OLIOSUTELA TRA BISANTI E BIMASCALZONI

OLIOSUTELA  TRA  BISANTI  E  BIMASCALZONI

 

La caduta del Dalai Lama?

 

Da quando ho sentito che il Dalai Lama, con tutta la sua santità, si sarebbe piegato o adeguato, non si sa bene per quale necessità o malefico-imbecille consiglio di qualche medico carnivoro, al ricatto ideologico della carne, mi sono cadute un po’ le braccia.

Un santo in meno da onorare mi sono detto.

Spero onestamente tuttora che ciò non sia vero.

La debolezza umana non conosce evidentemente limiti, e a volte va a colpire anche nelle alte sfere.

Una persona valida, buona, illuminata, in continuo peregrinare politico per le città europee a tessere appoggi per la nobile causa dei monaci del Tibet, potrebbe anche essersi guastata fisicamente ed indebolita mentalmente.

 

La saggezza e la grazia, la nobiltà d’animo, non si acquisiscono per diritto ereditario

 

Dopotutto è risaputo che la saggezza infinita ed illimitata, la nobiltà d’animo, la grazia di Dio e della Natura, ed anche la saggezza comune, non si acquisiscono per trasmissione ereditaria, ma piuttosto attraverso gli imperscrutabili percorsi genetici del dna e per quelli ancora più misteriosi dei meriti karmici e delle reincarnazioni, sommati poi a quanto impariamo dalle lezioni che ci imparte la vita concreta di ogni giorno.

Se il Dalai Lama ha davvero commesso questa grave mancanza, non cade tutto il suo palco.

Resta il rispetto per il suo ruolo politico.

Ma è evidente che, ogniqualvolta la gente legge un suo libro, ed ogniqualvolta egli appare sul video, sarà letto e guardato come si legge un qualsiasi libro e come si guarda qualsiasi uomo, senza alcuna speciale riverenza.

Il suo carisma subirà dunque una forte caduta.

Siamo tutti soggetti alle leggi, per cui ad ogni peccato seguirà adeguata punizione.

Non si scappa da questo meccanismo, nemmeno quando ti chiami  Dalai Lama.

 

Una veniale imprecisione terminologica di Sai Baba

 

Lo stesso illuminato Sai Baba, Maestro di cari amici come Federico di Roma (il quale mi ha inviato una bella foto del Guru indiano) non pare essere sempre una cima in fatto di alimenti.

Ha ragione da vendere quando afferma che  Il cibo migliore è quello crudo, e porta l’esempio del seme bollito che, piantato in terra, non germoglia e che messo nel corpo non può apportare vita.

 

– 2 –

 

Ma poi aggiunge che  Le proteine che sono gli ingredienti di valore vengono uccise e cotte per compiacere il palato, su cui ho molto da ridire.

Le proteine, caro e rispettabile Maestro Baba, sono  ingredienti di valore solo per cani e gatti, non certo per gli uomini.

Lo sapeva già con estrema chiarezza il grande Pitagora 2500 anni fa.

Non ti sarai anche tu fatto influenzare, come la maggior parte degli indiani purtroppo, dal mediocre dr Rose, nobilitatore improvvido di plebee proteine adatte per ratti e felini e canidi?

 

La santità di Sai Baba è fuori discussione.  Si fa perdonare alla grande con una frase magistrale.

 

Spero e ti auguro di no, anche se non tutti i maestri e non tutti i santi brillano per illuminazione salutistica, nonostante la loro indubbia spiritualità.

Ammetto comunque che si tratta di quisquilie.

Anche perché nel tuo messaggio ti fai presto perdonare, scrivendo alla grande:

Coi cibi cotti le persone invecchiano presto e perdono lo spirito e la vitalità della gioventù, per cui il cibo crudo, le noci, la frutta ed i germogli sono i cibi migliori, e vi assicurano lunga vita, la quale è desiderabile al fine di poter utilizzare gli anni in più per servire gli altri esseri umani rimasti indietro.

Riconosco il tocco del Santo Illuminato in tale espressione magistrale.

(da Bhagavan Sri Sathya Sai Baba, SSS XV, pagine 115 e 307)

 

La gente comune, i quasi-santi e i quasi-maestri, possono sempre provare una irresistibile attrazione

 

Passando alla gente comune, confesso di non avere un rapporto facile con tutti gli animali, e che quindi c’è molto spazio di miglioramento pure per me, nonostante qualcuno continui ad affibiarmi lo scomodo ruolo di quasi-guru e quasi-maestro.

