Il piacere di ricevere dei messaggi telepatici
Caro V,
E che te lo dico a fare?
Ricevere i tuoi scritti non è solo un piacere, ma è quanto di più informativo, esauriente, semplice, evidente e vero io abbia mai ricevuto.
Ogni volta che leggo i tuoi pensieri, e da un mesetto mi arrivano puntuali, mi danno le risposte a ciò che il giorno prima avevo pensato di chiederti.
Funziona come segue. A livello di pensiero metto lì una domanda, e dopo brevissimo tempo ricevo da te la risposta. Ottimo no? Guarda che percepire a livello telepatico non è da tutti. Grazie per questo.
Mi ritrovo a parlare di te con svariate persone, le quali non ti conoscono, ma sono incuriosite da quello che dici. I commenti sono molteplici. A livello salottiero mettono comunque in discussione quanto hai espresso ad esempio nello scritto Pubblicità deviante e medici irresponsabili.
D’accordo su tutto, fuorché sulle uova, e qualche obiezione sulla frutta
Valdo, sono d’accordo in tutto, ma proprio in tutto quello che esponi e denunci, tranne che sulle uova.
La contestazione che maggiormente mi viene fatta è la seguente:
Le galline fanno le uova, noi le accudiamo e loro ci danno questo prodotto come scambio. Perché non mangiare le uova?
Sulla frutta poi si obietta che:
La frutta e la verdura che mangiamo, se non sappiamo da dove proviene, e non è derivata da coltivazione biologica e biodinamica, è inquinata ed impoverita delle sostanze minerali, vitaminiche e proteiche che un vero buon frutto o un vero buon vegetale dovrebbero avere per nutrirci in modo adeguato.
Animali liberi e sacri, stravolgimento economia, e la triade sesso, soldi e potere
Altro punto riguarda Tutte quelle mucche, quelle scimmie e quei ratti che invadono l’abitato dei paesi orientali. Sono davvero mucche sacre ed animali sacri?
Qualche dubbio viene anche sull’immane lavoro di stravolgere l’economia del paese, anche se forse ciò non è impossibile.
Quanto a sesso, soldi e potere, triade basata sull’abuso, sulla corruzione e sulla depravazione, non si può essere certo esaurienti esternando tre parole.
La scena ideale
Dimmi come vedi la tua scena ideale.
Le donne, le mamme e le mogli che stanno a casa e accudiscono i loro mariti, i figli e la famiglia?
Gli uomini che coltivano il loro campo e provvedono a sostentare la famiglia?
La società (uomini e donne) che ritorna all’agricoltura poiché di frutta, verdura, cereali e semi è giusto alimentarsi?
Aziende che non devono essere controllate perché gli uomini che le gestiscono sono in prima persona consapevoli di non dover nuocere a loro stessi e agli altri loro simili?
Quali i valori? Dove sono posizionata? Quali le priorità per migliorare me stessa e la società?
Anch’io, come te, vivo in un mondo imperfetto.
Quello che propongo a chi viene in contatto con me su questi argomenti è prendere come esempio una scala di valori da 1 a 100, fare un elenco dei valori che incidono sul comportamento, porsi la domanda dove sono posizionata in questo momento?
Dopo aver ottenuto tali dati, possiamo assegnarci delle priorità in termini di cose migliorabili per noi stessi e di cose migliorabili per chi ci sta attorno.
Alla fine dobbiamo pure divulgare il risultato dell’operazione agli altri.
Si deve partire dal singolo e andare verso il collettivo, non viceversa
Come ben vedi, e tu lo stai anche facendo, si deve partire dal singolo per poter ottenere il tutto.
Se facciamo invece il percorso opposto e consideriamo il mondo nell’assieme, ci sentiamo sopraffatti dalla enormità delle cose da affrontare e mettere a posto, per cui potrebbe subentrare lo scoraggiamento e la rinuncia.
La delega alla politica porta alla irresponsabilità ed al degrado dell’essere umano
La frase che si sente più spesso è che Il mondo è sempre andato avanti così e non si può cambiare.
Si delega così la propria responsabilità ad altri e ci si lascia gestire e governare.
Questa grande gestione da parte della politica, che è preposta nel gestire le idee, nell’emanare le leggi, è diventata quasi irreversibile ed immutabile, anzi va sempre più peggiorando verso il degrado dell’essere umano.
Serve altruismo e conoscenza storica della situazione, non falso progresso e falsi valori effimeri ed unti dalla pubblicità demenziale che ci circonda
E’ una grande trappola con sbarre al titanio. E’ tutto un inplant. C’è chi è programmato bene e chi male, ed è indispensabile conoscere l’inizio per capire e comprendere il presente.
