PLACEBI E DEVIAZIONI DELL’ ERESIA OMEOPATICA

Una sfilza di domande

 

Caro Valdo,

Dato che sei tornato e che il tuo pc funziona di nuovo, ne approfitto per sbolognarti una sfilza di domande che avevo annotato da tempo.

Alcune addirittura da quando terminai di leggere il tuo libro.

Devo dire onestamente che gran parte di esse per me sono diventate quasi superate e superflue, avendo già trovato molti chiarimenti sulle tesine che ho quasi finito di leggere, mancandomi solo quelle degli ultimi giorni.

Ti prego comunque di rispondermi, perché voglio trovare argomenti più articolati e convincenti per mia moglie e per tutti gli altri che mi circondano.

Ho infatti notato che, pur ascoltandomi con maggiore interesse e curiosità, restano tuttora più o meno increduli e sconcertati su diversi dettagli.

Mi mancano a volte gli strumenti per far quadrare il cerchio alla perfezione.

 

Sulle cure omeopatiche che a volte funzionano

 

Domanda N. 1.

Quando abbiamo abbandonato la medicina allopatica e ci siamo rivolti alle cure omeopatiche o erboristiche, abbiamo constatato che in un certo qual modo questi rimedi funzionavano.

Mia moglie ha risolto ad esempio il suo problema di cisti ovariche con dei rimedi omeopatici che le ha dato un ginecologo che usa l’omeopatia, abbandonando nel contempo la pillola anticoncezionale che le proponeva da tempo il vecchio ginecologo per tenere a bada le stesse cisti, con la conseguenza di gonfiori, ritenzioni idriche e guai alla circolazione.

In questo caso i rimedi omeopatici sembra che abbiano funzionato, visto che le cisti sono in effetti scomparse.

Un altro esempio è la Nux Vomica che prendevamo entrambi, in granuli da sciogliere sotto la lingua, e che toglievano l’acidità e altre indisposizioni intestinali dopo pochi minuti.

Come lo spieghi?

 

 

Sui motivi della mortalità infantile del passato

 

Domanda N. 2.

Riguarda la mortalità infantile.

In passato era molto elevata. A cosa era dovuto?

Se l’alimentazione era migliore, e il terreno è tutto ed il microbo è niente, a cosa era dovuta la massiccia mortalità?

 

Sulla salmonellosi e l’aviaria

 

Domanda N. 3.

Come mai nel tuo libro metti in guardia dal rischio di salmonellosi e aviaria se si mangia l’ovetto crudo (a prescindere se è adatto o meno come alimento), visto che il terreno e tutto e il microbo è niente, e che tutte le influenze sono una montatura?

 

Sui cicli alimentari giornalieri

 

Domanda N. 4.

Come sono stati fissati i tre cicli giornalieri? Non pensi che, se dobbiamo paragonarci agli altri primati, sia più sensato parlare di un’alimentazione regolata sul ciclo solare? Non credo che le scimmie mangino dopo il tramonto, e il sole tramonta abbastanza prima delle 20 intorno all’equatore.

 

Sulla dermatite e sulla caduta dei capelli prevalente nei maschi

 

Domanda N. 5.

Dermatite, caduta di capelli, sono dovuti all’alimentazione? O soprattutto al cosiddetto stress?

O è tutta una questione di ormoni?

Come mai cadono agli uomini (tranne alcuni) e non alle donne (tranne rare eccezioni?)

 

Sui tempi reali di digestione della carne

 

Domanda N. 6.

Davvero per digerire la carne occorrono decine di ore? Non è facile farlo credere.

 

Sulle anestesie usate negli interventi dentistici

 

Domanda N. 7.

Come funziona l’effetto puntuale e localizzato dell’anestesia (per esempio intorno ad un dente da estrarre), secondo l’igienismo?

 

Sulle buone letture igienistiche

 

Domanda N. 8.

Per finire, puoi consigliarmi qualche lettura per ampliare le mie vedute sul tema, anche in prospettiva di una visita all professor Dimauro e alla sua fornita raccolta di testi.

Grazie in anticipo per la tua pazienza e la tua disponibilità.

