VITILIGINE GUARITA, DRIBBLANDO LA MIOPE CULTURA MEDICA DELLA SOPPRESSIONE

LETTERA

 

Riferimento alla sua tesina sulla vitiligine, ogni caso sembra avere origini di tipo emotivo

Egregio dr Vaccaro, ho letto con piacere il suo post http://valdovaccaro.blogspot.com/2010/10/una-dispettosa-dermatite-chiamata html sulla vitiligine.

La mia curiosità è stata mossa dalla sua affermazione “un trauma emotivo alla base di questo specifico caso”.

Per esperienza terapeutica, le posso assicurare che in realtà ogni caso di vitiligine da me esaminato è generato da una condizione emozionale negativa.

L’approccio psicosomatico alla vitiligine

Da circa 2 anni mi occupo di approccio psicosomatico alla vitiligine e, da un anno a questa parte, metto in pratica una terapia da me ideata per la cura, i cui straordinari risultati ho iniziato a pubblicare dallo scorso novembre su http://vitilblog.blogspot.com

Le scrivo di ciò avendo constatato la sua apertura non pregiudiziale alla cura.

Proponendo di integrare nel suo blog un mio articolo sintetico sull’approccio psicosomatico alla vitiligine, potremo allargare un po’ l’informazione e il dibattito su questa malattia.

L’informazione è oggi monopolizzata da approcci terapeuticamente violenti ed inefficaci, tipo farmaci vari, raggi UV, psolareni e trapianti.

La ringrazio.

Luca F. del Nevo

TESTO DEL DR DEL NEVO SULLA VITILIGINE

 

LA VITILIGINE E L’AMORE: L’ESPERIENZA DELLA TERAPIA EMOZIONALE (TEV)

 

Su internet un esercito di persone che seguono protocolli fallimentari

 

Nel 2007 la mia pelle iniziò a sbiancarsi. Avendo studiato dermatologia, capii subito che si trattava di vitiligine.

Per capire lo stato dell’arte sulle terapie, feci un’approfondita ricerca su internet, scoprendo l’esistenza di un esercito di persone che continuano a seguire, fuori da ogni buon senso, protocolli fallimentari basati su logiche banali e parziali.

Avendo alle spalle vent’anni di esperienza terapeutica, decisi di fare da me!

L’entità corpo-mente che decide di non produrre più melanina in una determinata area

Basandomi sul principio che l’identità si manifesta simultaneamente nel corpo-mente, analizzai a fondo la mia esistenza. Volevo capire il perché avevo deciso, seppur inconsciamente, di non produrre più melamina in quelle zone della pelle.

Devo dire che non fu particolarmente difficile capirlo.

Il difficile –molto difficile- fu uscire dai meccanismi psicosomatici attivi.

La vera difficoltà è quella di lottare contro se stessi. Ma io riuscii a farlo.

Fu un’esperienza esaltante. Compiere delle scelte nuove e vedere il giorno dopo la macchie iniziare ad attenuarsi e sparire fu qualcosa di indescrivibile!

La messa a punto della terapia

 

Avevo scoperto qualcosa e volevo condividerla, ma vi era un problema da risolvere.

Le malattie psicosomatiche presentano un doppio aspetto oggettivo/soggettivo, caratterizzato da meccanismi interiori (neurologici, emozionali, simbolici) che sono uguali per tutti, ma anche contenuti

esistenziali, che sono assolutamente personali ed irripetibili.

Serviva un metodo che potesse riferirsi a chiunque, ma fosse nel contempo così versatile da tener conto dell’unicità ed originalità di ognuno.

Partenza della terapia nel 2009 e i risultati stanno arrivando copiosi

Mi applicai per circa un anno e, quando pensai di essere pronto, iniziai nel 2009 a sperimentare sugli altri. I successi non furono immediati.

I pazienti si scoraggiavano per 3 fattori fondamentali:

1)      Deficiente introspezione interna (siamo tutti educati a portare fuori da noi stessi l’attenzione).

2)      Carente senso di responsabilità (siamo educati a pensare che la malattia sia una entità esterna, e mai invece l’espressione delle nostre scelte e dei nostri comportamenti).

3)      Conservatorismo e timore verso i cambiamenti (preferiamo tenerci stretto le idee e le convinzioni che abbiamo).

