UNA LEZIONE DI BIO PER IL MINISTRO ZAIA

UNA  LEZIONE  DI  BIO  PER  IL  MINISTRO  ZAIA 

 

 

Codroipo, cittadina friulana in mezzo alla campagna

 

Codroipo è una ridente e attiva cittadina della Bassa friulana, posta al centro di una zona agricola pianeggiante, sfiorata dal fiume Tagliamento e posta a metà strada tra Udine e Pordenone.

Una vasta area fertile, ricca d’acqua e di risorgive, con campi di mais, girasole e soia, interrotti da vigne e frutteti.

Ma chi domina da sempre la scena resta la pannocchia, con le interminabili distese di mais, e l’uva da vino.

Dici mais e pensi alla polenta. Siamo in Friuli, la regione più polentona d’Italia, e magari pensi subito alla polenta e osèi, e alla polenta e formaggio, che per generazioni hanno caratterizzato e stradominato i gusti della popolazione locale.

 

Brèssane e ròcui di un tempo che fu, mentre i cacciatori, residuati bellici di antiche e moderne cattiverie, continuano ad imperversare

 

Ma gli osèi non ci sono più, se non sotto le brache dei maschi più pimpanti, e la polenta arrostita è quasi introvabile.

Le famose bressàne o ròcui, che ricoprivano ogni rialzo collinare della regione, per la cattura degli uccelli migratori, sono diventate per fortuna dei piccoli musei naturali di un tempo sbagliato e crudele che fu, anche se i cacciatori, residuati bellici di cattiverie antiche e moderne, continuano putroppo ad imperversare tuttora, doppietta in spalla e voglia matta di disintegrare bestiole innocenti, continuano a scaricare pallini di piombo contro ogni foglia in movimento sospetto. 

 

La polenta vera e fumante, tagliata con lo spago, e chi l’ha vista mai?

 

E poi, per la polenta che consumano oggi i friulani in un anno, basterebbero 5 campi di mais compresi tra Lignano e Tarvisio, e non di certo il milione di campi coltivati a pannocchie su tutto il territorio.

La fama di polentoni, dei friulani doc, non ha davvero più ragione di esistere, essendo spariti gli antichi spolérs (cucine a legna), grazie alle cucine moderne dei grossi fabbricanti pordenonesi tipo Rex e Zoppas, oggi diventati Vichinghi col nome di Elettrolux. 

 

 

Tutto quel mais non rappresenta altro che tanti groppi alla gola per vitelli, manzi e torelli

 

Tutto quel mais dunque, stimolato a suon di erbicidi e di fertilizzanti chimici che appestano l’aria e le falde acquifere, e che qualcuno vuole gonfiare ulteriormente mediante gli OGM, significa non innocente e fumante polenta, ma piuttosto sangue, latte, pianti, brividi di terrore e groppi alla gola per vitelli, manzi e torelli.

Significa corde, catene e macelli.

Significa depredaggi e ruberie chiamate mungiture automatiche.

Significa creature fatte nascere e spalancare gli occhi al mondo, non per usufruire delle leccate della mamma, non per scalpitare al sole e sull’erba, ma per patire la fame più nera e le pene dell’inferno.

Bambini piccoli a quattro zampe, privati del latte e dell’affetto materno che Dio ha riservato ad ogni creatura vivente, per essere sospinti anzitempo a conoscere le carezze del patibolo.

 

Un pregiudizio sui contadini sempliciotti ed illetterati di un tempo

 

Uno si aspetta che, un’area rurale di questo tipo, come quella codroipese,  sia abitata dai classici agricoltori sempliciotti ed illetterati di un tempo, dagli eredi dei servi della gleba, dai discendenti dei coloni e dei mezzadri veneti che si sobbarcarono in passato l’onere di bonificare ed arare le terre incolte del Friuli.

Un’area insomma di contadini tutto stalla e letamaio, porcile e pollaio, latteria e macello, trattore e fienile, a messa la domenica e pomeriggio alla partita, orgogliosi di un’Udinese Calcio famosa dall’Australia al Canada, dal Brasile all’Argentina, di una squadra ammirata dai Fogolàrs Furlàns ed anche sul piano nazionale, per i suoi risultati e per le sue oculate politiche finanziarie.