Se ne può uscire solo con la consapevolezza (la conoscenza della materia) e con la determinazione dettata dall’altruismo e dall’amore per i propri simili, e non col falso progresso che incattivisce le persone, portandole verso valori sempre più effimeri e unti dalla pubblicità demenziale, tanto osannata e propagata.
Se vuoi rispondermi mi farà piacere
Volevo solo confermarti il mio interesse a ricevere per sempre le tue tesine.
Solo che poi, invece delle due righe pensate, è venuto fuori un lungo discorso.
Che dire poi del dr Giovannetti. Meglio di Zelig, scherzando. Meglio di Veronesi, sul serio.
Vale anche per te.
Se vuoi rispondermi mi farà piacere.
Con ammirazione. Doris di Milano.
La quasi assoluzione delle uova
Ciao Doris,
Qualcuno dirà che ci siamo messi d’accordo.
I tuoi apprezzamenti sono imbarazzanti, ma mi fanno ugualmente un grande piacere.
Devi aver capito che ho un debole per le carezze virtuali e non.
Veniamo ai tuoi punti, partendo dalle uova.
In un certo senso potresti aver ragione. Sulle uova che ti regalano i volatili che tieni amorevolmente in cortile e che non sottoponi ad ammazzamento finale, non ci sono grandi obiezioni.
Sul rapporto dare-ricevere che instauri con la gallinella o l’anatra, l’uovo potrebbe addirittura diventare alibi per un rapporto di amicizia e collaborazione tra umano e animale.
La stessa cosa potrebbe valere per i due litri di latte giornaliero che il contadino dei tempi andati sottraeva alle sue mucche, che fungevano da madri e nutrici del proprio vitellino, da amiche di famiglia, e da trattore per i campi.
Volatili pieni di ferite, di sofferenza e di leucosi
Oggigiorno, l’uovo e il latte sono il punto terminale di un processo industriale mostruoso.
Restando sull’uovo, il Bureau of Labor americano ha elencato l’industria di trasformazione della pollicoltura, come la professione più pericolosa e rischiosa per la salute, e la più crudele nei riguardi degli animali coinvolti.
Entri in quegli stabilimenti e ti chiedi se quelle sono galline, o un’altra specie di animali strani e mai visti prima.
Sono spesso senza piume, e si feriscono orribilmente contro la rete metallica delle gabbie, per cui la loro pelle è tutta tappezzata di rosse ferite e di cicatrici scure.
Il loro stato di salute è infimo, imballate come sono, pari a sardine in scatola.
Sviluppano il cancro del volatile, cioè la leucosi, con una frequenza impressionante.
L’unico obiettivo è coprire le spese e fare soldi rapidamente
Fred C. Haley, presidente di un allevamento di 225 mila galline in Georgia, ha dichiarato (Diet for a New America, John Robbins) che l’obiettivo per cui si producono le uova è quello di coprire le spese e fare soldi rapidamente. Chi pensasse diversamente sarebbe semplicemente fuori rotta, e non avrebbe capito un bel niente sull’argomento.
In America ci sono allevamenti di volatili torturati ed ingabbiati ad ogni angolo.
Vengono inoculati e dosati con ormoni e antibiotici, iniettati di prodotti chimici per colorare di giallo le loro uova smorte, ingozzati di vitamine sintetiche, di minerali e ormoni disciolti nell’acqua.
La gallina del domani, senza gambe e senza piume
All’Animal Research Institute of Canada, il direttore dell’istituto R.S.Gowe, in una conferenza sui Metodi Intensivi di Produzione, dichiarò che nei loro piani rientrava l’intenzione di sviluppare la gallina del domani, mediante incroci e clonazioni.
L’animale ideale sarebbe una gallina senza gambe (oggi le galline tendono a saltare, quasi a voler superare l’ostacolo della rete, non sapendo che sopra la testa c’è altra rete, per cui si feriscono alla testa e stramazzano al suolo), e una gallina senza piume (così tutte sono uguali ed in più non c’è il bisogno di spiumarle quando le si tira il collo).
Robbins se ne andò incredulo, ma ebbe poi la sorpresa di sapere che allo stesso identico progetto stavano lavorando almeno sei diverse università degli Stati Uniti.
Gli animali si vendono a peso, e non certo in base allo stato di salute
Un noto allevatore americano gli disse testualmente che Tutte le galline allevate in USA vengono impregnate di antibiotici, sulfamidici, arsenico ed altro, dal primo all’ultimo giorno della loro breve esistenza, e non c’è nulla nella loro dieta di quanto esse mangiano normalmente in natura.
