L’OASI CULTURALE YOGA DI SAVIGNANO
(Conferenza di Savignano-Modena del 21 maggio 2010)
La verità va cercata al pari della salute, visto che nessuno te la regala con l’antenna
Complimenti al gruppo culturale Aurora-Germoglio per aver organizzato l’incontro, e per aver fatto confluire in questa amena località, immersa nella natura, tanta bella gente.
Ringrazio le gentili signore e i colleghi maschi per onorarmi della loro presenza.
Chi sta a casa e si imbeve di televisione, non si offenda, vale per uno, o al massimo per due.
Ma chi invece si impegna e si sacrifica, si muove e scalpita per cercare la verità, vale per dieci.
Pertanto siete una cinquantina circa, ma valete di sicuro per cinquecento.
Vediamo un po’ di orientarci e di capire dove sta Savignano sul Panaro
Ho ancora la testa dalle parti di Jakarta, Singapore, Dhaka, Hanoi e Saigon.
Sono le nove di sera e cominciamo la nostra chiacchierata? Ma, per me sono le tre di mattina, visti gli scherzi del jet-lag e del fuso orario sballato, dopo cinque settimane di Asia.
Dove mi trovo?
E’ giusto pormi tale quesito circa Savignano sul Panaro.
Di sicuro non sto nel villaggio dei Cretini dei Pirenei, né sulle aride e disastrate lande dei Pimas in Arizona. Non sto nemmeno a Ouagadougou in Repubblica Centrafricana, o nella simpatica isola indonesiana di Fuk Fuk che tradotto nella lingua di Dante fa innocentemente scopa-scopa.
Non sto nemmeno nella borgata di Mal e Miserie, caseggiato montano intorno a Tarcento-Udine, non lontano da dove abito.
Un territorio doc servito da un trenino demodè ma funzionale
Mi sono accorto di andare verso un territorio doc non appena il trenino dall’aspetto rustico, prebellico e felliniano lasciava la stazione di Bologna in una direzione Ovest diversa da quella per Milano.
Non solo mi ritrovo in quel paese delle meraviglie culinarie che si chiama Italia, ma addirittura nel cuore della gastronomia emiliano-parmense-romagnola, ovvero nel cuore mondiale della civiltà del cibo, del piacere, dell’erotismo, del motore che romba e ruggisce.
Nel cuore della gastronomia e della velocità
A due passi da Bologna la Grassa, regno della piadina e della mortadella.
A due passi da Piacenza la Dolce, regno del torrone e della caramella.
A due passi da Parma la Salata, regno del grana e del prosciutto.
E nei paraggi di Maranello ed Imola, terra di Formula Uno, di Ferrari, Maserati e Lamborghini, e terra di Ducati e di Motomondiale.
Zona nobile di signorie, di duchi, di artisti, di musica, di Giuseppe Verdi e di Luciano Pavarotti.
Tutti figli del grande Niccolò
Mi trovo nella zona in cui, sia sulla sponda destra che su quella sinistra del Po, tutti si vantano di essere figli del generoso Niccolò.
Un Niccolò che se le spassava quasi tutte. Era un mito della salute e della potenza sessuale.
Di sicuro non fumava e non beveva caffè.
Di sicuro non mangiava merendine e nutelle. Di sicuro non prediligeva affettati e bistecche.
Chi ama la carne viva aborrisce quella morta.
Chi ama farlo bene e farlo spesso (oppure chi ama sublimarlo e spiritualizzarlo al meglio in cento altri modi) non può permettersi di ingozzarsi e di appesantirsi con digestioni lente e difficoltose.
Cosa si può mai volere di più dalla vita?
Parliamoci chiaro, signori uomini.
Donne, motori, cibo e divertimento.
Cosa si può volere di più dalla vita?
Che cavolo vengo a fare nella massima università mondiale del cibo e del bengodi? Cosa potrò mai insegnare a chi vive già immerso, compiaciuto e circondato dalla scienza del benessere in Terra?
