson, tra latte e tumori, tra latte e ulcere, tra latte e osteoporosi, o il dr Franco Berrino, direttore dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano, (articolo Troppo latte fa ammalare? di Antonella Trentin, apparso su Donna Moderna) che afferma senza mezzi termini  Del latte potremmo fare tranquillamente a meno, aggiungendo che le proteine del latte apportano il fattore di crescita IGF (increase growth factor) che fa aumentare le possibilità di cancro al seno, all’ovaio, alla prostata e ai testicoli, mentre il vero buon calcio si trova nelle mandorle e nel sesamo, nei cavoli e nei legumi.

 

 

 

Le fonti della diseducazione non si esauriscono mai

 

Ma c’è ancora gente come il dr Eugenio Del Toma, nutrizionista, e docente di scienza dell’alimentazione all’Università Campus Biomedico di Roma, e coautore del libro bianco della Assolatte (Associazione Italiana Lattiero-Casearia) che lo considera alimento prezioso ed indispensabile e lo prescrive regolarmente ai suoi clienti.

O come il nefrologo Giovanbattista Capasso, per il quale un bicchiere al giorno non fa male a nessuno.

O il gastroenterologo Stefano Fagiuli, direttore dell’unità di gastroenterologia agli Ospedali Riuniti di Bergamo, che si lascia sfuggire una frase alquanto diseducativa tipo  E’ raro che il latte faccia male.

Mariella Gabriella Gentile, direttore del centro dietetica e nutrizione clinica all’ospedale milanese di Niguarda, fa ancora peggio (vedi articolo  Non c’è dieta che tenga di Anna Jannello, Panorama del 5/2):

Se si dimagrisce eliminando i latticini, per esempio, è perché si è privato l’organismo di alimenti importanti.

Non citiamo nemmeno i nutrizionisti che sono ospiti fissi delle reti televisive, regolarmente foraggiati e mantenuti sul palco dall’Agroalimentare italiano, che da tempo ha abbandonato il verde per dedicarsi alla stalla-penitenziario, al macello e al caseificio.

Quando mai impareranno le persone che occupano posti di prestigio, a diventare più obiettivi e scientifici, più trasparenti e indipendenti, più responsabili e meno diseducativi nelle loro affermazioni?

 

Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)

                         – Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)