Profilo personale di un ministro vincente
Se Silvio lo ha prescelto alla direzione delle Politiche Agricole, non lo ha sicuramente fatto invano e a caso.
Delle ottime qualità le deve per forza avere.
Giovane, tosto, determinato, concreto, un ministro coi fiocchi dunque.
Lo abbiamo infatti notato a più riprese entrare in vari maialifici e uscire da diversi mattatoi per bovini.
Un ministro attivo e solerte insomma, un lavoratore indefesso.
Ma anche molto partigiano, cioè di parte.
Tanto partigiano che il Premier Berlusconi dovrebbe regalargli un ministero ancora più specifico e particolare, ritagliato su misura.
D’accordo che non è tempo di proliferazione ministeri ed enti pubblici, vista la necessità di ridurre drasticamente la spesa pubblica, ma per Zaia ci vorrebbe davvero una eccezione alla regola.
Il Ministero del Salame e del Prosciutto gli calzerebbe a meraviglia
Il ministero del salame e del prosciutto gli calzerebbe a meraviglia, come un abito fatto dal sarto.
A Parma e San Daniele del Friuli, e magari pure a Sauris in Carnia, gli stenderebbero non solo il tappeto rosso, ma gli verrebbe pure dedicata la via principale delle rispettive località, e non mancherebbe pure la statua commemorativa al valore.
E le redazioni televisive di Gusto, Uno Mattina e la Prova del Cuoco, si contenderebbero la sua aurea presenza a suon di raccomandazioni e compensi pur di poter nobilitare le loro ricette obitoriali e cimiteriali col massimo profeta nazionale della bistecca, della trippa e del cotechino.
Come Ministro delle Politiche Agricole Zaia lascia parecchio a desiderare
Peccato invece che nella attuale veste di Ministro delle Politiche Agricole, il pur bravo Zaia lasci parecchio a desiderare.
Nella vita non si può essere tutto e il contrario di tutto.
Non si può essere latte, carne e macello da un lato e campo, frutto e natura dall’altra.
La sintesi tra il sangue, la puzza orrenda e insopportabile dello sgozzatoio, non si sposano affatto bene con l’aria buona e serena, con la vitalità e lo spirito innocente dei campi e degli orti (almeno quando anche lì non arrivano le orde degli altri amici del ministro, gli sgozzatori a cielo aperto e doppietta in spalla).
Ed è per questo che il presente vestito di Ministro delle Politiche Agricole gli sta sbilenco, non gli cade bene addosso come dicono i sarti, gli fa delle pieghe e delle frappe antiestetiche.
L’impossibile sintesi tra il rognone e la ciliegia, da parte dei cuochi-Frankenstein di regime
I cuochi di regime stanno facendo di tutto per creare la impossibile sintesi armonica tra il rognone e la ciliegia, tra le trippe e l’uva, tra l’anatra e gli agrumi, tra il fegato e l’albicocca, tra le cervella e i lamponi, tra il culatello e i mirtilli, tra i testicoli di bue e i cachi al rhum, tra il cuore del manzo e le arance al maraschino.
Ma ottengono regolarmente risultati controproducenti, persino orripilanti.
Questo succede perché la sintesi tra il sudiciume e la schifosità della carne morta ammazzata e la infinità bontà e bellezza della frutta è semplicemente impossibile, con buona pace dei cuochi-Frankenstein che pullulano ormai da mattina a sera nelle sale-trasmissione delle televisioni pubbliche e private del Brutto Paese che è diventato la nostra ex-bella Italia.
A Firenze Dante e Leonardo si stanno rivoltando irrequieti e schifati nella tomba
A Firenze, c’è il bus-navetta che porta agli Uffizi, alle cattedrali, ai musei dell’arte e della bellezza.
E’ una cosa che stona e puzza di obsolescenza e di parzialità.
Bisognerebbe inserire al più presto dei nuovi itinerari storici, caratteristici e poetici, come quelli verso i diversi produttori di trippa e di bistecche alla fiorentina, impreziosite da abbondante osso, e verso gli artisti macellai e i cantori della ciccia, dove il colore rosso del sangue potrebbe ispirare nuovi Giotto e nuovi Raffaello, totalmente dimentichi di quanto tali grandi artisti in realtà insegnarono e predicarono.
La voce di Dante, Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza, rimbalza tra le vecchie mura della capitale mondiale della poesia.
L’ammonimento di Leonardo Da Vinci Giorno verrà in cui l’uomo giudicherà l’uccisione dell’animale come orrendo crimine, rieccheggia ancora lungo i ponti dell’Arno.
Ma entrambi si stanno rivoltando irrequieti nella tomba, assistendo alle sconcezze imposte loro da indegni successori.
L’Italia di Leonardo e della Ferrari e l’Italia delle Politiche Agro-Cimiteriali
L’Italia è un paese che fa sempre molto notizia all’estero.
