LETTERA
Un marito con ernia iatale
Gentile dr Vaccaro, mi chiamo Alessandra e, grazie a mio fratello che da alcuni mesi sta seguendo il regime alimentare da lei consigliato, ho avuto modo di leggere il suo libro.
Anche mio marito sta iniziando a convincersi ma siamo solo al 4° giorno.
Lui ha un’ernia iatale causata da scorretta alimentazione.
Tale patologia lo ha spinto a usare giulucen.
Carne, bibite gassate e farmaci, ovvero un ottimo mix per farmi diventare vedova anzitempo
Gli ripetevo da tempo che ciò era assurdo e che quei medicinali, sommati a carne e bibite gassate, erano miscugli che mi avrebbero resa presto vedova.
Ora pare si stia convincendo. La lettura del suo libro dovrebbe farlo un po’ riflettere
Io spero di portarlo dagli attuali 94 kg ai suoi giusti 76 (per 1.80 di altezza).
Voglio porle un paio di quesiti sulla pestificazione e sulle cattive abitudini dei nostri ragazzi.
Ottimi frutteti e fantastiche vigne, ma anche trattori carichi di veleni.
Mangiare le bucce o eliminarle?
Vivo in Trentino e, in questa stagione, vedo intorno a me ottimi frutteti e fantastiche vigne, ma anche trattori che sparano ogni giorno quintali di pesticidi.
Così credo che accada un po’ dovunque.
Esiste un metodo per eliminare tutti questi inquinanti prima di mangiare la frutta e le verdure?
Ho visto che lei consiglia di mangiare la buccia, mentre io ho sempre insistito con marito e figli di sbucciare mele, pesche ecc, perché si dice in giro che tutti i pesticidi si concentrino in quei punti.
Chi ha ragione?
Un bambino sofferente di laringospasmi, di crisi respiratorie e di allergie
Ho un bimbo di 9 anni che sin da piccolo ha avuto laringospasmi spesso trattati con bentelan e zirtec su consiglio medico. Ho provato spesso a resistere e a non ricorrere al bentelan durante una crisi, ma ho dovuto cedere perché rischiava di non respirare.
Due anni fa abbiamo fatto dei test ed è risultato allergico a tante cose: dermatofagoidi, acari, pelo di cane e di gatto, kiwi, ananas, pioppo, ulivo, erbette e fiorellini, ecc.
Questo spiegherebbe le più frequenti crisi provate quando abitavamo in Toscana (regione di pioppi) e nel Lazio (regione di ulivi). Ora, da quando stiamo in Trentino, va molto meglio.
L’uso del zirtec è solo nei due mesi di aprile e maggio, mentre per il bentelan è davvero raro.
Leggendo il suo libro mi sono venuti i brividi.
Come facciamo a gestire la loro fame, soprattutto in periodo scolastico?
Il mio bimbo è un amante della carne e del latte e ora, dopo aver letto il suo libro, mi sono venuti i brividi.
Ma è difficile imporre ai miei tre figli di mangiare solo frutta e verdura, togliendo loro tutto il resto.
Non ne parliamo poi quando ricomincerà la scuola e andranno a mensa.
Se mangiano frutta e verdura hanno fame e non riescono ad avere un controllo del pensiero tale da saper resistere alla fame. Insomma un cambio alimentare non sarà facile. Che mi consiglia?
Intanto grazie e buon lavoro
Alessandra
RISPOSTA
La distanza tra essere bibbia ed essere materiale esplosivo
Ciao Alessandra, spero che la lettura del mio libro porti riflessione e saggezza e non certo scompiglio e confusione in famiglia.
A quel punto qualcuno potrebbe anche essere tentato di cestinare o addirittura bruciare il mio libro.
La distanza tra essere bibbia o essere materiale esplosivo, è sempre minima.
Spero che il mio libro possa darvi maggiore coscienza alimentare, salutistica e animalistica, senza mandare in tilt nessuno.
Prima cosa serve tanta frutta a prezzi abbordabili, e poi serve ridurre drasticamente i pesticidi, che spesso non sono indispensabili e che costano pure cari
Il problema dei pesticidi esiste ed è sicuramente un grosso problema.
Sarebbe giusto parlare in favore del biologico a 360 gradi, e invece il mondo continua ad andare avanti coi soliti schemi.
D’altra parte, se la gente deve ridursi a comprare la frutta a etti, anziché a chili e a cassette com’è giusto che sia, non va assolutamente bene.
