UN LEONE CHE NON SBRANA NESSUNO

I capelli secchi, i capelli caduchi, i capelli bianchi e la frenesia della cura

 

Lo spunto nasce da una lunga telefonata ricevuta dalla Annamaria nel giorno di Santo Stefano.

Donna minuta e intelligente, incredibilmente esuberante e combattiva, determinata ad andare controcorrente e a battagliare lancia in resta contro il male e la stupidità, contro le cose banali e contro i pregiudizi, contro le cose ingiuste e brutte.

Ha lottato e sta lottando tuttora contro le minacce e i postumi della malattia, contro le cure mediche che hanno lasciato in lei i segni di un bisturi non voluto, e pure contro i segni del tempo che passa per tutti, anche per lei.

La sua determinazione è però segno di vitalità e di giovinezza, di fede nella possibilità che la natura offre al nostro corpo di riprendersi e di rifiorire.

Non a caso ha trascorso tre mesi estivi in un agro-turismo delle Marche a purificarsi, a fare ripetuti digiuni e cure disintossicanti, ottenendo pure dei risultati.

La sua battaglia contro il cosiddetto cancro, che è meglio chiamare  tumore operato (perché se fosse stato davvero cancro non avrei nemmeno ricevuto la sua vivacissima telefonata), l’ha già ampiamente vinta, nonostante l’impropria interferenza chirurgica.

La sua personale guerra contro le cure chemio-farmaco-radiologiche post-operatorie l’ha pure portata a termine con successo, avendo messo al bando ogni prodotto chimico e biochimico invasivo.

Gode infatti di ottima salute e di straordinaria vitalità.

Lo sente dentro di sè e lo dà pure a vedere, anche se l’aspetto esteriore non è esattamente quello che vuole e desidera. Soprattutto i suoi capelli.

 

Una donna milanese diventata brava e quasi perfetta

 

Ma quale donna al mondo è mai soddisfatta completamente della sua estetica?

Se fosse così non esisterebbero i prodotti di bellezza, non abbonderebbero le cliniche estetiche e non ci sarebbero in giro tanti chirurghi plastici.

Si dà da fare a destra e a manca. Studia, legge, pensa, critica, segue diversi maestri e diverse scuole.

Si è fatta una cultura salutistica vegetariana assai consistente, anche se non priva di qualche crepa, come vedremo. Non fa più errori clamorosi come in passato.

A casa sua non mancano verdure crude e frutta abbondante. Non mancano carote, avocadi, carciofi, finocchi, kiwi, arance, topinambur, cereali integrali, gallette di riso e di grano saraceno, semi di girasole e di lino, semi di leguminose e di cereali che lei stessa fa germogliare in casa.

A colazione si fa regolarmente una bella spremuta di arance o di pompelmi.

 

 

Chiaramente, superfluo e quasi-offensivo dirlo, non fuma e non beve alcolici e nervini (the, caffé, camomille), ma solo qualche tisana terapeutica con prudenza e circospezione.

Non addolcisce con zucchero, non insapidisce con troppo sale e non condisce con eccessivo aceto.

A voler essere rigorosi e pedanti (perché, quando si raggiungono i livelli di conoscenza e comportamento di Annamaria, è giusto esserlo e ci si scontra o ci si misura solo su piccoli dettagli), lei fa ancora qualche piccola baggianata.

 

Annamaria capra non è

 

Come quella di mangiare yogurt e formaggio di capra, ovviamente biologici, e di prendersi ancora delle uova in modo parziale e discriminante, scartando il rosso e mangiandosi il bianco, ovvero l’albume, visto che qualche  igienista approssimativo glielo ha consigliato.

Le ho detto che, al suo livello, la cosa mi sorprende, e che è più giusto puntare alla perfezione assoluta, avere più fiducia nei principi della natura, e non cadere in questi banali tranelli, in queste debolezze residue che tentano di riportarla indietro.

