La scarsa comprensione della gente
Grazie Valdo per la risposta alle mie domande (tesina: La religione intoccabile del virus e del batterio), che ho trovato molto chiara ed esauriente.
Sono appena rientrata da una vacanza in Grecia e, appena trovo un momento di calma, vado a procurarmi ed anche a leggermi il tuo libro.
Ma ora ho una nuova domanda che mi assilla, e riguarda i miei due affezionati gatti.
I dubbi di carattere salutistico e farmacologico che avevo espresso nella mia precedente lettera, non erano esattamente farina originaria del mio sacco, in quanto mi erano stati indotti da chi mi circonda.
Occorre dire che le pressioni esterne non mancano mai, al punto che la gente arriva a credermi cretina e stramba per il semplice fatto che ho dato da un anno addio a carne, lattinicini e proteine animali.
Come e perché sono diventata vegana
Il primo motivo per cui sono diventata vegetariana, e poi vegana, è stato quello etico.
Un giorno mi sono svegliata, grazie a una crisi improvvisa che il mio corpo ha giustamente deciso di schiaffarmi in faccia, quasi per ammonirmi e punirmi delle mie pessime abitudini di allora.
Ho così intrapreso un percorso di psicoterapia per uscire dalla fase acuta di malessere, e fortunatamente ho potuto fare affidamento su una scuola psicoterapica completa ed efficace, che lavora in sinergia con mente e corpo, senza trascurare l’uno a scapito dell’altro.
La scoperta di un nuovo modo di percepire le cose
Pian piano, molte cose mi si sono dischiuse, come fosse la prima volta che le vedevo.
E’ stato lento e graduale, ma sempre in un crescendo di consapevolezza e di entusiasmo, ed ha coinvolto molte parti di me stessa, del mio sentirmi e del mio vivermi.
Ringrazierò sempre chi mi è stato accanto, ed anche il mio stesso organismo che è stato bravo a reagire, a darmi una bella e meritata pestata, al fine di scuotermi, di farmi riprendere il senno, di indurmi a decidere per un’inversione di rotta.
Insomma, nel mio percorso di autoanalisi e di riscoperta, innanzitutto c’è stata una motivazione etica, e in un secondo momento è arrivato pure il discorso alimentazione.
La presa di coscienza ed il permanente rimorso
Devo dire che, dal punto di vista spirituale, mi vergogno tuttora di com’ero in passato.
Sento ogni giorno il peso e lo strazio. Penso che non farò mai abbastanza per ripulirmi degli strascichi e delle viltà a cui ho, mio malgrado, preso parte.
D’improvviso, come se non l’avessi potuto capire prima, mi sono resa conto che non stavo mangiando dei cibi o delle cose, ma degli esseri viventi.
Con estremo orrore mi misi le mani sui capelli e cacciai un urlo.
Andai a guardarmi allo specchio e mi osservai attentamente, alla ricerca di qualche marchio di infamia.
Non è piacevole scoprirsi cannibali, scoprirsi mangiatrici e profanatrici di salme
Non può essere che io sia una cannibale, una consumatrice di cadaveri e per giunta indecentemente giustiziati, dissi a me stessa.
Eppure era così.
In pratica, avevo lasciato agli altri, al garzone, al boia ed al macellaio, l’incombenza di uccidere e di sporcarsi le mani di sangue al posto mio.
E così si è sviluppata in me una forte reazione, un totale rifiuto, un moto di disgusto e di allontanamento da quello che mangiavo e da quello che ero.
Ne andarono di mezzo non solo le carni, ma anche i prodotti di origine animale in senso lato, per gli stessi motivi etici.
L’alimentazione ideale per i miei gatti domestici
Il punto successivo, e qui vengo alla mia domanda odierna, è stato quello di pensare non solo alla mia alimentazione ideale, ma anche a quella dei miei due gatti.
Come mi ero chiesta cosa fosse giusto e naturale per me, ho iniziato a prendere in esame anche loro.
Non mi appassiona affatto l’idea di dare loro alimenti carnei, sostenendo così la truce industria delle carni, l’industria dei mangimi industriali, la classica macelleria da supermercato, visto che mi provocano tutte odio e disgusto.
Per quanto i gatti siano, a differenza da me, dei carnivori, non mangerebbero mai delle bestie più grosse di loro, per cui i cosiddetti prodotti per gatti sono totalmente innaturali.
Lo prova il fatto che i gatti domestici si ammalano regolarmente di nuove patologie, proprio come i loro padroni malandati.
