Musicoterapia e Autismo

L’autismo è una malattia dello sviluppo del cervello le cui cause possono essere della più svariata natura, sia ambientale e genetica. Rientra nella macro-categoria di quelli che sono definiti disturbi pervasivi dello sviluppo (Sindrome di Asperger, ecc.).
In base a dati internazionali si calcola che la percentuale dei casi corrisponda a circa 1 persona su 100, soprattutto di sesso maschile, ma il numero è in crescita, anche in conseguenza delle progredite capacità di diagnosi precoce.
I sintomi di chi è affetto da autismo, in genere riscontrabili entro i primi tre anni di vita, possono andare da una compromissione grave delle funzioni comunicative e motorie fino al totale isolamento relazionale, ma dall’altro lato non è raro trovarsi di fronte ad abilità cognitive non verbali anche superiori alla norma: si tratta dei cosiddetti “talenti”, tra cui anche quelli musicali.
Quando pensiamo ai bambini autistici nell’immaginario collettivo ci vengono subito in mente i classici comportamenti cosiddetti “stereotipati”, ripetitivi, come il dondolare del corpo o il battere le mani, ma c’è molto di più. I bambini affetti da autismo presentano infatti una forte problematicità nell’interazione sociale, nella capacità di comunicare sia verbalmente che con il corpo (mimica facciale, gesti, postura), di esprimere i propri sentimenti o condividere le proprie emozioni.

Benefici della musicoterapia su chi è affetto da autismo

La musicoterapia ha preso sempre più piede nel trattamento dei sintomi dell’autismo, soprattutto negli ultimi tempi, dimostrando chiaramente i propri effetti positivi sul comportamento dei pazienti.
Il potere della musica è ormai internazionalmente riconosciuto, e dimostrerebbe i suoi effetti sin da prima della nascita.
Il suono, il ritmo e tutte le componenti essenziali della musica caratterizzano infatti l’ambiente intrauterino e se accostate poi anche all’intero sviluppo del bambino possono facilitarne la coordinazione, la sintonizzazione con l’ambiente esterno, l’espressione motoria, cognitiva e affettiva.
Non solo l’ascolto (musicoterapia ricettiva) ma anche la vera e propria attività musicale (musicoterapia attiva) hanno la capacità di attivare diverse aree cerebrali, provocando insieme ai loro effetti terapeutici delle importanti reazioni emotive legate al piacere, alla soddisfazione e al rilassamento.
Infatti la musica, con la sua caratteristica di essere strutturata, se messa in atto da un musicoterapeuta qualificato con un paziente singolo o anche in terapia di gruppo, mostra un’eminente capacità terapeutica non solo riabilitativa, ma anche preventiva e a volte totalmente abilitativa.

Il musicoterapeuta musicista

Il musicoterapeuta dunque non è uno psicologo che si improvvisa musicista, ma un musicista che ha seguito un’opportuna formazione sia musicale che clinica e che nel migliore dei casi lavora all’interno di un team specialistico.
In Italia esistono delle scuole di formazione per musicoterapeuti, ma la figura professionale non è ancora riconosciuta ufficialmente, a differenza di quanto avviene in altri Paesi, in particolare il resto dell’Europa e tutto il Nord America, dove il concetto di “creatività terapeutica”, applicato in particolare alla musicoterapia e in generale a diversi disturbi dell’infanzia tra cui quello importante dell’autismo, fa tutt’altro che paura.

Conclusioni

In conclusione non esiste una cura per l’autismo, ma la musicoterapia ha il potere di migliorare decisamente le condizioni di vita dei bambini che ne soffrono, con effetti positivi molteplici che possiamo riassumere come segue:

  • Migliorare l’attenzione, la percezione e la memoria
  • Migliorare l’autocontrollo, il controllo corporeo e la gestione della motricità
  • Aumentare la possibilità di conoscenza e di comunicazione
  • Favorire e/o facilitare le esperienze sociali condivise
  • Favorire e/o facilitare l’espressione dell’emotività sia verbalmente che non

Il corpo stesso, ci piace pensare, è musica, soprattutto per il musicoterapeuta che sappia leggerlo come fosse una vera e propria “partitura” e cogliere delle note o dei messaggi là dove qualcun altro vede solamente dei gesti o dei sintomi.

Maurilio Di Stefano