Vuoi per la Gioconda, vuoi per la Ferrari, vuoi per il calcio campione del mondo, vuoi per Valentino che vince per la Yamaha, o vuoi per la Ducati che vince con Stoner, o vuoi magari anche per i rifiuti di Napoli e per i mafiosi di qualche città del Meridione, siamo sempre sulla bocca di tutti.
Ma, questa volta, e non è purtroppo la prima, lo stivale fa la figura del pirla e del morto di fame a 15 mila chilometri di distanza, in un paese che di fame se ne intendono, nel senso che la gente è costretta ad emigrare in massa per cercare lavoro.
Dobbiamo dire grazie al Ministro delle Politiche Agricole dr Luca Zaia, il quale sembra aver avuto la brillante idea di invitare i consumatori italiani a depennare l’ananas dalle proprie scelte nutrizionali, come scrive il Manila Bulletin del 20 dicembre 08.
Gli ananas e le banane di Manila e dintorni non arrivano in Italia, ma riempiono le dispense di Giappone e Korea, di Hongkong e di Singapore, e un po’ dell’Asia intera.
Una battuta malevola e impropria di un ministro italiano fa il giro del mondo e arreca danno anche al business filippino.
Una mossa infelice ed inopportuna
La mossa antipatica e inopportuna, poco felice e poco intelligente, del ministro berlusconiano, non è sfuggita ai vari produttori di frutta esotica dei paesi tropicali asiatici, africani e sudamericani.
Rendendosi conto di averla combinata grossa, di aver commesso una gaffe macroscopica, di aver creato un piccolo, anzi grande putiferio, Luca Zaia si è affrettato a negare che il suo appello volesse avere intenzioni e valenze protezionistiche.
Ha pure negato che la sua fosse una campagna contro l’ananas in sé.
Ho parlato di ananas solo come simbolo di un prodotto che deve compiere almeno 2500 chilometri prima di giungere sulle nostre tavole, mentre noi produciamo ben 4500 prodotti tipici.
Tutto lì e niente altro, ha dichiarato il ministro in una telefonata di spiegazioni alla agenzia The Associated Press.
La figura a quel punto è risultata ancora più imbarazzante e meschina perché l’Agricoltura Italiana, che da anni si è trasformata da agricoltura-della-terra in agricoltura-della-stalla-e-del-macello, non ha di certo 4500 frutti diversi da proporre, dato che, specie d’inverno, oltre a molte mele e pere, uva e cotogne, cachi e castagne, pomodori, zucchine e melanzane, cavoli, finocchi, rape e carciofi, c’è ben poco che salti fuori dalle zolle del suolo agricolo italiano.
I prodotti ideali che non pendono dal ramo.
Si fa presto a fare i conti in tasca al ministro.
Quei rimanenti 4400 prodotti che il ministro Zaia ha in mente e vuole che si consumino maggiormente, più che essere prodotti che pendono dai rami o che crescono negli orti, prodotti cioè del vero e autentico agroalimentare italiano, sono prodotti derivati dal tetroalimentare italiano, prodotti grondanti crudeltà e sangue, prodotti che sono ormai diventati fiore all’occhiello di questo paese di ex-poeti, di ex-filosofi, di ex-inventori, di ex-religiosi, di ex-igienisti e di ex-chiavatori (in tutte le classifiche sulla resa sessuale siamo finiti addirittura dopo gli inglesi; quelli del Per carità niente sesso, siamo inglesi!).
Il ministro Zaia, per essere più a suo agio e più in coerenza con la sua carica, farebbe meglio a farsi rinominare Ministro delle Politiche Agro-Macellatorie.
Le sue apparizioni in televisione lo mostrano regolarmente tra porcili e stalle, tra latterie e mattatoi, dove si trova perfettamente a suo agio.
L’ananas preso di mira è, tra l’altro, uno dei migliori frutti che crescano sul pianeta Terra
La coda di paglia di questo fondamentale ministero, dominato dalla potente lobby latteo-casearia e dagli accoppa-animali delle varie specie non-protette, sta anche nel fatto di aver preso di mira un frutto tra i migliori al mondo, il quale, protetto come è da una ottima e coriacea scorza, non soffre affatto le lunghe percorrenze, ed è pure carico di tutti quei valori nutrizionali (acqua biologica, vitamine vere, minerali organici, Omega3 crudi, polifenoli) e di quelle caratteristiche salubri (antiacido, antiossidante, antiuricemizzante, antiobesità, anticostipativo) che mancano del tutto alle magnifiche alternative obitoriali che il ministro pretende finiscano sulle tavole degli italiani al posto dell’antipatico frutto esotico.
Colpendo l’ananas Zaia colpisce la frutta esotica ma anche la poca frutta italiana in circolazione
Colpendo l’ananas, e seguiamo le giustificazioni apportate dal ministro, si sono volute colpire anche le banane, i manghi, le papaie, gli avocado, e persino uve, ciliegie, mirtilli e tutto il ben di Dio che cresce nell’emisfero australe, mentre in terra d’Italia la popolazione sta regolarmente a corto di vitamine e di minerali organicati per almeno i quattro lunghi mesi che vanno da gennaio a fine aprile.