Il retro della medaglia
D’accordo che c’è anche il retro della medaglia da considerare, e che questa landa si distingue per essere pure il regno della sofferenza e della tortura animale.
D’accordo che a pagare la raccapricciante bolletta sono degli esseri innocenti e senzienti, di persone amiche e lasciate colpevolmente al loro orrendo destino, di bambini gonfiati ed infelici, dotati di pensiero e di anima, chiamati vitelli, manzi, cavalli, porcelli, galline, anatre, tacchini e struzzi.
D’accordo che il sangue scorre a rivoli da queste parti.
Siamo nella terra della famigerata Cremonini, dei grandi casari parmensi che nascondono la carne (lo stomaco di vitello) dentro il loro grana, dei fornai e dei pasticcieri che nascondono lo strutto dentro i loro pani, dentro le loro piadine e le loro focacce.
Una ragione e una giustificazione logica
Ma basterà tutto questo a giustificare una serata igienistico-naturale in Emilia?
Che vengo a fare da queste parti, mi ripeto?
Vengo a proporre soluzioni utopistiche ed impossibili?
Vengo a predicare proibizioni e rinunce dove più si adora il piacere e la trasgressione?
Hanno ragione i frati trappisti, anche se occorre prenderla con più spirito umoristico
Chiariamo una cosa importante. Piace anche a me la bella vita e il divertimento.
Non credo di essere affatto il tipico francescano che fa i digiuni, rinuncia ai piaceri e alle endorfine che la vita ci offre, o il frate trappista che saluta il confratello con un cimiteriale Dobbiam morire, per sentirsi ribadire un funereo Morir dobbiamo.
D’accordo che dopotutto hanno ragione da vendere, e che la morte altro non è se non un passaggio tra una serie di episodi e una nuova puntata ancor più interessante.
Tuttavia, preferisco dire Dobbiam vivere e Divertirci dobbiamo.
Ogni tipo di motore ha un suo modo di funzionare e un suo carburante
Non credo affatto a un Dio satrapo e vendicatore. Credo però alle leggi della Natura.
Sostengo che il piacere (in tutti i suoi aspetti positivi e non crudeli o patologici) merita di essere cercato, raggiunto e mantenuto.
Lo si deve inseguire con furbizia, responsabilità e intelligenza, rispettando certe regole di base.
Se c’è qualche piccola presunzione che covo in me, se c’è qualcosa che vorrei trasmettervi, è quella di spiegarvi come funziona il motore e quale è il suo carburante ideale.
Non certo il motore della Ferrari, che conoscete anche troppo bene, ma quello del vostro stesso corpo, che nessuno vi ha mai insegnato, temo, a conoscere in modo corretto e genuino.
Quando manca la salute, si spengono le luci e finisce la Giava
Quando manca la salute, non c’è conto in banca che ti possa rassicurare.
Non c’è vittoria della tua squadra che ti possa consolare.
Non c’è seno e non c’è sguardo di donna che ti possa intrigare.
Non c’è rombo di Testarossa o di Maserati che ti possa eccitare.
Dopo questo dribbling geografico-filosofico, dopo questa lunga premessa, permettetemi che io piazzi il mio bel tiro angolato in porta, e che il portiere (cioè voi stessi) vada a raccogliere il pallone in fondo alla rete.
Niente prediche e niente sermoni, ma l’anima ha la sua importanza
Sono qui a parlarvi di salute, di brio, di verve, di divertimento, di efficienza psicofisica, di ricchezza del corpo, della mente e dello spirito. Forse può suonare un po’ retorico e pretesco, e vi giuro che le prediche dai pulpiti non mi piacciono per niente.
Ma quando si ricorre all’aria, al sole, all’acqua, al movimento, alla creatività, alla motivazione, al rispetto per il prossimo, non può mancare la parola anima.
