Avere delle idee di parte e pensarla come la maggioranza non è reato
Avevamo parlato del Prof Calabrese.
E qualcuno ci ha fatto presente alcune cose:
Perché accanirsi contro la persona del Prof Calabrese? Dopotutto egli fa onestamente il suo lavoro do consulente nutrizionale al meglio, e a tanti riesce pure simpatico, a modo, persino obiettivo ed equilibrato.
D’accordo, ha il chiodo fisso delle proteine, della carne e del latte, del pesce e magari pure del vino.
Ma questo non può essere preso come un crimine o un motivo sufficiente per metterlo sulla graticola.
Non è reato avere delle convinzioni o parteggiare per la bistecca e la ciccia in generale.
Dopotutto, esattamente come lui la pensa una fetta maggioritaria degli italiani, se è vero che quando la gente va a fare la spesa al supermarket, almeno 8 su dieci fanno sosta presso i reparti di macelleria, e 10 su 10 al reparto latticini.
E poi, ammesso e non concesso che il prof Calabrese abbia posizioni esagerate e partigiane, e che meriti di essere sostituito, non si risolverebbe affatto il problema, visto che esiste una lunga fila di pretendenti al suo posto, tutti provenienti dal medesimo tipo di scuola nutrizionale.
In effetti, non esiste alcun accanimento di tipo personale contro il prof Calabrese in sé.
Lo sappiamo benissimo essere un simbolo e un marchio di qualcosa che va oltre e che sta dietro di lui.
Cosa c’è dietro una persona-simbolo
Abbiamo ben presente cosa c’è dietro quel personaggio, e dietro altri personaggi simili che girano nell’ambiente televisivo.
C’è ad esempio, e di sicuro, l’agro-alimentare italiano. Un settore manovrato da alte sfere governative e fortemente sostenuto dal Ministero delle Attività Agricole, che ha poi precisi addentellati con le varie realtà agricole regionali.
Ci sono i poli della carne, incentrati nell’area emiliana e in quella lombardo-veneta.
I poli del prosciutto, che coinvolgono il parmense e la regione Friuli. I poli del grana nazionale parmigiano-reggiano, che portano già nel marchio la loro provenienza.
I poli delle ossa, da cui si traggono liquidi e colle di ossa come integratori di salsicce ed hamburgers, oppure farine di ossa per integrazione mangimi animali, localizzati soprattutto nella campagna lombarda.
I poli del vino, con relative cantine di prestigio, diffusi un po’ in tutte le regioni italiane.
I poli delle concerie, legati a loro volta con le industrie delle calzature e delle borsette, e pure al mondo della moda griffata.
Per non parlare dei poli della gastronomia, disseminati un po’ dovunque in corrispondenza di ristoranti prestigiosi, e di località turistiche.
Se poi pensiamo a tutti i produttori di acque minerali e di bevande gassate, di spumanti e di birre, tutti collegati e intrecciati tra di loro con legami aziendali e azionari, ci rendiamo conto di quanto sia compatto e massiccio questo mondo economico del cibo e delle bevande commerciali.
Un mondo che si allarga poi a tutto il resto, alle reti televisive, alle attività sportive, con le sponsorizzazioni al mondo del calcio, del basket, del ciclismo, della Formula Uno, del Motomondiale, e quindi al mondo della politica e soprattutto a quello sindacale.
Dove sta l’immoralità della persona-simbolo e il grave errore del canale mediatico?
Se dietro un simbolo umano c’è tutto questo groviglio di interessi che vanno dall’agricoltore, al macellaro, al calzaturiero, che senso ha criticare Calabrese e Canale Uno?
Non appare forse il loro affannarsi in favore della carne come un peccato veniale, in favore poi dell’economia nazionale?
E’ doveroso rispondere a questi interrogativi.
C’è una legge e ci sono dei principi che vietano di fare pubblicità gratuita o a pagamento-celato a dei marchi o a dei settori specifici all’infuori degli spazi riservati al settore spot commerciali.
E ce n’è un’altra, ancora più importante, che vieta di trasmettere informazioni e dati e insegnamenti che comportino errori di comportamento e danni più o meno gravi alla salute dei cittadini.
Abbiamo preso lo spunto dalla teoria nutrizionale Calabrese, che il prof Calabrese ha voluto denominare col proprio nome.
Quando uno, da una cattedra televisiva neutrale, o supposta tale, si rivolge alla popolazione italiana per affermare che a un infante da poco svezzato è indispensabile dargli 80 grammi al giorno di carne per 5/6 giorni la settimana, alternati da un giorno dedicato al pesce, ciò significa offendere e dare del cane a tutti i bambini dello Stivale, ed anche ai loro genitori, che dovrebbero pure per sé sorbirsi –sempre secondo tale teoria- 150 g al giorno di carne per 5/6 volte.
Questa è una dieta salutare e ottima., ideale e raccomandabile. Ma a patto che ci si capisca bene sui soggetti a cui essa è destinata. Questa è in tutto e per tutto una autentica dieta per cani.
Il prof Calabrese ci ha confusi tutti per dei cani. Ci ha considerati implicitamente dei cani.
