Le sostanze che fanno a pugni contro il ferro
Buonasera dottor Vaccaro, ho letto con interessante coinvolgimento il suo articolo Lipotoxemia ed emoviscosità, ovvero cancro (dal sito Disinformazione).
Poi sono andato al suo sito e, leggendo i vari articoli da lei scritti, mi sono soffermato sulla tesina
La gravidanza e il ferro, notando con sorpresa che l’assunzione di alcune bevande fa diminuire la disponibilità di ferro.
Tornare dal the biologico all’orzo biologico per colazione?
La cosa che più mi meraviglia è che ci sia anche il the tra queste sostanze.
Curandomi con l’omeopatia sto molto attento alla mia alimentazione, ma alla mattina faccio colazione con un the verde da agricoltura biologica.
Vorrei sapere se posso continuare con il the o magari ritornare all’assunzione di orzo solubile, sempre bio. Grazie della risposta. Buon lavoro.
Daniele
Non mi diverto affatto a sovvertire coscienze assopite
Ciao Daniele, a volte, anzi molto spesso, mi ritrovo a mettere in crisi la gente per le mie teorie e le mie concezioni controverse e controcorrente.
Non è che mi diverta a smontare sadicamente le certezze altrui e che voglia diventare un sovvertitore di coscienze assopite.
E’ piuttosto che l’igienismo naturale è per definizione una scienza bastian-contraria, indifferentemente da chi la porti avanti.
Abbiamo idee e schemi che sono antitetici e polemici su tutto.
Sull’aria, sull’acqua, sul cibo, sul sesso, sul corpo e sull’anima.
Mettiamo davvero a soqquadro tante belle e consolidate convinzioni.
L’igienismo è contro tutte le bevande bollite e le brodaglie varie
Ma come, dirai. Se hanno parlato benissimo del the verde dal Giappone alla Terra del Fuoco!
Eppure è così. L’igienismo naturale punta ai cibi naturali ed anche alle bevande naturali.
Siamo persino contro le camomille e le tisane, fatta esclusione che per casi di emergenza e per assunzione di qualche infuso medicamentoso coadiuvante o attenuativo (non curativo) di determinati disturbi.
Siamo contro l’uso di bevande bollite e contro tutte le brodaglie.
Qualsiasi cosa, che cerchi di sostituire l’acqua biologica della frutta, finisce immancabilmente nel nostro mirino.
Non ci sono santi. Le sostanze possono essere solo nutrienti o avvelenanti.
Siamo particolarmente drastici (che non vuol dire fanatici o estremisti, ma solo rigorosi) sulle cose che si portano alla bocca.
Le cataloghiamo in due precise categorie:
- 1) Cibi e bevande nutrienti ed innocenti (privi di sofferenza animale, privi di sostanze avvelenanti, eccitanti, dopanti, cotte, concentrate, lavorate)
- 2) Cibi e bevande non nutrienti e non innocenti (carne, latte, pesce, nervini, alcolici, cibi salati e zuccherati, farmaci, vaccini, rimedi omeopatici e rimedi allopatici), giudicati tutti veleni.
Le sostanze eccitanti, dopanti, costipanti, provocanti effetti collaterali, vanno tutte buttate
Chi si avvicina all’igienismo deve mettere in preventivo questo tipo di posizioni, per cui le sostanze appartenenti al settore 2 vanno più o meno radicalmente eliminate.
All’inizio potrà sembrare eccessivo e difficile, ma poi via-via che uno entra nell’idea del sano e del naturale, diventa un modo di vivere convincente, liscio e semplice da applicare.
C’è spazio per il tendenziale, per il compromissorio e per l’approssimativo.
Ma alla fine la perfezione si raggiunge andando il più vicino possibile allo schema, e non allontanandosi da esso.
L’omeopatia non ha nulla a che vedere con l’igienismo naturale
In altre parole, l’omeopatia non ha nulla a che vedere con l’igienismo naturale, che la considera sempre una interpretazione medica basata su concetti curativi.
