PROFUMO DI PORCO-CADAVERINA

PROFUMO  DI  PORCO-CADAVERINA                  

 

 

Un essere sensibile che diventa rozzo e cinico

 

L’uomo è un essere intelligente e sensibile, dotato di spirito razionale, di memoria storica, di senso artistico, e soprattutto di anima.

Può magari diventare rozzo e cinico, nel combattere le sue epiche battaglie per la vita, nel superare ostacoli ed esami, nel guadagnare posizioni su posizioni, nello sgomitare e piazzarsi sui gradini più alti, nel rimpinguare i suoi pezzi di carta e il suo conto in banca, nel guadagnare l’ammirazione ed il rispetto dei suoi simili, nel dare pure spazio alle sue furberie, alle sue vanità ed alle sue superbie, alle sue debolezze ed ai suoi hobbies.

 

Il candore di un bimbo lo commuove immancabilmente

 

Ma l’essere umano, anche sotto una’eventuale scorza di cinismo, ha un cuore grande-grande.

Lo si vede quando viene posto di fronte a un bambino.

L’innocenza e il candore di un bimbo sono irresistibili, lo commuovono e lo traformano.

Trattasi di telepatia istantanea.

La purezza e la semplicità hanno il potere di contagiare e di trasmettersi.

Il bambino viene dunque primo nella scala dei valori.

Ma gli animali tutti, non sono altro che dei bambini, dal primo all’ultimo giorno della loro vita.

Sono loro ad essere i più meritevoli di tutela e di attenzioni.

Sono loro i veri bambini del mondo.

 

La priorità assoluta del cane

 

Poi, dopo il bambino, subito dopo, viene il cane.

Adolf Hitler, tornava bambino nei momenti in cui poteva fare, ricambiato, le coccole al suo pastore canadese.

C’è della gente che gli puoi magari toccare la moglie, ma guai tirar via un pelo al suo grande amico a quattro zampe.

Gente che vive per il cane, enti di protezione che esistono in funzione del cane, scuole e rifugi per il cane, pensioni per il cane.

 

 

La pensione per il maialino abbandonato e perseguitato, e un’autoambulanza a sirene spiegate

 

Immaginiamo di voler aprire in Italia, o in qualunque parte del mondo, una pensione per il maiale o il porco abbandonato e perseguitato.

Già la parola maiale non si presta. Maiale suona di per sé offensivo, fa subito pensare al sudiciume.

Porco ancora peggio. L’anti-preghiera più gettonata dagli italiani, che è la bestemmia irrazionale e nevrotica indirizzata al loro stesso creatore, comincia notoriamente per porco.

Già per ottenere l’approvazione municipale ci farebbero ammattire, e poi, il giorno che ce la dessero, e che noi l’inaugurassimo, scrivendo in grande sull’ingresso, Pensione per il Maiale, correremmo il rischio di ritrovarci con due barellieri che ci  infilano una camicia speciale, ci legano e ci imbottiscono di farmaci. E finiremmo dentro un’autoambulanza contrassegnata dalla croce verde, a sirene spiegate verso il più vicino centro psichiatrico.

Aprire una pensione per il maiale, equivarrebbe grossomodo ad inaugurare un tempio per il diavolo.

Se maiale è sinonimo di sudiciume, la madre del maiale si chiama scrofa, termine che applicato a una donna significherebbe sozza prostituta mangia-uomini.

 

La porcellina Josephine adottata dal dr Schweitzer

 

Quando il dr Albert Schweitzer (1875-1965) dirigeva il suo lebbrosario-ospedale a Lambarene, nel Gabon, promise ai neri dei soldi se gli portavano degli animali da adottare, anziché ammazzarli brutalmente, come generalmente facevano.

Una ragazza gli portò una porcellina di appena due mesi, che aveva sottratto ad un macellaio.

Schweitzer se ne affezionò a tal punto da adottarla, dandole il nome di Josephine.