Peppe DG, dalla Sicilia

 

Rispondo volentieri alle questioni apparentemente contradditorie

 

Ciao Peppe, ti ringrazio per le tue domande a volte apparentemente pungenti, salate e quasi-provocatorie, ma sempre utilissime perché di alto impatto tecnico.

Hai fatto più che bene a pormerle.

E’ proprio da questa esternazione dei dubbi più assillanti ed atroci che nasce il dialogo e il chiarimento.

E’ dalla vis polemica dei lettori che si generano risposte spero e mi auguro illuminanti e dettagliate.

Andiamo dunque ai tuoi punti uno per uno.

 

Sui rimedi omeopatici la risposta è necessariamente lunga ed articolata.

Sono per la cura-della-non-cura, ma ciò non significa che tutte le terapie sono demonizzabili.

 

Sono un sostenitore sperticato della cura-della-non-cura?

Sì, questo è verissimo, e lo confermo senza esitazioni. Ma non devo essere sempre preso alla lettera.

Non ho mai detto che tutte le cure mediche, allopatiche e omeopatiche, siano sempre e comunque da scartare o siano sempre e comunque prive di risultati.

Questa sarebbe una eccessiva semplificazione.

Tutto sta nello stabilire cosa si intende per cure.

 

I ritocchi comportamentali sono già una cura valida di per sè

 

Modificare certe abitudini errate è, se vogliamo, già una cura di per sé.

Smetterla col fumo, col caffè, con l’alcol, col farmaco, con la carne, è già una importante cura.

Smetterla con la pillola anticoncezionale è una cura.

Fare regolarmente esercizi respiratori è una cura. Mangiare correttamente è una cura.

Parliamo in questi casi di cure, di ritocchi comportamentali di tipo virtuoso e non-invasivo, in perfetta linea ed armonia con la natura.

Chiaro che nelle cure erboristiche ed in quelle omeopatiche esistono spesso sostanze e metodi che non sono da buttare, soprattutto se associati con gli stili di vita implementati che ho appena citato.

Ed è proprio quello il fattore determinante che innesca il miracolo, più il solito fattore placebo che non va mai sottovalutato, perché la mente umana ha una influenza incredibile sui fatti del corpo.

 

Le celebri pillole placebo del dr Isaac Jennings

 

Basta pensare al dr Isaac Jennings (1788-1874), pioniere della ANHS (American Natural Hygiene Society), che a Cleveland in Ohio guariva un po’ tutti con le sue famose pillole colorate, spacciate per potenti ed innovativi farmaci, ma contenenti in realtà soltanto banale ed innocente mollica di pane.

Se avesse rivelato ai suoi pazienti la verità, tali pillole non avrebbero sortito alcun effetto guaritivo.

E’ ovvio che Jennings aggiungeva qualche altro buon consiglio alimentare e comportamentale, ed era questo il punto decisivo della cura.

Jennings guariva perché è il corpo, in ogni caso, a guarire sempre da solo, se non vai a tormentarlo e a mettere al suo sistema immunitario dei cervellotici e sofisticati bastoni tra le ruote, chiamati rimedi, farmaci, cure omeopatiche.

Il grande medico-igienista dava modo al corpo dei suoi clienti di funzionare a pieno ritmo, e dunque di ripristinare in tempi brevi l’omeostasi, la situazione di perfetto funzionamento corporale a cui tutti puntiamo.

 

 

La migliore strategia terapeutica rimane quella di non intralciare mai il sistema immunitario

 

Quando uno smette di prendere una pillola e un farmaco che pesano e intralciano col suo sistema immunitario come la palla di ferro che veniva legata ai piedi dei carcerati nei tempi andati, è già per tre quarti guarito, senza prendere alcunché di supplementare.

Se si parla poi di rimedi omeopatici, bisogna fare adeguate distinzioni.

A volte un rimedio omopatico è tale non in forza di particolari caratteristiche curative, ma solo perché viene prescritto da un omeopata o da uno specialista che crede nell’omeopatia.

 

Ho ben poco da spartire con Samuel Hahnemann

 

Nessun dubbio sul fatto che il medico Samuel Hahnemann (1755-1843) fosse un innovatore, animato da spirito antidogmatico e da voglia di fare del bene alla gente. Ma questo non basta per dire che avesse pure ragione su tutti i fronti.

