L’INGLORIOSA FINE DELL’ ERA MANGIACADAVERISTICA

L’INGLORIOSA  FINE  DELL’ ERA   MANGIACADAVERISTICA    

 

Qualcuno si è accorto che i conti non tornano affatto

 

Pare che qualcosa  si cominci a intendere e capire anche nelle stanze dei bottoni, dove si disegnano i grandi piani di sviluppo industriali, agricoli, alimentari, sociali e sanitari.

Nel settore cibi ci si era illusi di risolvere il problema della nutrizione mondiale con il semplice allargamento delle nostre attuali strutture, con la perpetuazione delle nostre abominevoli abitudini.

Più siringhe inseminatrici, più animali in catene, più macelli e macellerie, più cadaverina e carni in decomposizione controllata nei supermercati e negli spacci di carne o di salme cimiteriali che dire si voglia.

Ma più di qualcuno si sta accorgendo che i conti non tornano, e che non si può davvero andare avanti così, e che serve una brusca virata riparatrice.

 

Per produrre carne infetta si prosciugano paludi e si distruggono foreste

 

Siamo, infatti, di fronte a un evidente paradosso.

Più progrediamo e più grave diventa per noi il rischio malattie.

Siamo alla fine di quella che un giorno sarà probabilmente definita, dai nostalgici della bistecca, delle trippe e dell’ossobuco, l’epoca aurea dell’ Ammazzabene e del Bengodi.

Quel prodigioso periodo durante il quale ciò che mangiavamo sembrava diventare di anno in anno più abbondante, più sicuro, più nutriente.

Lo stiamo capendo solo ora che il cibo si rifiuta, in un certo senso, di essere industrializzato all’infinito.

Qualcuno ha preso in mano carta e penna, scoprendo finalmente che servono oltre 4 kg di grano naturale integrale per produrre 1 kg di carne carica di batteri, virus, veleni e cadaverina.

Scoprendo finalmente che, per produrre quella carne infetta che sta mandando sempre più gente nei peggiori reparti ospedalieri, vengono distrutte intere foreste, prosciugate paludi e falde acquifere, sperperate risorse idriche ed energetiche, rese drammatiche le condizioni del nostro pianeta Terra.

 

Ma esistono tuttora gli illusi e gli irriducibili

 

Gli illusi e gli irriducibili esistono ancora, nonostante tutto.

Sono quelli che pensano di vivere  nell’Era aurea del cibo e dell’abbondanza, come la chiama il cibologo americano Paul Roberts, citato da Francesca Gentile nella rivista  D di Repubblica dell’11 aprile, in un articolo dal titolo  No more chicken! (Non più pollo!).

Mentre invece non esiste alcuna abbondanza.

O meglio c’è, ma soltanto di cose sbagliate.

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La sola abbondanza è quella delle cose sbagliate

 

C’è abbondanza di diabete, di obesità, di cardiopatie e di cancro.

C’è abbondanza di infezioni e di intossicazioni.

C’è strana abbondanza di patologie nuove e sconosciute, non facili da catalogare.

E c’è pure abbondanza di fame nelle aree sottosviluppate.

Superabbondanza poi di cinismo e di cattiveria verso le creature sulle quali si è concentrata l’avidità e la sanguisughezza  dell’uomo, la latte-dipendenza  e il vampirismo di una fetta ahimé maggioritaria della popolazione.

Superabbondanza di pressapochismo, di ignoranza in fatto di cultura alimentare e di regole comportamentali.

 

Il rammarico per un’età dell’oro che non esiste affatto

 

L’articolo in questione non è esattamente uno scritto vegetariano o vegano, mostrando esso in continuazione un filo di rammarico per un’ipotetica età dell’oro che tale non è affatto.

A meno che non si voglia chiamare età dell’oro quella che viene raffigurata dalla foto accanto al titolo, dove si vede un orribile e indecente ammasso di polli appena spennati e decapitati.

La più grande minaccia per la vita umana non sono gli uragani, o i terroristi di Al Qaeda, bensì i germi presenti nel regno animale, dice Paul Roberts.