Sono qui a parlarvi di alimentazione naturale, ma anche di armonia col creato.
Si può stare mesi senza cibo, e oltre una settimana senza acqua, ma non più di due giorni senza poesia e senza amore, scrisse Charles Baudelaire.
Un pizzico di adrenalina è accettabile, ma preferisco il relax della campagna
Il mio libro e i miei scritti, giusto o sbagliato che sia, sono in fase di rapida ascesa.
Non ho il carattere del calcolatore, dello scalatore e dell’arrivista.
E tutta questa faccenda mi sta procurando dell’adrenalina, mentre in tutta onestà preferirei rilassarmi
tra le piante di pomodoro, i cespugli di uva ribes, e i funghi che crescono nei boschi intorno a casa mia.
Ricevo persino le prime richieste di sponsorizzazione commerciale.
Qualcuno si è accorto che il mio blog è diventato tra i più cliccati.
Zero chance per gli integratori
Sia chiaro che per molti non c’è nessuna chance.
Nessuna chance per i produttori di proteine animali fresche o conservate, di cibi cotti o concentrati, di cibi in scatola o di bevande dolcificate-gasate-pastorizzate.
Nessuna chance per i produttori di caffè-the-camomilla-cioccolato al latte, o per quelli di dolciumi, patatine, sale, zucchero, aspartame e tabacco, men che meno per i prodotti clou del momento, che sono il massimo disastro e il massimo fattore diseducativo per la salute umana, e mi riferisco ovviamente agli integratori.
Al massimo accetterò gli agricoltori del vero bio, i produttori di arance, olive e carciofi, i ciliegiai di Vignola, i mirtillai del Trentino, i ristoratori dai menù puliti, dotati di frigoriferi impeccabili e privi di olezzi obitoriali.
Un corpo vege-fruttariano di tendenza crudista e di tendenza amorevole
Sono venuto a confermarvi che tutti noi presenti in sala, e anche gli assenti rimasti a casa, siamo inequivocabilmente caratterizzati, che ci piaccia o no, di un corpo vegetariano-fruttariano, di tendenza crudista e di tendenza amorevole, e questo indipendentemente da quale assurdo carburante e da quale indecente ideologia gli stiamo propinando, costringendolo suo malgrado a sbuffare, a battere in testa, ad andare a tre, a rigurgitare residui proteici indigeriti e zuccheri sbagliati che si trasformano in acetoni.
Costringendolo a sudare, ad intristirsi, ad invecchiare prima del tempo, ad ammalarsi, a intasarsi nei filtri e nei condotti, nel sistema ghiandolare, nel sistema emo-linfatico-gangliare, nel sistema immunitario e neurovegetativo, nel sistema spirituale dei corpi elettrici ed eterei.
Un carburante ideale che è ormai ben identificato
Sono da voi a ribadire che il cibo umano, quello uomo e donna-compatibile, bambino e anziano-compatibile, sano e malato-compatibile, non è mai la materia grassa e sostanziosa, non è mai il cibo concentrato ed alto proteico, avversato dai grandi maestri di ogni epoca, messo all’indice da Pitagora, Talete, Ippocrate, Galeno, Asclepiade, Leonardo, Paracelso, Cornaro, Kuhne, Ehret, Bircher, Einstein e Shelton.
Sono qui ad annunciarvi che il nostro carburante ideale non ha bisogno di ottani e di correttivi tipo B12 di Omega-3 ittici e di ferri-eme da bistecche al sangue di cavallo, e tantomeno di proteine prive di ogni innocenza e di ogni nobiltà.
Men che meno ha bisogno di diete dimagranti, rovinose e disastranti, stile Atkins, Zona, Gruppi sanguigni, South-Beach e Lemme, o di diete credute amiche e tranquille, ma in realtà micidiali e piene di insidiose contraddizioni, tipo la Mediterranea promossa dall’Agroalimentare italiano.