Un ovetto non ha mai ammazzato nessuno, lo sappiamo. Ma nemmeno il pesciolino non ti fa morire. Nemmeno la bistecchina e il prosciuttino.

Cerchiamo di essere più coerenti e fiduciosi, se vogliamo davvero puntare al meglio e non restare sulla mediocrità del pensiero improprio e della azione casuale, fatta tanto per fare.

Le ho detto che il latte e il latticino di capra è sì migliore di quello della mucca, per una questione di parametri minerali e biologici più vicini in peso e dimensione a quelli umani. Ma che tuttavia trattasi sempre di un prodotto mirato esclusivamente a svezzare un lattante quadrupede in fasce di nome capretto.

E lei, la Annamaria, non è una capra, tantomeno una capretta da svezzare.

Dove sta la coerenza?

 

La comica teoria del bianco dell’uovo

 

Quanto all’uovo smembrato, la cosa fa sorridere ancora di più.

Se hai fiducia nell’uovo, perché mai privartene? Se coltivi attrazioni ataviche o indotte verso la proteina animale concentrata, allora sbagli di grosso a prenderti solo l’albume.

L’uovo ha una sua unitarietà, e chi ti ha insegnato che il bianco è buono e il rosso è cattivo (o viceversa) capisce poco di natura e ancora meno di igienismo, anche se pretende di chiamarsi igienista.

Se hai fiducia nell’uovo, significa che hai fiducia nella carne, perché l’uovo è un vero pulcino o un aborto di pulcino.

Prenditi l’uovo tutto, che è in tal caso scelta più naturale e bilanciata. E non prenderne uno solo, ma 3 o 4 a giorni alterni, così probabilmente aumenterai di peso e per un po’ diventerai magari più in carne e più paffutella, come tanto desideri.

Anche più acidificata e carica di quel muco che già escreti in abbondanza, questo è poco ma sicuro.

Ma, se cominci a ragionare così, significa che prendi una strada diversa.

Troverai lungo quella via chi ti suggerirà pure la bistecca al sangue, le ostriche e il caviale, le cervella e il rognone.

 

Mettere su qualche chilo in più. Le banane e l’ananas sconsigliati dal ministro Zaia.

 

La Annamaria a settembre pesava 38 e voleva giustamente mettere su 5 chili per raggiungere il suo normale peso forma. Mosseri le aveva proibito le noci e limitato troppo i cereali, approvando del formaggio di capra.

 

Le dissi a quel tempo di lasciar stare Mosseri, di alimentarsi a sazietà con le cose giuste e buone incluso semi e frutta secca, e di usare la sua testa e il suo buon senso.

Ora si è riguadagnata 5 chili e pesa 42, anche se sta vivendo un momento di intensa eliminazione di muco.

Le ho detto che è un ottimo segno di vitalità, ma che non deve per questo esagerare con diete eliminatorie che coadiuvino tale fase.

Già la sua colazione a base di frutta succosa, purificante ed alcalinizzante tipo gli agrumi, fa ottimo lavoro di coadiuvazione. Meglio dunque a metà mattina inserire una bella scodella di fiocchi grezzi di avena in crema al latte di cocco o al latte di cereali, più semi interi o frantumati di papavero-sesamo-girasole-lino e più del germe di grano naturale, il tutto dolcificato con uvetta, datteri e fichi secchi sminuzzati.

Le ho anche detto che sbaglia di grosso a lasciar fuori le banane, con la scusa che vengono da lontano.

Banane e ananas e avocado e persino manghi e papaie, quando si trovano a prezzi accessibili, sono una vera manna dal cielo, anche se vengono da lontano.

Non segua le direttive estemporanee del ministro Luca Zaia, che ha scioccamente sconsigliato l’ananas, facendo danno alla salute degli italiani, e causando pure un putiferio nei paesi produttori di tale delizia tropicale.

Per una vegetariana la banana è un obbligo. E’ scadentissima in ferro, ma abbondante in tutte le proteine assimilabili che servono. Preziosa e indispensabile proprio nel tempo invernale.