Andare controcorrente è segno di coraggio, ma non garanzia automatica di essere nel giusto.

La teoria per cui i simili si curano coi simili, ricorrendo allo stesso tipo di veleno da cui ci si deve proteggere ma diluito 10 o 100 volte, non mi ha mai personalmente convinto, attratto o interessato.

 

Anche le vaccinazioni sono un’operazione allopatica

 

Tanto più che le vaccinazioni sono basate esattamente su quel sistema.

Si vuole preparare il corpo al male, al grande aggressore, alla temuta malattia venuta da lontano, abituandolo ed allenandolo a fronteggiarla, dandogli un assaggio della stessa.

E’ un po’ come darsi delle piccole martellate al dito, al fine di essere pronti e preparati ad una martellata più grossa. Non ci sto. Troppo banale e troppo diseducativo.

 

Che esistano poi dei bravi medici omeopati è un altro paio di maniche

 

Troppo vicino poi alla stessa teoria allopatica da cui deriva, e che pretende di combattere.

Non ho mai creduto a questa scuola. La ritengo, nel migliore dei casi, un male minore, nel senso che fa di sicuro meno guai immediati delle drammatiche invasività allopatiche, ma restiamo sempre nel mondo delle riparazioni illusorie e di fortuna, nel campo della medicina guaritiva-curativa, o nei suoi immediati paraggi. Che poi esistano diversi bravi specialisti operanti con l’etichetta di omeopati, che ci mettono più tempo a studiare la costituzione e la tipologia dei pazienti, e che usino pure a volte dei prodotti validi e coadiuvanti con appiccicata l’etichetta suadente di rimedio omeopatico, è un altro paio di maniche.

 

L’omeopatia gioca molto sull’effetto-placebo

 

Secondo gli omeopati, i sintomi sono il segnale che il corpo sta usando i suoi poteri naturali di guarigione. Un po’ è vero, ma detto in quel modo, e soprattutto con quelle idee in testa, suona semplicistico ed incompleto.

I rimedi usati sono di origine vegetale e minerale, ma anche animale, per cui non ci siamo proprio.

Senza offesa per i medici confluiti in questo filone, c’è ben poco di provato e di scientifico nell’omeopatia, arte che si presta a molte frodi e che genera un formidabile business planetario, e che è parente non lontana della farmacologia.

Il suo successo, la sua popolarità, non dipendono certo dalla bontà specifica delle sue soluzioni, ma piuttosto dal fatto che si gioca molto su quel fattore naturale e psicologico che è per l’appunto l’effetto-placebo.

Un ostacolo da abbattere nella strada verso la vera scienza della salute

 

L’omeopatia, a mio modesto avviso, rimane un obsoleto residuo intellettuale del passato, un ostacolo da abbattere nella strada verso la vera scienza della salute.

Un ostacolo se vogliamo minore, ma sempre negativo, soprattutto a livello di disorientamento e di diseducazione teoretica sui reali meccanismi della salute e della malattia.

Tu non immagini quanti terapisti-omeopati ho occasione di vedere in giro per il mondo, dotati di un piccolo stand alle fiere, carichi di boccettine magiche che vendono a prezzi strabilianti, dopo aver convinto ogni malcapitato che si rivolge a loro che è una persona avvelenata e che il loro prodotto li guarirà come per incanto.

L’omeopatia ha in realtà ben poco di alternativo ed innovativo rispetto alla allopatia da cui discende.

 

L’erboristica, specie quella alimentare, è più semplice ed affidabile

 

I rimedi semplici di tipo erboristico sono sicuramente migliori e più affidabili di quelli omeopatici, in particolare quando vengono concepiti ed intesi come coadiuvanti e non risolventi.

Credo molto alle erbe e all’erboristeria, nel senso di andare per i campi e raccogliere quanto di buono e di fresco la natura offre.

Credo cioè nella erboristica alimentare, più che a quella rimediale derivante dagli alchimisti e dagli speziali alla pari della farmacologia.