 

Una perfetta dama di compagnia

 

Siccome la tormentavano le zanzare, imparò da sola ad accomodarsi nel dormitorio dei ragazzi, infilandosi sollo la zanzariera.

Seguiva il suo medico-protettore dovunque andasse nel villaggio.

Di mattina, si piazzava di fronte al suo ambulatorio, in attesa che il padrone arrivasse.

Al pari di un essere umano, sapeva riconoscere amici ed estranei, comportandosi di conseguenza, scherzando con gli amici di Schwaitzer, e standosene indifferente e timida con gli estranei, obbedendo da brava alla richiesta della moglie di non entrare in zona veranda.

 

Se l’uomo non estende il suo raggio d’amore e di compassione a tutte le creature, non ha il diritto di chiamarsi uomo

 

Il medico svizzero, uno degli spiriti più eletti dell’età moderna, venne insignito del Nobel per la pace nel 1952.

A chi gli chiedeva quali fossero stati i suoi maggori affetti nella vita, il nome di Josephine spuntava in continuazione, e gli intervistatori pensavano si trattasse della sua figlioletta preferita, restando sbalorditi nell’apprendere che in realtà aveva vissuto per anni innamorato pazzo di una maialina.

Nessuna meraviglia leggere frasi sue del tipo  Finché l’uomo non estende il suo raggio di amore e compassione a tutte le creature, non sarà mai uomo, non troverà mai pace con se stesso e la natura, avrà un fisico monco ed una personalità meschina.

 

 

 

Il pacifista americano Edward Kupfer e i suoi 12 mila giorni a Dachau

 

Il pacifista americano Edward Kupfer, venne arrestato durante una manifestazione in Germania nel corso della Seconda Guerra Mondiale, e finì direttamente nel peggiore dei campi di stermino, a Dachau.

Rimase miracolosamente vivo e, il 29 aprile 1945, fu liberato.

Sulle pagine dei suoi diari, appare in continuazione la morte-per-fame che camminava fedele a fianco di ogni condannato, giorno dopo giorno, ora dopo ora.

Lui ne contò dodicimila di giorni, immerso e circondato da ogni tipo di crudeltà, patimento ed aberrazione.

 

Carne animale o carne umana non fa alcuna differenza

 

Stremato dalla sofferenza e dal freddo, per qualche impensabile e fortunoso slancio di pietà da parte dei carcerieri, venne accomodato per qualche giorno sulle brande dell’ospedale interno anziché in una delle tante camere a gas, come succedeva sempre con chi desse segni di cedimento.

Quelli della cucina rimasero sbalorditi e chiesero ragione del suo assoluto rifiuto della carne e del brodo.

Vivendo qui ho imparato cos’è la sofferenza. La simpatia e la solidarietà verso chi soffre ed ha sofferto è totale. Quella carne sul piatto ècome fosse la mia stessa carne.

Servirmi carne animale o carne umana non fa per me alcuna differenza.

Questa fu la sua risposta alle SS.

Ironia della sorte, dopo la guerra, si stabilì a Chicago, capitale americana del maiale, dove queste creature vengono macellate a centinaia di milioni.

 

Un vegan chiamato Jeff Juliano, alias Ronald McDonald

 

La catena multinazionale dell’hamburger McDonald’s, presente ormai in ogni angolo del pianeta, in tutta la sua intensa pubblicità rivolta soprattutto a ragazzi e bambini, non usa la parola ammazzato o macellato, ma il termine eufemistico processato.

Tanto che il suo simpatico e coloratissimo clown Ronald McDonald, era tenuto a spiegare ai suoi clienti più giovani come gli hamburger crescessero allo stesso modo delle patate.

Pochi sanno però che Jeff Juliano, il giovanotto alto e dinoccolato prescelto dalla McDonalds per la parte di Ronald, dopo aver guardato coi suoi occhi cosa accadeva dietro le quinte, si è ben presto licenziato dall’incarico nonostante il lauto stipendio che aveva, ed è diventato rigorosamente vegan.