Il prezzo della gallina e delle sue uova viene stabilito a peso, e non certo in base allo stato di salute dell’animale, cosa che succede ovviamente con tutti i tipi di animali.
Pertanto, ogni alimento viene selezionato puramente in base alla sua capacità di massimizzare il peso della gallina e delle sue uova, e niente altro. Alla fine, i poveri animali hanno ossa fragili, gambe e colli storti, giunti infiammati, ed altre strane malattie.
Non c’è gallina che conosca i sapori dell’aria e dell’acqua.
Non c’è pulcino maschio che eviti la macchina trita-pulcini. Un bel modo di venire al mondo.
In una mia intervista con un amico friulano, ex-allevatore avicolo, tutte le cose sopra accennate, più altre ancora, sono state puntualmente confermate.
Ha solo aggiunto che non c’è gallina, oggi, che sappia di che colore è il cielo, di che fragranza profumi l’aria esterna, di quale sapore abbia l’acqua, e di quale calore apportino i raggi del sole.
Quanto ai pulcini, sappiamo che allevare dei galli non rende affatto in termini di denaro.
Ecco allora che i malcapitati maschietti provenienti dall’incubatrice, fanno pio-pio in attesa magari di un applauso o almeno di un’amorevole carezza, per essere sgusciati fuori dall’uovo con successo, e si ritrovano invece presi da mani impietose che li rispediscono al creatore, schiacciati da un macchinario trita-pulcini che li riduce in orribile poltiglia, usata per alimentare maiali ed altre specie animali.
Un bel modo davvero di venire al mondo, per il piccolo Chicchiricchì.
Cosa è in realtà l’uovo
L’uovo può essere un pulcino in via di trasformazione, se fecondato, o un aborto di pulcino nel caso opposto. In ogni casi si tratta di materiale proteico identico alla carne, e come tale causante i tipici inconvenienti della proteina nobile, ossia acidificazione del sangue, crisi ossidative e radicali liberi, putrefazione intestinale.
La contaminazione da salmonelle e dalle tossine degli stafilococchi è frequentissima.
L’albume dell’uovo è poco digeribile-assimilabile, mentre il tuorlo di un solo uovo ha la stessa quantità di colesterolo di 300 grammi di carne.
Perché ci teniamo tanto alle uova?
La domanda che è giusto porre a noi stessi è, semmai, perché ci teniamo così tanto alle uova?
Trattasi del solito errore ideologico della dipendenza dalla sostanza, dalla proteina nobile completa e concentrata, che soddisfa il palato e l’abitudine a quel profumo (in realtà quel miasma pessimo di freschino che l’uovo lascia a lungo nel lavello, suii piatti e a maggior ragione dentro di noi).
Ci illudiamo, con l’uovo, di aver messo nell’organismo una bomba energetica, e di aver sottoscritto una polizza di assicurazione contro la fame e le carenze.
Abbiamo invece scelto solo una scorciatoia pericolosa che ci intasa il fisico e ci compromette l’armonia biochimica gastrointestinale, portando via spazio a tante cose migliori, virtuose ed appaganti, che esistono, a condizione che le andiamo a cercare.
Abituiamoci a mangiare più mandorle, pinoli e uvetta.
Abituiamoci a mangiare più spesso le cose giuste, a non andare mai in situazioni di fame, essendo la fame cattivissima consigliera.
Che vale caricarsi di uova per acuire il mal di schiena, i fastidi artritici, il fegato pesante e il sangue rallentato dal colesterolo?
Non si esageri col demonizzare la frutta e la verdura non biologica
Chiariamola una volta per sempre questa magagna ideologica, questo pregiudizio creato ad arte da chi ha interesse a farlo.
E’ sicuramente meglio conoscere su quale albero è cresciuto il frutto che mangiamo e da quale zolla proviene il radicchio della nostra terrina. Niente dunque contro il biologico e il biodinamico.
Ma i nemici della frutta e degli ortofrutticoli hanno soffiato sul fuoco in continuazione, e sono riusciti a far credere cose che non sono vere, togliendo alla gente la fiducia, affamandola ed obbligandola poi automaticamente a ingozzarsi di alimenti cadaverali e di cibi junk.
Ricordiamoci che un frutto, per svilupparsi e maturare, percorre un ciclo naturale di diversi mesi assorbendo dall’atmosfera, dal sole, dal mix di minerali ed acqua piovana del terreno, tutto quello che gli serve per realizzarsi.
Un prodotto nato col consenso della natura, ancorchè inquinato ed impoverito, rimane in ogni caso il cibo più nutriente e generoso a nostra disposizione, e non esistono alternative e sostituti che lo possano rimpiazzare.