 

La ritenzione idrica causata dai veleni dimostra l’importanza dei cibi naturali ad alto contenuto acqueo

 

Non dimentichiamo che l’hashish, il caffè, il the, l’oppio, l’alcol, il tabacco, il chinino e l’aspirina sono tutti prodotti derivati direttamente dal mondo vegetale, e non per questo sono innocui ed innocenti.

Tutti i veleni provocano ritenzione idrica.

Tutti i sali, tutti i farmaci, tutti gli integratori.

Tutti i cibi junk, secchi e concentrati, lo fanno.

Ed è per questo che la soluzione sovrana rimane nei cibi basso-proteici ad alto contenuto di acqua biologica-strutturata, come sosteneva a spada tratta, 2500 anni orsono, l’Immenso Maestro Pitagora.

 

L’acidità non si combatte certo con rimedi omeopatici

 

La noce vomica  non è un rimedio, ma un veleno contenente pure della stricnina.

Non è certamente un rimedio valido contro l’acidità.

L’acidità si combatte in modo scientifico mangiando regolarmente alimenti alcalinizzanti a base di frutta, e non con palliativi omeopatici o di alcun altro genere.

L’acidità si combatte ancora di più non assumendo cibi acidificanti come le carni, i formaggi e tutte le proteine animali, nonché droghe, farmaci e caffè.

Come spiego l’effetto positivo da voi sperimentato con la noce vomica?

Lo spiego dicendo che tutti i veleni provocano reazioni di breve periodo che sono diametralmente opposte a quelle di lungo periodo.

 

 

 

 

 

La popolare ed erronea confusione tra stimolazione e nutrimento

 

Mai confondere gli effetti apparentemente ed illusoriamente positivi dei veleni che stimolano e non nutrono.

Stimolazione, cuore che batte più veloce, incremento del ritmo metabolico, danno grinta, accelerazione e calore supplementare al sistema, ma tutto questo dura poco, sopravvenendo a distanza di ore-giorni-settimane l’immancabile fase discendente e depressiva, esorcizzabile solo mediante altre dosi incrementate di veleno. Il famoso giogo del doping e della dipendenza.

 

L’unica scuola vera ed incontaminata rimane quella igienistico-naturale

 

La scuola igienistica vera, specie quella americana che ha potuto affinarsi negli anni in mezzo a decennali epiche battaglie contro i massimi mostri del sistema, ma anche quella europea, stile Ehret e Bircher-Benner, hanno precise caratteristiche su cui ti chiedo di riflettere.

Uso qui di seguito le parole illuminanti di Herbert Shelton, prese dal suo testo Human Life: its philosophy and laws (La vita umana: la sua filosofia e le sue leggi).

 

La terapeutica che schiavizza gli uomini non può essere scienza

 

La verità evidente è che qualsiasi metodo e sistema che distrugge l’indipendenza e l’autonomia dell’individuo, rendendolo per sempre dipendente da un altro uomo o da una classe di uomini, non è un metodo naturale.

Qualunque sistema che crea e sviluppa una classe privilegiata per legge o per convenzione (allopati, omeopati o anche di naturopati), tale da distruggere la libertà e l’autonomia della clientela.

Qualunque sistema che insegni al sofferente che può guarire e restare vivo solo attraverso le arti e le abilità di una terza persona, non trova posto e giustificazione in natura.

Non può esistere che il genere umano debba dipendere dall’abilità e dalla misericordia di un medico o di un terapeuta, dalla loro capiente borsa colma di trucchi, di strumenti e di intrugli.

L’uomo odierno è schiavo del medico per i farmaci, del chiropratico per la spina dorsale, del psicoanalista per la sua catarsi mentale, del fattucchiere miracolistico per ricevere le sue mistiche emanazioni, del prete per salvare la sua anima.

La terapeutica rende schiavi gli uomini. Trattasi di una diavoleria e come tale non può durare in eterno.

 

Non esiste la mitica alimentazione del passato

 

Passiamo al punto 2.

Non ho mai idealizzato o mitizzato l’alimentazione del passato in blocco, riservando semmai i miei elogi al periodo classico.

Mancava una scienza merceologica e non si conoscevano i micronutrienti.

Gli errori venivano commessi anche allora.

Solo che le risorse limitate impedivano di commetterli a livello industriale e popolare come ai giorni nostri.