 

Un mondo di persone cresciute ed allevate per sterminare animali

 

La nostra realtà è che stiamo in un mondo di persone cresciute ed allevate per sterminare animali, come dice Luigi Boschi nel suo articolo Ostaggi di Cadaveri dell’8 settembre.

Prima in fasce, con gli omogeneizzati di pollo e tacchino, e poi a scuola, dove ti insegnano che vi sono animali di compagnia e animali da carne.

Questi ultimi sono ovviamente felicissimi di essere ingrassati alla svelta per finire sui piatti di porcellana degli ingordi umani, o appesi felicemente in una fresca cantinetta dove ci sta ogni sorta di

Ben di Dio, incluso la forma di montasio e di grana, le bottiglie di Barbera, Refosco e Cabernet.

 

 

 

Il più amato ed idolatrato è il porcellino, non vivo ma massacrato.

Un rammarico per la scomparsa dei dinosauri.

 

L’animale più amato, idolatrato, inseguito ed agognato, resta il porcellino, non vivo ma massacrato.

D’accordo che vitelli e polli non sono affatto da meno, e che c’è pure la spiccata tendenza all’esotico, al tacchino, allo struzzo, al cinghiale, allo stambecco, al rinoceronte, al serpente e al coccodrillo.

Peccato davvero che siano scomparsi i mammouth e i dinosauri.

Ti figuri che affari si farebbero con le bistecche di T-rex?

 

Il maiale è tutto per l’uomo

 

Ma il maiale è qualcosa di diverso.

E’ paragonabile al petrolio nel settore energetico, alla farina ed al pane in quello alimentare.

Un giorno o l’altro nessuna sorpresa se al posto del viso, gli umani si ritrovassero al risveglio mattutino con un muso porcino, e salutassero il primo che incontrano con un grugnito al posto del Buongiorno.

 

Tirar via il maiale vorrebbe dire collasso mondiale

 

Tiri via il maiale e il mondo si ferma. Che non abbia mai a succedere.

Chiudono i McDonald’s. Chiudono le fabbriche di grissini. Scompaiono le sagre a base di polenta e salsiccia. Si bloccano le sale operatorie ed i trapianti per carenza improvvisa di eparina. Si sgonfiano di ogni significato religioso le festività pasquali e natalizie. Sopravvengono morie di preti e di monsignori per anoressia e bulimia forzate. Chiudono le fabbriche di vaccini contro la peste suina.

Si cancellano dalla carta geografica città come Parma in Emilia, e località apparentemente amene come Sauris e San Daniele del Friuli. Si dimezzano metropoli americane come Chicago ed Atlanta.

Si impoveriscono nazioni intere come l’Irlanda, maggiore porcile in terra europea.

Vengono ricoverati per collasso cardiocircolatorio i contadini cinesi, vietnamiti e filippini, privati della risorsa di base.

 

La porcofilia difesa dalle autorità politiche e religiose mondiali

 

Si tratterebbe insomma di un terremoto, di uno tsunami, di una maledizione planetaria.

Di fronte a un’eventualità del genere, verrebbero di sicuro convocati papi e cardinali, armati di bidoni di acqua santa per fare gli scongiuri  urbi et orbi.

I governi del mondo si riunirebbero d’urgenza per elaborare delle contromisure.

Le Nazioni Unite e la Comunità Europea, dovrebbero varare nuove leggi di emergenza, affinché il porcofilo essere umano riesca a sopravvivere senza pancetta, mortadella, rognone, musetto, lardo, salsiccia polmonaria, salame e prosciutto.

 

Come farebbe la gente a non grugnare più? a non puzzare più di maiale?

 

E poi la gente comune, quella normale, quella che si incrocia casualmente per strada, tutta rigonfia di cadaverina e grasso, di cellule rosse avvinazzate ed in sfacelo, cosa mai farebbe?