La realtà è che ho tra i miei lettori persone che mi stanno insegnando ed educando, persone che mi stanno dando il buon esempio, per cui andiamoci piano con le etichette.

Sento una grande ed irresistibile amicizia per tutti i quadrupedi perseguitati, per gli abitanti piumati del vento e per i timidi e poco-ciarlieri cittadini di tutte le acque.

 

Qualche problema coi rettili e con certi insetti

 

Stravedo per i palmipedi.

Le anatre mi fanno una grande ed infinita tenerezza.

Adoro i maiali e i vitellini, ma anche i pulcini e le galline.

Rane, grilli, uccelli canterini, mi affascinano al punto di spingermi ad imitarli e parlare spesso con loro, a illudermi di essere capito ed ascoltato, anche se spesso mi rispondono davvero.

Ma, con i rettili, esiste qualche problema.

Forse perché una grossa biscia d’acqua mi ha morso a sangue in un tallone, o forse perché una viperetta mi ha lasciato anni addietro i classici due forellini su un piede.

O magari per i ripetuti timori di imbattermi in un cobra o in un grosso pitone ogni volta che mi succede di entrare in zone ai margini delle giungle asiatiche.

 

La confessione di un piccolo-grande crimine. Chi è perfetto scagli la prima pietra.

 

In concreto, confesso di aver lanciato lo scorso anno un badile contro un carbone sottocasa.

– 3 –

 

Lo feci per spaventarlo e ammonirlo, mentre stava a una decina di metri, visto che continuava ad infilarsi sotto la legnaia arrecando qualche preoccupazione di troppo.

Fato volle che fui troppo preciso e che la pala lo tranciò in due parti.

Sono stato male per alcuni giorni, e porto con me tuttora tale rimorso.

Non aveva fatto nulla per meritarsi tale punizione.

Gli procurai una ferita mortale ed interruppi la sua esistenza per motivi tutto sommato banali ed inconsistenti.

Due giorni dopo ne catturai un altro.

Lo misi in un sacco e andai con lui in bicicletta a un chilometro di distanza, liberandolo in altra zona.

Mi sentii molto più leggero e libero da pensieri.

Ho sicuramente una manciata di rettili in tutto sulla coscienza.

 

Dovrò andare a lezione di misericordia e di maggiore rispetto presso qualche guru indiano

 

Mio figlio Francesco invece non teme i serpenti, sa catturarli senza ferirli, e li tiene pure in mano o intorno al collo. E’ questione di carattere.

Al massimo, riesco a prendere in mano lucertole ed orbettini, che accarezzo e rimetto subito in libertà.

La residua ed inguaribile cattiveria si ripete con le zanzare e con certi moscerini succhia-sangue, ed anche con quelle testarde di formiche che, madate via 2-3 volte continuano imperterrite a entrare in casa, a invadere il lavello e la credenza, o a nascondersi sotto la frutta.

Dovrò andare a lezione di estrema misericordia presso qualche guru indiano che mi insegni a rispettare anche gli insetti più nocivi. Perché evidentemente anche loro hanno diritto di esistere.

Dico  tutto questo per far capire che non esistono veri santi e veri guru, veri spiriti puri e veri maestri, ma tante persone che si ritrovano a percorrere la stessa via, coinvolte più o meno nei medesimi problemi etici ed esistenziali, poco importa quanto basilari o banali essi possano essere.

La cattiveria o la bontà, la malattia o la salute, ci riguardano tutti dal primo all’ultimo giorno della nostra vita.

 

Ne stiamo vedendo davvero di tutti i colori.

C’è il trionfo della crudeltà e dell’ignoranza più nera.

 

In questi ultimi tempi ne stiamo vedendo di tutti i colori.

Oggi poi c’è Internet e le immagini girano facilmente.

Nel passato, uno doveva andare in una sala cinematografica a guardarsi filmati tipo  Africa Addio di Folco Quilici, per rabbrividire e vedere coi propri occhi cosa significava crudeltà in Technicolor.

Oggi è diverso.