A parte gli incidenti e le emergenze, esistono soltanto malattie tossiche
Sono qui ad ammonirvi che non esistono malattie ma solo gente malata.
Che non esistono malattie contagianti causate da virus e batteri, ma solo malattie diffuse da tossiemia, da sporcizia interna e da auto-intasamento detritico-virale.
Che non esistono malattie arrivate a caso e per disgrazia, ma solo malattie croniche ed autoimmuni, causate da avvelenamento cibario, da avvelenamento comportamentale, vaccinatorio e farmacologico.
Esiste gente autolesionista che va a cercare i suoi guai e anche gente disgraziata a cui gli pseudo- missionari euro-americani incollano etichette infamanti basate su test falsi ed imbroglianti
Sono qui a ribadire che non esistono Hiv e Aids, patologie programmate ed inventate a tavolino, ma solo gente che vive in modo impossibile, senza dormire e senza una foglia di radicchio, senza un alimento e una bevanda che non siano privi di effetti droganti, senza una respirata di aria pura e senza alcun rispetto per il proprio organismo, per cui finisce inevitabilmente in condizioni di esaurimento e di esaustione totale, etichettate come Aids da chi ha grossi interessi a farlo.
Che non esistono Hiv e Aids, ma solo popoli africani tormentati dall’insicurezza e dalla paura continuate, dalla carenza d’acqua e di minime condizioni di sopravvivenza, e tartassati dalla fame e dalla malaria, nonché da pseudo-medici monatti specializzati nel travisare i test e nel trasformare la gente nera in masse di disgraziati appestati, aggiungendo miseria a miseria, e dando una pugnalata finale alla schiena di coloro che vorrebbero paradossalmente aiutare.
Non esistono scorciatoie per il benessere
Sono qui a dirvi che non esistono al mondo integratori minerali che integrano, né tantomeno supplementi vitaminici che vitaminizzano ed ormoni innocenti che ribilanciano, ma soltanto sostanze che dopano e creano irreversibili dipendenze, e che possono al massimo ammettersi nei casi estremi, per chi è arrivato quasi al capolinea e che non ha più nulla da perdere.
Sono a disilludervi sul cibo, nel senso che non esistono sostanze magiche e non esistono scorciatoie verso la salute ed il benessere. Al punto che la stessa frutta, unico alimento umano privo di difetti e di controindicazioni, unico cibo meritevole di stare al centro e non ai margini della nutrizione, non possiede affatto doti taumaturgiche, intellettive e risolventi.
Le vere doti curative le possediamo al nostro interno
Le vere e uniche doti curative a nostra disposizione le abbiamo all’interno del nostro corpo.
Le abbiamo nel nostro Dna, e persino nei nostri detriti cellulari che chiamiamo spregiativamente virus.
Se non avessimo miliardi di virus in arrivo a pioggia dalle nostre cellule disintegrate in continuazione dai lisozomi, significherebbe semplicemente che siamo privi di metabolismo cellulare, che siamo privi di vita.
Le uniche doti curative le teniamo nel nostro sangue e nel nostro sistema immunitario, e non certo nei cibi e nelle sostanze esterne a cui cerchiamo invano di fare ricorso, e non certo in funghi esotici, spiruline e alghe strane, o peggio in farine di zanne di elefante e di rinoceronte, o in tristi testicoli staccati dai poveri torelli, o in tribolati fegati strappati alle oche, quando è risaputo che crescita e sviluppo e riparazione non lavorano per sostituzione ma solo e sempre per trasformazione, e che in altre parole sangue non fa sangue, latte non fa latte, fegato non fa fegato, sperma non fa sperma, proteina non fa proteina, e che tutto invece parte dall’erba e dal succo zuccherino del carboidrato naturale.
I fattori di riequilibrio stanno nelle cellule del corpo materiale e in quelle della parte eterea.