Solo negli USA, ogni anno, 76 milioni di persone vengono colpite da malattie trasmesse dal cibo animale.

Gli agenti patogeni di origine alimentare sono numerosi, adattabili e resistenti.

Basta pensare come la carne diventi avariata non appena sulla sua superficie si sono concentrati 10 milioni di batteri per centimetro quadrato, e ccome le alte temperature, in molti casi (vedi ad es. L’ E. coli), non bastino a debellarli, se non distruggendo il cibo stesso.

 

Una falsa pacchia basata sulla sopraffazione e sullo sfruttamento

 

Qualsiasi supermercato occidentale trabocca di cibo.

Ma nessuno osa chiedersi per quanto durerà ancora l’opulenza, la  pacchia basata sulla sopraffazione e sullo sfruttamento del più prepotente alle spalle del più debole.

Per tenere il passo con la domanda vengono utilizzate quantità abnormi di fertilizzanti, bombardati di diserbanti e fertilizzanti ottimi campi, moltiplicati in continuazione gli animali ed imbottiti pure di ormoni e di antibiotici.

La necessità di modificare piante e bestiame, moltiplicandone la resa, è la prova dell’inadattabilità del cibo alla produzione di massa.

Se solo si verificasse poi un avvenimento catastrofico, tipo una’epidemia di influenza aviaria (cosa del resto ritenuta assai probabile dagli esperti), morirebbero dall’oggi al domani milioni di persone.

 

Cambiare stili ed abitudini è la sola risorsa che ci rimane

 

Mangiare meno e mangiare meglio, è la sola risorsa che ci rimane.

Dobbiamo recuperare il legame tra cibo e affettività, tra cibo e salute, tra cibo e voglia, tra cibo e sicurezza.

I sostenitori dei prodotti transgenici accusano gli ambientalisti di boicottare l’unica tecnologia in grado di sfamare l’umanità nei prossimi 50 anni.

 

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Gli avversari degli OGM evidenziano invece i grandi pericoli per la salute degli uomini e della terra provenienti da vegetali e animali manipolati.

Il biologico è ovviamente una buona idea, purchè lo si ripensi profondamente, facendolo diventare non più prodotto caro, marginale ed elitario, ma prodotto di massa.

Il suo prezzo potrebbe ridursi se le coltivazioni biologiche passassero nelle mani dei grandi produttori, abituati ad ampliare la produzione e a ridurre i costi unitari per prodotto.

 

Mala tempora currunt, niente più grigliate e spiedini misti

 

Mala tempora currunt, dicevano i romani.

Finita la pacchia per i macellai.

Finita la pacchia per i virologi.

Finita la pacchia per gli oncologi e per le onoranze funebri.

Come dire che più i qualcuno dovrà accantonare grigliate e spiedini misti, vino doc e digestivi, aspirine ed antiacidi.

 

Rassegnarsi a vivere in un mondo noiosamente virtuoso e naturale

 

Più di qualcuno dovrà rassegnarsi a vivere in un mondo orribile, privo di doppiette vivaci che tuonano e di macelli che lasciano trapelare gridi e sofferenze, in un mondo dove le anatre starnazzano felici, le galline fanno coccodè e i galli  chicchirichì, mentre gli uccellini si tornano a posare a due passi dal bipede, e non più a scappare schifati lontano già all’apparire della sua ombra.

Rassegnarsi a vivere in un mondo noiosamente sano e pimpante, dove la gente riprende a fare l’amore senza Viagra e senza profilattico.

Dove l’umanità  torna a raccogliere goffamente la frutta degli alberi, a vangare volgarmente la terra in cerca di patate e di carote, in concorrenza coi conigli e le scimmie.

Una vera ecatombe.

Una caduta verticale del gusto e dell’intelligenza, mormoreranno gli affranti mangiacadaveristi, orfani del magnifico mondo che fu.

 

Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma  (Associazione Animalista Vegetariana)

                         – Direzione Tecnica ABIN-Bergamo  (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)