Sarebbe schizofrenico per me dar loro delle carni
Ovvio però che non posso costringerli a cambiare natura e diventare vegani come me.
D’altra parte, mi sembrerebbe assurdo che io mi debba dedicare alla uccisione indiretta di alcune creature per nutrire a mia volta le mie creature. Lo troverei schizofrenico.
Devo risolvere questo problema al meglio, in quanto sono stata io a renderli dipendenti da me.
Potrei limitarmi a spartire con loro ciò che oggi mangio io, lasciando loro la libertà di procacciarsi in natura quello che preferiscono, a integrazione della loro dieta di pertinenza.
Lei cosa ne pensa sulle tematiche veganesimo/animali carnivori?
Elisa da Campobasso.
Complimenti per l’accurata descrizione del tuo percorso vegano, partito da motivazioni di carattere etico
Complimenti Elisa per la tua capacità di analizzare con chiarezza, passo dopo passo, il tuo percorso vegano.
Penso che si tratti di un’esperienza interessante ed utile per molti altri giovani che si trovano tuttora dall’altra parte del guado, e che non hanno ancora avuto la forza ed il coraggio di passare sulla sponda giusta, ovvero di fare il loro salto di qualità.
Non mi sorprende il fatto che la motivazione primaria sia stata di tipo etico.
Lo è per tutti, o quasi.
Il supplizio di un fratello di nome vitellino
Nel mio caso, ebbi la sventura, ma anche la fortuna, di assistere coi miei occhi al supplizio, alla barbara e violenta esecuzione, di un vitellino col quale io, ed alcuni compagni di classe delle scuole elementari, avevamo socializzato.
Si trattò di una botta tremenda, una di quelle che ti segnano per la vita.
Ma fu pure preziosa dal punto di vista dell’insegnamento.
Seppi subito, dall’inizio, da quale parte stare.
Aveva perso la mamma, e cercava consolazione tra noi ragazzini
Quella creatura innocente, che veniva ad accovacciarsi vicino a noi come il più fedele dei cagnolini, mentre giocavamo a palline (a balùtes, in friulano), era per me un fratello minore, fragile ed innocente oltre ogni dire, che aveva già perso la mamma e cercava consolazione tra noi ragazzini.
Quando la mazza appuntita di quel maledetto furfante-boia cadde sulla sua testolina spaccandogli orrendamente il cranio, lui perse la vita ed io persi la mia innocenza.
Avevo 6 anni. Ne guadagnai tutto di un colpo 20, in consapevolezza e senso critico.
Ancora oggi le carognate del Simmenthal della Sera non le sopporto
E’ per quello che ancora oggi mi emoziono di fronte alle carognate che il mondo ci offre.
E’ per quello che prima di sfogliare un quotidiano come Il Simmenthal della Sera, pardon, lapsus, Il Corriere della Sera, mi viene quasi sempre la nausea preventiva.
Basta andare nella rubrica chiamata paradossalmente Benessere e Salute, per capire che quel boia, cinico esecutore del vitellino, sta sempre da quelle parti, sotto altre spoglie, sotto altri nomi, si chiamino essi Emanuela Di Pasqua, firmataria dell’articolo Ortoressia: di cibo sano si può morire, pubblicato ieri 17 agosto, o si chiamino Deanne Jade, fondatrice del National Centre for Eating Disorders, che ha ripescato il solito medico Steven Bratman, inventore del termine ortoressia, per spaventare la gente e invitarla ad assaporare con gusto testicoli e trippe, musetti e ossobuchi, cervella e frattaglie, onde non cadere nell’anoressia e nella bulimia, sinistri mostri, quasi parificabili ai virus, pronti a saltarti addosso ad ogni angolo della strada.
I soldi in tasca ed il cancro nell’anima
I vegani ed i crudisti sono seri candidati a questa malattia, ha scritto la Jade, senza rendersi conto che lei, più che candidata, rivela una concreta malattia conclamata e provata, che si chiama cancro dell’anima.
Quanti soldi ti hanno dato gli squartatori del Regno Unito, per sparare tali scemenze, Ms Deanne Jade?
Non merita commentare gli spropositi che i quotidiani tutti, sovvenzionati dai macellatori seriali, riversano a getto continuo, nel tentativo disperato di arginare le tendenze incontenibili al veganismo, da parte della gioventù mondiale.
Negli anni scorsi, continuavano a ripescare le obsolete storie sulla B12, sugli Omega3, sul ferro-eme, le quali rispuntavano ad ogni stagione e ad ogni piè sospinto.