Il senso di appartenenza all’unica anima universale ha un ruolo curativo fondamentale.
Le vere ed uniche doti curative le dobbiamo cercare nelle nostre cellule fisiche, ma anche nelle cellule impalpabili ed inscrutabili dello spirito.
La morte apparente, la permanenza, l’eterno e l’infinito sono le vere doti curative che portiamo nel petto.
Il ritrovare la coscienza perduta. Il salire oltre la mente comune e il fondersi con l’essere universale di sempre. Il riconoscere che in noi c’è il medesimo potere e la medesima anima costitutiva che si sforzano di lottare nel pesce, nel gambero, nella balena, nel dinosauro, nell’umile gallina, nell’uccello, nel mammifero.
Un gruppo sbalorditivo per creatività e fantasia
Non dimentico un fatto. La comunità Aurora-Germoglio di Savignano, che mi concede l’onore di ospitarmi stasera, non è soltanto un ineguagliabile centro di intrattenimento creativo per scolaresche delle materne, delle elementari e delle medie, nonché per insegnanti e genitori, e persino per anziani.
Non è solo spazio attrezzato, dotato di cucina organizzatissima, palestra, gazebi e zone ristoro al coperto e all’aperto, adatte per sedute, incontri, conferenze, stages, gite e campi estivi.
Non è soltanto fattoria didattica dove si apprendono le tecniche di fabbricazione del pane rustico e biologico, le tecniche di stampa, le tecniche di recitazione e di teatro, le tecniche artigianali di ristrutturazione edile e di gestione e miglioramento del territorio incolto, le tecniche di fabbricazione degli aquiloni, le tecniche creative con l’argilla per produrre vasi ed anfore, il dipingere con le sostanze naturali, l’elaborazione di nidi e mangiatoie per pappagalli, per fagiani multicolori e per uccelli tropicali, la ricerca di denti di squalo e di fossili nei calanchi argillosi della cerniera collinare che sovrasta e delimita il centro stesso.
La collina delle meraviglie
Non è soltanto un vasto laghetto ricavato a metà collina, con tanto di palmipedi, rane, pesci, barchette per attraversarlo.
Non è soltanto la speranza concreta dei ragazzi di trovare qualcosa di ancor più importante, tipo resti di mammouth e di asce preistoriche, come già successo una decade fa in questi paraggi.
Non è solo il campo di tennis e di volley sotto i pioppi, la discesa con la carrucola, il labirinto naturale, la casetta in legno sull’albero secolare tranciato da un fulmine, il maiale indonesiano dormiglione e pigro di giorno, ma sempre disposto a giocherellare, e pertanto amatissimo dai ragazzi che hanno la fortuna di venire da queste parti.
Non è nemmeno la mucca che pascola placida e indisturbata. E’ cosciente del fatto che nessun macellaio la toccherà mai, e lo fa capire saluitandoti con un muggito e con un simpatico giro di lingua.
Un programma ricco di corsi e di intrattenimenti
Non è solo la coppia di eleganti asinelli sardi, i cani, i gatti, le anatre e i conigli che caracollano liberamente intorno a noi, rispettandosi e facendosi incredibilmente compagnia.
Ma è anche scuola che organizza corsi di yoga, di scherma, di Tai-chi, di Taekwondo, di Kung-Fu e di difesa personale, nonché incontri per conoscere se stessi, per vincere lo stress, la depressione, le crisi di panico, per superare limiti corporali grazie alla ginnastica correttiva.
Scuola che organizza periodicamente corsi di corretta alimentazione e di cucina naturale.
E’ anche tipografia che realizza importanti riviste e sforna volumi per la gioventù e non solo, mirati alla conoscenza di se stessi e firmati da Aghni, improntati al principio che Tutti i cuori, prima o poi, si chiedono il perché del loro battere.