Rettili tagliati a pezzettini, ricoperti di patate lesse e salsa di pomodoro, che continuano a muoversi sul piatto facendo dondolare pure gli ingredienti, pesci tagliuzzati e immersi per una scottata nell’olio bollente, e posti sul piatto con tanto di contorno verde, mentre le loro branchie continuano a boccheggiare muti per l’assenza d’acqua e il dolore boia delle scottature sulle ferite.

Volpi scuoiate a vivo per la loro pelliccia.

Cuccioli di foca e di otaria bastonati a morte da bipedi che non meriterebbero di calpestare la crosta terrestre e nemmeno quella di nessun altro pianeta.

Delfini matati orribilmente in una maledetta spiaggia delle Isole Feroe.

Tonnare intrise di sofferenza, di orrore e di sangue che ribolle sinistro tra le onde.

Balene dilaniate dai cannoncini computerizzati degli imbecilli assassini Samurai del mare.

– 4 –

 

Impallinatori di uccellini, leprotti e fagiani, che continuano impenitenti e maleducati a lacerare la pace della natura, a offendere Dio, le sue creature, la sua aria e il suo silenzio.

 

Oliosutela, ovvero Angela, ha centrato con due semplici domande l’intero problema

 

Di fronte a queste scene strazianti che succedono intorno a tutti noi, nessuno può lavarsi le mani come Ponzio Pilato, nessuno può accampare la scusa e dire  Non c’ero, non ho visto, non ho ammazzato nessuno, lo ha fatto per me lo scuoiatore, lo ha fatto per me il macellaio.

Ognuno deve prendersi le sue precise responsabilità.

Ognuno deve prendere posizione e schierarsi.

C’è una cara ragazza di Foligno, dal cuore grande e dall’arte nel sangue, che usa il simpatico pseudonimo di  Oliosutela.

La voglio ringraziare pubblicamente per il suo magnifico poster realizzato per la sua Associazione Culturale UNA (Uomo Natura Animali) in occasione della conferenza tenuta in Umbria col prof Franco Libero Manco lo scorso 8 Febbraio.

Lo sguardo fiero ed ammonitore di un vitellino sullo sfondo e due domande piazzate in neretto sopra i suoi occhi:

E’ giusto mangiarmi?

E’ sano mangiarmi?

La Angela, ovvero Oliosutela, ha centrato in pieno il problema.

 

Lo scontro ideologico assume aspetti sempre più evidenti e drammatici.

E’ Febbraio il mese magico del professor Giorgio Calabrese.

 

Ed è proprio in questi ultimi tempi che lo scontro si sta facendo più vivace e drammatico del solito.

Il partito dei vegetariani e quello dei carnivori stanno affilando le proprie armi ideologiche.

I coltelli li hanno già in opera da tempo, e continuano a scuoiare impunemente, con l’appoggio della mala- legge, della mala-religione, e del mal-consenso popolare.

Siamo dunque più che mai ai ferri corti.

Il prof Giorgio Calabrese ha dissotterrato la sua personale ascia di guerra, su precise e ovvie richieste dei suoi sponsor governativi e televisivi.

Febbraio pare essere il suo mese.

Quello in cui riesce a dare il meglio di se stesso.

 

Dalla macabra Teoria del febbraio 2008 al graffio odierno della Tigre di Carta contro Veronesi

 

Nel Febbraio 2008 aveva lanciato la macabra e rivoltante Teoria Calabrese, quella dei 150 grammi di proteine carnee variegate al giorno per 6 volte la settimana, escluso il venerdì riservato al pesce, più adeguata scorta di latticini, uova e salumi, con quote divisibili a metà per i bambini appena svezzati.

A quel tempo gli dedicai la tesina  Tigre di Carta, tuttora circolante su Internet.

Nel Febbraio 2009, tre giorni fa per la precisione, la Tigre di Carta dimostra di essere viva e ruggente, per cui tira fuori di nuovo i suoi artigli, e va a graffiare il professor Umberto Veronesi, regalandogli un malizioso omaggio di devota ammirazione (allo scienziato, all’ex-ministro della Sanità e al più famoso oncologo d’Europa e forse del globo), ma ricordandogli pure che le capre e i ruminanti tutti, sono sì esenti da malattie e da cancro, ma  solo perché hanno 4 stomachi e non uno solo come l’uomo.