 

Le frenesie e le insoddisfazioni di Annamaria. L’ottima cura Scaffidi a base di equiseto.

Chi è senza piume non può verosimilmente insegnare l’arte del ripiumarsi.

 

A questo punto, la Annamaria ha due frenesie e due insoddisfazioni.

Quella di vedere dei risultati più tangibili in termini di sistemazione-stabilizzazione peso e muco, e quella di voler riprendersi una chioma decente, essendo i suoi capelli diventati secchi e impresentabili.

Si è rivolta all’ABIN e a Carmelo Scaffidi, il quale le ha prescritto una cura erboristica a base di equiseto o coda cavallina.

Ho approvato la scelta. Scaffidi è il massimo e il meglio nella panoramica igienistico-naturale di questo paese, il massimo pure dell’onestà e della voglia di fare del bene alla clientela, non di spogliarla dei suoi risparmi, come spesso purtroppo succede nella terapeutica. Tentare con metodi naturali non nuoce.

Alla ABIN non hanno fatto alcun giuramento di fronte al testamento di Ippocrate, ma, paradossalmente, rispettano Ippocrate molto di più di quanto non si faccia in ambito curativo medico.

Per le emergenze gravi, per gli incidenti, per le riparazioni serie, lo stesso Scaffidi è il primo a dire  Vai dal giusto specialista medico o vai al primo pronto soccorso.

Una cura Scaffidi come minimo non ti procura alcun danno.

Ogni effetto positivo che essa apporti, non ha controindicazioni ed effetti collaterali, essendo lui un igienista votato alla lotta senza quartiere contro il farmaco.

Vorrei però aggiungere qualcosa, non a disturbo o contrasto o integrazione, ma a puro scopo culturale.

Uno come me, che non può oggi vantare di certo la gran chioma che aveva fino ai 55, e quindi non avrebbe in teoria grandi cose da insegnare. Ma non è così.

So che mi potresti dire  Prima pensa per te e fatti ricrescere per bene i tuoi, e solo a quel punto ti autorizzo a darmi buoni consigli.

 

Per nostra fortuna e consolazione siamo diversi, almeno nel sesso

 

Il problema è diverso.

 

 

Maschi e femmine siamo uguali in tutto, fuorché, per nostra fortuna e consolazione, nel sesso e nelle secrezioni ormonali.

Nei maschi l’eccesso di ormone maschile  testosterone provoca crisi al cuoio capelluto, nel senso che più uno è maschiaccio, più pensa al sesso, più è attratto dalla donna, e più se ne vanno i capelli.

Ricordo 30 anni fa un significativo episodio successomi in Filippine.

Stavo con una missione economica dell’ICE (Istituto Commercio Estero) all’Hotel Intercontinental di Manila e, di fianco agli uffici della Philippine Airlines, c’era una sala estetica e massaggi niente male. Rosalina, una delle ragazze all’ingresso, che cercava invano di farmi diventare suo cliente, mi fece dei complimenti per i miei capelli che allora erano folti e fulgidi, belli a vedersi, e io le dissi, per provocarla un po’, che erano il simbolo della mia mascolinità e della mia straordinaria potenza sessuale.

Mi prese in contropiede dicendomi che era vero l’opposto, e mi raccontò una frizzante storia coinvolgente il famoso attore calvo Yul Brinner, che in quegli anni era loro regolare cliente, come si vedeva da una foto autografata esposta nella vetrina.

Yul Brinner, disse la giovane, è un tipo abitudinario e, quando è a Manila, viene sempre a farsi prima massaggiare da noi.

Dopodiché esce dall’albergo e va nel bordello che sta a due passi, si sceglie sette ragazze, riempie loro la borsetta con altrettante manciate di dollari non contati e da non contare (sennò si arrabbia) e se le porta tutte assieme a letto in albergo. Felice lui, felici le ragazze, anche se i capelli non gli ricrescono mai.