Come farebbe a competere con l’avversario, nella gara a chi ha la faccia più porcina? a chi grugna meglio? A chi puzza più di maiale?

Come farebbe a gareggiare sul chi finisce prima al reparto oncologia, e poi alla sala di anatomia, evidenziando ai suoi sezionatori la presenza massiccia del bacillus suispestifer nella sua salma?

Gli spiriti confusi e disorientati degli ex-estimatori e degli ex-divoratori

 

Gli spiriti dei poveretti poi, passati anzitempo dai reparti terminali alle camere mortuarie dei nosocomi, girano a lungo confusi ed inebetiti, fluttuando sulle teste di amici e parenti in lacrime, accorsi sconsolati alle bare che si chiudono con rituali ripetitivi e sinistri, alle cerimonie funebri che seguono alla vestizione di corpi.

Non si decidono ancora a spiccare il volo finale verso la prossima destinazione.

 

I sospiri, le incredulità, le tardive recriminazioni

 

Ma come, sospirano. Duemila e passa sostanze chimiche proibite nella carne?

Putrescine, cadaverine, tiroxine, taurine, fenoli, scatoli, indoli, metanoli, ammoniache, fribrine, gelatine, ptomaine, nitrosammine, aflatossine, purine, coprosteroli, metilcolantrene, metilmercaptani, betaglicorinadasi, alfadeiprossilasi?

E chi sapeva mai di tutto questo?

Non pensavamo forse che nel prosciutto ci fosse l’essenza della bontà e del gusto, dello stile e dell’eleganza, la sintesi del cibo divino, il massimo della pulizia e della gioia digestiva, il trionfo dell’arte culinaria umana?

 

La trafila maledetta con addosso la casacca di plastica

 

Chi col cancro allo stomaco, chi al fegato o al pancreas, alla prostata o alla vescica, chi al colon o al testicolo.

Tutti passati attraverso il primo girone del peggiore inferno.

Dai primi dolori sospetti ai controlli, dalla paura alla disperazione, dalla vita allegra ed attiva al letto con la flebo, dal pigiama alla casacca di plastica del destinato-ai-ferri-della-sala-operatoria, dallo sventramento alla micidiale chemioterapia.

 

L’indugiare delle anime sul luogo della loro tribolazione

 

Non è facile per le anime tormentate staccarsi disinvoltamente da quello che era stato il loro mondo.

E poi, cos’altro ci attende ancora, singhiozzano.

Vorrebbero quasi trattenersi ed indugiare nelle parti basse dell’atmosfera, ancora scioccate ed incredule per quanto è successo, in modo così repentino e sconvolgente.

Quasi vogliose morbosamente di assistere alle scene che continuano a susseguirsi sotto di loro.

A spiare le mosse dei nuovi clienti che continuano ad arrivare e ad occupare gli stessi letti, a subire le stesse trafile, gli stessi disperanti atti.

Le attanaglia il terrore di dover subire altri torti ancora.

 

Di fronte al Creatore, per passare poi alla Sala delle Responsabilità

 

In realtà, c’è ben poco da temere.

Cosa ci può essere di peggio di quanto già hanno vissuto?

Alla fine si sentono trasportate verso l’alto e si ritrovano di fronte al giudizio.

Il Creatore ha accanto a sé tre bimbi coi quali si sta trastullando, un porcellino, una pecorella e un vitellino.

Guarda le nuove anime in arrivo, le incoraggia nonostante tutto, e le fa accomodare nella Sala Responsabilità, che San Pietro chiama Sala Luci e Suoni.

Creature che non riescono a capire il perché di essere al mondo

 

Sul video gigante appaiono creature disperate ed impazzite che si accalcano in reparti da 500 capi, prive di spazio per muoversi, costrette a sdraiarsi sui propri escrementi.

Creature disorientate e scosse che non riescono a capire la logica ed il perché di essere al mondo, di trovarsi in quelle sciagurate condizioni.