Serve frutta pulita e a prezzi popolari.
Mettere più attenzione nella ricerca e nella selezione
Fini quando l’agricoltura non impara ad essere più virtuosa e biologica nella sua totalità, saremo costretti a convivere con questo tipo di situazione.
Le linee guida di comportamento sono quelle di cercare il più possibile la frutta proveniente da zone che conosciamo, da orti che conosciamo, da boschi che conosciamo, privilegiando i frutti che non richiedono particolari trattamenti, tipo i kaki, i kiwi, le susine, le nespole giapponesi, le nespole germaniche, i fichi, i fichi d’India, i frutti di bosco.
Esiste la frutta ben protetta dalla buccia e quella che occorre lavare con acqua corrente
Per tutti gli altri, ricorriamo pure a quelli dotati di ottima buccia protettiva, come ananas e banane, nespole, agrumi, castagne, frutta da guscio.
Per l’uva, le pomacee (mele e pere), le pesche, le albicocche e le pesche noci, oltre al barcamenarsi tra quello che si trova in fatto di selvatico o di biologico e quello che dobbiamo prendere dal mercato, serve ovviamente ricorrere a un’accurata pulizia della buccia, mediante semplice acqua corrente.
Evitiamo gli eccessi di catastrofismo. In ogni caso, il frutto più inquinato è 20 volte più puro e naturale di ogni altro cibo confezionato industrialmente.
Qualcuno dirà che i veleni penetrano, o che comunque arrivano già dalle radici e persino dall’aria.
Eviterei queste generalizzazioni catastrofistiche, pessimistiche, diseducative, tendenti a buttare la gente nelle fauci della pasta, del ragù, delle merendine, dei gelati, del vino e del caffè.
Per un certo grado di inquinamento siamo già ben allenati e non è il caso di scompisciarci addosso in continuazione. Se un grappolo d’uva contiene un 2% di materiale inquinante, le altre cose alternative e confezionate stanno su livelli di appestamento almeno 10 volte più elevati.
La natura riesce sempre a prevalere e trionfare sulle manchevolezze umane
Chi suona in modo sistematico e cadenzato la tromba del terrore sulla frutta e le verdure non ha la coscienza a posto, e lo fa per scopi ben determinati.
Per quanto inquinato possa essere un frutto, esso rimane il miglior cibo possibile per l’uomo, avendo esso superato con successo una serie di fasi di sviluppo caratterizzate da processi naturali e selettivi tali da superare in naturalezza e genuinità qualsiasi altra cibaria presente sul mercato.
Per quanto i trattori spruzzino porcherie, i terreni ricevono costanti bombardamenti di energia elettromagnetica, di bagni d’aria, di vento e di sole.
Anche in mezzo al peggiore inquinamento, la natura trova il suo modo di prevalere e trionfare sulle manchevolezze umane.
Rimango a favore della buccia
Mangiare la frutta con la buccia, gli acini con incluso la buccia e i semi? Direi di sì.
L’80% dei valori vitaminici e minerali sta da quelle parti.
Ricordo da piccolo che mia madre faceva le famose, buonissime ma micidiali confetture stile Lisa Biondi, con più zucchero che frutta (negli anni successivi andò molto meglio coi medesimi vasetti a zero zucchero e auto-sterilizzazione a bagno-Maria, che dopo non poche resistenze accettò di sperimentare).
Alla fine dell’operazione le rimaneva un secchio di bucce di mela, di pera e di pesca.
Prendevo il secchio e, da bravo porcellino, mi facevo una abbuffata di bucce vitaminiche.
Performance scolastiche facilitate
Forse per quello alle scuole elementari di allora avevo davvero una marcia in più, e le maestre Casarsa e Marangoni, mi prelevavano spesso dalla classe seconda o terza per portarmi in quarta e quinta a risolvere qualche problemino su quelle lavagne, allo scopo di far arrossire qualche scolaro cresciuto con le orecchie dell’asinello.
La letargia del latte e la strigliata del dopante caffè
Non è che io fossi genio e loro rimbambiti in anticipo.
Io mi portavo la mela e la banana, una manciata di uva passa, di noci e di datteri.
Loro avevano in borsa pane bianco, salame e formaggio, l’ideale per trombare il cervello, per intorpidirlo nella sonnolenza.