 

– 5 –

 

Figurati se uno come Veronesi, che ha trascorso poi metà della sua vita in sala anatomia, deve andare a lezione da un Calabrese per imparare quanti stomachi ha l’uomo e quanti ne hanno le capre.

 

La nuova teoria Calabrese 2009 sull’uomo onnivoro (cioè carnivoro).

E’ giusto e sano per il mono-stomacato bipede ingozzarsi di animalproteine e morire di cancro.

 

Alla fine, l’emerito prof Calabrese, ha annunciato la nuova Teoria Calabrese 2009, dichiarando  urbi et orbi  al mondo intero la sua verità interplanetaria, su cui tutti i telespettatori devono riflettere:

L’uomo signori miei non è una capra, ma è un essere onnivoro, per cui è giusto che ami qualche foglia di verdura e qualche profumata pesca di contorno, a patto però di rimpinzarsi di carne (diversi tagli, perché deliziarsi con trippa e testicoli ha valore diverso e integrativo rispetto al masticare filetto e ossobuco), senza mai scordare il pesce, i latticini e le uova.

E’ giusto cioè, per il mono-stomacato bipede, di mangiare poche verdure e tanta proteina dei cari-amati-rispettati animali, al fine ultimo di morire di cancro 1 su 3, e di infarto 1 su 3, come già succede in America e in Giappone, e come sta per succedere da noi.

 

Il nuovo traguardo, l’obiettivo agognato dalla SAM, è quello di 1 cancro su 2 e di 1 infarto su 2

 

Anzi, la nuova quota all’orizzonte, il nuovo obiettivo strategico, il nuovo piano di sviluppo decennale depositato nei cassetti della SAM  (Santa Alleanza Macellatoria) è quello di puntare direttamente a 1 su 2 per il cancro e 1 su 2 per l’ictus e l’infarto (preceduti ed accompagnati ovviamente da obesità, osteoporosi, diabete e tutto il resto, altrimenti Pfizer e compagnia giustamente protestano)

 

Non esistono risposte spurie alla domanda fondamentale di Oliosutela, all’infuori del SI’ o del NO

 

Tornando alla domanda drammatica e fondamentale, per gli animali a quattro piedi ma anche a quellia due che siamo noi, tornando alla domanda posta sul gradico di Oliosutela, non ci sono mezze misure.

La risposta al vitellino, a  E giusto mangiarmi? E’ sano mangiarmi?  è una sola: SI’ oppure NO.

Non esistono NI, non esistomo SE, non esistono MA, non esistono  UN POCO e UN TANTO.

E, questa risposta, implica pure prendere posizione su volpi, delfini, ermellini, otarie, balene, tonni, serpentelli, rane, lepri, fagiani.

 

O siamo educati e santi, oppure diventiamo mascalzoni e filibustieri.

Anzi, l’alternativa è quella di essere bisanti o bimascalzoni.

 

Questa risposta riguarda maestri veri, maestri supposti tali, allievi buoni, cattivi e recalcitranti.

Ogni volta che facciamo una scelta dobbiamo assolutamente porci il problema.

Ogni volta che qualcuno si presenta su un palco televisivo, chiunque esso sia, qualunque titolo egli abbia, qualunque carica governativa o presidenziale egli ricopra, dovrà sempre essere classificato in base alla sua precisa risposta SI’ o NO.

Perché tutti noi, dal primo all’ultimo, siamo educati e santi oppure siamo dei mascalzoni e dei filibustieri.

Anzi, per la precisione, possiamo solo essere bisanti o bimascalzoni, visto che le domande basilari sono due e riguardano l’etica (E’ giusto?) e la salutistica (E’ sano?).

 

 

 

– 6 –

 

Se restiamo schiavi della mediocrità, dell’ignoranza, di demenziali vecchie abitudini, c’è il precipizio

 

Qui si evolve o si precipita.

Qui si fa il salto di qualità o andiamo tutti a bollire nel nostro medesimo brodo.

Se siamo nel giusto siamo bisanti, abbiamo cioè ragione e rispetto due volte, in quanto rispondiamo a Oliosutela che non è giusto, e che non è pure sano.

Se abbiamo invece un piede e mezzo nella fogna e nell’inferno, se restiamo preda della mediocrità e dell’ignoranza, schiavi di vecchie demenziali abitudini, risponderemo che è giusto torturare gli innocenti e che fa pure bene per la nostra salute.

 

Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)

                         – Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)