Creature che non vedolo il colore del cielo e non sentono un raggio di sole fino al giorno del prelevamento.

 

Nelle grinfie del mostro Bipede Mangia-Cadaveri

 

Ecco infatti che la scena si sposta su alcuni camion carichi di suini, che finalmente intravedono sopra la propria testa qualcosa di diverso dai muri lorci del porcile, qualcosa di tiepido e luccicante.

Sono in pratica esseri disorientati ed accecati, sballottati l’uno sull’altro, in brevissima vacanza premio attraverso un tratto autostradale.

Non sanno ancora che le torture subite negli ultimi sei mesi erano la preparazione e la premessa ad altre torture ancora più vili e disumane, più crudeli e farabutte.

Non hanno ancora capito di trovarsi nelle grinfie della belva più feroce e sanguinaria esistente nel mondo conosciuto.

Nelle grinfie dell’orribile mostro chiamato BMC, ovvero del Bipede Mangia-Cadaveri.

 

A lezione da Dio

 

La proiezione si interrompe, e Dio fa una domanda alle sue anime:

Sapevate che quelle creature, trattate in quel modo, sono i veri bambini del mondo? Quelli più ignari e più innocenti? Quelli più vulnerabili ed indifesi?

Sapevate che chi non rispetta il maiale non rispetta nemmeno suo padre e sua madre?

Sapevate che chi non ama il maiale non ama se stesso e non ama il prossimo?

Sapevate che io non ho stabilito 10 comandamenti come vanno blaterando in Terra, ma uno soltanto, e che si chiama Non ammazzare ed ama il prossimo tuo come te stesso?

Le anime tremano e piangono, silenziose e con la testa bassa.

 

Gli esseri più civili ed educati sul suolo terrestre

 

Al che scatta un secondo filmato.

Appare l’allevatore degli stessi animali, e risponde alle domande di un intervistatore.

Questi maiali, questi animali che noi tutti immaginiamo sempre come prosciutti viventi, sono davvero delle creature magnifiche, dal carattere eccezionalmente buono e socievole.

Sono meglio di noi uomini, vegetariani e macellai messi assieme.

Non offendono e non feriscono nessuno.

Nel loro codice genetico non esiste alcuna cattiveria. Gioiosi, giocherelloni, leali, affezionati.

Probabilmente sono gli esseri più civili ed educati mai esistiti sul suolo terrestre.

 

E noi li ricompensiamo in questo modo

 

Come premio, noi li stiamo trattando in questo modo.

Gli diamo da mangiare farina derivata dalle ossa polverizzate dei loro padri e delle loro madri, mescolate a cacca disseccata più scarti da caseificio, il tutto addizionato di ormoni ed antibiotici.

Non ci sono alternative a tutto questo, coi nuovi sistemi di allevamento intensivo e razionale.

O fai così, e riesci a guadagnare la tua pagnotta quotidiana, o ti arrivano gli scagnozzi dello sceriffo a pignorare i mobili di casa.

Il fatto è che ho troppi anni per cambiare mestiere, e non saprei fare altro che l’allevatore di maiali.

Ho pensato anche di passare al tacchino o allo struzzo, ma non c’è grande differenza.

Purtroppo non è cambiando animale che si risolve qualcosa.

 

Il macello artigianale dei tempi andati.

Una scena straziante non adatta per i cardiopatici.

 

Nel filmato successivo si passa dall’allevamento al macello.

Si comincia con le scene dei macelli tradizionali di campagna.

Appaiono le povere bestiole tremebonde e urlanti, già impazzite di paura all’odore del sangue delle precedenti vittime, che essi sniffano da grande distanza, dato il forte senso olfattivo che le contraddistingue.

 

L’abilità sgozzatoria di un esecutore seriale

 

Una ad una vengono prese senza troppi complimenti dal nerboruto boia di campagna.