Già a colazione avevano bevuto latte di mucca, il non-plus-ultra per iniziare la giornata in piena letargia fisica e intellettuale, anche se ci pensava poi il dopante caffè a dargli una certa strigliata.
Ho sempre continuato su quel metro, privilegiando tutti i tipi di frutta, in tutte le versioni
Non ho mai cambiato opinione e metodi in questo.
Cerco sempre i frutti più selvatici, incluso le more di gelso e le more di rovo, la rosa canina e i corgnoli, i mirtilli e i lamponi, le fragoline di bosco, le uve ribes e le uve spine, le noccioline selvatiche, i pinoli e le castagne. Ma quando la stagione è in chiusura, e sui tralci delle viti rimane dell’uva super matura e a volte mezza secca, dimenticata dai vendemmiatori e ben lavata dalle piogge successive, mi faccio delle belle abbuffate, in barba all’inquinamento residuo che sicuramente esiste.
Alla fine, si tratta di fare un calcolo di convenienza
E’ un calcolo di convenienza. Fa più bene dare al mio corpo abbondanza di energia solare leggermente inquinata, o non dargli niente compensando poi con altre cose teoricamente prive di inquinamento, ma in realtà molto più inquinate e prive di vitalità enzimatica?
Ci sono allergie giuste e normali, e ci sono allergie patologiche derivanti da nostri problemi interni e non dalle sostanze sotto accusa
Parlando di allergie dei tuoi bambini, distinguerei tra sostanze giuste e sostanze sbagliate.
Essere allergico al latte extra-materno è cosa giusta e normalissima.
Essere allergico ad ogni tipo di latte e di latticino in periodo post-svezzamento, allo stesso modo che il bambino è allergico al fumo, all’alcol, e alla stessa cadaverina (questo rifiuto della proteina animale avviene soprattutto in fase di svezzamento, anche se il bimbo non ha mezzi cognitivi e verbali per protestare), è cosa giusta e normalissima.
Un bambino, che non dimostri avversione per i veleni, è da considerarsi pre-avvelenato
Mi preoccuperei se un bambino non fosse allergico, in quei casi.
Significherebbe che è già mezzo rovinato dal sangue corrotto di una mamma che ha sbagliato biochimicamente tutto in fase di gestazione, obbedendo alle tragiche istruzioni della ginecologia e della pediatria asservite alle multinazionali, alla Pfizer, alla NDC, alla Smithfield, alla McDonald’s, alla Coca-cola, alla Nestlé, alla Manzotin ed alla Alemagna.
Sangue denso e avvelenato significa anche problemi agli organi, alle ghiandole, al sistema escretorio
Sono convinto che l’eccessiva sensibilità a certe sostanze e a certi frutti, sia soltanto un segnale di avvelenamento e di intollerabilità del sangue.
Il solito problema del sangue viscoso che non riesce a circolare bene e a smaltire i veleni e le sostanze difficili che si ritrova a dover gestire.
Sangue denso significa anche milza stressata, cistifellea stressata, reni stressati, vescica stressata.
E per stressato intendo dire irritato e tendente all’infiammazione, all’ingrossamento, all’ipertrofia.
Non bisogna mai affamare il corpo umano, all’infuori di eventuali digiuni e semi-digiuni
Comprendo benissimo le sue osservazioni, cara Alessandra, sulle difficoltà di gestire la fame dei ragazzi, soprattutto in ambito scolastico. I ragazzi non devono andare mai in situazioni di fame.
Nemmeno a noi questo deve succedere.
Avere sempre un po’ di appetito va ancora bene.
Ma la fame no. Essa è cattiva consigliera.
La fame va contrastata in modo sistematico e razionale
La fame è quella che ti spinge alla compensazione rapida del salato e del dolcificato, del grasso e del proteico.
La fame è quell’urlo irrefrenabile dello stomaco che ti inchioda sul vasetto di nutella e sulla grassa fetta di montasio o di gorgonzola.
La fame si sconfigge con una sistematica attenzione alle nostre esigenze, guidata dalla giusta cultura.
La fame si contrasta, si prevede, si previene e si risolve dal momento in cui ci si alza al momento in cui si va a nanna. E’ per questo che raccomando sempre in borsa l’uva secca e la mela, e un panino vegano.
In mancanza dell’istinto, serve il manuale istruzioni e il giusto maestro, trasparente, competente, non colluso con le multinazionali
Se viene a mancare l’istinto primordiale, serve allora un manuale istruzioni e servono dei buoni maestri in casa, a scuola e in società.