Tuttavia ero convinto della correttezza del mio lavoro e seguitai nei test finchè i risultati non arrivarono. Eccome arrivarono!

Oggi un numero crescente di persone si rivolgono alla TEV per un buon motivo: funziona.

Il nocciolo della questione

 

Potrei definire la vitiligine come il segno della chiarezza negata.

La mia intuizione, confermata nell’applicazione terapeutica, vede nella macchia la presenza somatica di un contenuto negato a livello psico-esistenziale.

Per comprendere ciò, occorre smettere di pensare l’essere umano come una identità spirituale albergante in un corpo, occorre smettere di pensare a due entità separate per essenza e modalità di funzionamento.

Ghiaccio e vapore sembrano diversi, ma sono la stessa cosa

Mantenere questa differenza è come dire che ghiaccio e vapore sono due sostanze diverse!

Nel corpomente, una tensione psichica, un rapporto difficile, l’espressione del volto, un muscolo indurito sono la stessa cosa a livelli diversi.

Pelle, sistema nervoso, psiche e vita costituiscono un unicum.

Se qualcosa va storto, occorre comprendere il quadro nel suo insieme. Lì è la soluzione.

Perché la medicina fallisce

 

La medicina fallisce perchè è malata di miopia specialistica.

Con un ragionamento che rasenta la banalità e quasi la pazzia, ogni manifestazione cutanea è un fatto dermatologico, come se la pelle vivesse di vita propria!

In più, la cultura della soppressione del sintomo vede alleati medici e pazienti in una lotta insensata a quell’innocente zona di pelle che ha un’unica colpa, ed è quella di segnalare una sofferenza che il soggetto rifiuta di accettare.

Violenza su violenza, la cosiddetta lotta alla vitiligine assume i contorni di una crociata combattuta con armi distruttive (raggi UV, laser), armi chimiche (farmaci immunodepressivi), assalti all’arma bianca (trapianti).

Tutto per cosa? Per generare una quantità infinita di frustrazione.

L’ironia dell’amore

 

Quando parlo della Terapia Emozionale della Vitiligine i più rimangono sbalorditi.

Ma come. Semplicemente riflettendo su di sé, e compiendo diverse scelte di vita, la macchia scompare così come è venuta? Senza farmaci, chirurgia o irradiazioni? Impossibile.

Eppure è così. Niente è più forte della consapevolezza e della volontà.

Come l’umanità si è sviluppata mediante la cultura e gli sforzi creativi, così, anche nel piccolo dell’individuale, siamo chiamati ad evolvere (e guarire) grazie all’amore verso noi stessi. Non è facile!

Più semplice è restare inerti e sottoporsi all’azione di un terapeuta esterno, sperando che si faccia lui solo carico del problema, e che la soluzione arrivi senza che niente cambi, se non un po’ di colore epidermico. Ma questa è la vera illusione.

Chi soffre cerca sempre una via d’uscita.

Ora la via c’è. Non è facile, ma altri l’hanno già percorsa, e sono andati oltre.

Luca F. Del Nevo

RISPOSTA

 

In tutte le patologie esistono componenti tossico-alimentari-ambientali-comportamentali ed esistono componenti emotive-psiciosomatiche, niente altro che quello

 

Caro dr Del Nevo, ho sempre pensato che in tutte le patologie non esistano componenti microbiologiche e non esistano nemmeno componenti allergologiche, ma soltanto componenti tossico-alimentari-ambientali e componenti emotive-psicosomatiche.

Questo senza dover scomodare il dr Ryke Geerd Hamer, che ha fatto del trauma emotivo il cavallo di battaglia della sua Nuova Medicina Germanica, una religione più che una scuola, andando fuori dal seminato e creando qualcosa che appare più eresia anti-medicale che corretta interpretazione dei fatti.

L’errore di Hamer è di porre l’evento traumatico al centro di tutto

Condivido peraltro molte delle affermazioni che fa il dr Hamer, e trovo che, per molti aspetti, la sua ideologia sia vicina all’igienismo più di quanto non si creda.

L’errore fondamentale è però quello di aver posto l’evento traumatico al centro di tutte le patologie, cosa che è assurda e demenziale.

Anche a livello concreto e terapeutico, ho avuto notizia di diversi casi di tumori affrontati dalla Scuola medica tedesca con pessimi e tragici risultati.