Ora che quelle balle non sono sono più raccontabili, ricorrono a nuovi congegni e a nuovi artifizi.
Niente coscienza e niente onestà professionale, ma nemmeno memoria e fantasia
Solo che questa gente, priva di coscienza e di onestà professionale, è carente anche in fatto di memoria e di fantasia. Pazienza raccontarle grosse, ma almeno cerca di non essere troppo noioso e ripetitivo.
La prova incontestabile di quanto sostengo sta esattamente al capitolo 11 del mio libro Alimentazione Naturale (pagine 56-61), dal titolo Ortoressia, l’ossessione del mangiare sano, generato da diversi articoli apparsi nel periodo luglio-agosto 1995 sul medesimo argomento, che ridicono a memoria ed in fotocopia le stesse medesime pirlate di oggi.
Monatti e untori, associati indissolubilmente coi bipedi bacati e sanguinari
E’ risaputo come i monatti e gli untori tengano sempre nel proprio cassetto pronto per l’uso lo Spauracchio della Peste, ovvero la Spagnola del 1919, con i suoi cento milioni di morti causati dai vaccini e dalle aspirine, e non certo dai virus che mai hanno ammazzato nessuno, facendo al massimo da comparse (comparse inevitabili in tutte le malattie) e non da causatori della pandemia.
Ebbene, i bipedi bacati e sanguinari, maschi e femmine, fidati soci in affari coi monatti e gli untori di cui sopra, tengono nei loro cassetti, pronto per l’uso, il dr Bratman, che fa pensare al pipistrello Batam, al fine di spaventare a ondate la gente che sceglie e la gente che ragiona.
Veganismo e crudismo stanno in una botte di ferro, lo sanno troppo bene a Cambridge, ma anche all’American Medical Dietetic Association
Si sono dimenticati che non lontano da Londra c’è l’Università di Cambridge, una delle più affidabili del pianeta, la quale ha regalato all’umanità il più grosso esperimento dietologico mai tentato?
Noi vegani e noi crudisti non avevamo nemmeno bisogno di Cambridge, poiché da sempre insegnamo a mangiare bene e a mangiare tutto quello che più ci piace, non certo a fare gli schizzinosi.
Ma Cambridge ci ha dato una mano, coi suoi 5 pasti di sola frutta al giorno, per scacciare i due più grossi killer che sono le cardiopatie ed il cancro, non certo l’anoressia e la bulimia, fenomeni riguardanti gente insana ed innaturale (preda di schifosità carno-cadaveriche, droghe, farmaci ed integratori), e del tutto sconosciuti nell’ambito del veganesimo e del crudismo, come ben sanno quelli della più stimata autorità mondiale in fatto di diete, che è l’ American Medical DieteticAssociation.
Malessere, malattia e voltastomaco
Benessere e Salute (meritevole di chiamarsi MM, per Malessere e Malattia) è una rubrica per molti aspetti simile a quelle televisive denominate Gusto e UnoMattina (meritevoli di chiamarsi più propriamente Voltastomaco e NauseaMattina), che Mediaset e la RAI regalano quotidianamente ad ora di colazione e di pranzo, rivelando in modo impietoso, con uno spaccato autentico e verace, le caratteristiche etiche, filosofiche e politiche dell’apparato televisivo, dei suoi padroni e dei suoi sponsor, e dei suoi servi della gleba.
Il discorso sui gatti e sui cani
Abbiamo un po’ deviato, ma non ho dimenticato il tuo ultimo quesito.
I gatti, cara Elisa, sono dei felini, cioè dei predatori nati.
Tutte le considerazioni, tutti i se e i ma che hai espresso nei loro riguardi, sono valide e condivisibili.
I prodotti in scatola, come giustamente sostieni, possono solo far loro male.
L’idea di suddividere i tuoi pasti vegani con essi può andare, ma devi dar loro nel contempo la possibilità di recarsi a caccia sul tetto o di gironzolare per il giardino.
Non sono dei grandi mangiatori, si accontenteranno di fare la posta a qualche cavalletta, a qualche topo e a qualche uccellino.
Anche per i cani vale lo stesso discorso, pur essendo essi ancora più flessibili ed adattabili dei gatti a una dieta priva di carne, a condizione di prepararli gradualmente.
Esistono pure casi di leoncini e tigrotti allevati con successo seguendo diete vegetariane, anche allo scopo dichiarato di renderli meno aggressivi e pericolosi.
Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista)
– Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)