 

Tutti casa, chiesa e stadio, ma per vincere occorre saper mangiare

 

Tutti casa, chiesa e stadio, dicevamo.

Non sapendo però che per vincere non basta avere un buon allenatore, dei giocatori  superlativi ed una presidenza giudiziosa, ma occorre saper mangiare, occorre non drogarsi coi cibi carnei e i latticini, le cole e i caffè, i gatorade e gli integratori, gli stimolanti che ti garantiscono oggi la prestazione, ma ti tagliano le gambe e il cervello domani.

Per vincere non bastano i duri allenamenti e le lezioni di tattica e di off-side, ma bisogna fare in modo che ogni digestione sia un fatto semplice e naturale, e non un’emergenza gastrointestinale ricorrente, causante debolezze persistenti rivitalizzate coi caffè e le cole.

Per vincere servono digestioni rapide e veloci, e non crisi ed indisposizioni, con conati di vomito negli spogliatoi o ai margini del campo.

 

Occorrono più principi etici e meno tappeti rossi agli accoppa-animali di tutte le specie

 

Occorre soprattutto avere una filosofia e dei principi etici, che ti permettano di fare delle scelte intelligenti nelle sponsorizzazioni.

Pare che qui caschi l’asino, a Udine come da altre parti.

Basta che arrivino dei soldi in contanti e i Pozzo stendono tappeti rossi a chiunque.

Strano che i purcitàrs del San Daniele non abbiano ancora proposto la loro opzione, sovrapponendo un bel maiale rubicondo sopra le strisce bianconere. Così le Zebrette Friulane realizzerebbero finalmente l’ambizione e il sogno di sempre, di diventare dei maiali bianconeri, in linea con i cibi grassi e lardosi che giocatori e tifosi divorano normalmente nei dopopartita.

 

Plume no ingrume: le sponsorizzazioni sballate non portano fortuna.

Il blitz di 100%Animalisti allo stadio Friuli.

 

Succede infatti che l’Udinese stia perdendo, e questo dispiace a tutti incluso noi, da queste parti.

L’intraprendente gruppo 100%Animalisti ha lasciato la sua firma (e non è la prima volta) sui muri dello stadio, proprio dove giocatori e dirigenti si radunano per gli allenamenti e per il pre-partita.

Esautorate Belen! Le sue pellicce non portano bene! L’Udinese ha iniziato malissimo il campionato di calcio italiano.

Noi di 100%Animalisti avevamo previsto che una squadra indossante cadaveri non poteva fare bene.

In effetti, a fare del male, non si guadagna mai.

E, ad associarsi con chi fa del male, o con chi è coinvolto nel business cadaverale, si guadagna ancor meno.

Plùme no ingrùme (piuma non accumula), dicevano i vecchi ai cacciatori che tornavano col leprotto ed il fagiano insanguinati nel loro carniere.

 

Gli Dei degli Animali si prendono le loro rivincite sul latte, sui prosciutti e sulle pellicce.

Una squadra di campioni che continua mediocremente ad arrancare su posizioni di retroguardia.

 

Con giocatori tutti giovani e da nazionale, in un ambiente calmo ed ecologico quale quello udinese, nella bambagia e nella calma della provincia, l’Udinese avrebbe già dovuto vincere o almeno lottare  per tre scudetti consecutivi.

Ma invece arranca, stenta, parte bene e va in crisi nera, come la scorsa stagione.

Oppure parte col freno a mano tirato, come quest’anno.

Sta a vedere che gli Dei degli Animali si prendono le loro rivincite sul latte, sul prosciutto e sulle pellicce.

 

La gentilezza e l’amore per la natura stanno di casa anche a Beano del Friuli

 

Tornando agli agricoltori codroipesi, non sono davvero quelli che un po’ sospettavamo.

Vuol dire che, vivere in mezzo alla natura cerealicola, sia pure stravolta e proiettata verso la fesa e la fettina, verso l’ossobuco e la pancetta, non porta sempre automaticamente al sudiciume fisico e morale del carnivorismo, all’insensibile crudeltà, al cinismo ed all’indifferenza.

La gentilezza e la poesia, l’amore per la natura e la pacificazione, non sono evidentemente doti esclusive di chi le apprende sui manuali di filosofia, o nei deserti alienanti delle metropoli.