In effetti, noi massaggiatrici che ci intendiamo pure di tricologia, sappiamo come stanno in realtà le cose.

Al Brinner la calvizie è venuta per eccesso di testosterone, di ormoni androgeni e mascolinizzanti, per eccesso di mascolinità. Le ragazze che vanno con lui, e che ben conosciamo, raccontano infatti che è un maschio insaziabile ed inesauribile, e che ogni volta le soddisfa tutte, una dopo l’altra, o anche due per volta. Roba che, alla prossima sua venuta, non me lo lascio scappare e me lo prenoto pure io, visto che ho un marito pieno di capelli e scadente in prestazioni.

 

Che notte quella notte

 

Arrivato in Thailandia dopo la sosta filippina, raccontai il piccante episodio ai miei grandi amici Peter Viroch di Bangkok e Albert Lui di Hongkong (suo socio in affari), entrambi ricchi e potenti, ed anche regolarmente sposati, ma scapestrati fino al midollo.

Stavano all’Oriental Hotel, il più caro della capitale Thai, e la cosa li disturbò assai.

Non volevano essere secondi a nessuno, tantomeno a quello squinternato attore americano: Chi è mai costui? Chi è Yul Brinner per dare a noi una lezione di sesso?

Alla fine ne raccolsero venti. Le portarono in albergo in fila indiana, come fanno gli emiri mussulmani.

Solo che in questo caso le giovincelle non erano coperte da veli, ma parevano un gruppo di modelle scollate, pronte a fare una sfilata di intimo.

Le pagarono tutte regolarmente e in anticipo. La suite dei miei amici era spaziosa e dava sul fiume, e contava di due matrimoniali e di quattro divani. Ma non c’era angolo della stanza che non fosse ricoperto di donna. Bagno, pavimento, corridoio, divani e letti. Un vero carnaio. Risate e battute a non finire sui primi accoppiamenti da farsi. Le giocarono ai dadi. Più le bottiglie di champagne che quelle di Coke e di acqua.

Alla fine Peter si addormentò per primo sul seno della seconda fanciulla, mentre Albert, leggermente più in forma, riuscì a contare fino a tre.

Quando si risvegliarono il giorno dopo, la testa gli girava e ci misero un’ora per capire chi erano, dove si trovavano e cosa era successo.

Purtroppo per loro, tutti e due avevano a quel tempo una bella capigliatura.

 

 

In più, onestamente parlando, erano due emeriti consumatori di Johnny Walker, per cui la loro cilecca, o la loro modesta performance, non devono affatto sorprendere, chioma o non chioma.

 

Sciogli la treccia Maria Maddalena

 

Le donne in genere hanno una chioma molto più lucente, molto più forte, molto più difficile da perdere.

Sono infatti dotate di due ghiandole sessuali femminili, a secrezione interna, chiamate ovaie, le quali costituiscono l’organo riproduttore femminile, e sono poi peculiare caratteristica della loro femminilità.

Queste ghiandole, che ovviamente ai maschi mancano, secernono ormoni ovarici i quali risvegliano, eccitano, stimolano in senso buono, e fanno pure ricrescere i capelli.

E’ per questo che quasi tutte le donne hanno fantastici capelli lunghi e ben raramente diventano calve.

Se una donna ha problemi coi capelli, vuol dire il più delle volte che si è maturata troppo ed è cessata in lei la produzione di ormoni sessuali femminili (estradiolo e progesterone), e di ormoni femminilizzanti di origine placentare (follicolina, estriolo, equilina, equilenina).

E, quando ciò succede, i capelli smettono di crescere, mentre spuntano invece antiestetiche pelurie e peli indesiderati nei punti sbagliati, per cui la femmina, maturando e invecchiando, tende a mascolinizzarsi e a perdere le sue caratteristiche, mentre l’uomo fa altrettanto e si femminilizza, quasi per un tiro mancino della natura.

L’unico rimedio a queste tendenze fatali è quello di non invecchiare sessualmente e quindi di fare buon uso, cioè intenso e regolare uso degli organi sessuali, onde evitare che ovaie e testicoli si dimentichino di fare il loro dovere.