Chi è interessato può dare un’occhiata al sito www.gruppogermoglio.it o inviare un’email ad aghni@gruppogermoglio.it, o telefonare allo 059-760811 o al 333-1701847, chiedendo di Fiorella o di Manuela, e scoprirà un gruppo sbalorditivo per creatività e fantasia.
Poca preghiera e tanto sano attivismo
Questa comunità organizzata e gestita in modo magistrale da Manuela e Giovanni, ha una trentina di ospiti e membri collaboratori, incluso un distinto signore indiano che è un vero personaggio.
Pur avendo una cattedra universitaria in scienze economiche, ha rinunciato all’insegnamento diretto e ha deciso di inviare le sue lezioni verso Delhi e Mumbai via internet, avendo trovato in questo ridente angolo d’Italia, l’ambiente ideale e convincente per vivere in pieno relax. Quell’ambiente che nemmeno nel suo paese era mai riuscito in tanti anni a scovare.
Qui niente si spreca, e si è imparato sin dagli esordi di 20 anni fa che il tempo è danaro e che le iniziative, più belle e lodevoli sono e più costano, per cui il campanello della sveglia suona di buon mattino per tutti, non per pregare rivolti verso Roma, verso l’India o verso la Mecca, ma per darsi da fare senza fronzoli e senza sprechi, in un sano e dinamico attivismo individuale e di gruppo.
Chi ha mai detto che scavatori, gruppi idraulici, benne e cingoli siano materiale per soli maschi?
E’ per quello che la Manuela non esita a guidare coraggiosamente la pala meccanica con benna scavatrice lungo i pendii della collina, a rifare i sentieri e i canali di scolo delle acque, mentre Giovanni non si limita a ripristinare l’orto biologico e a segare i tronchi dei pioppi, a raccogliere ortiche e tarassaco da portare ai mercati di Bologna e Modena, assieme all’ormai famoso pane Germoglio e ai prodotti biologici affidati al suo gruppo dagli agricoltori biologici della zona, ma va spesso a fare lezioni di yoga integrale e di filosofia esistenziale dovunque lo chiamino.
Un centro di realizzazione concreta dello yoga integrale di Sri Aurobindo e di Mére
Cosa altro ancora è dunque la Comunità Aurora-Germoglio di Savignano?
E’ un centro nazionale e mondiale di diffusione della filosofia spirituale e comportamentale di Sri Aurobindo e di Mère, con tanto di tempietto delle reliquie e della riflessione, ma soprattutto con importanti e originali diversità di percorso in senso di più spiccata concretezza e materialità rispetto ai gruppi internazionali che vivono all’ombra del modernissimo tempio indiano di Auroville, inteso ad esorcizzare i pericoli di un terzo conflitto mondiale, e che sono costantemente tormentati da grossi problemi economici.
A Savignano si privilegia davvero il lavoro e l’impegno nel sociale e nell’economia, lasciando alla preghiera e all’ideologia il ruolo che esse meritano a livello ispirativo e niente di più.
Aurobindo e il cambiamento radicale della coscienza
Sri Aurobindo (1872-1950) dopo un’intensa attività politica come uno dei capi più ascoltati del moto nazionalista indiano, si ritirò a Pondicherry e fissò le basi dello yoga integrale, dove la vita spirituale non viene mai dissociata da quella quotidiana, da quella intrisa di problemi politici, economici e sociali.
Egli propone una presa di coscienza di sé attraverso un nuovo potere chiamato Supermente, che rappresenta il primo passo verso un salto di qualità e di evoluzione.
Non un miglioramento, un abbandono e un annullamento della nostra natura ordinaria, ma un cambiamento di coscienza che ha come finalità quello di trovare e di esprimere il Divino nell’uomo, attraverso una radicale e completa trasformazione che coinvolge non solo l’anima ma anche lo stesso corpo fisico.
Mére e la morte come menzogna del corpo umano
Mirra Alfassa, chiamata semplicemente Mére, nacque a Parigi nel 1878.