Alcune cose sono decisamente da evitare, come le verdure da serra e preconfezionate e gli alimenti naturali irradiati
Evitare la verdura da serra e la verdura già lavata e confezionata nei sacchetti di plastica.
Chiedere sempre patate e cipolle e castagne non irradiate, come spesso succede nei supermercati.
Le patate irradiate, ad esempio, non germinano, perché sono state devitalizzate. Equivale a comprare delle patate chimicamente precotte. Se le cuoci diventano bi-cotte.
La dubbia sacralità di mucche, scimmie e ratti in libertà nei dintorni della regione indiana
Per le scimmiette, il problema sta nel fatto che l’uomo ha tolto loro spazi vitali, alberi e foreste, incluso gli alberi da frutto dai quali traevano il loro sostentamento.
Per le mucche, il problema rimane quello di favorire la nascita di animali per via del latte (alimento che va per la maggiore tra gli indiani, essendo approvato da diverse correnti Veda), senza essere poi in grado di gestirne le conseguenze, e di controllare i movimenti degli animali stessi.
Per i ratti, dipende tutto dalla sporcizia e dalle reti fognarie delle grandi città.
Purtroppo, la convivenza tra uomo e animali diventa a volte problematica, al punto di dover richiedere anche soluzioni drammatiche tipo derattizzazioni intensive, pari a quelle che si fanno con le zanzare.
A volte vale davvero il principio Mors tua vita mea.
Lo stravolgimento dell’economia
Più che stravolgere l’economia, si tratta di ristrutturarla a ritmo sistematico ed incalzante.
Occorre fare scelte giuste e pianificazioni intelligenti.
Radere al suolo i macelli non è un grosso problema. Abbiamo ottime ruspe pronte a intervenire.
Basta volerlo. Serve agilità mentale e consenso generalizzato. Serve istruzione trasparente ed onesta. Serve flessibilità operativa. Rimboccarsi le maniche e lavorare.
Non bisogna lasciare sul lastrico nessuno.
Gli stati devono prevedere e favorire attività alternative ed anche sovvenzionate quando serve, per macellai appiedati e senza macello, e per allevatori senza più stalle.
Scoperte certe verità e certe menzogne, la gente deve dare prova di saggezza e di coerenza, dando una spallata alle assurdità ed alle palle di ferro al piede.
La triade sesso, soldi e potere. Quand tu as l’argent tu n’as pas la femme.
Molti anni fa mi trovavo dalle parti di Montmartre, in una pizzeria all’aperto.
Arrivò un giovane capellone dalle vesti sgualcite, con la chitarra scassata e male accordata, e ci fece però sentire il suo originalissimo repertorio.
Una delle sue canzoni mi rimase molto impressa. Diceva grossomodo:
Quand tu as la faime tu n’as pas le pain,
Quand tu as le pain tu n’as pas la faime,
Quand tu as les dents tu n’as pas le pain,
Quand tu as le pain tu n’as pas les dents,
Quand tu as l’argent, tu n’as pas la femme,
Quand tu as la femme tu n’as pas l’argent …
Una canzone sfigata, ma assai verosimile
D’accordo, una canzone abbastanza sfigata, però assai verosimile.
Non si può avere sempre tutto in contemporanea dalla vita.
Avere il potere comporterà molti vantaggi, ma ti porterà via alcune cose essenziali, tipo la libertà, la privacy.
Avere la ricchezza ti permetterà di comprare molte cose, ma non quelle essenziali, come la salute e l’armonia spirituale, che magari hai compromesso proprio nella tua movimentata scalata al successo economico.
Chi troppo abbraccia nulla stringe
L’amore vero e semplice, ed anche la vera attrazione, purtroppo non si comprano da nessuna parte.
Il sesso sì, in ogni angolo del pianeta. Ma dove sta mai la soddisfazione? Dove stanno il challenge e la sfida? La piccola e vanitosa, ma indispensabile soddisfazione di farlo perché hai conquistato la voglia di farlo, il gradimento, o almeno il dài facciamolo, anche dalla controparte, e non per il banale motivo che hai una banconota in più nel portafogli?
Ho due amici orientali assai dotati in fatto di conto in banca, che più di una volta si sono tolti lo sfizio di portarsi una decina di ragazze in una suite alberghiera a 5 stelle, stimolati anche dalle scorribande del calvo artista Yul Brinner, che se ne portava a letto 7 al colpo a Manila e dintorni.
Tocca qui e tocca lì, ma alla fine chi troppo abbraccia nulla stringe, e si sono ritrovati il giorno dopo col mal di testa (non disdegnando pure di bere) e la bocca amara ed impastata, con un conto attivo sensibilmente dimagrito sulla carta di credito, e col vago ricordo di aver cavalcato si e no due delle donnine, facendo pure la figura dei pirla.