 

Un ministro dell’Agroalimentare conteso tra macellai, formaggiai e cacciatori

 

Non tutti sono come lo zelante e laborioso ministro Zaia che, dentro e fuori di porcili e stalle in continuazione, dentro e fuori di celle mortuarie e macelli, dentro e fuori di lussuosi uffici marchiati Simmenthal, Manzotin e Cremonini, non si accontenta mai.

La tortura e lo sterminio come contorno sembrano essere diventati non solo il suo hobby preferito, ma anche la sua massima ragione di vita.

Tanto che, terminate le continue ed impegnative visite a penitenziari e mattatoi, trova il modo e il tempo per presenziare e sponsorizzare i cacciatori e le loro sagre, come quella degli oséi di Lonigo (Verona), dove è apparsa la scritta Tosi, Zaia ed assessori, sponsor degli assassini cacciatori, sempre per mano dei suoi inflessibili persecutori 100%A, che sta per centopercentoanimalisti.

 

 

Non tutti gli agricoltori si divertono a bistrattare la natura, a tirare il collo e ad accoltellare

 

La prova che non tutti gli agricoltori si divertono a bistrattare la natura, a tirare il collo alle oche, a brutalizzare tacchini e galline, ad accoltellare ed abbattere cavalli, porcelli e bovini, ci viene proprio da Beano.

Ecco infatti che mi arriva un memorabile messaggio intitolato firmato Graziano Ganzit, presidente della Aprobio (Associasiòn Produtòrs di Beàn).

 

Una lezione di filosofia, di etica e di tecnica agricola ecologica, destinata all’Agroalimentare, al Governo e al Parlamento

 

Una lettera che è una lezione di filosofia, di etica, di tecnica agricola ecologica, la cui migliore destinazione non può non essere che quella dell’Agroalimentare Italiano, del ministro Luca Zaia in particolare, assai bisognoso di almeno un’infarinatura di etica, al Governo e al Parlamento Italiano, dove pare manchino del tutto le idee di base per dare quella sterzata coraggiosa e quasi-rivoluzionaria che serve per rimettere in cammino l’economia e rilanciare l’agricoltura su nuove basi di salute, di armonica convivenza, di eco-compatibilità.

 

Una concezione ed un esperimento concreto che si pone all’avanguardia nel panorama agricolo nazionale

 

Non me la manda un sognatore utopistico, un poeta distratto, un collezionista di farfalle africane, ma un friulano doc e tutto di un pezzo, con alle spalle un passato di pilota aeronautico, e che da diversi anni è presidente di una associazione di agricoltori, la quale, col fattivo ed intelligente contributo di Ganzit, si pone all’avanguardia ideologica nel panorama agricolo nazionale.

Non si tratta solo di una lettera, o di una vaga concezione ideologica, ma di pratiche agricole già in atto, già provate e dimostrate con successo, verificabili sul terreno, in zona Beano.

 

Il Buio Oltre la Siepe. Serve coscienza e conoscenza.

Un’agricoltura meno invasiva ma parallela a quella tradizionale non risolve i nostri problemi.

 

Il titolo è  Il Buio Oltre la Siepe,  e mi è stata inviata in risposta alla mia tesina  Il falso problema del cibo biologico.

Caro Valdo, condivido quanto hai scritto a Carlo Petrini.

Il bio, così com’è, non può portarci da nessuna parte.

Non basta il rispetto per la natura attraverso un’agricoltura meno invasiva, ma purtroppo parallela per scuola e mentalità all’agricoltura convenzionale.

Proprio per questo, nelle scuole tecniche di Agraria, il rispetto ed il bio non si insegnano se non come curiosità didattiche per quei pochi che chiedono qualche informazione.

Per cambiare marcia sono necessarie due cose che si chiamano coscienza e conoscenza.

 

Il sistema basato sull’alimentazione carnea è miseramente fallito

 

Occorre prendere atto che il sistema basato sull’alimentazione carnea è fallito miseramente, con tutto il suo corollario di monocoltura di mais e soia, di allevamenti intensivi causatori di nitrati e di azidrina nelle falde, di costi energetici e sanitari insostenibili, di leggi e regolamenti CEE addirittura demenziali, infarciti di veterinari stile Adolf Eichmann.

L’intero settore è in preda ad una Sindrome di Stoccolma delle multinazionali della chimica, dove viene insegnata una agricoltura quantitativa e perversa, con docenti lautamente pagati per raccontare al mondo delle autentiche balle.

