“L’unico obbligo sui vaccini deve essere la trasparenza. I cittadini vanno informati non insultati dai tifosi ridicoli della curva. Esiste un fondo risarcimenti per le immunizzazioni. Ma i rischi sono vicini allo zero” (Girolamo Sirchia, medico, ministro della Salute del secondo governo Berlusconi, dal 2001 al 2005). Il prof . Sirchia ha fondato ed è tuttora il presidente dell’Associazione dei Donatori di sangue del Policlinico di Milano, uno dei più importanti con 30 mila donazioni. Nel 1972 ha co-fondato il Nord Italian Transplant.
Sui vaccini “tradizionali” abbiamo esperienza perfezionatasi negli anni sul campo, e come tali hanno assicurato un contenimento delle pandemie, l’eradicazione di alcune malattie virali devastanti e un innegabile miglioramento delle condizioni di vita.
Ma di questi vaccini ad mRNA, frutto della ingegneria genetica, non conosciamo quali reazioni stiano dando, ad di là delle laconiche segnalazioni dell’Agenzia italiana del farmaco di dolore, gonfiore, arrossamento nella zona dell’inoculo, stanchezza indefinita, mal di testa, però anche febbre, nausea e, più raramente linfoadenite (ingrossamento dei linfonodi, febbre e dolorabilità locale) e mio-artralgia (dolori muscolari o articolari).
Che cosa accada negli individui che sono stati “visitati” dal virus lo ignoriamo. Peter Doshi (professore di ricerca sui servizi sanitari farmaceutici dell’Università del Maryland ed editore associato della prestigiosa rivista medica British medical journal),non solo ha fatto notare che “gli individui con una storia nota di infezione da Sars-Cov-2 o una precedente diagnosi di Covid-19 sono stati esclusi dagli studi di Moderna e Pfizer”, ma ha messo in dubbio l’efficacia al 95% dei sue vaccini (non superiore al 29%, secondo il professore), ponendo anche i puntini sulle “i” della non trasparenza delle sperimentazioni effettuate.
La Pfizer comincerà a rendere pubblici i dati solo 24 mesi dopo la fine dello studio. Anche Moderna, poiché il follow-up è previsto per due anni, ci comunicherà i risultati delle sue ricerche e studio tra la metà e la fine del 2022. Ed è sempre il prof. Doshi che chiarisce: “Le cose potrebbero non essere diverse per il vaccino Oxford/AstraZeneca che ha promesso dati a livello di paziente “quando lo studio sarà completato”.
Sullo Sputnik V, vaccino russo, il sito Clinicaltrials.gov (data base di studi clinici) ci informa “che non ci sono piani per far condividere i dati”.
Gli fa eco il farmacologo, fondatore e presidente del riconosciuto internazionalmente istituto Mario Negri, Sivio Garattini: ”avere a disposizione i dati singoli in base ai quali Fda ed Ema hanno valutato e autorizzato i vaccini Pfizer e Moderna è essenziale”.
Nello scorso dicembre 2020, l’epidemiologo William Moss, direttore esecutivo dell’International vaccine access center, intervistato dalla Johns Hopkins Bloomger school of pubblic health, sull’argomento “Effetti collaterali e vaccini Covid-19”, pur spiegando che i farmaci della Pfizer e di Moderna siano molto efficaci, rimarcava che sono anche “reattogeni”, nel senso che possono innescare una ragguardevole risposta immunitaria “e alcune persone hanno reazioni più gravi delle altre”. E aggiungeva anche che “gli effetti collaterali sono stati più frequenti dopo la seconda dose”.
In Italia circa 15 milioni di italiani sono affetti da forme allergiche lievi e non gravi. Per questo la Aaiito (Associazione allergologi immunologi italiani territoriali e ospedalieri) ha suggerito al Governo di registrare le reazioni allergiche da Comirnaty (quello della Pfizer, per intenderci), potendo così studiare i pazienti dal punto di vista allergologico e identificare eventuali fattori di rischio.