Storicamente, nel filone omeopatico sono affluiti molti medici alternativi e dissidenti, per cui l’humus culturale espresso dall’omeopatia è sicuramente degno di rispetto.
Ma dal punto di vista delle concezioni basilari, si tratta di scuole molto diverse, e spesso incompatibili.
Non crediamo affatto nei principi del dr Samuel Hahnemann (1755-1843).
Il veleno per noi rimane veleno a tutte le dosi
Per l’omeopatia i sintomi sarebbero il segnale che il corpo sta usando i suoi poteri di auto-guarigione.
Incrementando leggermente quei sintomi, si aiuterebbe dunque il corpo a guarire.
Tale concezione è per noi autentica eresia. Per noi il veleno rimane tale a tutte le dosi.
Non guarisci il fumatore facendolo fumare. Non guarisci l’alcolista facendolo bere. Non previeni la malattia scimiottandola col simil-veleno attenuato di nome vaccino.
Ti ricordo che l’igienismo naturale è contrario a tutte le cure (stoppanti o incrementanti) rivolte ai sintomi.
Non è vero che i sintomi significhino automaticamente guarigione. Sarebbe troppo bello.
I sintomi poi sono soltanto un segnale dell’emergenza in atto, e non già l’autoguarigione.
L’autoguarigione la istituisce il sistema immunitario, se e quando gliene diamo la possibilità, mettendoci a digiuno e purificandoci.
Se continuiamo invece a fare gli errori di prima, col cavolo che il sintomo equivale ad auto-guarigione.
L’omeopatia riesce, nonostante tale improprietà ideologica, ad ottenere talvolta dei decenti risultati?
Sì, lo fa proprio quando i suoi interventi, per quanto sballati, sono tali da non disturbare troppo il sistema immunitario, ossia quando i suoi veleni a dosaggi minimi diventano praticamente ininfluenti, finendo di fatto a scimmiottare la nostra cura-della-non-cura.
Le cure quasi-placebo dei rimedi omeopatici
In questo, condividiamo lo scetticismo della medicina ufficiale sulla reale efficacia dei rimedi omeopatici, le cui diluizioni diventano spesso una scusa e un alibi per dare tante piccole cure placebo o quasi-placebo.
Cure placebo che significano pure molti comodi soldini per una fiorente industria para-farmaceutica.
Cure placebo per una vasta categoria di terapisti giudicati virtuosi per definizione ed a priori, per la loro minore invasività rispetto ai medici veri e propri.
Questo giudizio non vuole essere una stroncatura generale di un settore che sappiamo essere fiorente e spesso pure confinante con l’igienismo nelle intenzioni, se non nelle regole.
Non vuole esserlo, anche perché, senza nemmeno rendersene conto, molti omeopatici stanno diventando igienisti, in barba alle etichette e alle targhette che esibiscono fuori dei loro studi.
Smitizziamo un po’ il termine biologico, usato spesso a sproposito
Tornando al the verde, aggiungi che proviene da coltivazione biologica. Il che mi fa sorridere.
Mi fai pensare a quel mio amico che prendeva dieci espressi al giorno di buon caffè di montagna, da coltivazione ugualmente biologica.
Biologica fu pure la dialisi che gli applicarono per il blocco renale conseguente alla cura-della-caffeina.
Può mai essere bio un veleno coltivato al meglio?
Può mai essere bio una bistecca al sangue?
Può mai essere bio un frutto che se ne prendi due chili devi pagarlo col libretto degli assegni?
La frutta resta la cosa migliore, soprattutto a colazione
Concludi dicendo che dovresti tornare all’orzo solubile per colazione.
Nemmeno questa mi pare un’ottima idea, per quanto essa non sia la peggiore del vicinato.
A colazione ci vuole molta frutta acquosa, allo scopo preciso di prolungare la fase quasi-digiunistica notturna (8 pm-4 am) e stare in coerenza con la fase espulsiva-purificante (4 am-12).
Ma qui occorre fare una scelta di campo.
Quando sarai pronto per questo, ne riparleremo.
Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma e ABIN-Bergamo