La scena ideale
Non esiste una scena ideale, un presepe santo e virtuoso, od uno licenzioso e peccaminoso.
Esistono tanti modelli disegnati in base alle diverse persone ed alle diverse situazioni.
Vanno bene le mamme tradizionali tutto casa e famiglia, come vanno bene quelle moderne, dinamiche e intraprendenti, libere ed attive.
La scena ideale per me è quella dove c’è più sorriso, più scherzo, più atmosfera costruttiva e generosa, più fiducia in noi stessi e nel nostro futuro. Meno paura per la malattia e per la morte.
Più voglia di vivere e più sincerità. Più amore tra di noi, e nessuna sopraffazione contro i più deboli.
Meno ipocrisie e meno bigottismi.
Penso a una Terra più laboriosa e scherzosa, meno fanatica e molto meno sanguinaria.
Più che all’ambiente famigliare, che in qualche modo riusciamo a forgiare in una certa misura, penso all’ambiente generale, penso alla Terra nell’assieme.
E me la vedo piena di gente che corre di meno e pensa di più. Piena di giovani che hanno voglia di studiare e di imparare, e che rispettano religiosamente il proprio corpo, che stanno rigorosamente lontani dal fumo, dalle pasticche e da tutti gli inquinanti che spesso elenco nei miei scritti.
Un mondo senza macelli e senza ospedali.
Un mondo non scimunito, dove i giovani vanno a cercare i vecchi.
Penso a un mondo senza macelli e senza ospedali, senza troppe sale chirurgiche, ma con dei pronto-soccorso in ogni distretto. Un pianeta senza guerre e senza squilibri. Strade senza pazzi, senza gente ubriaca ed alterata che corre creando incidenti ed investendo persone.
Un mondo fatto di più carezze e di meno preghiere. Di più studio e più lavoro e meno funzioni religiose.
Un mondo fatto di gente che ti apprezza e ti giudica per quello che sei veramente, non per i tuoi dati anagrafici e i tuoi titoli di carta, ma per quello che vali veramente.
Un mondo intelligente e non scimunito, dove i giovani non sottovalutano e disprezzano gli anziani, i padri e soprattutto i nonni, ma li vanno a cercare, li coccolano e li apprezzano, non fosse altro che per i segreti e le esperienze che spesso i vecchi covano.
Un mondo dove la sopraffazione, la violenza sulle donne, l’adescamento ed il commercio della carne altrui, vengano stroncati in modo draconiano
Un mondo dove c’è più fiducia e meno cattiveria. Dove l’anziano che parla a un bambino, o gli accarezza la testa, non viene guardato con sospetto o accusato di pedofilia..
Dove l’uomo e la donna si attraggano e non inventino barricate. Dove si rispetti però la monaca e il frate, l’asceta, la dignità delle donne e soprattutto delle madri. Ma senza sessuofobie e bigottismi ipocriti. Un mondo dove pure il diverso non venga demonizzato.
Un mondo dove la sopraffazione di ogni tipo, fisica e psicologica, ed in particolare la violenza sessuale sulle donne (in famiglia e fuori), e l’adescamento di deboli e minori, il turpe commercio di carne umana, vengano stroncati in modo draconiano.
Grandi ritorni alla terra saranno difficili
Mi accontenterei che la tecnologia risolvesse i problemi del grosso inquinamento nelle città, riducendo il traffico automobilistico, migliorando radicalmente i motori.
Più che le strutture fisiche e materiali, serve un cambiamento nel pensiero e nella preparazione culturale ed etica dell’umanità.
Di sicuro ci saranno più uomini e donne che tornano alla terra, all’agricoltura ed alla frutta, con una nuova mentalità ed un nuovo spirito.
Più gente che pretenderà di avere sempre, accanto alla sua abitazione uno spazio adatto ad ospitare un orticello ed un frutteto, o almeno una terrazza assolata in cui coltivare piante aromatiche, prezzemolo e menta, salvia e rosmarino, due metri quadri di radicchietto e qualche vasetto di germogli.
Più coltivatori, trasportatori, negozi e organizzazioni stile ortofrutta, gestiti da gente responsabile che pensa innanzitutto alla qualità ed alla salute, e solo in seconda istanza al discorso economico.
Un elenco dei valori (da 1 a 100) che incidono sul mio comportamento
Esiste il cambiamento e l’evoluzione per tutti noi.