Il romanziere italiano Guido da Verona immortalò l’immagine irresistibile della capigliatura femminile con un romanzo dal titolo  Sciogli la treccia Maria Maddalena, che è tutto dire.

 

Un aitante ragazzotto come cura

 

Ma nel caso tuo, cara Annamaria, ti vedo troppo gioiosa e vivace per ipotizzare un già esistente blocco ormonale di quel tipo.

Ti vedo più come bambina aggressiva e birichina, che come donna matura, dai sensi pacificati e dagli attributi persi per strada. E sei ancora piacente. I capelli al limite te li puoi rasare. Lo faceva pure la Audrey Hepburn, senza perdere nulla in femminilità.

Dovessi completare la cura che ti è stata impostata da Carmelo Scaffidi, ti prescriverei un aitante ragazzotto,

nerboruto quanto basta, capace di risvegliarti gli istinti e di far lavorare di più le tue dotazioni ormonali.

 

La formula della giovinezza. Non est medicameum in hortis.

 

Quanto alla formula della giovinezza, alla soluzione magica da trovarsi nelle erbe selvatiche come faceva con successo Maurice Messeguet, essa probabilmente non esiste, con tutto l’amore e il rispetto che porto verso le piante e la natura, anche se molte erbe selvatiche sono commestibili ed utilissime per l’uomo a livello alimentare, anche se certi estratti e certe tinture e certe pozioni possono davvero dare una mano a volte.

Nel mio piccolo, da ragazzo mi dedicavo alla micologia e alla raccolta di erbe, e ancora oggi, quando vado nei campi o nei boschi, porto sempre con me un cestino che riempio di tarassaco, valeriana, crescione, topinambur rosso, piantaggine, radicchio selvatico, aglio orsino, acetosa, rucola, bardana, equiseto, amaranto, farinuzza, sclopit o litun, pomodori di torrente, germogli di luppolo, germogli di pungitopo, e altre piante ancora.

 

Non est medicameum in hortis, si predicava giustamente nella vecchia onorata Scuola Salernitana.

Non c’è negli orti medicamento specifico alcuno che valga a trattenere la gioventù e nemmeno la vita.

Questo non significa dire che frutta e verdure non rivitalizzino.

Significa piuttosto dire che sono indispensabili e preziose per nutrirci secondo natura e farci riprendere un equilibrio.

E, poi, la persona equilibrata, sana, felice, in pace con se stessa e col mondo che la circonda, incluso genti e animali tutti, non solo il suo cane e il suo gatto, può concludere in pace e serenità il suo presente ciclo nel modo migliore, senza puntare all’immortalità dello stato presente, ma semmai all’immortalità a rate e a successive repliche chiamate reincarnazioni.

Le piante aiutano e coadiuvano, ma a mio avviso non guariscono.

Al massimo aiutano a riequilibrarti.

 

Il processo guaritivo-riequilibrativo sta nel sistema immunitario.

L’umanità è indietro di secoli nelle sue conoscenze, per colpa dei ciarlatani medici ed extra-medici.

 

Il processo guaritivo, cioè riequilibrativo, rimane sempre un meccanismo esclusivo interno al nostro corpo e si chiama sistema immunitario.

Dobbiamo imparare ancora molto in proposito.

L’umanità è indietro di secoli nelle conoscenze, e ha buttato via molto tempo per strada.

Per colpa di preti stregoni e di religioni retrograde, per colpa di chimici ambiziosi che hanno voluto fare i medici (Pasteur), relegando i veri scienziati (Bechamp) in un angolo, per colpa di ordini medici e ordini farmaceutici prenditutto, che hanno costretto l’umanità nel ghetto immondo dei farmaci e delle operazioni invasive, per colpa di industrie votate al male e alla rovina della salute umana più che alla nutrizione ottimale, per colpa di vaccinatori e aidsisti, per colpa di ciarlatani di tutte le specie e di tutte le razze, in campo medico ed extramedico.