Le blocca ai fianchi con le ginocchia, e col braccio sinistro gli tiene sollevata la testa.

A quel punto la parte che interessava, cioè la gola è tutta bella e libera a disposizione.

Con la mano destra affonda il coltellaccio con un lungo taglio dall’alto in basso, mentre il sangue esce a fiotti dalla bestiola, le cui grida lancinanti di dolore si diffondono in ogni dove.

Una scena straziante, da non consigliarsi ai deboli di cuore.

 

Cinque vittime stese sul tavolaccio

 

L’opera viene ripetuta a memoria con le altre quattro vittime che, paralizzate dal terrore, hanno assistito urlando alla scena precedente.

Dopo una ventina di minuti, l’omaccio sorride contento, si asciuga il sudore e si beve due bicchieri di rosso, osservando con orgoglio il frutto del suo lavoro.

I cinque porcelli giacciono in ordine sul lungo tavolaccio.

Danno ancora qualche piccolo segno di vita. Ma sono tutti esausti ed agonizzanti.

Hanno lasciato sul pavimento un mare di sangue.

Hanno stordito vicini e lontani coi loro agghiaccianti lamenti.

Sono pronti per l’operazione successiva.

 

Niente è buttato via. Peccato che non sia rimasta l’anima, l’avrebbe affettata anche quella.

 

Nel giro di due ore, lo stesso esecutore, lavorando alacremente con l’aiuto di coltellacci, forbici, tritacarne ed accetta, mette in mostra la sua sopraffina arte porcaria, e riesce a completare l’opera.

Come per magia i maiali scompaiono nel nulla.

Al loro posto una fila di musetti, di zamponi, di salsicce e di cosce complete, tutti appesi per ordine a sgocciolare gli ultimi umori di linfa e di sangue.

Niente è stato buttato via. Il lardo è finito in un bidone apposito, il sangue è stato raccolto con cura, le budella sono state usate come guscio contenitore dei salumi.

Peccato che l’anima delle bestiole sia volata velocemente in cielo, sennò il macellaio l’avrebbe tagliata a fette come tutto il resto, per soddisfare gli appetiti fisici e spirituali dei suoi clienti bipedi.

Le scene della macellazione industriale nell’età tecnologica

 

Il quarto filmato riguarda le scene della macellazione industriale.

Ai tempi nostri non si vedono più quelle scene inusuali.

L’umanità si è modernizzata e razionalizzata sotto la spinta del progresso e della tecnologia.

E’ la civiltà della moto GP e della Formula Uno, degli shuttle spaziali e del sincrotrone, dei trapianti e delle cellule staminali.

Siamo in piena porco-economia, dove  la vitamina B12 e il nobile prosciutto crudo caratterizzano le scelte di una umanità evoluta e spirituale, operosa ed ecologica, pulita e vaccinata.

 

Ammazzare un maiale non è facile come si è portati a credere

 

I maiali giungono da ogni parte, per nave e per treno, ma al mattatoio arrivano sempre col camion.

Non c’è tempo da perdere. Non esistono più i famosi porcellai di un tempo.

Le bestiole vengono fatte convogliare in un doppio corridoio della morte, e procedono in fila indiana, mentre al terminale è pronto a dar loro il benvenuto un paio di garzoni armati di coltello e pistola.

Pigs are so damned hard to kill clean (I maiali sono dannatamente difficili da ammazzare), ha confessato uno di questi elementi a John Robbins, autore di Diet for a New America.

Per farli fuori in modo definitivo bisognerebbe staccargli la testa, col rischio di compromettere la sgocciolatura completa del sangue. Meglio dunque che non muoiano all’istante, ma che agonizzino e che soffrano, e la loro carne risulterà migliore.

 

Il ripristino della coltellata alla gola e il regalo aggiuntivo dell’acqua bollente

 

Ci sarebbe l’obbligo di tramortirli con un colpo in testa. Ma succede spesso che l’animale si divincoli, per cui succede di sparargli erroneamente al naso o agli occhi, e tutto si complica.