Attraverso un’infanzia ed un’adolescenza impregnata di razionalismo positivista, e una giovinezza fatta di curiosità, di frequentazioni presso i grandi pittori impressionisti, di passione per la musica e la matematica, Mére si mise a studiare filosofie, religioni ed occultismo con lo stesso distacco con cui considerava le scienze umane e la storia.
Questa parigina ostinata ed anticonformista approdò in Algeria, in Giappone ed infine in India, dove incontrò Sri Aurobindo e rimase con lui a lavorare, scoprendo che all’interno del corpo, in fondo alla memoria genetica delle cellule, si cela il nodo della vita con la morte.
Negli anni tardivi (mancò nel 1973) il suo problema da risolvere rimase costantemente quello della morte, che lei considerava un’ autentica menzogna del corpo, un fenomeno non inevitabile, un incidente sempre accaduto finora,una cattiva abitudine da superare.
Il dovere di ridestare le nostre risorse latenti
Dobbiamo vincere il dubbio e la paura della morte, dobbiamo fronteggiare da vincitori e non da vigliacchi le crisi di panico che accompagnano la nostra mente malata e spaventata.
La paura e il dubbio corrodono e sfiancano, torturano e minano la fede in noi stessi e nella creazione.
Il terrore e l’angoscia hanno effetti devastanti e paralizzanti sul nostro sistema.
Dobbiamo ridestare le nostre qualità e le nostre risorse latenti, quei poteri interiori che portano al risveglio spirituale e alla riattivazione dei nostri corpi multidimensionali.
I meliors e gli stressors
Tornando a noi comuni mortali temporanei, la frutta in primo luogo, e le verdure crude come seconde, e i vegetali cotti al valore o in modo conservativo (e mai nei forni a micro-onde), hanno la qualità di non tassare e di non distrarre o devitalizzare il nostro sistema immunitario.
L’aria e il sole, le persone care, attraenti, gradevoli, simpatiche e divertenti, le situazioni rilassanti, i meliors e non gli stressors, il silenzio e non il frastuono o il rumore stridente, il movimento e non l’impigrimento, il sonno regolare e non la veglia eccitata e drogante delle discoteche, il canto degli uccelli, delle rane e delle cicale, e non i lamenti delle persone e i pianti degli animali incatenati, spaventati e macellati, la carezza e non il coltello, la dolcezza e non la violenza.
Queste sono le cose che aiutano il sangue a scorrere meglio, il cervello e l’anima ad esprimersi, il sistema immunitario a darci quel senso di benessere che tutti cerchiamo.
L’uomo tra la cucina l’ospedale e l’inferno
L’uomo è l’unico abitante del pianeta a trasgredire su tutti i fronti.
E’ l’unico che ruba impunemente il latte altrui e lo propone ai suoi bambini, sia in zona lattazione che nel dopo-svezzamento, scordando che il termine svezzare significa esattamente liberarsi dal latte e non rendersene schiavi a vita.
L’uomo è l’unico a praticare il cannibalismo pianificato su scala voluttuaria e industriale, ed è di conseguenza l’unico animale a vivere tra la cucina, la farmacia, l’ambulatorio, l’ospedale, il lazzaretto e l’inferno.
Tre punti chiave sulla salute e sulla nutrizione
Non mi resta che sottolineare tre punti-chiave:
- 1) La salute si ottiene con comportamenti virtuosi e innocenti, e in nessun caso mediante viltà, sopraffazione e violenza.
- 2) L’unico nostro cibo vero è la frutta agra, dolce e non dolce (zucchine, cetrioli, finocchi, peperoni, pomodori, melanzane, ecc), integrata da semi, radici, foglie, fiori e germogli, ovvero dal cibo confezionato dalla natura e dal sole, dal cibo che pende dai rami e da quello che ci regala pacificamente e a piene mani la nostra madre terra.