Da quando ero piccino a tutt’oggi, ho sempre dato valore 100 alla salute, pur non avendo mai avuto quei grossi problemi che spesso caratterizzano i grandi igienisti, tipo Arnold Ehret, Max Bircher-Benner e Manuel Lezaeta Acharan, Luigi Costacurta e lo stesso Carmelo Scaffidi, portandoli per reazione a diventare grossi salutisti.
Nel mio caso ho avuto sempre la fortuna di essere un mostro di efficienza fisica per tutta la mia vita, conoscendo l’umiliazione e la sofferenza del bisturi soltanto due anni fa, quando ho dovuto rassegnarmi ad un ritocco compensativo all’anca destra, traumatizzata nella cartilagine da ripetute cadute sul fianco destro nei campi di calcio.
La convinzione di fare le cose giuste da mattino a sera
E tuttora vale lo stesso principio, anche se esiste il cambiamento e l’evoluzione per tutti noi.
Chiaro che nel termine salute ci inserisco l’etica e l’armonia, l’equilibrio, la libertà di pensiero e di azione (che include l’aspetto economico), la convinzione di fare le cose giuste da mattina a sera, e se possibile persino nei sogni notturni.
E’ per questo che continuo a sognarmi di fare dei goal spettacolari come un tempo, e di trastullarmi a letto con le più belle e interessanti donne del pianeta, o a volte pure anche con la prima che capita.
I sogni, per quanto sballati e non realizzabili, non tradiscono mai
Se fossero cose davvero sbagliate non me le sognerei nemmeno.
Non mi sono mai sognato di andare in casino, di desiderare un maschio, di insidiare una bambina, di fare dei torti alla gente, di imbrogliare la gente, di comportarmi da cafone, di ammazzare un maialino, una gallina o un vitello.
Non mi sono mai sognato di mancare di rispetto ai miei genitori, ai membri della mia famiglia, e nemmeno al mio peggior nemico, ammesso che abbia dei veri nemici.
Né mi sono mai sognato di mangiare una bistecca, o un pollo alla diavola, o delle trippe in umido.
C’è un’impressionante coerenza ed una continuità ideale tra i sogni e la realtà, anche se alcuni sogni mantengono intatte le loro caratteristiche di assurdità e di irrealizzabilità tipiche dei fenomeni onirici.
Le mie priorità del passato
In passato avevo due o tre precise priorità.
Salute ed efficienza fisica (giocare bene al calcio e fare goal erano il viatico, o se vuoi la droga, per farmi stare felice, appagato, sereno e tranquillo, in piena armonia con me stesso e col mondo intero).
Qualche ragazza a disposizione, sullo stile de Il problema più importante per noi, è di avere una ragazza di sera, per dirla col re dei simpatici, Adriano Celentano.
Fare bene a scuola. Fare bene sul lavoro. Non offendere mai nessuno. Amare me stesso ed anche gli altri. Mettermi sempre nei panni degli altri, prima ancora che nei miei.
Ricordo che a 20 anni, proveniendo da famiglia economicamente normalissima, scrissi su un diario alcune priorità ed alcuni obiettivi concreti, che magari adesso fanno un po’ ridere.
Primo automobile, secondo telefono, terzo conto in banca, quarto girare il mondo e particolarmente l’affascinante Asia.
Il non facile percorso concreto
Quando mi diplomai con ottimi voti all’Istituto per Ragionieri Antonio Zanon di Udine, il grande preside di allora professor Oreste Mistruzzi conosceva bene il mio sofferto curriculum scolastico.
Avevo infatti conquistato la difficile ammissione alla terza, tra un gruppo di trenta privatisti, tutta gente che aveva speso molti soldi per tale esame, e tutti tartassati e bocciati fuorché due.
Avevo poi portato lustro alla scuola vincendo due importanti premi regionali per il miglior tema sull’Europa, e lui mi compensò, in associazione con la mitica professoressa Bernardinis, collocandomi primo in lista alle banche udinesi in cerca di elementi validi.
L’impatto con l’agognato posto di lavoro
I posti migliori corrispondevano agli istituti più noti, tipo BNL, Cassa di Risparmio, Banca Commerciale Italiana, Banco di Roma, Monte dei Paschi. Ma chi pagava il doppio e richiedeva meno fatica, era a quel tempo il Mediocredito.
Molti ragionieri avrebbero percorso in ginocchio tutte le vie di Udine, pur di entrare in quel posto.
A casa mia gongolavano, soldi immediati e carriera assicurata.
L’appuntamento col direttore del Mediocredito era per le 15 del 20 luglio.
Entrai puntuale, timido ed emozionato, e venni fatto accomodare in una saletta d’aspetto con vetrata, da cui potevo scorgere la decina di impiegati al lavoro nella sala adiacente, ad aria fortemente condizionata.