In più, i proiettili costano cari.

Ecco allora che la pistola serve come emergenza, e la coltellata alla gola torna ad essere di moda.

Per abbreviare i loro lunghi tempi di agonia, ed anche i loro assordanti pianti, è stata aggiunta pure la vasca dell’acqua bollente, per cui alla coltellata in gola segue un bel tuffo torturatore.

Nulla di meglio c’è al mondo che finire nel contempo con la gola tagliata, gli occhi bruciati e la pelle semicotta che scotta da impazzire.

 

Le domande punzecchianti del Creatore

 

A questo punto Dio fa qualche domanda alle anime-spettatrici.

Avete visto le scene? Avete ascoltato i commenti?

Vi pare giusto e condivisibile quanto sta succedendo? Quali sono i veri porci e quali i veri uomini?

Vi  rendete conto di esservi alimentati per decenni di prosciutti, salsicce ed hamburger, ossia delle carni di bambini a quattro zampe, torturati e traditi da chi aveva l’obbligo di difenderli e proteggerli?

 

Preti e vescovi al giudizio inflessibile di Dio.

Soltanto 170 miliardi di bambini all’anno, ovvero 5390 al secondo.

 

E tu devoto, e tu prete, e tu vescovo, che avete preteso di rappresentarmi in Terra, autonominandovi addirittura come miei ministri, e restando in prima fila tra i divoratori di bambini innocenti, tra i promotori di stragi giornaliere, tra i dispensatori di benedizioni e di acque sante ai macelli e alle salumerie, cosa potete dire a vostra discolpa?

Lo sapete forse che 170 miliardi di animali/anno, 14 miliardi al mese, 14 milioni all’ora, 300 mila al minuto, 5390 al secondo subiscono la stessa sorte?

Ogni secondo che passa, il coltello e la scure cadono sulla testa di migliaia di vittime piccole e grandi, tutte indifese ed innocenti, incapaci persino di gridare vigliacco al loro esecutore?

 

Ci sono anche le statistiche nazionali

 

Non credete forse alle statistiche mondiali?

Possiedo anche quelle del vostro bel paese, dove Pitagora e Dante, San Francesco d’Assisi e Sant’Antonio di Padova,  Leonardo e Raffaello, Giordano Bruno e Galileo, non sono bastati a insegnarvi l’etica e la buona educazione.

Già il conteggio del 1995 segnalava la quota di 627 milioni/anno, con 8 milioni di bovini, 16 milioni di suini, 12 di ovini e caprini, 500 mila equini e 800 milioni tra polli, conigli, oche e struzzi.

Restando nel campo del prosciutto, vanto tradizionale dell’Agroalimentare Italiano nel mondo, trecento bambini sgozzati ogni secondo, di giorno e di notte, senza mai fermare.

Vi piace l’idea?

 

L’Inferno non esiste, ma voi lo meritereste davvero

 

L’inferno non esiste, anche se lo meritereste tutto.

Ma nella prossima reincarnazione, sarete costretti a partire da posizioni di retroguardia, o forse anche a scontare qualche anno nel corpo e nell’anima di vittime simili a quelle che voi avete martirizzato.

Passate pure alla Corte dei Conti e dei Giudizi, e cercate di mettere la testa a posto.

E qui si conclude l’immaginaria scena ultraterrena, e torniamo a noi viventi.

 

Un urgente discorso riservato ai vivi di oggi

 

Il discorso dunque passa al ragazzo che va a scuola, al padre che va al lavoro, alla madre che va a fare la spesa, al professore che trasmette formazione e valori, al giornalista che scrive o che parla in televisione.

È bene che tutte le cifre sopra elencate vengano stampate nel cuore e nella mente, ed anche riportate sul diario scolastico o sull’agenda di lavoro.

Nel cuore e nella mente.

 

 

Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)

                         – Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)