Corso completo di naturopatia e negozio di prodotti biologici
Buona sera, oggi per la prima volta ho sentito parlare di lei da persone che acquistano da me prodotti biologici.
Mi sono incuriosito e ho cercato sul sito.
Premetto che ho fatto un corso triennale di naturopatia e che ho un negozio di alimenti per la salute.
Non mangio carne e pesce, ma non sono vegetariano perfetto.
Molti legumi e molta pasta, tutto regolarmente biologico.
Nonostante ciò, esiste l’assillo della tonsillite e del fegato dolente.
Le volevo chiedere qualche consiglio sulla mia alimentazione.
Da un po’ ho abbandonato il latte e i suoi derivati.
In alternativa uso la bevanda di soia biologica, mangio molti legumi, molta pasta biologica, e ortaggi coltivati da noi.
Consumo insalata tendenzialmente cotta.
Soffro attualmente di tonsillite, e sento un fastidio nella parte destra del torace, forse il fegato.
In attesa di sua risposta, la saluto.
Il mito del cibo biologico e perfetto
Ciao Madrenatura, ti sei dimenticato di dirmi come ti chiami.
Ad ogni modo, senza offesa per il tuo negozio e per il biologico in generale, nessuno al mondo si illuda che alimentarsi con prodotti bio rappresenti sempre e comunque la perfezione, la garanzia di non incorrere in malattia.
Difendo il biologico a spada tratta, al punto di affermare che dovrebbe essere tutto biologico, e niente di lavorato e di sintetico nell’alimentazione.
Ma, chi è bio-ipnotizzato, commette il grave errore di annettere alla scelta bio ogni forma di immunità dai problemi, dimenticandosi che le cose non stanno affatto in quei termini, e che esistono altre oggettive priorità.
I negozi bio non vendono pillole bio-spirituali e nemmeno acqua biologica
Esiste il problema degli stati d’animo, dell’essere in piena armonia con se stessi e il mondo, e questo è un discorso spirituale.
Ma esiste pure la concreta carenza di acqua biologica salina-zuccherina che nessun negozio bio è in grado di fornire, e che paradossalmente si trova in abbondanza nei negozi non-bio.
L’ipocrita difesa della frutta biologica e di stagione da parte degli accoppa-maiali
Ho già osservato diverse volte che il movimento carnelattistico e anti-fruttariano, sfrutta ben volentieri tutte le occasioni possibili per sparlare del suo nemico giurato che è la frutta.
Si travestono così da naturalisti e persino da vegetariani e accettano esclusivamente due tipi di frutta e di verdura. Lodano l’impeccabile frutta e verdura biologiche (vendute in negozi dotati pure di quell’insulto alla logica che sono le bistecche biologiche, che vorrebbe significare bistecche vive), e lodano l’impeccabile frutta e verdura di stagione.
Per sei mesi l’anno non esiste frutta fresca-biologica-stagionale
Molti vegetariani, da autentici ebeti, cadono nel tranello.
Nei sei mesi freddi che vanno da inizio dicembre a fine maggio, frutta e verdura di stagione le vediamo tutti col binocolo.
Salvo quei pochi che si riforniscono di kaki, di nespole, di noci e di castagne, e che raccolgono erbe e germogli selvatici al primo sciogliersi delle nevi.
Gli stessi agrumi vengono dalla Sicilia e dal sud, mentre i datteri vengono dal Nord-Africa.
Usando il criterio della frutta di stagione, nemmeno quelli sono di stagione.
Idem per le banane, gli ananas, le papaie e gli avocadi.
Teorizzare il bio e lo stagionale significa automaticamente teorizzare le proteine nobili
L’aria e l’acqua sono i migliori cibi in assoluto, ma hanno il limite di non apportare calorie.
Siccome d’inverno l’uomo non ama andare in letargo come fanno molti saggi animali, ma pretende di essere attivo e iper-attivo, di studiare e lavorare, di fare sport e di sciare, è ovvio che egli deve pure caricarsi di calorie. Ecco allora che teorizzare il biologico e teorizzare lo stagionale significano teorizzare il formaggio grana, il prosciutto, la bistecca, il tonno, il delfino e la balena.
Teorizzare la frutta perfetta significa spingere le famiglie a trasformare il proprio frigorifero in un obitorio carico di cadaveri piumati e pinnati e di salme derivate dai quadrupedi.
Acquisti striminziti significa carente apporto del nutriente numero uno che è non certo la proteina, ma l’acqua biologica zucchero-salina
Applicando poi il discorso del biologico, la gente è costretta a centellinare gli acquisti, per l’alto costo che hanno i prodotti freschi.
Quindi niente cassette di arance, di uva, di ananas, di mandarini, di kiwi e di fragole, di pere e di mele, di melograni e banane, di carciofi e finocchi, ma acquisti modesti e striminziti.
Tre mele e due grappoli d’uva costati 5 euro, da mettere in bella mostra su un portafrutta d’argento.
Tre mele e due grappoli che ti fanno sentire in colpa ogni volta che li mangi, privando gli altri familiari di tale prezioso dono della natura, per cui li lasci lì a fare bella mostra per diversi giorni.
Se hai invece cassette di arance e di uva, non esiti a consumarli giornalmente, prima che ammuffiscano.
Viva la frutta in cassette e abbasso tutti i reparti ospedalieri, escluso il pronto soccorso
Ecco perché invito la gente a comprare a piene mani la frutta dovunque si trovi, perché non possiamo rinunciare a un abbondante apporto di acqua biologica, indipendentemente dallo stato qualitativo della frutta stessa.
Meglio se bio, ma se bio non si trova o se bio è stra-cara, viva la frutta in cassette.
La carenza di acqua biologica a litri è assai più pericolosa degli inquinanti che si vogliono evitare.