 

La coscienza vive nel tempo reale e non nelle emozioni nostalgiche

 

E purtroppo il bio pensa di sfidare questo mondo rifacendosi ai bei tempi andati.

Mentre quel tempo non c’è più, e le nostalgie luciferiche del documentario  Terra Madre di Olmi ci danno un ottimo esempio di come la coscienza non possa essere spacciata per il ricordo di un tempo che fu. Non è assolutamente la stessa cosa.

La coscienza vive nel presente, ed il presente è quanto ci circonda oggi.

Se vogliamo proprio andare indietro, è alla storia, e non al ricordo, che dobbiamo chiedere la grazia della conoscenza.

 

Da Aristotele a Goethe a Steiner si arriva alla Scienza dello Spirito, ai nessi tra agricoltura, educazione e salute

 

Così puoi capire quello che sta accadendo qui, oggi, sul piano fisico e preparare la risposta, attraverso quella azione che il Cristo chiama  rendere testimonianza.

Hai mai chiesto ad un agricoltore biologico se conosce le leggi del Bios, il vivente nella natura secondo i Greci, e del Zoe, l’altro nome della vita che, da diffusa nel cosmo, scende e mette in moto Bios?

Studiando Aristotele si comincia a capire la sintesi della Natura nei quattro Elementi, e a comprendere finalmente cos’è l’etere.

Con Goethe si capisce la differenziazione tra gli elementi e come essi plasmano la pianta.

Con Rudolf Steiner si arriva alla metodologia applicata attraverso la Scienza dello Spirito, ed ai nessi tra agricoltura, educazione e salute.

 

E’ un messaggio in salita. Eppure quella è la sola strada percorribile.

Solo un’agricoltura etica e libera dal petrolio, eminentemente ortofrutticola, può sopravvivere.

 

Purtroppo, per un mondo che già non accetta il bio, parlare di questa agricoltura ecocompatibile e spirituale, e sperare di essere ascoltati, è da sognatori. Eppure quella è la strada.

Per questo, nel poco che posso, cerco di portare questo messaggio di conoscenza, attraverso lo stimolo della coscienza dei miei interlocutori.

Sono sempre stato fortemente critico coi chimici, ma porto anche un messaggio di speranza.

Sollecito i miei associati ad imparare che, ad una forte crisi economica, solo un’agricoltura ecocompatibile e libera dal petrolio potrà sopravvivere, ma a condizione che diventi prioritaria la produzione di frutta, ortaggi e cereali.

 

Gli animali da rivalutare ed associare, e non più da assoggettare in uno sfruttamento dai contorni aberranti, inquietanti e criminali

 

Gli animali dovranno essere nostri soci nel lavoro, facendo da collegamento tra i regni della natura, e non rappresentare più fonte di reddito mediante uno sfruttamento dai contorni aberranti, inquietanti e criminali, come succede negli allevamenti convenzionali di oggi, e come succederebbe ancora di più se seguissimo le strade indicate dal Codex Alimentarius.

Ed è anche per questo che abbiamo adottato e messo a punto una forma di agricoltura che, partendo dalle conoscenze biodinamiche, e dall’etica animalistica, sia molto più economica ed efficace, e non comporti più l’orrore delle macellazioni.

 

Vogliamo irradiare luce nei campi, affinchè al centro della nostra cultura agricola riformata ci siano vita e non morte, futuro concreto e non banale nostalgia

 

Stiamo mostrando la nostra nuova agricoltura a Beano, presso la Nuova Terra, dove il 18 luglio sono pure convenute tutte le autorità del Medio Friuli, con la presenza dell’assessore Violino e del neo-direttore Ersa.

Ho fiducia che questa iniziativa, questo nostro modo di rendere testimonianza, sciolga il buio oltre la siepe, e che il bio autentico irradi nuova luce nei campi del nostro paese, affinché l’agricoltura, profondamente riformata, ritorni al centro della nostra cultura, creando vita e non morte, futuro concreto invece che banale nostalgia.

Spero che tu venga a trovarmi e, intanto, con profonda stima ed auguri di ogni bene, ti saluto.

Graziano Ganzit, Presidente APROBIO.

 

Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)

                         – Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazioine Bergamasca Igiene Naturale)