Maestri ce ne sono tanti.
Buoni quasi nessuno.
E’ una categoria scomparsa ormai dalla faccia della terra.
Chi ha mai interesse alla salute dei ragazzi e degli adulti?
Mancano le scuole, mancano le strutture, mancano i programmi, mancano i soldi, manca la volontà politica. Chi ha mai interesse alla salute umana?
I cuochi? I sommelier? I becchini? La Coca-Cola? Le farmacie? I cerusichi? I produttori di formaggio grana e di prosciutto doc? Il Ministero della Sanità? I collusi con Rockefeller, la Monsanto, la Bayer e le vampiresche multinazionali del tabacco, del sangue, del latte e delle vitamine sintetiche?
Non facciamoci ridere.
Hai detto che il mio libro ti ha fatto venire i brividi? Leggiti allora due altri libri, come La mafia della Sanità, della dottoressa canadese Guylaine Lanctot, e Diet for a New America, dell’infinito John Robbins, e poi ne riparliamo.
Occorre rieducare intensamente ed amorevolmente i propri ragazzi
Se ai tuoi ragazzi è stato insegnato che sono dei cagnolini, pronti a sbranare l’ossobuco e l’hamburger ad ogni segnale di fame, essi assoceranno mentalmente la fame a quelle cose, al panino col prosciutto e col salame, e non certo alla banana. E’ una questione di cultura generale e di cultura alimentare. Bisogna rieducare la gioventù. Strapparla dalle grinfie e dalle fauci di industrie e istituzioni cancerogene e maligne dalle fondamenta alle tegole. Occorre diventare autodidatti e farsi una solida cultura alternativa.
L’imprinting delittuoso delle istituzioni
Purtroppo, la tendenza alla carne deriva dall’imprinting delittuoso che viene dato all’infanzia dalle istituzioni, dalla pediatria in particolare, da strutture pubbliche condizionate e vendute al sistema, inestricabilmente colluse con le multinazionali, invischiate nei loro piani e nei loro tranelli.
La pediatria contemporanea, piazzista e venditrice ambulante al soldo di Atlanta
La pediatria dei tempi andati non era specializzata e non riceveva grandi linee-guida.
Dominava il buon senso e l’esperienza personale del singolo medico.
La pediatria attuale riceve precise direttive dai centri di potere di Atlanta, ovvero dalle multinazionali del farmaco, del vaccino e del cibo. Linee guida rappresentate da precise e da piramidi alimentari, dai contenuti non sbagliati o approssimativi, ma forsennatamente demenziali.
L’imprinting corrente significa diabete infantile e una serie impressionante di malattie inestricabili
L’imprinting è quel fenomeno importantissimo che timbra la conoscenza e le percezioni dell’individuo in età infantile, determinando le sue scelte e le sue predisposizioni in età successiva.
Uno svezzamento a latticini di bovino e a carne macinata ed omogeneizzata, e magari bidodicizzata ed integrata, accoppiata a vaccinazioni sballanti e disgraziate, garantisce già una rovina assicurata per gli anni a venire, oltre che produrre spesso effetti immediati tipo il diabete infantile e le malattie strane, inesplicabili, inestricabili, irrisolvibili, autoimmuni, iatrogeniche, allergeniche, idiopatiche.
Il ruolo di una madre che ama i propri bambini
Modificare questo condizionamento di partenza, chiamato imprinting, può diventare fatica improba.
Ma se una madre che ama davvero i propri figli, ed è nel contempo responsabile e attenta come sei tu, e capisce che c’è davvero qualcosa di profondamente sbagliato e perverso in quello che l’umanità sta facendo, deve darsi da fare e riportarli verso la loro natura vera, prima che sia troppo tardi.
Prima che diventino clienti fissi del medico, del farmacista e dello psicologo.
Le mamme devono rimboccarsi coraggiosamente le maniche, e rimettere i figli in carreggiata
Come farlo? Molto semplice. Occorre contrapporre un efficace e sistematico lavoro di disimprinting.
Occorre rimboccarsi le maniche e dar loro quelle istruzioni e quella cultura che la scuola e la società continua a non dargli, diseducandoli ulteriormente, e portandoli ancora di più sulla strada delle varie dipendenze (fumo, caffè, carne, farmaci, dolcetti e cole, più ancora che anfetamine e tutto il resto).
Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma e ABIN-Bergamo