Un decisivo ritardo che assunse importanza storica per le mie sorti
La mia fortuna fu che il direttore arrivò con un’ora o più di ritardo.
Un’ora che mi sembrò un secolo.
Osservavo gli impiegati annoiati ed assonnati, che leggevano la Gazzetta o il Corriere, chi in modo corretto e chi facendo finta, col foglio ribaltato.
Già a quel tempo odiavo l’aria condizionata.
Soppesavo quelle scene e cercavo di vedere me stesso, seduto in mezzo a quegli impiegati e con gli stessi giornali per otto ore al giorno.
Non puoi mettere un giaguaro o un leopardo in una fresca gabbia dorata, pensando che sopravviva
Erano tempi in cui non giocavo solo a calcio, non facevo solo corse frequenti in bicicletta verso le località carniche di montagna, o nuotate a farfalla alle boe e ritorno in zona Pontile di Lignano Pineta, o tre ore giornaliere di corse e passeggiate per i boschi del Cormor o del Citòn di Fontanabona.
Già otto minuti mi parvero troppo. Non ebbi alcuna esitazione. Compresi la trappola in cui stavo per cadere, e mi resi perfettamente conto che sarebbe stata la mia morte psico-fisica.
Dopo mezz’ora, senza dire niente a nessuno, sgattaiolai fuori dal Mediocredito, inforcai la mia bicicletta e tornai precipitosamente a casa.
Figlio, hai deciso tu? Ti approvo non al cinquanta, ma al cento per cento.
Quando mia madre seppe della mia decisione, si mise a piangere come non l’avevo mai vista fare.
Avevo innescato una specie di dramma.
Mi guardava come un figlio irresponsabile che aveva appena buttato alle ortiche un capitale, e che tradiva la famiglia, la scuola, il preside, i professori, il direttore della banca e il mondo intero.
L’unico a capirmi fu mio padre che, dopo la sua intera giornata di lavoro alle Officine Bertoli, in mezzo ai fumi dei forni per l’acciaio e le leghe al manganese, arrivò a casa alle sette di sera.
Chiese il perché del trambusto e della disperazione.
Gli spiegai che avevo appena spedito tre raccomandate a Mistruzzi, Bernardinis e Mediocredito, con due righe di ringraziamento per la fiducia e di rinunzia al posto, avendo deciso di continuare gli studi all’università di Trieste, usufruendo pure del presalario.
Figlio. Hai deciso tu? Lo hai fatto al meglio? Ti approvo non al cinquanta, ma al cento per cento.
Lascia pure che le donnine piangano. Queste sono cose da uomini. Cose che loro non possono capire.
Sarei potuto diventare una persona diversa
Non è detto che la scelta di allora sia stata la migliore sotto tutti i punti di vista.
Mi cercava pure qualche partito, sempre alla ricerca di reclutare giovani. Diversi amici di allora sono diventati sindaci ed assessori.
Mi cercava pure qualche squadra di calcio quotata, alla ricerca di talenti.
Sarei potuto diventare una persona diversa da quello che sono oggi.
Più inquadrato ed anche più ricco economicamente.
Andare all’università a quel tempo era per me tenere le porte aperte.
Tant’è che, dopo la laurea, feci molta attenzione a non finire nei trabocchetti.
Il rimpianto di una possibile carriera universitaria
Penso ancora che forse sbagliai a non accettare un posto di assistente universitario all’università di Gorizia, che mi venne allora offerto dal professore-prete di sociologia De Marchi.
Ma avevo inserito nella mia mente alcune priorità, non ultima quella di guadagnare.
A Gorizia mi davano qualcosa di importante, ma uno stipendio da fame che non mi potevo permettere.
Ed è così che entrai nel mondo del lavoro commerciale e del marketing, scegliendo l’export e i viaggi all’estero.
Sei maxi-viaggi Asia all’anno per 30 anni non è da tutti
Una carriera tutto sommato più rischiosa e più avventurosa, ma molto libera sotto ogni punto di vista.
Uno stile di vita che mi permetteva di rimanere il più possibile ligio ai miei principi di salute e di libertà, anche se la mole intensa e straordinaria di viaggi aerei non può certo essere considerata il massimo in fatto di salubrità.
Soddisfazione e piaceri in abbondanza. Una decina di amichette per ciascuna capitale, tanto per non perdere il ritmo. Persino 4 anni di militanza nella serie A di calcio a Singapore, con soddisfazioni non indifferenti, e diversi sassolini tolti dalle mie scarpe.
La casa, l’orto-frutteto e la famiglia
Oggi mi ritrovo con la casa e la famiglia.
