Diverse sono le tecniche di terapia attuate in caso di autismo, atte purtroppo non a guarire la malattia ma a migliorare le condizioni di scambio tra il bambino e l’ambiente circostante, e la musicoterapia rappresenta un aiuto più che importante, poiché aiuta a favorire un processo di apertura in bambini che spesso sono interamente chiusi al mondo esterno.
Molti studi hanno ormai dimostrato che i bambini autistici mostrano una spiccata propensione verso la musica e che il suono e il ritmo possono migliorare le loro capacità comunicative ma anche, aspetto da non sottovalutare, il loro comportamento e la loro consapevolezza di se stessi.
Diverse sono le tecniche di terapia attuate in caso di autismo, atte purtroppo non a guarire la malattia ma a migliorare le condizioni di scambio tra il bambino e l’ambiente circostante, e la musicoterapia rappresenta un aiuto più che importante, poiché aiuta a favorire un processo di apertura in bambini che spesso sono interamente chiusi al mondo esterno.
Molti studi hanno ormai dimostrato che i bambini autistici mostrano una spiccata propensione verso la musica e che il suono e il ritmo possono migliorare le loro capacità comunicative ma anche, aspetto da non sottovalutare, il loro comportamento e la loro consapevolezza di se stessi.
Tecniche di musicoterapia per l’autismo
Vige sempre la regola, come in qualsiasi altra terapia, che ogni paziente è diverso, dunque la musicoterapia con i bambini autistici può avere scopi diversi ed essere organizzata in modi diversi a seconda delle esigenze.
Se l’obiettivo è quello di lavorare sulla motricità e sulla coordinazione corporea del bambino, si lascia che sia lui ad elaborare e portare avanti il processo con i propri comportamenti e le proprie azioni, come nell’esempio più semplice di imparare a suonare uno strumento musicale.
Analogamente l’ascolto della musica può invece stimolare la reazione vocale o espressamente verbale: questo significa che il desiderio di riprodurre con la propria voce la melodia può portare a parlare bambini che prima non lo facevano affatto. Del resto non è certo una novità la relazione tra musica e linguaggio a livello cerebrale e la possibilità di usare questa relazione a scopi terapeutici soprattutto nei pazienti pediatrici anche affetti da patologie meno gravi dell’autismo (un esempio fra tutti i disturbi dello spettro acustico).
Parametri evidentemente musicali quali altezza, dinamica, intensità, timbro, ritmo, intonazione sono infatti presenti in qualsiasi tipo di comunicazione umana, verbale e non, e anche se nella musica possono aver raggiunto diversi livelli di astrazione e simbolizzazione la loro essenza sembrerebbe profondamente radicata nell’istinto e nell’inconscio ed è dunque possibile reperirla.
E ancora, se l’obiettivo è invece quello di lavorare sul mondo affettivo e relazionale del bambino, allora la danza, il camminare a suono/tempo di musica e l’uso di strumenti ritmici rappresentano in mano al bambino delle importanti vie per sentirsi a proprio agio e non solo esprimere ma anche rendersi conto delle proprie emozioni, percepire i propri stati d’animo e renderne consapevoli se stesso e gli altri attraverso tecniche di comunicazione non verbale.
Per mezzo della musica e grazie alla musicoterapia dunque, il mondo esterno riesce a penetrare finalmente nella mente del bambino autistico, e diversi studi e casistiche hanno dimostrato che risultati sorprendenti possono essere ottenuti anche in tempi relativamente brevi (tra le 15 e le 20 sedute).
L’importanza dell’improvvisazione musicale per i bambini autistici
Attraverso il “gioco” dell’improvvisazione musicale, dove non esistono regole e il bambino è totalmente libero di esprimersi, si creano momenti di connessione profonda, veri e propri miracoli, in cui il piccolo paziente tramite un singolo sguardo o uno specifico movimento riesce a far capire al musicoterapeuta che è lì, che non è del tutto assente, e che è sensibile alla struttura e forse anche all’estetica della musica che sta utilizzando come terapia.
La musicoterapia in questo modo genera un dialogo fatto di suoni, di note musicali, un dialogo improvvisato su un territorio più o meno comune a musicoterapeuta e bambino, non troppo diversamente da come succede nel jazz.
Musicoterapia di gruppo con bambini autistici
Lavorando con un gruppo di bambini, la musica viene utilizzata come strumento per “organizzare” e “strutturare” il loro comportamento facendoli camminare, ad esempio in circolo, o facendoli muovere a ritmo con la musica.
Per I bambini a sintomatologia più lieve non è da escludere la risorsa delle bande scolastiche, che rappresentano un enorme passo nello sviluppo sia motorio/cognitivo che sociale/relazionale.
In alcuni casi bambini affetti da autismo sono arrivati persino a suonare il trombone, strumento per tali esigenze particolarmente utile in quanto richiede un buon senso della percezione del movimento: si deve infatti saper riconoscere in quale punto il braccio si deve fermare per emettere un suono di una determinata intonazione, procedura non semplicissima già per i bambini sani.
Un’altra strada intrapresa molto di frequente è costituita ovviamente dalle percussioni. La grancassa, un esempio fra tutti, ha un suono basso e grave e spesso tiene un ritmo fisso e cadenzato, dunque può rivelarsi essere adatta anche per bambini a sintomatologia più seria.
Suonare all’interno di un gruppo è dunque un’esperienza miracolosa per bambini affetti da autismo. Favorisce infatti, oltre agli aspetti già evidenziati, anche una percezione della posizione e della spazialità, della collocazione rispetto al gruppo e allo strumento, che altri tipi di terapia non toccano.
La musicoterapia come beneficio per tutti
Oltre al valore educativo in sé, la musica ha un effetto benefico fisiologico non solo per i bambini affetti da gravi patologie come l’autismo, ma per tutti.
Studi recenti mettono in evidenza un cambiamento profondo e strutturale del cervello in persone che hanno iniziato a suonare in età precoce. Le differenze coordinative, comunicative e di espressione dell’emotività sono infatti enormi rispetto a persone che hanno iniziato a suonare più tardi, e abissali rispetto a chi non suona affatto.
Maurilio Di Stefano