Non esisteva lo zucchero, le bevande gassate, il caffè, i latticini confezionati, e la gente non andava al mercato col carrello ma, al massimo con una borsa di vimini, per rifornirsi di poche cose essenziali.

 

 

 

 

I bovini sacri e la putredine reale

 

Per millenni, i bovini hanno rappresentato un animale sacro e rispettato non solo in India, ma in tutte le regioni del Mediterraneo, al punto che chiunque maltrattasse o uccidesse un bovino finiva in galera o veniva condannato all’esilio per legge.

Anche il maiale non era oggetto di macellazione seriale, e veniva spesso rispettato.

Questo è uno dei motivi per cui cancro e cardiopatia, i maggiori killer di oggi, erano quasi sconosciuti tra i servi della gleba e la gente comune, mentre falciavano già con frequenza le corti reali d’Europa, dedite ai cibi carnei della caccia e delle stalle nobiliari, al punto che il cancro non si chiamava con quel nome ma come putredine reale.

 

Mortalità infantile dovuta al terreno umano indebolito dall’ignoranza e dagli stenti

 

Premesso dunque che l’alimentazione antica post-greco-romana non era sempre e necessariamente migliore di quella odierna, la mortalità infantile di quegli anni era dovuta sempre e solo al terreno indebolito.

Povertà estrema, stenti, fame, freddo, sporcizia, paure, tensioni, rimedi assurdi, carenze vitaminiche scambiate per epidemie (scorbuto, pellagra, beri-beri) hanno caratterizzato non solo il millennio medievale ma anche il periodo successivo.

 

Bambini gracili che tendevano a soccombere

 

Non c’era luce, oltre a quella delle candele, non c’era acqua corrente nelle case, ma solo dei secchi che venivano riempiti presso la fontana della piazza, non c’erano bagni e non c’era carta igienica, e il riscaldamento ce l’avevano solo i principi.

Niente negozi con mille cose sbagliate, ma anche con centinaia di cose valide che noi riusciamo ad acquistare. Niente soldi persino per comprare le cose basilari.

Se chiamavi il medico era capace, per curare l’anemia della puerpera, di ingozzarla di sangue appena raccolto dal macello.

Adulti indeboliti e spaventati mettevano spesso al mondo bimbi gracili e vulnerabili, malnutriti e

malassistiti, che tendevano a soccombere.

 

Il disastro alimentare della salmonellosi

 

Il punto 3 riguarda la Salmonella.

Salmonella è il nome dato a un gruppo di batteri (affini al bacillus suispestifer), isolato nel 1888 dal patologo americano Daniel Salmon (1850-1914).

La salmonellosi è un’infezione batterica derivata da prodotti animali contaminati.

Produce nel migliore dei casi nausea, diarrea, crampi addominali, febbre e vomito.

Se colpisce anziani, malati e infanti, la storia si aggrava e la malattia può essere fatale.

Ogni anno si registrano 5 milioni di casi e la tendenza è in sensibile aumento.

Anche perché il 90% del pollame che circola è contaminato da salmonellosi.

 

La contaminazione alimentare non c’entra col concetto di contagio

 

Trattasi di una vera e propria contaminazione da parte di batteri specifici che stanno nelle uova e in tutti i tipi di materiale cadaverale.

Non bisogna confondere questo tipo di avvelenamento tossicologico-batterico specifico con le crisi influenzali ricorrenti a ritmo stagionale.

In quel caso siamo di fronte a proliferazioni batteriche interne aventi aspetti positivi di auto-regolazione e di pulizia interna delle scorie.

Qui siamo di fronte a un apporto batterico specifico, preso e introdotto dall’esterno.

 

Senza la presenza dei batteri e delle salmonelle moriremmo fulminati dal primo all’ultimo

 

Nessuno teorizza che va bene alimentarsi con prodotti contaminati, e soprattutto con carni e pesce crudo che sono stracarichi di batteri, e nessuno teorizza che sia positivo indebolirsi con cibi grassi ed alto-proteici, con carenza di respirazione, di moto e di riposo, e stando senza sole, senza nerbo e senza motivazioni, tutte condizioni che portano inevitabilmente alla patologia influenzale.