Con due orti e due frutteti pieni di tutte le verdure e di tutta la frutta che preferisco.
Coi boschi e i prati circostanti pieni di verdure selvatiche, di bacche eduli e di funghi.
Mia moglie spesso mi sfotte dicendo che mi sono rovinato con le mie stesse mani, e che non avrei dovuto mai sposarmi. A volte scherzando e altre volte seriamente.
Giusto o sbagliato l’ho fatto. Ho due magnifici ragazzi e una ragazza (sempre lei mia moglie) tutto sommato magnifica, anche se rompiscatole come tutta la sua categoria, ma sarebbe irreligioso lamentarsi troppo.
Qualcosa di straordinario è successo nel frattempo
Continuo a girare per il mondo.
Ma qualcosa di notevole e di importante è successo nel frattempo. Quello che avevo cercato di ritagliare come un hobby costruttivo della mia vita, cioè l’igienismo, l’animalismo, l’etica salutistica, mi stanno imponendo qualche sacrificio in più, ma anche dando delle belle soddisfazioni.
Il mio libro Alimentazione Naturale pare avere le caratteristiche di diventare un best-seller del settore.
I miei articoli, che rompano o no, vengono comunque letti.
Il bello è che quanto scrivo viene apprezzato pure a Singapore, a Hongkong, in Australia e in Cina.
Forse è un segnale che il mondo sta davvero cambiando. Era sempre ora.
Non sarà forse che chi dice Il mondo è sempre andato avanti così e non si può cambiare, sta facendo un grosso errore di calcolo?
Franco Libero Manco, e il suo affiatato gruppo dell’AVA, Carmelo Scaffidi e la sua ABIN.
Tante nuove importanti conoscenze che si vanno formando intorno a poche semplici e basilari idee.
Eppoi mi ritrovo dei nuovi amici e delle amiche eccellenti, come per l’appunto la Doris, che mi impone di aprire le mie agende e di confessare chi sono e chi non sono.
Di dire dove posso migliorare, e quanto posso far migliorare chi sta intorno a me.
Di dirlo addirittura con tanto di percentuale. E mi chiede di divulgarlo.
Una ipnosi ed un ombelico telepatico
Il bello è che mi ha davvero ipnotizzato, dicendomi che c’è pure della telepatia tra di noi.
Come si fa a resistere a chi ti lancia un simile ombelico telepatico?
Carissima Doris. Non inviarmi troppe lettere come questa se no mandi a soqquadro i miei equilibri e mi fai saltare il sonno, che è cosa importante.
Ma non sai quanto abbia apprezzato il tuo messaggio.
L’Umberto Veronesi, depurato e migliorato che tutti noi vorremmo
Le valutazioni su Veronesi le comprendo. Ogni volta che parlo bene di lui mi arrivano lamentele e critiche al vetriolo in serie, soprattutto dal pubblico femminile.
Al punto che invito il professor Umberto, da me molto capito ed apprezzato nonostante tutto, a fare qualcosa per recuperare reputazione, e dimostrare in concreto maggiore coerenza, maggiore trasparenza nelle sue scelte e nelle sue posizioni.
Curi l’immagine e dia un calcio alle cose sbagliate che ancora lo intralciano e lo limitano
Alla sua venerabile età, con la sua coscienza vegetariana, è sciocco schierarsi con gli OGM, è assurdo non abbracciare al 100 per cento il magnifico filone del salutismo.
Tranci ogni rapporto con la Monsanto e i Rockefeller.
Chiuda la sua clinica e confessi gli errori commessi. Mandi a quel paese tutti i suoi fronzoli.
Per il mezzo secolo che gli rimane da vivere (se vuole andare oltre i 130 lo faccia pure), di soldi ne ha fatti abbastanza. Pensi a curare l’immagine, non nei riguardi del potere, ma della gente che ne segue ogni parola ed ogni mossa.
Dia un calcio a tutte le cose sbagliate a cui è tuttora legato, e depuri la sua immagine di ogni aspetto equivoco. Vorrei che diventasse quello che ancora evidentemente non è, cioè un’immagine brillante e fulgida del veganismo a 360 gradi. Fin che c’è vita c’è speranza. E’ sempre in tempo a sconfessare gli aspetti negativi della sua attività.
La sconfinata ammirazione per il medico Bruno Giovannetti
La cosa più bella della tua lettera sono gli apprezzamenti nei riguardi del medico dr Bruno Giovannetti, persona nei cui riguardi, come hai ben capito, ho una sconfinata ammirazione, proprio per la sua veridicità estrema, per la capacità di mettersi a rischio, per il rifiuto assoluto di allinearsi con un sistema nel quale non crede.
Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)
– Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)