Per quanta simpatia possiamo provare per il cosiddetto migliore amico dell’uomo, che purtroppo non sempre lo è, non ci sentiamo affatto di essere dei cani.
Avremo sì o no il diritto a fare almeno della sana ironia, su questi spropositi filo-proteici distribuiti a piene mani sul maggior canale nazionale?
Una cosa da far rizzare i capelli al prof Umberto Veronesi, che di cancro se ne intende più di chiunque in Europa.
Ma anche ai maggiori oncologi del pianeta, da tempo impegnati ad ammonire la gente a cambiare radicalmente dieta, in senso diametralmente opposto ai desideri e alle speranze di Calabrese e di chi ci sta dietro.
Una Teoria Calabrese che fa a pugni con le ultime dimostrazioni dell’Università di Cambridge, che hanno portato a moltiplicare urgentemente le quote giornaliere di vitamina C dai 40 mg/giorno delle tabelle ufficiali FDA ai 300 mg/giorno (rigorosamente da frutta e verdura non cotte), e quindi ad adottare la regola dei 5 pasti di frutta/verdura crude al giorno, come minimo, al fine di evitare le sporcizie interne, le fermentazioni e le putrefazioni intestinali che conducono direttamente alle cardiopatie e al cancro.
Non si possono a cuor leggero trasmettere nozioni devianti e pericolose in fatto di salute, imbrogliando bambini e mamme e famiglie. Facendo poi loro credere che quella è la sublime e indipendente verità, e non una mossa strategica di mercato.
Se il prof Calabrese avesse enunciato la sua teoria filo-carnivora nell’ambito di uno spot pubblicitario,
avrebbe causato ugualmente delle rimostranze, perché c’è un limite a tutto, applicabile anche alle informazioni troppo capziose e ingannevoli degli spazi promozionali, ma almeno avremmo saputo da quale parte essa arrivava esattamente.
Una immoralità che riguarda tutte le reti
Chiaro che questo tipo di gravi infrazioni non riguarda solo un certo canale o una certa parte politica.
La corruzione e la non trasparenza invade un po’ tutto il mondo dei media.
Il carrello spesa delle italiane è un settore sensibilissimo e fondamentale.
Chi riesce a condizionarlo, a farlo diventare più vicino e consono ai propri interessi settoriali, a metterci dentro più prodotto della propria categoria, finisce per essere un eroe e un vincente.
Essendosi in questo paese sviluppata a dismisura l’industria delle carni e quella dei formaggi, è chiaro che esiste una costante forza di spinta, una massiccia offensiva commerciale, tesa a far lievitare le spese dei consumatori verso quel determinato settore.
Silvio Berlusconi è persona che genera passioni e opinioni contrapposte, con poche vie di mezzo.
Diciamo però che nell’assieme piace assai agli italiani perché, oltre alla sua fortuna economica, alla sua dedizione e abilità nello svolgere le proprie attività imprenditoriali e politiche, è dotato di simpatia e calore umano, di quella genuinità e di quei difetti perdonabili che tutti gli italiani hanno nel sangue.
La voglia di agire, di intraprendere e di fare soldi, la voglia del pallone, la voglia di bellezze femminili, la voglia di emergere e di essere stimati.
Silvio piace anche a noi, senza offesa per chi la pensa in modo diverso.
Ciò non toglie che le sue reti televisive private soffrano delle stesse pecche della televisione pubblica, almeno a livello di scientificità e imparzialità, di onestà culturale, in fatto di nutrizione.
Una delle rubriche televisive più corrotte e scandalose appartiene proprio a Canale Cinque, e ci dispiace doverlo dire.
Si chiama Gusto, e appare giornalmente nei momenti di massimo ascolto, quando gli italiani stanno a tavola.
Se il Silvio nazionale volesse lasciarla così come sta, lo potrebbe anche fare, ma solo alla condizione di darle il titolo che essa si merita, cioè Disgusto totale o Voltastomaco, e di darle pure, come sottotitolo introduttivo quanto segue: Una rubrica pazza e ironica sui cibi che non si dovrebbero mangiare, sui liquidi che non si dovrebbe bere, sui cuochi che non si dovrebbero mai assumere.
Anche il Cavaliere, lo comprendiamo troppo bene, è condizionato dai poli (quelli della carne, del formaggio e dei vini) ed anche dai polli (quelli che gli versano in continuazione pesanti sovvenzioni in conto spot, e che poi lo ricattano pretendendo trasmissioni normali soggiogate e addomesticate).
Così i suoi polli, gli depongono uova d’oro, ma ottengono da un lato gli spot a pagamento (5 su 10 riguardano le carni e i latticini, 2 su 10 il caffè o altre bevande, 3 su 10 i farmaci e le vitamine sintetiche coi supplementi minerali, che sono pure droghe farmaceutiche).
Conosciamo già risposte e giustificazioni.
Per mantenere in piedi le mie aziende, non posso mettermi contro il mondo economico che mi sostiene.
Ma non le approviamo affatto, poiché un minimo di maggiore stile e di maggiori attenzioni per la buona e corretta educazione culturale, e per la buona salute del cittadino, dovrebbe rappresentare in ogni caso una specie di principio e di priorità.
autore: Valdo Vaccaro
Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)
Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)
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