Ma anche qui, come nelle influenze, il ruolo dei batteri resta tutto sommato quello positivo e utile di consumare i veleni di quelle carni, come ad esempio le cadaverine e gli acidi urici.

Se non esistessero i batteri in generale, e quelli della salmonella in particolare, i veleni appena citati, insiti nelle carni, diventerebbero materiale permanente all’interno del corpo, fulminando all’istante ogni mangiatore di carne.

 

Anche l’avvelenamento da salmonella si risolve al meglio col digiuno

 

Diciamo pure che la salmonellosi è causata alla fin fine più che dalla salmonella, dalle carni che la contengono e che sono finite abusivamente dentro di noi.

Cibo non certo di nostra pertinenza ma adatto e ottimo per quel tipo di batteri.

Terapeuticamente parlando, la salmonella si cura in modo precario con gli antibiotici, essendo ormai essa antibiotico-resistente.

La cura igienistica del digiuno permette anche qui di espellere le tossine e di fare sì che la salmonella, a banchetto ultimato ed esaurito, si diradi e scompaia.

 

I cicli alimentari giornalieri sono armonizzati con la luce solare

 

Il punto 4 riguarda i cicli giornalieri.

In effetti, non hai tutti i torti a tirare in ballo l’alimentazione regolata sul ciclo solare, e nell’osservare che le scimmie e gli animali diurni non mangiano nulla dopo il calar del sole.

Quando parlo di cicli alimentari 12-8 pm (appropriazione del cibo), 8 pm- 4 am (assimilazione del cibo) e 4 am-12 (espulsione dei residui) non sono in contraddizione ma piuttosto in armonia con l’andamento solare.

Se la cena umana si prolunga sul tardi e sul buio incipiente (dalle 7pm alle 8pm), dipende anche dal fatto che la luce elettrica prolunga un po’ le sorti e gli appetiti degli uomini rispetto a quelli degli animali diurni e non domestici.

 

Il problema universale della caduta dei capelli nei soggetti maschili

 

Il punto 5 riguarda le dermatiti e la caduta dei capelli.

Questione alimentare, di stress, di ormoni, di inquinamento?

Come mai i capelli cadono prevalentemente ai maschi?

Hai citato tutte cose plausibili, trattandosi di un problema di tipo multifattoriale.

Se mi vuoi coinvolgere, io stesso ho usufruito di ottima chioma fino ai 55.

 

Ogni persona fa un caso a sè

 

Nel mio specifico caso, i viaggi aerei intercontinentali, intensi e ripetuti, non sono esenti da colpe, per la forte radioattività che impera a 10 mila metri di quota.

Lo stress poi del passaggio rapido da un ritmo di vita alto-atletico e competitivo e stimolante (ma sempre rigorosamente privo di sostanze droganti) quale conducevo, a quello attuale più tranquillo e pacifico, ha sicuramente implicato dei contraccolpi biochimici.

Non escludo tuttavia che mi ricrescano come prima.

Non è la prima volta che ciò accade tra gli igienisti.

Campa cavallo che l’erba cresce. Mai abbattersi per quattro miserabili peli in meno o in più.

 

Le strabilianti performance di Yul Brinner

 

Devo dire tuttavia che una chioma leonina nei maschi non è necessariamente sinonimo o garanzia di forza e di salute.

C’è troppa gente giovane che finisce in ospedale, ed anche oltre l’ospedale,

 con tutti i capelli in testa, per poter sostenere una cosa del genere.

Il noto attore americano Yul Brinner, senza nemmeno un capello, si faceva sette donnine per volta nei pressi dell’Intercontinental Hotel di Manila, per cui pure la potenza sessuale non c’entra con la capigliatura.

Delle sue storiche performance sessuali se ne parla tuttora in zona Quezon City.

Pare anzi che molto dipenda dal fattore ormonale.

 

Noi maschi siamo fregati dal testosterone

 

Essere troppo maschi sperticati, troppo yang, essere portati in modo esagerato verso la femmina, implica maggiori dosi di ormoni maschili (testosterone) nel nostro sangue, e quindi minori capelli in testa.

In questo senso, il matrimonio, i figli, la diminuzione delle buone occasioni di stimolo sessuale, i desideri insoddisfatti e rimossi, possono diventare tutti elementi anti-capello per i maschi.

