LETTERA
Diagnosi di epatite C, e prospettive di biopsia e di cure farmacologiche
Buona sera dottor Vaccaro, mi chiamo Alessia e ho 26 anni.
Le scrivo perché nel mese di aprile di quest’anno, dopo un esame di routine ho scoperto di avere l’epatite C.
Dopo ulteriori esami è arrivato il momento in cui l’epatologo mi ha comunicato che dovrei sottopormi ad una biopsia al fegato e, seguita poi da una cura con interferone e ribavirina.
Voglio capire qual è la strada migliore
Ora vorrei sapere con estrema sincerità cosa è meglio per il mio corpo e soprattutto per il mio fegato.
Le chiedo cortesemente di contattarmi qualora il suo aiuto possa servire anche per il mio caso specifico.
Attendo una sua risposta. Grazie.
Alessia
RISPOSTA
Si impone un minimo di preparazione culturale e poi una scelta avveduta
Ciao Alessia, hai 26 anni e sei nel fiore dell’età.
Guarda dunque di valutare bene e con coscienza, assumendoti in proprio ogni responsabilità.
Medicina e igienismo sono due scuole diametralmente diverse allo stato attuale.
Tale diversità porta ovviamente a interpretazioni contrastanti e incompatibili, sia nell’eziologia che nei metodi da adottare per il superamento delle patologie. E’ dunque d’obbligo una precisa scelta di campo.
Per ponderare meglio la questione e non fare scelte emotive, fideistiche o irrazionali, serve un minimo di cultura igienistica, che ti potrai fare anche leggendo i miei due libri e il mio blog che già conosci.
Visuale medica e visuale igienistica in netto contrasto sul meccanismo causativo
Nel tuo caso specifico la medicina ti ha trasmesso correttamente, secondo la sua visuale, un problema virale.
Un problema virale che per noi igienisti non esiste affatto, nel senso che non sono i virus a causare le epatiti. La presenza intensa di determinati virus caratterizza sì tali epatiti ma non le causa.
Presenza virale non significa causazione di malattia ma conseguenza della malattia a monte che è l’intossicazione del fegato.
Tutte le epatiti sono un fatto tossico e non virale per l’igienismo
Tutte le epatiti, con le varie lettere dell’alfabeto, sono per noi semplicemente un fatto tossico e non un fatto virale.
Detto questo, occorre intervenire sulla vera malattia a monte e non sul fegato.
La malattia a monte è la diseducazione alimentare.
La via igienistica prevede dunque la cura-della-non-cura, nel senso che nulla si fa contro il sintomo in sè
Chiudere i veleni e aprire il rubinetto dei controveleni
Il mio personale consiglio è quello di lasciare accuratamente in disparte ogni ansia, ogni paura ed anche ogni farmaco, e di chiudere il rubinetto dei veleni (carne, latte, caffè, the, alcol, fumo, proteine animali, sale, zucchero, cibi cotti), aprendo il rubinetto dei controveleni (frutta e verdure crude, centrifughe di carote-sedani-bietole-rape-topinambur-zenzero) inserendo nella tua dieta carciofi, finocchi, germogli, tarassaco, avocado.
Senza mai scordare più movimento, più respirazione ritmata, più sole, più riposo, più motivazione.
Il tutto dopo un periodo iniziale di 3 giorni di digiuno ad acqua (con riposo totale a letto, seguito da 3 giorni di cura dell’uva, e poi da dieta normale che per noi è quella vegana tendenzialmente crudista).
Ti allego qualche tesina su fegato, epatite, cistifellea e bilirubina.
Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma e ABIN-Bergamo