Così si potrà applicare alla popolazione in attesa di vaccinazione una sana prevenzione.
Ma qui siamo alle dolenti note. La popolazione e i medici in prima linea sono sempre in attesa di una seria ed oggettiva campagna di informazione che diradi i dubbi sui vaccini.
Il dott. Arcuri ed il ministro Speranza non possono uscirsene con “L’Italia rinasce con un fiore”.
Un po’ di ricordi storici non guasta.
Tra il 2003 ed il 2004 l’allora ministro della Salute prof. G. Sirchia, analogamente al Cdc degli Usa (Centers for disease control and prevention), per evitate che l’Italia si trovasse impreparata davanti ad una futura emergenza, costituì, presso la direzione generale della Salute un Centro per il controllo delle malattie.
Era una struttura che, all’interno di reti internazionali collaborative, si affiancava a quelle già esistenti per vigilare sulle epidemie che possono svilupparsi nel mondo.
Risk assessment, risk management e risk communication, cioè rischio di valutazione, gestione e comunicazione del rischio.
Ora, il decreto legge 81 del 2003, convertito poi in legge, stabiliva che la struttura si articolasse su due livelli: una ministeriale e una di Cdc regionali. I finanziamenti erano da rinnovarsi ogni tre anni. Tutto è durato fino al 2012.
Poi arrivarono i governi tecnici, il capostipite è stato Mario Monti, e scattarono le logiche dei tagli alla Sanità pubblica, ma non solo: anche la vitale scuola assieme ad altri ministeri subirono la ghigliottina economica.
Ma anche il Cdc europeo non è mai stato tanto operativo.
Le conseguenze sono sotto gli sguardi di tutti: l’Europa si è trovata nella bufera e si è dovuta rimorchiare all’Oms, già di sua piena di problemi.
C’è stata in Italia questa politica di austerità che è risultata dannosissima in molti settori di” pubblica utilità”. I dirigenti dei ministeri erano di prima grandezza culturale, tecnica ed amministrativa. Di fatto dirigevano e traducevano le politiche dei vari ministri. Ma questo è un tema me merita ben altri approfondimenti.
Vediamo il non senso e le incongruenze delle politiche europee.
L’Unione europea prima ci chiede, in nome di quale austerità?, di tagliare fondi alla Sanità e a prestigiose agenzie sanitarie e poi, in piena pandemia, la stessa Europa prendere che l’Italia chieda un prestito per poter riassestare ciò che gli euroburocrati hanno distrutto. La vaccinazione della popolazione, ai ritmi attuali e con una macchina organizzativa non sempre all’altezza dei fatti, diverrà complicata.
I virologi e gli esperti che vanno in tv, anziché spiegare gli argomenti in modo razionale, prendono una posizione a prescindere oppure estremizzano l’obbligo generalizzato della vaccinazione.
Si creano tifoserie che non ragionano e non fanno ragionare.
La vera trasparenza è l’unica difesa contro le lobby farmaceutiche, il pensiero unico e l’asservimento dei governi a queste strutture sovranazionali “private” sì, ma che agiscono ormai come se fossero istituzioni pubbliche.
Il decentramento fra Stato e Regioni ha prodotto solo divisioni di potere e scangèo. Il territorio non è stato coltivato, la medicina del buon vecchio medico di famiglia è stata ridotta ad una pratica amministrativa e finanziaria.
I cittadini sono stati terrorizzati e la paura ha contagiato anche i politici, che hanno mostrato tutta la loro impreparazione e politica e tecnica. La fobia non è mai stata amica delle scelte razionali.
Il coronavirus c’è e fa paura. Ma gli scienziati, i politici e i mass media, invece di alimentare la logica paura e le psicosi, dovrebbero essere trasparenti e saper trovare un equilibrio che rafforzi la fiducia del cittadino verso Scienza e nei suoi amministratori. In dubio abstine…
Dr Teodosio De Bonis