Classificare poi ogni tipo di tumore in base a precise cause scatenanti, sempre di tipo esclusivamente emozionale, ha addirittura aspetti umoristici.

Ci si può ammalare gravemente anche in assenza di trauma emotivo

Se noi prendiamo, a titolo di esempio, un essere vivente e lo recintiamo in un ambiente dove non sarà mai sottoposto a un evento traumatico, visto che gli daremo tutto quello che gli serve per vivere al meglio, ma gli affibieremo però aria inquinata e cibo sbagliato, nessuno lo salverà dall’ammalarsi gravemente, pur mancandogli il trauma emotivo evocato da Hamer come fattore primario ed onnipresente.

Il concetto di corpo-mente arriva dalla notte dei tempi

Per l’igienismo ogni caso ha una sua storia.

Ci saranno malattie interamente tossicologiche, malattie interamente emotive, e malattie spurie.

Di certo si sa che, se una persona sa respirare, sa comportarsi, sa rispettare il prossimo e sa alimentarsi, sarà portata a sopportare meglio di un’altra gli eventuali fatti traumatici che inevitabilmente succedono nella vita.

Voler dunque vedere in ogni malattia l’origine traumatica non è un modo corretto di affrontare le cose.

Il concetto di corpo-mente non lo ha di certo inventato Hamer ma è sempre stato caratteristica costante di ogni medicina olistica ed igienistica.

Nessuna esitazione per complimentarmi con te

Detto questo veniamo alla vitiligine.

A patto che tu non voglia rifarti rigidamente alle teorie di Hamer, pur usando pressappoco la stessa terminologia, posso soltanto farti i miei complimenti per il tuo lavoro e per l’articolo di cui sopra che pubblico senza alcuna esitazione.

Il tuo è un messaggio molto avanzato

I complimenti ci stanno tutti, non soltanto per la tua sperimentazione positiva sulla vitiligine, dato che, come ben sappiamo, la medicina brancola nel buio.

Ma anche per il contenuto rivoluzionario generale del tuo messaggio che trovo in perfetta armonia con la visuale igienistica, se gli tiriamo via quella componente omni-traumatica che lo intride invevitabilmente di hamerismo.

Il dito sulla piaga della miopia specialistica medica

La rilevanza del tuo messaggio sta nel mettere il dito sulla piaga della miopia specialistica medica, sulla piaga della testarda cura del sintomo che affligge la medicina moderna ormai da un secolo, rendendola ridicola e banale di fronte a qualsiasi mente libera e pensante.

Ma le considerazioni che fai per la vitiligine vanno molto al di là di questa specifica patologia, e si estendono alla dermatologia in genere e un po’ a tutte le patologie.

Le capacità autoguaritive del corpo

Mettendo assieme l’amore per se stessi, la consapevolezza che il corpo trattato bene, cioè alimentato-riposato-ripulito, è un corpo autoguarente, e la fiducia nelle leggi della natura, il corpo non solo

autoguarisce dalla vitiligine ma anche da tutte le altre patologie.

Ed è qui il nocciolo della questione, il punto in cui ci troviamo perfettamente d’accordo.

La cultura bislacca della soppressione del sintomo

La cultura della soppressione del sintomo vede oggi allineati non solo enti sanitari e multinazionali, ma anche medici e pazienti, in una lotta insensata a quella innocente parte del corpo che ha l’unica colpa di segnalare una sofferenza o una irregolarità.

Quella parte del corpo che ci avverte dell’esistenza di una causa scatenante a monte.

Evitiamo i dogmatismi

Per concludere, ogni caso di malattia, avrà una sua eziogenesi.

E’ anche possibile che, nel caso particolare della vitiligine il fattore emotivo possa essere preponderante nella maggior parte dei casi, facendo di essa una patologia spiccatamente psicosomatica.

La Scuola di Hamer definisce infatti la vitiligine come una perdita della gioia di vivere che conduce a una visione pessimistica delle cose.

Sarà opportuno comunque non dare per scontato che, senza traumi, non esistano vitiligini.

Il dogmatismo non fa bene alla scienza.

Occorre apertura mentale e buon senso, oltre che rispetto dei soliti buoni principi.

Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma e ABIN-Bergamo