Dobbiamo imparare ancora a rispettare l’equilibrio del corpo, dobbiamo riverire e inginocchiarci di fronte al nostro sistema immunitario, non stimolarlo e stressarlo in continuazione con cibi assurdi come le carni, il pesce e il latte, tutte cose che imputridiscono nell’organismo fruttariano umano causandogli leucocitosi ed emergenza immunitaria stabile e continua.

Dobbiamo abituarci al risparmio energetico interno.

Dobbiamo razionalizzare la nostra vita, non darci a stupidi e assurdi bagordi alimentari.

 

Chi vuol esser lieto sia, diceva Lorenzo De’ Medici. Non a caso lo hanno chiamato Il Magnifico.

 

Dobbiamo stare a contatto con la carne viva, e fare l’amore il più possibile e con meno plastica e con più interesse ed attrazione possibile, se vogliamo saltarne fuori indenni.

L’Aids non ce l’ha nessuno, ce l’ha solo Bill Clinton, già nel cervello e nel cuore più che altrove.

Il suo Aids sono i soldi, il suo Hiv sono la corruzione e la faccia tosta.

Sta creando fondazioni Aids in tutto il mondo.

Sta ricevendo miliardi da gente scema e da capi di stato. Lui incula tutti e gli danno pure le lauree honoris causa (ad esempio a Hongkong).

Finalmente lo hanno costretto alla trasparenza, alla pubblicazione dei suoi sovvenzionatori segreti.

Ne vedremo delle belle.

Altro che Bernard Madoff con la sua frode da 50 miliardi di dollari.

Quello ha fatto semplicemente la stessa cosa che fanno normalmente le banche. Raccoglieva capitali e non era in grado di restituirli.

 

Se ogni cliente di ogni banca del mondo andasse con gli altri clienti a chiederle i suoi soldi, le banche cadrebbero come pere una ad una.

 

William J Clinton detto Billy non si perde nelle quisquiglie.

Billy ha imparato a vendere indulgenze come i papi dei tempi andati.

Vuoi andare in Paradiso? Accredita i tuoi soldi nel conto William J. Clinton Foundation.

 

Clinton non si perde in quelle inezie da dilettanti del soldo.

Lui vende indulgenze come facevano i papi dei tempi andati.

Non valeva un soldo da presidente. Non c’è una singola sua frase o un solo suo discorso che meriti di essere ricordato.

La sola cosa decente e artistica fatta in vita sarebbe stata quella di strapazzarsi la Monica Levinsky nel bel mezzo della Casa Bianca, senza farsi però pescare.

Ma anche in quella occasione ha mostrato di che pasta è fatto.

La sua nuova formula, benedetta e sponsorizzata dal suo mentore George Soros, suona pressappoco così:

Vuoi andare in Paradiso? Accredita i tuoi miliardi nel mio conto.

Sono soldi che vanno alla lotta contro la povertà e contro l’Aids.

Poi i favori dello stato americano non ti mancheranno.

E in questo modo il conto intestato alla William J. Clinton Foundation si è ingrossato a  oltre 500 milioni di dollari.

Paul Newman, Michael Schumacher, Barbra Streisand, gli Emiri del Kuwait, del Qatar, del Brunei, i governi della Mecca e della Norvegia, e tanti altri nomi noti, tra i generosi benefattori del disinvolto marito di Hilary.

E’ lui il campione della corruzione mondiale.

I capelli, per stare in tema, ce li ha ancora tutti.

Più che le donne gli interessano i soldi dei  200 mila piccoli gonzi che glieli hanno dati e dei VIP calcolatori che sapranno per bene come ricattare la Casa Bianca. Si vede che il biglietto verde e la venalità fanno calare il testosterone e la potenza sessuale, a favore dell’istinto predatorio.

E sua moglie è a fianco di Barack Obama, che non è riusito a scrollarsela di dosso.