- 3) Quello che manca a tutti noi in modo pesante, eclatante e realmente patologico, è l’acqua biologica-strutturata, salata e zuccherina naturalmente, cioè il succo della frutta, della carota, del sedano, della rapa, della patata, con qualche concessione limitata ad alcune sostanze cotte in modo limitato ed intelligente, scelte tra i cereali, i tuberi e i legumi, i funghi e gli asparagi, nonché, in misura controllata, prese tra le farine integrali e le fecole.
Quello che manca a tutti è l’alimentazione vera a costo digestivo-accumulativo zero.
Vivere secondo natura, limitando al minimo esigenze e consumi
Andando in giro per il mondo in cerca di medici, guru, guaritori, maghi e maestri, avevo capito che era inutile continuare a viaggiare.
Avevo capito che la cura delle cure non esiste, che la sola cosa da fare è vivere il più coscientemente e il più naturalmente possibile.
Vivere in maniera semplice, mangiando poco e pulito, respirando bene, riducendo i propri bisogni, limitando al minimo esigenze e consumi, controllando i propri desideri e allargando così i margini della propria libertà esistenziale.
Questa frase finale la devo a un’anima che sento molto amica e che si chiama Tiziano Terzani.
Due parole sul menù giornaliero
Tra gli apprezzamenti di chi mi ha capito, e le sbuffate e i fischi di chi è di altro avviso e mi trova indigesto, avrei concluso il mio intervento.
Ma so benissimo che vi attendete da me pure il menù-tipo giornaliero.
Non fatemi andare nei dettagli. Date una sbirciata al mio blog e lo troverete fino alla noia.
Vi posso semmai insegnare a disegnarvelo in proprio, rispettando i vostri gusti basilari, ed anche i cicli metabolici del mangiare (dalle ore 12 alle 20), dell’assimilare e dormire (dalle ore 20 alle 4 am), dell’eliminare, bevendo succhi freschi o consumando frutta (dalle ore 4 am alle 12).
Pranzo e cena opportunamente alleggeriti e semplificati
Per i pasti principali di pranzo e cena, li piazzeremo preferibilmente alle 13 ed alle 19, e dovranno essere molto più leggeri e razionali di quanto avviene attualmente.
D’obbligo il piatto abbondante di verdure crude all’inizio, tipo insalatine e ravanelli, o pinzimonio con olio extravergine e balsamico di Modena, accompagnati volendo da un buon pane integrale e da metà avocado, seguito da un piatto di patate o zucche e cereali, o al limite, per chi non riesce a staccarsene, da una pizza sottile vegana, o da poca pasta integrale o da crema di verdure, e manciata di mandorle-noci-pinoli a conclusione.
Variare le qualità tra pranzo e cena.
Panini vegani con verdure crude, crema di olive o di carciofi, carciofini, olive-noci-pinoli e avocado, possono sostituire il pranzo o la cena quando si è in viaggio.
Tre colazioni e due merende a base di sola frutta
Tre colazioni mattiniere alle 7, alle 9 e alle 11, partendo con frutta succosa ed acidognola di prima mattina (o succo fresco, o centrifugato fresco), con frutta dolce alle 9, e con banana e datteri più popcorn, o crema di avena più semini frantumati al pestello alle 11.
Due merendine di frutta alle 16 e alle 18 (con mele-papaia-ananas alle 16, e frutti di bosco e kiwi alle 18) concludono il mio menù, che ognuno personalizzerà secondo le proprie circostanze di vita e di lavoro.
Niente intrugli e stampelle per un corpo normalizzato e funzionante
Niente bevande assieme ai cibi. Niente farmaci e niente vaccini in un corpo normalizzato e funzionante.
Niente tisane, caffè, aperitivi e digestivi, niente stampelle nervine di alcun tipo in un corpo basato sull’autonomia e il massimo rendimento.
Questo è poi l’augurio che faccio a tutti voi.
Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma e ABIN-Bergamo