Fosse stato più propositivo e accorto, meno condizionato dai suoi amici intimi casari e macellai, avrebbe invitato la popolazione italiana non solo a mangiare più ananas, più banane, più papaie e più manghi, ma a comprare e pretendere pure nuovi importanti novità sul mercato della frutta esotica, tipo il durian e il dragon fruit (o frutto del dragone) che stanno diventando popolarissimi e di uso comune in Asia e nel mondo, ma non in Italia.
Il durian vale sia per i più piccini che per le donne e gli uomini, e garantisce loro prestazioni eccezionali anche nei mesi invernali quando gli organi si afflosciano per mancanza di sole e di vitamine.
Non c’è al mondo migliore fonte di vitamina E e di proteina vegetale assimilabile.
Costa caro ma restituisce tutto il suo valore.
Il dragon, che appartiene alla famiglia dei cactus, coltivato inizialmente in Vietnam e diffuso ora un po’ ovunque ancora più del kiwi, è fondamentale nel prevenire l’alta pressione, le infezioni al tratto urinario, la costipazione. E’ un dissetante ed una scopa intestinale di eccezionale valore.
Ottimo alimento anche per i diabetici. Dotato pure di una buccia che lo mantiene sano e protetto per settimane.
Il problema è che né a Zaia, né ai governanti, né agli industriali, né agli apparati sanitari italiani, interessa una popolazione sana, pimpante, arrapata e attiva.
Meglio che tutti stiano mezzi addormentati, costipati, obesi e impotenti.
Nei 4500 prodotti di Zaia sono ovviamente inclusi i prodotti farmaceutici locali, anche se il Viagra e le diete assassine continuano ad arrivare soprattutto dalla cara America dei Clinton.
Un danno e una beffa alla salute degli italiani
Con le sue uscite paradossali, il ministro non solo arreca danno alla salute degli italiani, e in particolare a quella dei nostri consumatori di ananas, ma porta danno pure alla reputazione e all’export di macchine e strumenti industriali dell’Italia nei riguardi di questi paesi tropicali, che hanno estremo bisogno di interscambio per sopravvivere.
Grazie alle sue direttive, si importerà meno ananas e costerà pure di più.
E tutti quegli italiani che si sono intelligentemente abituati alla bontà del frutto esotico, e alla indispensabilità del medesimo nel tempo invernale, saranno costretti a recarsi in vacanza all’estero per mangiarsi qualcosa di prezioso e di delizioso, con ulteriore perdita di valuta per lo stato italiano.
Gli dobbiamo forse dare il pallotoliere al dr Zaia, per capire come funzionano i conti statali?
Via libera a caffé e sigarette. A che serve mai far star bene la gente?
Ospedali, Apparato Sanitario, Usl, Industrie e Onoranze Funebri, che mai ci stanno a fare?
Ultimo aspetto delle infelici intuizioni del Ministro del Salame è la risposta data a proposito del caffé, altro prodotto che fa migliaia di chilometri in più rispetto all’ananas, ma che evidentemente non disturba la delicata coscienza ministeriale, come succede per l’uva cilena e sudafricana, per le banane, il pompelmo e l’ananasso.
Non ho parlato del caffé perché non esistono alternative italiane a questa preziosa bevanda, pare abbia detto Zaia. Infatti non siamo ancora riusciti a clonare la pianta e a introdurla nei climi della Sicilia e delle isole del Sud, ha aggiunto a quelli della Agenzia inglese.
Chiaro che caffé e le fedeli associate sigarette sono molto più essenziali ed importanti delle banane e dell’ananas. Sali e tabacchi non si toccano. E poi un piacere a quelli della Marlboro è sempre d’obbligo.
E poi, senza di loro, come farebbe la popolazione nostrana a sopravvivere?
L’italiano medio e tipico si alza, prende il caffè e fuma la sigaretta, ovvero fa le due cose più anti-salubri ed autocastranti e devitalizzanti che una persona umana possa scegliere di fare.
Mica si alza e si fa la sua bella spremuta di succo di pompelmo o d’arancia, mica si prende due belle fette di ananas o magari due banane verso le 10, come dovrebbe fare se fosse intelligente e volesse stare bene davvero, sconfiggendo cancro, infarto, obesità e impotenza.
Del resto chi mai l’ha detto che far star bene la gente rientri nei piani strategici e sociali del governo e dei ministeri?
Gli ospedali, le industrie farmaceutiche, l’apparato sanitario, le Usl, le onoranze funebri, che mai ci stanno a fare?
Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)
– Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)
autore: Valdo Vaccaro
Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)
Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)
l’autore si assume pienamente la responsabilità di ogni contenuto
(C) MedicinaNaturale.biz – sito web del network DAPHNE LAB