La carenza di acqua biologica è la via diretta verso il farmaco, il vaccino e l’integratore.
La carenza di acqua biologica è la strada maestra verso i peggiori reparti ospedalieri.
L’incanalamento verso il succo di mammella e verso il succo di macelleria
Dopotutto, ogni frutto ci mette dei mesi per fiorire, crescere e maturare, e rimane essenzialmente un frutto, che in ogni caso è sano e naturale.
Altrimenti si cade nelle manovre dell’avversario, tese ad incanalarci tutti non nel succo d’arancia e di carote, ma nel succo biancastro di mammella e nel succo rosso di macelleria, sempre offerti in disinvolta e in generosa copiosità, in tutti i mesi dell’anno.
Tonsilliti ed epatiti si risolvono al 100% con una buona alimentazione vegana-crudista
Fatta questa necessaria premessa, veniamo alla tonsillite e al mal di fegato.
Le tonsille sono a specifica difesa delle sostanze impure che circolano nel sangue.
La loro infiammazione denuncia un sangue guasto che si deve purificare con buone digestioni e con attiva eliminazione da parte della pelle, dei reni e degli intestini.
Tutte cose risolvibili con una buona alimentazione vegana e crudista, libera dalle pastoie del latte e dei cibi impiastrati e imbellettati dai cuochi, e libera dagli alcolici fruttati e dai nervini, dalle eleganti parodie di barcollanti e ridicoli sommelier.
Le menomazioni causate dalla medicina interventista
Togliere le tonsille infiammate, come ha fatto per decenni la medicina, significa menomare il sistema protettivo e sovraccaricare di peso immunitario altri organi come l’appendice e il sistema ghiandolare.
Il ragazzo privo di tonsille, e privo di cultura igienistica, tenderà a diventare adulto con problemi di appendice.
Tolta pure quella, per timore della peritonite, significherà doppia menomazione, e 10 anni di meno da vivere rispetto al potenziale.
Significherà pure stress continuo per ogni ghiandola e per ogni organo.
Se poi arriva la immancabile mazzata farmacologica, che tenti assurdamente e senza speranza di mettere riparo agli sbalzi nei valori ormonali, saremo serviti per le feste.
La scelta giusta sta nel rispetto della natura, nella testa e nell’anima
Se le tonsille e l’appendice sono le sentinelle del sangue, il fegato è la centrale purificatrice del medesimo e, in associazione con la bile e la cistifellea, espelle le sostanze estranee provenienti dalla digestione.
Essendo la stitichezza il maggiore nemico del fegato, e combattendosi essa non coi purganti e i clisteri ma sempre e solo con lo stesso tipo di alimentazione virtuosa citata per la tonsillite, si comprende come
la scelta giusta stia sempre nel rispetto della natura, nella testa, nella logica, e soprattutto nell’anima.
Le sostanze sbagliate non si devono sostituire o surrogare
Nel tuo specifico caso, hai fatto bene ad abbandonare i latticini, ma non dovevi affatto buttarti a corpo morto su un loro sostituto industriale come il latte di soia.
Capisco che per te ogni sostanza etichettata biologica significhi il massimo. Lo ripeti tutti i giorni ai clienti e hai finito per crederci pure tu. Ma le cose non stanno esattamente in quei termini.
I latticini non vanno sostituiti col latte di soia, bio o non bio.
E le proteine animali non vanno sostituite con legumi, bio o non bio.
L’uomo svezzato non ha bisogno di latte e latticini, che servono a quel punto solo ad intasarlo, a costiparlo e a osteoporosizzarlo.
L’unica sostituzione da farsi è trasformare 1500 calorie ingombranti in 1500 calorie innocenti
L’uomo, svezzato o non svezzato, non ha bisogno di proteine oltre al miserrimo livello di 25 grammi al giorno, che si raggiungono con qualsiasi tipo di dieta, anche la più affamante.
Cosa che non ti hanno evidentemente insegnato nei tuoi 3 anni di scuola naturopatica.
L’unica sostituzione possibile, urgente ed indispensabile, è di eliminare le 1500 ammalanti calorie in grassi e proteine, e di metterci al loro posto 1500 salubri calorie in pesche, arance, banane, carote, mandorle, noci e pinoli.
Stringere i denti per saltarne fuori intatti
Mi meraviglio che tu non abbia voluto sostituire l’acqua biologica, il valore più importante tra tutti gli alimenti per l’uomo.
Ti avrei risposto comunque che non esistono sostituti per l’acqua biologica, e che l’unico modo è quello di alzare le braccia e abbassare un ramo o una fronda.
Ricordo anche a te che il trimestre febbraio-marzo-aprile è il più micidiale dell’anno, sia per le persone sane che per quelle bacate internamente, per cui occorre resistere e stringere i denti per saltarne fuori senza ulteriori insulti al fisico e al morale.
Se impariamo a tenere l’anima sgombra e leggera, non ci ammaleremo più
Amare se stessi significa conoscersi ed apprezzarsi.
Amare se stessi significa amare il prossimo e amare chi ci ha costuiti così perfetti ed armoniosi.
Amare se stessi significa vivere in linea armoniosa col proprio corpo, col proprio creatore, col nostro destino karmatico, con le altre creature che ci attorniano.
Evitare la trappola materialistica della farmaco-medicina e della bisturi-medicina
Odiare se stessi significa tutto l’opposto.
Significa trovare difetti insanabili, tiroidi che lavorano contro il proprio corpo, herpes maledetti che dilagano e appestano, febbri paurose che ti bruciano le valvole, batteri e virus spaventosi che contagiano l’aria, l’acqua, i cibi e le bevande.
Significa cadere nei tranelli venali e materialistici della farmaco-medicina e della bisturi-medicina.
Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma e ABIN-Bergamo