Lo faranno probabilmente fuori (non glielo auguro), e avremo una ennesima presidenza Clinton, con la benedizione di George Soros. E poi si lamentano del guerrafondaio George Bush. Stiano almeno zitti.

 

La ricetta sicura e infallibile probabilmente non esiste, come non esiste purtroppo la pietra filosofale

 

La ricetta sicura e infallibile, che valga a dare al sessantenne l’ardore dei venti anni, a serbarlo dalle rughe, a dargli una magnifica pelle, a dargli denti impeccabili e veri quando sorride, a impedire che gli si induriscano le arterie, a farlo scattare e correre come ai vecchi tempi, a fargli ricrescere rigogliosi capelli quando li avesse persi, a fargli guardare le donne con crescente interesse ma non solo a guardarle, ad allontanarlo dalla morte e renderlo centenario, probabilmente non esiste. Salvo che uno non voglia davvero credere alla pietra filosofale, quella che fa trasformare qualsiasi metallo in oro colato.

Questo discorso vale ovviamente sia per i maschi che per le femmine.

Non voglio togliere verve e speranze a nessuno, tanto meno a questa magnifica piccola donna di Milano.

Sarebbe ingiusto e sbagliato farlo.

La speranza è l’ultima a morire.

Il suo spirito combattivo è segno poi di forza e di giovinezza.

Che Iddio la mantenga tale e a lungo.

 

 

La vera ricetta è vivere, cioè rispettare ed amare a 360 gradi

 

Dobbiamo puntare alla vivacità, alla salute, alla felicità, alla serenità interna. All’amore verso noi stessi e verso gli altri, al rispetto rigoroso e assoluto e senza sconti per tutte le altre creature viventi, alla ricerca continua e spasmodica della verità, al non adagiarsi sulla pigrizia e sull’ abitudine, all’uso integrale e pacifico di tutti i nostri organi, incluso muscoli, incluso sesso, incluso cuore, incluso anima, incluso cervello.

Chi vuole sublimare il sesso lo faccia pure se riesce.

Nessuno predica la scomparsa di frati e suore.

Se uno è felice con la propria castità e la sua continenza, è giusto che lo sia.

Ma fare l’amore, cioè dare e ricevere qualcosa senza ipocrisie e senza barriere, senza arrecare danni a sè e agli altri, è sacro, è gradito al Creatore quanto e di più del pregare.

Non ci sono parti proibite e sconvenienti nel corpo umano.

L’unica parte sconcia è il cervello dei bacchettoni di ogni specie.

Dobbiamo vivere e fare del bene, non essere da peso e da oppressione per nessuno.

Alla fine della giornata andremo a letto felici ed appagati.

Questa è la vita.

 

Vale più un giorno da leone che cento giorni da pecora.

Un leone umano che non sbrana.

 

Se i giorni vissuti in questo modo saranno tanti e, nel pallottoliere della vita andremo oltre i cento in piena o discreta efficienza e salute, ben venga. Vengano pure i centocinquanta, come gli Hunzas insegnano.

Il buon Benito, a torto dispregiato e messo al bando dagli italiani, disse che  Vale più un giorno da leone che cento giorni da pecora.

Forse esagerava. Troppa gente opta per i 100 giorni, caro Duce. Era meglio se tiravi via uno zero. Sarebbe stato un paradigma più valido ed applicabile in concreto, anche nelle tue scelte politiche.

L’importante è che ogni nostro giorno sia un giorno da leone e non un giorno da pecora.

Un giorno da leone umano, intendo.

Un leone con la chioma ma soprattutto con la coscienza a posto. 

Un leone del mondo civile, non un leone della foresta.

Un leone che studia, che impara, che capisce, che diverte e si diverte, che non offende e non violenta, ma nemmeno evita o trascura la sua leonessa o le sue leonesse.

Un leone che non insegue le vittime, e che tantomeno non sbrana nessuno.

 

Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)

                         – Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)

 

autore: Valdo Vaccaro

Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)

Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)

 

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