Al contrario, le donne reggono bene, proprio grazie alla loro carica ormonale di tipo opposto, cioè ying, con gli ormoni femminili (estrogeni) che le preservano da questo fenomeno diradante di tipo smaccatamente androgeno.

Le poche donne che perdono capelli sono guardacaso quelle di carattere più mascolino, indipendente e autoritario.

 

I tempi di permanenza di tutte le carni nell’organismo sono lunghi e patologici

 

Il punto N. 6 riguarda i tempi reali di digestione della carne e del pesce.

Mi meraviglio di questo tuo dubbio sulla portata temporale delle digestioni alto-proteiche.

C’è davvero ancora qualcuno che ha difficoltà a credere che la carne ci metta 10 e più ore a digerirsi?

Solo degli illusi e dei disinformati possono albergare delle perplessità in proposito.

Cosa intende mai questa gente per digestione?

Se ho esagerato a menzionare 10 ore, l’ho fatto in senso minimale e conservativo.

Chi mangia carne ci mette spesso il doppio e il triplo, anche se non se ne rende conto.

 

 

 

 

Tutto sta nel mettersi d’accordo sul concetto di digestione

 

Digerire è vivere, dice un antico saggio.

Digestione non significa affatto passaggio dallo stomaco nell’intestino.

Digestione significa demolizione sistematica ed accurata del guscio proteico delle proteine della carne, cosa che non può mai avvenire nel corpo umano, carente com’è di acido cloridrico nello stomaco.

Digestione significa assimilazione della parte utile e pronta eliminazione delle scorie, tramite regolare evacuazione.

Digestione significa mettere dentro qualcosa di acquoso nel ciclo mattiniero e qualcosa di più consistente nel ciclo appropriativo, per poi spedire fuori in contemporanea i residui di quel qualcosa, possibilmente entro il ciclo eliminativo successivo.

 

Svuotarsi a ritmo settimanale e con fatica non significa digerire ma auto intossicarsi, procedere con una cloaca al posto di un apparato gastrointestinale leggero e in ottima forma

 

Ma i mangiatori di carne, privi di acqua biologica e di fibre vegetali, sono famosi per non conoscere questo tipo di regolarità.

La regola per questa gente non è quella della frequenza giornaliera o bigiornaliera, ma piuttosto quella dello svuotamento settimanale o finanche bisettimanale, viaggiando essi con appresso un’autentica cloaca, al posto di un apparato gastrointestinale leggero e sempre in forma.

Trattasi di gente immersa in una situazione patologica chiamata costipazione ed autointossicazione.

Costipazione significa urine scure, fegato e reni in sofferenza, miasmi intestinali, diverticoliti, ricambio asfittico e rallentato, cuore sotto-sforzo, sangue appesantito.

Costipazione significa alla fine cancro, non senza prima aver offerto un variegato menù di malattie più o meno gravi e debilitanti.

 

Minimizzare i danni negli studi dentistici

 

Il punto N. 7 è relativo alle anestesie in ambiente dentistico.

Meno ricorriamo a queste sostanze e meglio è.

Chiaro che le anestesie sono un male necessario.

Il dolore intenso può essere insopportabile e pure dannoso, più dannoso persino dell’anestetico.

L’igienismo predica il digiuno che produce una minore reattività al male.

E’ giusto responsabilizzare i dentisti e chiedere loro un atteggiamento conservativo, basato sulla minimizzazione dei farmaci e del materiale iniettato a fini antidolorifici.

 

Leggiti Pitagora

 

Il punto 8, finale, è sulle letture consigliate.

Studiati Shelton, nelle opere disponibili e tradotte. Leggiti Bircher-Benner. Leggiti Robert Mendelsohn, ed anche Pritikin.

Ti vorrei dire leggiti Pitagora, ma l’Inquisizione Cattolica, e pure quella Musulmana, hanno mandato in fumo le maggiori biblioteche dell’antichità, ed in particolare gli scritti troppo giusti del nostro Maestro.

Coi classici non si sbaglia mai.

Se poi continui a leggere le mie tesine, ti metti in una botte di ferro. O no?

 

Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)

                         – Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)